Cimitero_Guerra_austroungarico_Fogliano

Cimitero di guerra austro-ungarico Fogliano Redipuglia

Il cimitero è stato costruito in onore dei quasi quindicimila austro-ungarici caduti nelle zone limitrofe durante la prima guerra mondiale e qui tumulati all’ombra di due file di cipressi e nelle tombe comuni che accolgono i resti dei caduti ignoti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Statale 305, Fogliano Redipuglia

 

Orari di apertura: dalle 9.00 al tramonto

 

Informazioni: Ufficio di informazione e accoglienza turistica di Fogliano Redipuglia, via III Armata 54; Tel.: +39 0481 489139; e-mail: plfogliano@tiscali.it

 

Visite: visite guidate a cura dell’Ufficio turistico di Fogliano di Redipuglia

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Acquamarina

Acquamarina

IL CENTRO TALASSO-BENESSERE NEL CUORE DI TRIESTE E AD UN PASSO DAL MARE

La talassoterapia è la scienza del benessere che proviene dal mare (thalassa) e dai benefici che esso procura (therapeia): è l’uso dell’azione salutare dell’ambiente marino, sotto controllo medico, per scopi preventivi e curativi. Ricca di oligoelementi e sali minerali, l’acqua di mare elargisce le sue proprietà con maggior efficacia se riscaldata tra i 30° e i 32° gradi. In tal modo i suoi elementi essenziali penetrano più facilmente attraverso la pelle. Inoltre la pressione esercitata dall’acqua stimola la circolazione del sangue, e l’effetto prodotto dall’assenza di gravità agevola il movimento e quindi la rieducazione motoria.

La Piscina Acquamarina risponde a tutte queste esigenze con le sue due vasche di acqua di mare, climatizzata costantemente sopra i 30° gradi. Ad una piscina di 25x10x1,4m, con sistema di tracimazione deck-level, si affianca una vasca di 10x4m a profondità variabile con rampa di accesso per persone disabili. Svolgendo le attività più diverse – come ginnastica in acqua, acquafitness, etc.– vengono moltiplicati gli effetti positivi dell’acqua di mare sull’organismo. Ogni programma servirà inoltre a distendere i muscoli e ad eliminare le tossine. Il risultato sarà un corpo sempre più docile e ricettivo alle cure prodigate.

Acquamarina non è solo piscina: il percorso benessere può essere integrato usufruendo degli spazi ampiamente rinnovati del termarium, l’ideale per il proprio relax: sauna svedese, bagno turco, bio–sauna, doccia cromoterapica, vasca ad acqua fredda e zona relax sono a disposizione della clientela per chi volesse vivere un’esperienza profondamente salutare e rilassante.

Una palestra di 85 mq dotata di tutti i comfort è invece a disposizione per tutte le tipologie di corsi: in particolare la pavimentazione della sala è in grado di assicurare l’elasticità e la prevenzione di microtraumi, requisiti indispensabili per svolgere le attività a corpo libero. Acquamarina ha l’obiettivo di creare un ambiente confortevole dove lo scopo primario è l’attività fisica senza mai trascurare l’equilibrio psicofisico.

Infine, il nostro centro estetico offre anch’esso programmi per il tuo benessere con trattamenti accompagnati da un sottofondo musicale: combinando l’efficacia dell’acqua di mare con le tecniche più avanzate ed una gamma di prodotti biotecnologici, si possono ottenere il miglioramento della condizione psicofisica.

A Trieste il centro di talassoterapia Acquamarina offre quindi la possibilità di trascorrere qualche ora lontani dallo stress e dall’inquinamento, all’insegna del rilassamento e del benessere.
 

Informazioni


Molo Fratelli Bandiera, 1 – 34132 Trieste
Telefono: +39 040 301100
E-mail: acquamarina@2001team.com
Sito internet: www.2001team.com/acquamarina

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ALTRO IN ZONA
Sesto_al_Reghena

Sesto al Reghena

Sesto – che trae il nome dal fatto di essere stata un’antica stazione militare romana, situata al sesto miliario della strada che portava da Iulia Concordia al Norico – è un’Abbazia benedettina fondata dai longobardi nella prima metà dell’VIII secolo col nome di Santa Maria di Sesto, nei cui pressi crebbe il borgo attraversato dal fiume Reghena.

Vi si accede passando sotto il Torrione Grimani – unico superstite delle sette torri che difendevano le mura – che, fino al Settecento, era posto a guardia del ponte levatoio. Di fronte s’innalza la torre campanaria, già torre di vedetta della metà dell’XI secolo. Un arco sovrastato da trifore e affreschi dell’XI-XII secolo immette all’abbazia fortificata, cinta di mura e filari di cipressi, detta anche di Santa Maria in Sylvis poiché sorta nel mezzo di una vasta foresta. Questa, nel 762, beneficiò delle donazioni di tre nobili longobardi: Erfo, Marco e Anto. Dopo le devastazioni degli Ungheri, che nell’899 la rasero pressoché al suolo, fu ricostruita a partire dal 960, assumendo l’aspetto di castello fortificato con fossati e torri, e, sette anni più tardi, l’imperatore Ottone I donò l’abbazia-castello al Patriarcato di Aquileia.

In Piazza Castello si affacciano l’antica cancelleria abbaziale in mattoni, la residenza degli abati, attuale sede municipale e una loggetta affrescata con scene cavalleresche della fine del Duecento. Il portico d’accesso al vestibolo della chiesa è affrescato con le raffigurazioni dell’Inferno e del Paradiso attribuite ad Antonio da Firenze e ai suoi allievi. L’adiacente sala delle udienze, ospita oggi la pinacoteca.

Nell’atrio romanico, diviso in tre navate, si nota l’affresco trecentesco con l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti; anche l’interno della chiesa è riccamente decorato: nella zona presbiteriale alcune splendide raffigurazioni di scuola giottesca, eseguite intorno al secondo e terzo decennio del Trecento e, nel transetto, fra le altre scene sacre, l’iconografia dell’albero della vita, il Lignum Vitae Christi.

Nella cripta, coperta da volte a crociera, si conservano la quattrocentesca Vesperbild, in pietra arenaria dipinta; l’Annunciazione in marmo fine del Duecento e l’urna di Sant’Anastasia opera di maestranze cividalesi d’età longobarda.

Nella campagna circostante, visitabile attraverso itinerari segnalati, si incontrano i Prati Burovich, ricchi di essenze arboree e floreali autoctone e il parco del lago delle Premarine.

Interessante anche il paesaggio agrario, ricco di campi coltivati, vigne e canali, dove meritano una visita l’antico mulino di Stalis, la chiesetta campestre di San Pietro, le settecentesche Villa Fabris e Villa Freschi Piccolomini e la fontana di Venchieredo, ricordata da Ippolito Nievo ne Le confessioni di un italiano.

 

Informazioni


Dove: Sesto al Reghena in provincia di Pordenone, lungo la direttrice Portogruaro-Conegliano

 

Informazioni: Comune di Sesto al Reghena, Piazza Castello 1 – www.comune.sesto-al-reghena.pn.it

 

Come arrivare: il paese è raggiungibile dall’A28 uscendo a Sesto al Reghena, oppure dalla SS 463

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Battistero_Grado

Battistero di Grado

Il Battistero paleocristiano di Grado si trova accanto alla Basilica di Santa Eufemia, in Campo Patriarca Elia. Fu fatto costruire nel VI secolo dal Patriarca di origine beneventana Probino, come testimoniato dal suo monogramma riportato sulla lastra frontale dell’altare, dove colombe e pavoni fanno da cornice a una croce.

L’esterno del Battistero è in cotto. Nello spiazzo antistante sono stati collocati due grandi sarcofagi romani di personaggi vissuti a Grado tra il II e III secolo.

Il Battistero ha forma ottagonale ed è dotato di otto alte finestre, una per lato, sotto le quali c’era un portico d’ingresso, oggi perduto.

L’interno, molto semplice, contiene al centro la vasca battesimale esagonale, simile a quella della basilica di Aquileia, rivestita di cipollino verde; un altare decorato con frammenti scultorei, inserito in un abside ricavato nel lato orientale, illuminato da tre finestre; sulle pareti un mosaico, reintegrato nelle parti più chiare.

Il pavimento a mosaico è suddiviso in parti trapezoidali, con decorazioni geometriche e floreali e un’iscrizione, dedicata al liberto Sesinio.

Il soffitto in legno è stato ricostruito nel 1933.

 

Informazioni


Campo Patriarca Elia

I – 34073 Grado (GO)

Tel. e fax: +39 0431 80146

E-mail: parrocchia.grado@libero.it

 

Orari di apertura: inverno dal lunedì alla domenica 8.00-18.00; estate dal lunedì alla domenica 8.00-19.00

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Parco_Urbano_Villa_Giulia_Trieste

Parco Urbano Villa Giulia

Il parco si estende su un’area collinare a est di Trieste dove si trovano alcuni rifugi militari scavati nella roccia nonchè un eccellente punto panoramico sul golfo. Estendendosi su due versanti con diversa esposizione, lungo i due pendii si è sviluppata una macchia diversa: una di conifere e l’altra di latifoglie.

Fu inaugurato nell’aprile del 1934, a più di vent’anni dalle prime acquisizioni dei terreni di proprietà delle famiglie Rumer, Geiringer e Krausenek. Lasciato lungamente in abbandono, il parco è stato riaperto al pubblico nel 1984, dopo che l’area è stata riqualificata. Vi si può osservare la caratteristica vegetazione carsica: roverella, carpino nero, orniello e sommaco, che in autunno si tinge di rosso; ricca anche la fauna selvatica: capriolo, tasso, volpe e cinghiale e anche diverse specie di uccelli quali il picchio, la cinciallegra, la gazza e la ghiandaia. Sono stati, inoltre, creati due stagni artificiali, il maggiore dei quali – il “laghetto delle rane”, presso una cava dismessa – è attualmente curato dal Museo di storia naturale.

Negli ultimi anni sono state organizzate diverse iniziative a tema naturalistico-ricreativo per valorizzare questo luogo e goderne l’atmosfera e sono sorti anche dei comitati cittadini per la salvaguardia del verde minacciato dall’incombente espansione edilizia.

Si può raggiungere il parco con il caratteristico tram di Opicina.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada nuova per Opicina, Trieste

Superficie totale: 23,50 ha

Impianto planimetrico: a bosco, irregolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: arena, laghetto

Specie botaniche di rilievo: acero campestre, acero trilobo, carpino nero, cipresso, ginestra, orniello, robinia, rovere, roverella

Servizi: campo da calcio

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ALTRO IN ZONA
Socchieve

Socchieve

Socchieve è una delle borgate più antiche della Carnia di cui si ha menzione fin dall’anno Mille. Il nome, dal latino “sub clivo”, si è trasformato nei secoli in “sot la cleva” e si riferisce alla posizione ai piedi del colle. Sull’altura si ergeva un tempo il castello dei signori di Socchieve e oggi sorge l’antica pieve di Santa Maria Assunta di Castoia.

Il comune, assai esteso, va dalle pendici del Col Gentile fino al passo Rest e include le frazioni di Nonta, Mediis, Priuso, Lungis, Viaso, Dilignidis e Feltrone, nonché le borgate Chiamesans e Siega, sulle sponde del torrente Lumiei, e numerosi casolari sparsi sulle alture attorno al Tagliamento fra i quali Spaia, Avaris, Dalchia, Val, Caprizzi, Cavallaria e Campo.

Nel centro di Socchieve la chiesa di San Martino conserva nel presbiterio un importante ciclo di affreschi del maggior pittore carnico del Rinascimento, Gianfrancesco da Tolmezzo.

Tra i percorsi naturalistici si possono includere la visita alle malghe Mediana, Chiansaveit, Valuta, Monteriù, Pezzeit e Chiarzò oppure al piccolo rifugio di Grasia.

A Socchieve fra luglio e agosto si tiene la Rassegna artigianale e artistica della Carnia, una vetrina del tradizionale artigianato locale: mobili, tessuti, abbigliamento, ceramica, orologeria, pelletteria, lavori di ricamo, legni intagliati.

L’ultimo sabato e domenica di luglio, a Mediis, c’è la famosa Sagra Das Cartufolas, che propone piatti tradizionali a base di patate.

 

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Castello_Meduno

Castello di Meduno

Il castello fu edificato nel 1136 sul crinale del colle di San Martino per volere del vescovo di Concordia e fu assegnato in feudo ai signori di Meduno che, in seguito, divennero vassalli del Patriarca di Aquileia.

Nel corso del Trecento il castello fu conteso prima dai signori di Maniago e quindi dagli eserciti degli Spilimbergo, dei Strassoldo, dei Prata, dei Polcenigo e degli Urusbergo, alleati del duca Rodolfo d’Austria contro il patriarca Lodovico della Torre; quindi assediato dalle truppe di Francesco da Carrara.

Passato ai Valentinis agli inizi del XV secolo, fu presto restituito ai Signori di Meduno che lo tennero fino al 1514, quando, estintasi la casata, passò sotto il dominio di Venezia.

Danneggiato dal terremoto del 1776, venne in seguito abbandonato e le sue strutture murarie spoliate per costruire nuovi edifici.

A partire dal 2009 sono state realizzate approfondite indagini archeologiche sui resti dell’edificio e interventi di restauro conservativo finanziati con fondi regionali.

 

Informazioni


Indirizzo: Meduno

Stato di conservazione: ruderi

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