Castello_Sacile

Castello di Sacile

Il Castel Vecchio di Sacile – edificato su un’isola affiorante dal Livenza, detta “le Contrade” – viene fatto risalire alla fine del X secolo. Il patriarca Gregorio a metà del Duecento spese ingenti somme per fortificare questo e molti altri castelli friulani danneggiati dagli assalti di Ezzelino da Romano.

A quel tempo oltre alle due rocche che fiancheggiavano il Livenza – il Castelvecchio ed il castello di Corte – erano presenti due porte d’accesso, orientate verso il Borgo Ricco, in direzione del Friuli, e verso al Tagliamento.

Nel 1347 il patriarca Bertrando fece costruire le mura che collegavano il castello al porto, altra isola fluviale e approdo per le barche mercantili. Nella seconda metà del Quattrocento venne costruita una doppia cinta muraria per unire il fortilizio alla terraferma, che si estendeva verso entrambi i borghi.

Dell’antico maniero restano oggi solo pochi ruderi; degli originari cinque torrioni ne sono rimasti tre: quello più antico, risalente al XII secolo, si trova dietro il Duomo di San Nicolò, ai margini della passerella sul Livenza che conduce a Campo Marzio; quelli di San Rocco e del Foro Boario furono eretti tra il 1470 ed il 1485 contro la minaccia turca. Insieme facevano parte di un complesso sistema difensivo raccordato da cunicoli sotterranei.

Dell’imponente torrione di San Rocco rimangono i resti in Largo Salvadorini dove è ancora visibile il Leone alato di San Marco a memoria del doge Giovanni Mocenigo che lo fece edificare. Nel Foro Boario si conservano in buono stato il torrione e parte delle mura difensive della città. Recenti interventi di riqualificazione dell’area hanno permesso la creazione di una passeggiata lungo il Livenza che costeggia la cinta muraria e il torrione fino al parco di Pra’ Castelvecchio.

 

Informazioni


Indirizzo: Sacile

Stato di conservazione: ruderi

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Fiume Livenza

Il fiume Livenza (il cui nome deriva dal latino Liquentia, dal verbo liquere che significa essere scorrevole; chiamato Łivensa in veneto, Livence e Lighintha in friulano) nasce da una sorgente di natura carsica ai piedi del Parco del Cansiglio, in località Gorgazzo; dopo pochi chilometri troviamo la seconda sorgente del Livenza vicino il santuario della Santissima, e infine quella del “Molinetto”, più piccola. Le sorgenti si trovano nei comuni di Polcenigo e Caneva (PN); il fiume per un tratto segna il confine fra Veneto e Friuli Venezia Giulia; dopo un percorso di 112 km sfocia nell’Adriatico a Caorle, in Veneto.

Suoi affluenti sono fiumi di risorgiva come il Meschio, il Monticano e il Meduna, fiume a carattere torrentizio. Il Livenza è un fiume di pianura e per questo è ricco d’acqua tutto l’anno – tanto da essere navigabile per quasi tutta la lunghezza del suo alveo – molto pescoso e ricco di vegetazione. Tra i pesci delle sue acque vanno citati i cavedani, trote delle varie specie, tinche, scardole, alborelle, carpe, lucci, temoli e anguille.

Lungo il suo corso ci sono oasi naturalistiche di notevole interesse. Il paesaggio fluviale è caratterizzato dalle cosiddette “smorte”, meandri abbandonati dal fiume, in lento interramento, in cui attecchiscono bene molte specie di flora spontanea (vicino a Sacile si trova la smorta di Cavolano, già inserita tra le aree regionali protette). Il Livenza, con l’avvicendarsi degli habitat acquatici e di terraferma, rappresenta un prezioso complesso ecologico e ambientale.

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Cascata del torrente Rosandra

Nel Parco naturale della Val Rosandra, un unicum all’interno del panorama carsico triestino, dalla confluenza del rio Grisa con il torrente Glínšcica presso il paese di Bottazzo nasce il torrente Rosandra, che precipita in una cascata di circa trenta metri e termina in un’ampia vasca, la prima di una serie di circa venti pozze d’acqua che si susseguono nella profonda valle scavata dal torrente fino al paese di Bagnoli e nelle quali in estate è possibile fare il bagno. Un sentiero piuttosto disagevole conduce alla base della cascata da dove si ha la vista più spettacolare. La cascata è comunque visibile da molti punti della valle. Si raggiunge da San Dorligo della Valle-Dolina (Trieste).
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
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Antiquarium della Motta e Mostra del Fossile

All’interno della splendida villa Pitotti di Povoletto sono ospitate la Collezione archeologica medievale del Castello della Motta di Savorgnano e la Collezione Paleontologica Territoriale.

Nella sezione dell’Antiquarium sono documentate le numerose campagne di scavo archeologiche avviate dal 1997 nel castello di Savorgnano del Torre. I reperti evidenziano le fasi di vita dell’insediamento fortificato appartenuto alla famiglia feudale dei Savorgnan e offrono uno spaccato della quotidianità dei Signori del Castello fra il VII e il XV secolo.

Al piano terra inizia il percorso di visita con una panoranica sulla “terra dei nove castelli”: da Cividale del Friuli a Nimis fino a Povoletto. Un grande cavallo a dimensione reale svetta in una delle sale con un cavaliere in armatura. Nella sezione della Mostra del fossile sono raccolti reperti provenienti prevalentemente dalle Alpi Carniche e dalle Prealpi Giulie. La storia geologica del Friuli Venezia Giulia è ripercorsa attraverso esemplari esposti nelle bacheche e la spiegazione del processo di fossilizzazione.

Nella sezione paleontologica risalta lo scheletro dell’ursus speleaus, un esemplare di orso oggi estinto che è stato rinvenuto in una grotta nei dintorni di Forame di Attimis. La sezione si compone di oggetti e testimonianze raccolte in parte dal compianto Romano Binutti, appassionato e collezionista di Attimis.

L’Antiquarium della Motta e la Mostra del Fossile sono coordinati con il Museo Archeologico Medioevale di Attimis.

 

Informazioni


Indirizzo: Villa Pitotti, Via Roma 40, Povoletto

Orari di apertura: domenica 10.00-13.00 e 14.00-19.00; l’Antiquarium riaprirà al pubblico la prima domenica di marzo, è comunque possibile effettuare visite guidate su prenotazione

Servizi: laboratori e percorsi didattici

Visite: visite guidate su prenotazione – Tel.: 339 6361336

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00 (dai 6 ai 14 anni e oltre i 65 anni); gratuito fino a 6 anni e disabili

E-mail: info@antiquariumpovoletto.it

Informazioni: www.antiquariumpovoletto.it

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Malghe di Porzus

Il 7 febbraio 1945 un gruppo di partigiani della Divisione Osoppo furono uccisi dai gappisti della Divisione Garibaldi, capeggiati da Mario Toffanin, detto “Giacca”: un episodio controverso della storia della Resistenza che ancora oggi da adito a polemiche sui mandanti dell’omicidio. L’accusa per i partigiani verdi era quella di osteggiare la politica di alleanza con la resistenza jugoslava di Tito e di trattare con i tedeschi e con i fascisti della X Mas di Borghese per un’intesa volta ad impedire l’annessione di territori italiani alla Slovenia. Le vittime furono 17 partigiani e una donna accusata di spionaggio.

Sette anni dopo i responsabili dell’eccidio, tra cui Toffanin (che però era riparato in Jugoslavia), furono condannati all’ergastolo e poi liberati in seguito a varie amnistie. Al comandante della Osoppo Francesco De Gregori “Bolla” fu riconosciuta la medaglia d’oro al valore militare alla memoria.

Le Malghe di Porzus (Topli Uorh), sono state dichiarate bene culturale.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Porzus, Attimis

Come arrivare: Si può decidere di lasciare l’auto sulla strada e percorrere la salita alla malga a piedi (una quindicina di minuti), oppure arrivare direttamente con l’auto fino allo spiazzo realizzato alla base della lunga scalinata che conduce ai due casolari.

Visite: è visitabile solo l’esterno

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Ara Pacis Mundi

Il monumento in travertino bianco fu eretto nel 1951 sul solitario colle che sovrasta Medea dall’architetto milanese Mario Baciocchi in ricordo ai caduti di tutte le guerre.

Nella camera ipogea è deposta l’urna in cui sono raccolte le zolle di 800 cimiteri di guerra e 800 involucri con la terra di tutti i fronti, dei campi di internamento e di sterminio, nonché le ampolle con l’acqua marina dei mari in cui furono affondate navi di ogni nazione e dove trovarono la morte migliaia di uomini.

L’iscrizione posta sull’urna “Odium parit mortem, vitam progignit amor” (L’odio produce morte, l’amore genera vita) è un monito al dolore e agli orrori che, in ogni guerra, accomunano vinti e vincitori.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Ara Pacis, Colle di Medea

Informazioni: www.ara-pacis.it – Comune di Medea, Via Torriani 5 -Tel.: +39 0481 67012 – +39 0481 67454; Fax: +39 0481 67325; E-mail:protocollo@com-medea.regione.fvg.it

Orari di apertura: sempre visitabile

Servizi: materiale informativo

E-mail: info@ara-pacis.it

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ItRedona

I Laghi della Val Tramontina

I tre grandi laghi artificiali costituiscono ormai un elemento caratteristico del territorio della Val Tramontina. Costruiti negli anni Cinquanta per scopi di produzione energetica alimentano il sistema d’irrigazione per le coltivazioni della pianura e sono motivo di attrazione turistica.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Dislivello in metri: 700
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza (andata): 2.30

INFO: Turismo FVG Pordenone
tel. + 39 0434 520381
Email info.pordenone@turismo.fvg.it

INFO: Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane
Tel. Cimolais +39 0427 87333
Email info@parcodolomitifriulane.it

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Da Meduno seguite la Val Tramontina fino al Lago di Redona

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Da qui proseguite secondo le indicazioni che conducono verso Chievolis, Selva (borgate di Tramonti di Sopra) ed all’omonimo lago

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Passate il coronamento della Diga del Lago di Selva, dopo circa 1 Km, ad qui hanno inizio la pista forestale ed il sentiero (CAI 967 e 968) che risalgono i boschi addossati ai pendii settentrionali del massiccio carsico del Monte Raut fino a raggiungere la Casera Valine, situata nel cuore del Parco delle Dolomiti Friulane

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Rientrate lungo lo stesso itinerario, altri percorsi risultano essere impegnativi

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