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Parco Coronini Cronberg

Il parco si sviluppa lungo la riva destra del torrente Corno, addossato all’agglomerato urbano di Borgo Piazzutta. Assieme alla vicina area verde della Valletta del Corno costituisce una cesura tra l’antico nucleo cittadino settecentesco e l’area di espansione urbana otto-novecentesca. Il parco si espande in macchie irrregolari che alternano radure prative a folti gruppi arborei.

La costruzione della villa venne iniziata nel 1593 da Carlo Zengraf, segretario della Camera arciducale di Graz, assunto da poco nel novero dei patrizi goriziani con l’autorità giurisdizionale del Borgo Piazzutta, nella zona denominata Grafenberg, ovvero Monte dei conti.

All’inizio del XVII secolo la proprietà passò agli Strassoldo che intorno alla metà del secolo eressero la cappella dedicata a Sant’Anna, collegata alla villa da una loggia a due ordini d’arcate.

Nel 1820 il conte Michele Coronini acquistò l’intera proprietà, che divenne ben presto frequente meta di soggiorno per l’aristocrazia internazionale (tra gli altri Carlo X di Francia e, nel 1853, l’arciduca Ludwig Viktor d’Asburgo).

Nel 1870 il conte Alfredo Coronini iniziò la trasformazione in parco dei suoi terreni, sulla scia di un ambizioso programma di riqualificazione urbana che mirava a fare di Gorizia una “città giardino”. Il vecchio giardino fu ampliato, il muro di cinta a sud venne incorporato in un’altura artificiale ornata da piante, nicchie, statue e una montagnola-belvedere; il lato sud-est divenne invece una terrazza panoramica. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il parco si arricchì di elementi scultorei provenienti dalle altre proprietà dei Coronini, come le settecentesche Statue allegoriche di Orazio Marinari o il ritratto di Giovanni Battista Coronini scolpito da Marco Chiereghin.

Il pendio verso la Valletta del Corno fu scelto per la creazione del ‘giardino delle rocce’. Successivamente, nell’area nord-ovest del parco, fu innalzata una collina artificiale – che richiese ben seimila carri di terra e pietre dalle pendici del Carso goriziano – per nascondere un serbatoio idrico, sulla sommità della quale fu collocato un tempietto monoptero sul modello della ‘montagna a chiocciola’. Dalla cisterna sottostante il tempietto un fitto reticolo di tubazioni raggiungeva ogni parte del giardino al fine di irrigare il parco, ma anche di creare suggestivi giochi d’acqua.

Da boschetti di sempreverdi emergono inattese scalinate, terrazze, pergolati, fontane e specchi d’acqua, sapientemente collocati per offrire una successione di scorci scenografici. Fra le essenze botaniche sono presenti una centenaria quercia da sughero, nespoli del Giappone e bamboo.

Durante il periodo dell’occupazione militare tedesca, la villa fu sottoposta ad alcuni lavori: sul piccolo terrazzamento antistante la facciata sud-est, fu realizzato uno spazio privato articolato attorno a una vasca, ornata da strutture d’arredo e rampicanti; il lato del parco lungo viale XX Settembre fu recintato e all’ingresso del vialone fu collocato uno dei quattro portali proveniente da Villa Attems a Piedimonte.

Nel 1954 fu collocata nel parco un’Ecate triformis, reperto del II secolo d.C. già presente nel giardino del castello di Moncorona, ora Kromberk (Slovenia).

Nel 1991 morì l’ultimo proprietario, il conte Guglielmo Coronini Cronberg, che lasciò la villa e il parco, assieme all’intero patrimonio artistico in essi contenuto, alla città di Gorizia costituendo la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg onlus.

 

Informazioni


Indirizzo: Viale XX Settembre 14, Gorizia

Superficie totale: 4,50 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema a percorsi curvilinei e forma irregolare

Peculiarità scenografiche e compositive: fontana, giardinodi rocce, gradinata, tempietto,pergolato, statue, terrazza conpiscina, terrazzamento belvedere,vialetti

Specie botaniche di rilievo: camelia, cedro del Libano,cedro dell’Atlante, corniolo sanguinello,ginkgo biloba, glicine,leccio, melograno, mirto, pinod’Aleppo, pittosporo, sughera,vinca, yucca

Condizione giuridica: proprietà privata, Fondazione Palazzo Coronini Cronberg

onlus

Orari di apertura: dalle ore 7.00 alle ore 21.00 (ingresso libero)

Visite: si effettuano visite guidate a pagamento per gruppi

Tel.: +39 0481 533485

Fax: +39 0481 547222

Informazioni:

www.coronini.it

info@coronini.it

prenotazioni@coronini.it

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ALTRO IN ZONA
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Museo del Duomo

Cattedrale di Udine

Il museo, dedicato al Patriarca Bertrando di Saint-Geniès, costituisce una memoria significativa della storia, dell’arte e della fede cristiana della Chiesa madre di Aquileia. Tra gli ambienti del battistero e le trecentesche cappelle di San Nicolò e del Corpo di Cristo si trovano il sarcofago che conteneva le spoglie del beato Bertrando, dipinti ed affreschi del Tre e Quattrocento, tra cui il ciclo delle Storie di San Nicolò di Vitale da Bologna, oggetti di oreficeria e manufatti della devozione e del culto promosso a seguito della morte cruenta del Patriarca, assassinato da una congiura di feudatari.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazzetta Bertrando, Udine

Servizi: bookshop, visita giudata; accessibile ai disabili

Informazioni: www.cattedraleudine.it/museo

Orari di apertura: da lunedì a sabato 10.00-12.00 e 16.00-18.00; domenica e festivi 16.00-18.00

Ingresso: gratuito

Tel.: 0432 506830

Fax: 0432 505302

E-mail: museoduomoud@gmail.com

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ALTRO IN ZONA
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Basilica della Corte

Nel 1902, durante gli scavi per il restauro di piazza Biagio Marin, nel centro storico di Grado, sono venuti alla luce i resti paleocristiani della più antica chiesa di Grado, la Basilica della Corte, edificata nel IV secolo. Si tratta di una pavimentazione musiva, con decori geometrici e nomi, dei sarcofagi e parte delle mura che delineavano la pianta dell’edificio.

Poco distante, un perimetro in pietra bianca sulla pavimentazione della piazza disegna la pianta ottagonale e l’abside semicircolare del Battistero che sorgeva accanto alla Basilica. Gli interventi di valorizzazione dell’area permettono di ammirare i resti in un contesto molto suggestivo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Parco del Castello di Miramare

Il parco, che digrada verso il mare, incorniciando con i suoi parterre le costruzioni architettoniche, si affaccia sul Golfo di Trieste coprendo il promontorio roccioso di Grignano con la sua macchia sempreverde. Fino alla metà del XIX secolo l’area, che aveva l’aspetto di una landa carsica quasi del tutto priva di vegetazione, era adibita a pascoli e vigne con un modesto querceto e la tipica flora del Carso.

Tra il 1855 e il 1856 l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, iniziò la costruzione della residenza e del parco. Secondo la volontà dell’arciduca, che ne seguì da vicino la creazione, il parco fu ispirato al romanticismo ottocentesco, combinando i criteri strutturali dei giardini nordici con la ricchezza botanica della flora mediterranea. Nell’intenzione dello sfortunato imperatore del Messico il parco si sarebbe dovuto configurare come stazione sperimentale di rimboschimento e di acclimatazione di specie botaniche rare, facendone un complesso insieme naturale e artificiale.

Per il progetto architettonico l’arciduca si avvalse dell’architetto viennese Carl Junker, mentre la realizzazione del parco fu affidata a Wilhelm Knechtel, già giardiniere nell’isola di Lacroma, che divenne residenza estiva dell’arciduca.

L’area orientata a est fu convertita in un bosco, che avrebbe dovuto difendere il giardino mediterraneo dai venti, scegliendo di assecondare l’orografia del luogo: gruppi arborei si alternano a radure, dove i sentieri si insinuano tra i gazebi e i laghetti, seguendo puntualmente i dettami del giardino paesistico inglese. Il giardino che sarebbe sorto in prossimità del castello si sarebbe contraddistinto per le specie rare ed esotiche.

I lavori iniziarono sotto la direzione del boemo Josef Laube, già aiuto giardiniere a Laxenburg e giardiniere di Villa Lazarovich, che tra il 1851 e il 1857 fu la residenza triestina di Massimiliano.

Dal 1859 al 1867 la responsabità dei lavori fu di Anton Jelinek, che pochi anni prima aveva partecipato alla spedizione della fregata Novara in qualità di assistente del dottor Eduard Schwarz, botanico e medico di bordo.

Il terreno fu preparato con alcuni sbancamenti e si fece importare il terriccio dalla Stiria e dalla Carinzia. Dopo che i viali carrozzabili e gli altri sentieri furono tracciati, si avviò la piantagione di pini, sementi e giovani piante provenienti da diverse località: da vivai e ville in Veneto tra cui Villa Reale di Stra, poi dai giardini di famiglia a Vienna, dalla fregata Novara, da Gibilterra, da Shangai, da altri giardini mediterranei e triestini. Gran parte delle essenze erano di origine extraeuropea e anche dopo la sua partenza per il Messico continuò a far importare nuove specie per il suo giardino.

Oltre al castello, si edificarono il ‘castelletto’ o Garten Haus, la Kaffee-Haus, la ‘casa svizzera’, due villette per la servitù, le scuderie e il portale con portineria sulla carrozzabile dalla città. Furono conservati i resti di una preesistente cappelletta e vennero realizzate una grotta artificiale, una palestra all’aperto, i parterres, le gradonate verso il porticciolo, una vasca nel bosco, un lago e collocate, inoltre, le voliere e le serre.

Un inventario del 1861 registra la presenza di 21.368 specie, tra erbacee, arbustive, arboree, in gran parte di provenienza alloctona.

Nel 1862 si fecero arrivare le sculture prodotte dalla fonderia Moritz Geiss di Berlino. Nel 1867, con la morte di Massimiliano, Jelinek lasciò il suo incarico all’assistente August Vogel.

Miramare diventò residenza periodica dei membri della famiglia imperiale fino allo scoppio della prima guerra mondiale; in seguito il castello restò disabitato fino al 1931, quando vi si stabilì il duca Amedeo di Savoia-Aosta.

Nel 1928 fu inaugurata la strada costiera che unisce Sistiana a Barcola e che divise in due il parco. Da allora, il pendio è attraversato trasversalmente da due gallerie e un tratto in trincea su cui fu aperto un nuovo portale monumentale di accesso. Da segnalare poi altri punti di interesse come il piccolo piazzale con i cannoni donati da Leopoldo I re dei Belgi e la cappella di San Canciano con un crocifisso scolpito con il legno della fregata Novara, dedicato nel 1900 a Massimiliano da suo fratello Ludovico Vittore.

 

Informazioni


Indirizzo: Viale Miramare, Trieste

Superficie totale: 22,00 ha

Impianto planimetrico: paesaggistico (arboretum e parco mediterraneo), formale (parterre)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Stato

Peculiarità scenografiche e compositive: belvedere, Kaffeehaus, ‘lago dei cigni’ con isolotto di roccia e chalet, parterre, pergolati in ferro, porticciolo con gradonate, scultura di Marcello Mascherini, statue

Specie botaniche di rilievo: abete del Caucaso, abete di Spagna, abete greco, araucaria, cipresso, cipresso di Monterey, corbezzolo, leccio, libocedro, pino d’Aleppo, pino di Sabine, pino nero, rovere, sequoia, sequoia gigante, tsuga

Servizi: ristoro, accesso disabili

Orari di apertura: da aprile ad agosto 8.00-19.00; accesso gratuito

Informazioni: info@castello-miramare.it

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Museo all’aperto del Freikofel

Il Museo all’aperto Freikofel-Pal Grande offre ai visitatori la possibilità di inoltrarsi nei luoghi della Grande Guerra, percorrendo i crinali del Pal Piccolo, del Freikofel, del Pal Grande e del Creta di Timau. Nei pressi del Passo Monte Croce Carnico, dove si fronteggiavano le due linee di difesa nemiche a poche centinaia, talvolta decine, di metri è possibile scoprire trincee, torrette di osservazione, gallerie, fortini, postazioni per mitragliatrici e fucili.

Le cime attorno al valico, avamposti strategici della “Zona Carnia”, si trasformarono in campi di battaglia nell’estate del 1915 e lasciano ancora oggi affiorare una costellazione di opere fortificate e camminamenti lungo il Pal Piccolo e il Freikofel (o Cuelàt) che dal 2005 è sede del museo all’aperto transfrontaliero.

Per visitare il Freikofel bisogna risalire la Valle del But lungo la strada statale 52 bis fino a Timau (Paluzza) e proseguire verso il passo di Monte Croce Carnico. Il sentiero sterrato segnalato (CAI 401a) parte nei pressi di una casa cantoniera (1064 m) e conduce alla Cappella Battaglione Val Tagliamento (1428 m). Proseguendo lungo il tracciato si esce dal bosco e si attraversano i prati della casera Pal Piccolo dove si scorgono i resti di alcuni fabbricati militari e un altare di guerra del 1916, mentre più avanti è collocata una lapide con una croce di ferro che ricorda i caduti. Al bivio successivo si svolta a destra (sentiero CAI 413) dove è ormai visibile la cima del Freikofel; quindi, attraverso dei semplici passaggi aerei attrezzati (corrimano e scalini in ferro), si arriva sulla vetta (1757 m). Qui sono visibili il monumento commemorativo di epoca fascista e le strutture militari recentemente riportate alla luce dai volontari dell’Associazione “Amici delle Alpi Carniche” che hanno, inoltre ricostruito i baraccamenti e restaurato i fregi.

A Timau è possibile visitare l’Ossario, il Monumento dedicato alle Portatrici Carniche e l’esposizione permanente “La Zona Carnia nella Grande Guerra 1915-1918”.

 

Informazioni


Informazioni: Associazione Amici Alpi Carniche presso il Museo Storico. La Zona Carnia nella Grande Guerra, via Nazionale 90, Timau – Tel.-Fax: 0433 779168; www.museograndeguerratimau.it – e-mail: museotimau@alice.it

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Giardino Pubblico Gorizia

Il giardino, collocato in contesto urbano e delimitato da strade pubbliche, si rivolge nella zona retrostante su un’ulteriore area verde che digrada verso il parco della Valletta.

Nel 1861 l’Amministrazione comunale acquisì il fondo dei baroni de Grazia a ridosso del Corno per realizzare il primo giardino pubblico cittadino. Il giardino fu completato due anni dopo secondo il progetto dell’ingegner de Brigida, dell’Ufficio tecnico municipale.

Negli ultimi decenni del XIX secolo si registrarono una serie di donazioni: la fontana con gruppo bronzeo neorinascimentale del feldmaresciallo Gyulay, una magnolia, alcuni esemplari di Chamaerops, cedri del Libano, Ailanthus e melograni.

Per l’acquisto delle piante il municipio si rivolse a diversi vivai locali e veneti, mentre gli arredi vennero acquistati a Vienna. Alcune foto d’inizio Novecento mostrano le aiuole recintate con fil di ferro in cui crescevano palme e agavi, alternate a pini e altre conifere e una bassa siepe lungo i viali perimetrali. La fontana donata da Gyulay, dopo esser stata spostata nel giardino del palazzo municipale nell’immediato secondo dopoguerra, è stata ricollocata nella posizione originaria nel 2001. Recentemente è stata restaurata anche la stazione per le rilevazioni meteorologiche risalente al 1895.

 

Informazioni


Indirizzo: Corso Giuseppe Verdi, Gorizia

Superficie totale: 1,20 ha

Impianto planimetrico: all’italiana (parte orientale) e all’inglese (parte occidentale)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Gorizia

Peculiarità scenografiche e compositive: busto dello scrittore Pietro Zorutti, fontana con gruppo scultoreo

Specie botaniche di rilievo: catalpa, ginkgo biloba, ippocastano, magnolia, olea, olivo, pino domestico, pino nero austriaco, platano, tiglio nostrano

Orari di apertura: sempre aperto

Servizi: giochi multifunzionali in legno

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LaghiDoberdo

Riserva Naturale Laghi di Doberdò e Pietrarossa

La riserva si trova al limite occidentale dell’altopiano carsico dove due grandi depressioni (polje) ospitano due bacini d’acqua separati da una dorsale calcarea. Il lago di Doberdò – uno dei rari esempi di lago carsico – è alimentato dai fiumi Vipacco e Isonzo.

Percorrendo i sentieri di quest’area protetta si ha la possibilità di osservare la cesura tra i prati di landa e i campi solcati e le zone umide lungo le sponde dei laghi, dove crescono le ninfee. Qui, nella sottile striscia di bosco ripario, formato da pioppo nero e salici, trovano rifugio diverse varietà di picchio, la puzzola, il capriolo e altre specie rare e difficilmente osservabili, come lo sciacallo dorato. Simbolo della Riserva è il riccio orientale. Negli anfratti scavati dalle acque sotterranee vive il proteo, mentre il lago è popolato soprattutto da ciprinidi. Le cavità ospitano poi una ricca comunità di pipistrelli.

Nella riserva si trova, inoltre, il sito archeologico di un castelliere appartenente all’Età del Bronzo.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Ubicazione: l’area protetta interessa i comuni di Doberdò del Lago (Doberdob), Monfalcone e Ronchi dei Legionari

Estensione: 726 ettari

Servizi: foresteria, bar, ristorante, degustazione prodotti tipici, punto ristoro, area pic-nic, area giochi per bambini, sentiero con fondo consolidato dal parcheggio al pontile panoramico sul lago

Attività: mostra permanente, centro visite, visite guidate, birdwatching

Centro visite: Gradina, via Vallone 32, Doberdò del Lago – Tel.: 0481 784111 – 333 4056800

Informazioni: www.riservanaturalegradina.com

E-mail: inforogos@gmail.com

 

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