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Castello di Maniago

Il castello sorse probabilmente sul sito di una torre di avvistamento romana, che divenne poi un presidio longobardo. Nel 981 l’imperatore Ottone II confermava al Patriarca di Aquileia il possesso feudale della “cortem que vocatur Maniacus”.

Il maniero – edificato attorno all’anno Mille – comprendeva, oltre che le abitazioni dei signori (ricordati a partire dal 1195) anche la domus patriarcale, tre torri e varie cinta di mura.

I signori di Maniago, coinvolti in molte lotte feudali, subirono innumerevoli assedi, ma resistettero sino al 1420, quando il Friuli fu occupato della Repubblica Veneta. Alla Serenissima Bartolomeo di Maniago giurò fedeltà ricevendo in cambio l’investitura del feudo a vita.

Il castello venne danneggiato dai terremoti del 1511 e del 1575 che lo resero inagibile e, a partire dal 1630, venne abbandonato.

Di questo notevole fortilizio oggi rimane solo una cinta muraria di forma semicircolare con feritoie. L’unico edificio rimasto integro è la chiesetta di San Giacomo costruita davanti alla facciata del castello.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Castello, Strada Valpiccola, Maniago

Stato di conservazione: ruderi instato di abbandono

Informazioni: www.consorziocastelli.it

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Basilica di Santa Maria Assunta

Dal 1998 la città di Aquileia è inserita nel World Heritage List dell’UNESCO. Infatti la basilica patriarcale rappresenta, con i suoi magnifici mosaici del IV secolo, un ineguagliato esempio di architettura religiosa e insieme all’imponente campanile è il simbolo di Aquileia.

La basilica attuale è il risultato di diversi rifacimenti susseguitisi nel corso dei secoli: essenzialmente romanica, ma con particolari gotici e rinascimentali. Il complesso originario, del quale rimangono le aule paleocristiane e una pavimentazione costituita da uno straordinario complesso musivo paleocristiano, era del IV secolo, ma la struttura che ammiriamo ora è sostanzialmente quella consacrata nel 1031 dal Patriarca Popone. Della stessa epoca è il campanile, alto 73 metri, che domina la pianura friulana: dalla cella campanaria si può ammirare un panorama magnifico che spazia dalle Prealpi alla laguna.

Nel 1348, dopo un terremoto, furono eseguiti restauri che sostituirono gli archi a pieno sesto della navata centrale con archi a sesto acuto.

Cinquecentesco è invece il soffitto ligneo, grandioso lavoro di carpenteria e ultimo intervento importante eseguito nella basilica.

Il mosaico pavimentale del IV secolo è il più vasto d’Europa (760 mq) ed è il reperto più prezioso della basilica; nei suoi simbolismi cristiani si celebra la resurrezione, la nuova vita che trionfa sulla morte.

L’interno della basilica è ampio e luminoso. Subito a sinistra c’è una piccola costruzione dell’XI secolo detta Santo Sepolcro, a imitazione di quello di Gerusalemme. Dall’interno della Basilica si accede alla Cripta degli affreschi (conserva opere del XII secolo e di gusto bizantino) e alla Cripta degli scavi, importante per conoscere la storia della città cristiana dei primi secoli. Accanto alla Basilica si trovano la cosiddetta chiesa dei pagani e il battistero.

 

Informazioni


Basilica e campanile di Aquileia

Piazza Capitolo, 1

I-33051 Aquileia (UD)

Tel.: +39 0431 919719

Fax: +39 0431 919828

www.basilicadiaquileia.it

E-mail: basilica.aquileia@virgilio.it

 

Servizi: bookshop, parcheggio; accessibile ai disabili

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Museo civico

Il museo è sito nel complesso di Palazzo Elti nel centro storico di Gemona. Alla fine dell’Ottocento il sacerdote Valentino Baldissera, erudito e amante delle arti collezionò un primo nucleo di reperti archeologici e curiosità. In seguito il bibliotecario Antonio Tessitori e altri appassionati locali si dedicarono al recupero e alla raccolta delle testimonianze storiche del territorio, che andarono ad arricchire la collezione comunale.

L’esposizione accoglie, inoltre, opere rinascimentali e barocche recuperate dalle Chiese di Santa Maria delle Grazie e di San Giovanni, andate distrutte nel sisma del 1976. Il soffitto di quest’ultima è stato ricomposto fotograficamente e sono visibili 7 delle 36 tavole recuperate eseguite nel 1533 da Pomponio Amalteo e Gaspare Negro.

Il percorso espositivo offre opere di Cima da Conegliano e di Pellegrino da San Daniele e, inoltre, dipinti di soggetto sacro eseguiti dai Secante, pittori udinesi del XVI secolo; una Crocifissione, attribuita al veneziano Palma il Giovane e una serie di opere di produzione oltralpina.

Nel 1906 il Comune di Gemona acquisì la collezione di dipinti provenienti dalla Carinzia del pittore Luigi Fantoni (1844-1903) fra cui tele e bozzetti attribuiti ad artisti tedeschi del XVIII secolo (Kremserschmidt, Troger, Spiegler).

Ci sono, inoltre, le opere dei maestri gemonesi dell’Otto e Novecento, quali Giacomo e Antonio Brollo, Raimondo D’Aronco e Giuseppe Barazzutti.

 

Informazioni


Indirizzo: Palazzo Elti, Via Bini 9, Gemona del Friuli

Servizi: visite guidate, audioguida, biblioteca; accessibile ai disabili

Informazioni: www.provincia.udine.it/musei; presso l’Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica – Tel.: 0432 981441; E-mail: ufficioiat@gemonaweb.it; e il Comune di Gemona – Tel.: 0432 973211; www.comune.gemona-del-friuli.ud.it;

Orari di apertura: da giugno a settembre tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.00-19.00; da ottobre a maggio 10.00-12.30 e 15.00-18.00; chiuso il lunedì

Ingresso: gratuito

Tel.: 0432 971399

Fax: 0432 971090

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Sutrio

Sutrio

Sutrio sorge nella valle del Bût a pochi chilometri dall’Austria. Oltre al capoluogo, il comune conta le frazioni di Nojaris, Priola e la località Zoncolan. Questo suggestivo paese di montagna, adagiato in una splendida vallata delle dolomiti carniche, è un antico borgo di alta tradizione di artigianato del legno.

Sul colle di Ognissanti si trova l’omonima Pieve, edificata all’inizio dell’Ottocento dall’architetto Francesco Schiavi di Tolmezzo. Tra le strette vie lastricate del borgo si ammirano le antiche case del tipo carnico con loggiati, portoni e balconate in pietra e legno. Le case dei Cramârs, i venditori ambulanti che valicavano le Alpi esportando e importando spezie e mercanzie, si distinguono grazie all’incisione della Croce di Mercurio sui portali.

Ovunque sono visibili le statue di legno dei maestri falegnami, i “marangones”, esperti nell’intaglio e nella scultura del legno, che si possono veder lavorare nelle botteghe, mentre realizzano mobili intagliati con i decori tradizionali, oggetti in legno per la casa, statue e bassorilievi.

La prima domenica di settembre la manifestazione “Magia del legno” è dedicata all’artigianato locale. Durante il periodo natalizio si svolge la rassegna “Borghi e Presepi”, dove sono visibili numerosi presepi allestiti nei cortili e sotto i loggiati delle più antiche case del paese come il Presepe di Teno, frutto di un lavoro trentennale.

Nei pressi di Sutrio sono da ricordare il comprensorio sciistico dello Zoncolan e le terme di Arta.

 

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Grado GIT

La dorata spiaggia sabbiosa gestita da Grado Impianti Turistici, chiamata Spiaggia principale, è lunga diversi chilometri e si sviluppa dalla cosiddetta “Diga”, la passeggiata lungomare che porta alla Costa Azzurra, fino alla spiaggia ”Al Bosco” attraverso la Città Giardino.
Diversi accessi la rendono facilmente raggiungibile da ogni punto della cittadina. Numerosi i servizi: parco giochi nell’ombroso Parco delle Rose, spogliatoi, docce, copertura wi-fi, attività di animazione (ginnastica, giochi per i piccoli, presentazione di libri, balli di gruppo). Naturalmente sono a disposizione a pagamento ombrelloni, lettini, sdraio e pedalò.

La spiaggia è molto curata e sicura, i fondali bassi sono adatti per i più piccoli, mentre per gli amanti del nuoto sono a disposizione dei moli dai quali si raggiungono rapidamente le acque più profonde, e una zattera ancorata al fondale da cui potersi tuffare.
All’interno dello stabilimento vi sono due aree dedicate, una ai piccoli, la “Baby Beach“, che mette a disposizione, fra l’altro, ombrelloni più grandi e un “superbagnino“, e l’altra alla clientela più esigente, l’Area Vip “Settimo cielo” (ingresso n. 1).
Altri servizi a pagamento sono le Terme Marine, gli stabilimenti psammoterapico (sabbiature) ed elioterapico (solarium) e il Parco Termale Acquatico, una grande piscina con acqua di mare e giochi d’acqua come trampolini e scivoli, dotato anche di un bar con sedili in acqua.
 

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Mostra della Miniera del Rio Resartico

Alle pendici del Monte Plauris l’estrazione mineraria è stata a lungo una delle principali attività economiche dell’intera comunità dell’alta valle del Rio Resartico. Dalla fine dell’Ottocento e fino a primi anni cinquanta nella miniera si estraevano gli scisti bituminosi da cui si ricavavano oli minerali pesanti e l’ittiolo, distillati nella vicina Resiutta. Grazie all’olio che proveniva dal Resartico fu realizzata la prima illuminazione pubblica della città di Udine.

Seguendo il sentiero battuto dai minatori che risalevano la valle è possibile effettuare l’escursione al Ricovero del Resartico e alla vecchia miniera (lungo il percorso è possibile osservare il “sasso del diavolo” entro cui si conservano fossili tipici della Dolomia Principale).

Nel vecchio Borgo Minerario, a quota 900 m, sorge un ricovero a disposizione degli escursionisti, mentre proseguendo ancora lungo il sentiero segnalato si raggiunge l’imbocco della galleria di carreggio: il tratto iniziale della cavità, messo in sicurezza dall’Ente Parco, è visitabile su prenotazione con l’accompagnamento di una guida.

La mostra della Miniera del Rio Resartico di Resiutta illustra con suggestive foto, pannelli didattici e postazioni multimediali le attività che si svolgevano in miniera e gli aspetti ambientali dell’area; sono qui raccolti campioni di rocce e le attrezzature utilizzate dai minatori. Un plastico della valle ricostruisce l’andamento degli strati minerari e delle gallerie.

 

Informazioni

Indirizzo: Via Roma 32, Resiutta

Tel.: 0433 550241

Informazioni: www.parcoprealpigiulie.it

E-mail: resiutta@parcoprealpigiulie.it

Orari di apertura: nei mesi invernali sabato e domenica 9.00-13.00 e 14.00-17.00; nei mesi estivi da martedì a domenica 9.00-13.00 e 14.00-17.00

Ingresso: gratuito

Come arrivare: alla miniera si arriva percorrendo il sentiero CAI n. 702, partendo dalla borgata di Povici di Sopra e proseguendo lungo il sentiero che costeggia il Rio Resartico

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ItinerariPacassi

Nicolò Pacassi: itinerari a Gorizia e dintorni

I Pacassi erano un’antichissima famiglia scalpellini di origine greca che sul finire del Cinquecento si trasferirono a Gorizia dove allora stavano sorgendo importanti cantieri come la chiesa di san Giovanni Battista (eretta a spese del barone Dornberg), il palazzo di Carlo Zengraf di Grafenberg e la chiesa dei padri cappuccini. Lungo tutto il Seicento questi maestri scalpellini lavorarono tra il santuario della Castagnevizza e il Seminario Werdenbergico, costruendo altari in marmi policromi per le chiese del Friuli e della Slovenia.

Giovanni III è l’ultimo dei Pacassi nato a Gorizia che nel primo decennio del Settecento si trasferì a Vienna per lavorare alla cripta dei Cappuccini. A Wiener Neustadt nacque il figlio Nicolò (1716-1790), da sempre ritenuto un goriziano per i meriti artistici che tributò alla città e che fu primo architetto di Corte di Maria Teresa d’Austria meritando anche il titolo di barone

 

 

Vedi
G. Ludovico e F. Castellan, Itinerari pacassiani a Gorizia e nel Friuli goriziano, Associazione Goriziana “Amici dei Musei”, Mariano del Friuli 1998

G. Ludovico e F. Castellan, Itinerari pacassiani II. Friuli, Carinzia e Slovenia, Associazione Goriziana “Amici dei Musei”, Mariano del Friuli 2000

G. Ludovico, F. Castellan e P. Tommasella, Itinerari pacassiani III. Gli Attems. La villa di Piedimonte, Associazione Goriziana “Amici dei Musei”, Gorizia 2004

 

1

PALAZZO ATTEMS SANTA CROCE
PIAZZA DEL MUNICIPIO
L’edificio fu realizzato attorno al 1740 per i conti Attems del ramo di Santa Croce. Nell’Ottocento il palazzo passò ai baroni Ritter von Zàhony che lo ristrutturarono. Durante l’occupazione francese del 1797 fu la residenza del generale Gioacchino Murat. Nel Novecento è divenuto la sede del Municipio. Al disegno di Nicolò Pacassi si riconosce il loggiato che dà sul parco, lo scalone monumentale che sale al piano nobile e il prospetto della facciata con le sei eleganti lesene concluse da capitelli ionici. Nel parco è stato creato un tempietto neoclassico con cupola a bulbo di ispirazione barocca.

2

COLONNA DI SANT’IGNAZIO E FONTANA DEL NETTUNO
PIAZZA DELLA VITTORIA
La statua del santo fu realizzata nel 1687 da uno dei Pacassi, mentre la fontana (1756) è stata eseguita dallo scultore Marco Chiereghin su disegno di Nicolò Pacassi e collocata nel centro urbanistico da cui si dipartono le direttrici della viabilità cittadina.

3

PALAZZO ATTEMS PETZENSTEIN
PIAZZA DE AMICIS
Questo capolavoro indiscusso dell’architetto degli Asburgo a Gorizia si deve alla volontà di Sigismondo d’Attems. Al di sopra del fastigio della serliana balconata è posto lo stemma comitale e la data: 1745. La facciata è scandita da sottili lesene che disegnano linee d’ombra delicate e da fasce orizzontali che animano i volumi con garbo. La balaustra sul cornicione sfuma verso il cielo con statue e volute a ricciolo. Le sculture e gli stucchi sono attribuiti a Giovanni Battista Mazzoleni, forse tratte da disegni di Nicolò. Nel cortile interno, al centro di un giardino all’italiana, è stata collocata la fontana con l’Ercole e l’Idra (1775), ultima opera di Pacassi, che in origine era stata posta nella piazza quasi a firmare la sua miglior creazione.

4

PORTALE IN PIETRA, PARCO DELLA VILLA CORONINI CRONBERG
VIALE XX SETTEMBRE
Della sontuosa residenza di campagna degli Attems, distrutta dai bombardamenti della prima guerra mondiale, si salvò questo portale dalle sinuose volute che venne smontato e qui trasferito.

5

RESTI DELLA VILLA ATTEMS
VIA IV NOVEMBRE, PIEDIMONTE
Resti della Villa Attems, Via IV Novembre, Piedimonte
Attraversando il Parco dei Principi si incontrano tre dei maestosi portali della villa terminata da Nicolò Pacassi nel 1748. La splendida residenza palladiana sorgeva sulle falde del monte Calvario e una distesa di giardini e frutteti digradava fino all’Isonzo. Del vasto complesso è rimasto il Ninfeo, una costruzione incassata nella collina e riccamente ornata, un tempo affrescata, che cela una nicchia in cui era posta una fontana.

6

PALAZZO TACCÒ AITA
CORMÒNS
Gli stucchi al primo piano del palazzo sono attribuiti a Giovanni Battista Mazzoleni (1699-1769) scultore e decoratore che collaborò con Pacassi nel palazzo Attems di Gorizia. Si ritiene che i disegni preparatori siano perciò dell’architetto. Intrecci curvilinei con putti alati e mascheroni giocano a snodarsi tra i pieni e i vuoti dei soffitti e delle pareti e si abbarbicano attorno alle finestre.

7

VILLA PACE
TAPOGLIANO
Questa villa fortificata, serrata tra quattro torri angolari è stata ingentilita in età settecentesca da teorie di candide lesene che fasciano gli spigoli delle torri e sbocciano in capitelli corinzi poco al di sotto dei cornicioni. Questi interventi non sono stati attribuiti a Pacassi in modo univoco sebbene l’effetto sia quello di un’innegabile grazia rococò e mitteleuropea.
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