Giardino_Ricasoli_Udine

Giardino Ricasoli

Il giardino Ricasoli, delimitato dalla Roggia di Palma, sorge tra le architetture sei-settecentesche del centro storico: il Seminario patriarcale, la chiesa di Sant’Antonio, il palazzo Arcivescovile e il palazzo Antonini Belgrado.

In epoca medievale il terreno era caratterizzato da una spianata coltivata a orti di pertinenza del vicino convento dei Filippini e, con la soppressione napoleonica dell’Ordine passò al Demanio, quindi nel 1866, a seguito dell’annessione del Friuli al Regno d’Italia, l’area retrostante il palazzo venne trasformata in giardino pubblico.

Il progetto fu affidato a Giuseppe Balzaretti, esponente dell’eclettismo storicista, già noto per le sue realizzazioni nel milanese, mentre in seguito Giuseppe Uberto Valentinis, esperto d’arte e restauratore, fu incaricato di ampliare il giardino sul piazzale dell’Arcivescovado che venne, infine, inaugurato nel 1872, e intitolato a Bettino Ricasoli.

Sono visibili interessanti parterre di bosso recentemente restaurati, eleganti fioriture e fontane, oltrechè diversi esemplari arborei autoctoni ed esotici di notevoli dimensioni quali una rovere, un calocedro, una sequoia, diversi cedri, faggi penduli e un enorme gelso in piazza Patriarcato, presso l’ansa della roggia.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Patriarcato, Udine

Superficie totale: 1,00 ha

Impianto planimetrico: romantico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Udine

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, fontana, pescheria, statue, vialetti

Specie botaniche di rilievo: amolo, cedro dell’Himalaya, cipresso di Lawson, faggio, gelso, ligustro lucido, magnolia, pino nero, sequoia, tasso, rovere, thuia gigante

Orari di apertura: dal 1° al 30 aprile 8.00-19.00; dal 1° maggio al 30 settembre 7.00-21.00; dal 1° al 31 ottobre 8.00-19.00; dal 1° novembre al 31 marzo 8.00-18.00

Servizi: parcheggio auto nei pressi; percorribile in bici

Come arrivare: in autobus con le linee 1 e 3 fermata Via Vittorio Veneto 24; linee 7, 8, 9 e 10 fermata Piazza Patriarcato

Segnalazioni: Ufficio verde pubblico, Via Nodari 37 – Tel. +39 0432 520651

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Parco di Villa Varda

Villa Morpurgo, acquisita e ristrutturata nel 1868 dalla facoltosa famiglia triestina dei Morpurgo de Nilma, è immersa nel suggestivo parco che si affaccia su un’ampia ansa del fiume Livenza. La residenza padronale, originaria del XV secolo, apparteneva in origine alla nobile famiglia bergamasca dei Mazzoleni.

Nei pressi delle costruzioni architettoniche di ispirazione rinascimentale si incontrano piccoli parterre, aiuole e rigogliosi cedri, mentre, inoltrandosi nel parco, i vasti prati incorniciati da lunghi viali di tigli.

La serra ad arcate ospitava le essenze esotiche che erano il vanto della famiglia, forse a memoria dei viaggi in Egitto con cui Carlo Marco Morpurgo aveva avviato la sua fortuna economica. Di particolare bellezza l’aranciera, con terrazza e balaustra in pietra che si affaccia sul fondale ombroso del bosco, interrotto da un varco che lascia spaziare lo sguardo sulle placide acque del fiume.

Entro la metà del Novecento fu costruito anche un mausoleo in forme neoclassiche, dove vennero tumulati gli ultimi discendenti e, nel 1926, l’architetto Domenico Rupolo restaurò la cappella gentilizia eretta nel 1670 da Fabio Mazzoleni. Nel 1932, sopra una vecchia ghiacciaia, fu costruita una torre merlata contenente un serbatoio per l’irrigazione e i giochi d’acqua. Recentemente sono stati restaurati anche l’edificio agricolo detto Canevon e l’annesso ‘giardino delle rose’.

Il parco, inoltre, è ricco di varietà arboree autoctone come cedri, salici, pini, carpini, olmi, aceri, noccioli, gelsi e ciliegi; vanta, inoltre, essenze diffuse in Europa solo a partire dall’Ottocento come il librocedro, la fotinia, la sofora e il ginepro della Virginia.

Nel 1943 Mario Morpurgo, ultimo esponente della casata, lasciò la proprietà al Seminario arcivescovile di Pordenone, che, tuttavia, lasciò il complesso in stato di abbandono, finchè, nel 1975, lo cedette alla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia che, a sua volta lo affidò al Comune di Brugnera.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Villa Varda di San Cassiano 7, Villa Varda (Brugnera)

Superficie totale: 18,00 ha

Impianto planimetrico: geometrico (giardino a parterre), naturalistico informale (parco)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Brugnera

Peculiarità scenografiche e compositive: affacci sul fiume Livenza, aiuole, cappella, mausoleo, serra, torre, vialetti

Specie botaniche di rilievo: fotinia, libocedro, sophora

Orari di apertura: estivo 8.00-20.00; invernale 8.00-16.00

Informazioni: www.comune.brugnera.pn.it; www.villevenete.org

E-mail: segreteria@com-brugnera.regione.fvg.it; cultura@comune.brugnera.pn.it

Tel.: Ufficio Cultura – +39 0434 616738

Fax.: +39 0434 624559

Servizi: Bookshop

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Castello di Aviano

Il castello – probabilmente costruito sui resti di fortificazioni di epoca romana – fu ceduto nel 967 da Ottone I di Sassonia al Patriarca di Aquileia e, nel 1161, Federico Barbarossa lo concesse al Vescovo di Belluno.
Nel 1411 il maniero fu occupato dagli ungheresi comandati da Pippo Spano, capitano generale di re Sigismondo e distrutto nel 1420 dalle milizie venete; fu ricostruito nel 1432 ma poi nuovamente devastato durante le incursioni turche.
Nonostante sia fortemente degradato, sono ancora visibili alcuni tratti di cinta muraria, quattro delle antiche sette torri merlate, i resti del mastio e del torrione originario, la chiesa castellana e la porta fortificata con l’emblema araldico del lupo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Aviano

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Fortezza di Gradisca d’Isonzo

La città fortificata di Gradisca venne fondata dalla Repubblica veneta a difesa dalle incursioni turche. A partire dal 1479 venne innalzata una cinta muraria in forma di pentagono con torri angolari, attraversata da due porte e circondata da un fossato.

In seguito alla guerra della Lega di Cambrai, nel 1511, la città cadde sotto l’assalto dell’Impero che già aveva ottenuto la Contea di Gorizia. Per opera della casa d’Austria furono edificate nuove opere e il complesso castellano che andò a inglobare il vecchio palazzo del Capitano e l’antico Arsenale veneto.

Dal 1615 al 1617 fu al centro della contesa tra Venezia e l’Impero che prese il nome di guerra gradiscana. Trent’anni dopo, Gradisca fu ceduta ai principi di Eggenberg che la tennero fino al 1717, quando, estinta la casata, fu riunita a Gorizia. Nel 1784 il castello fu adibito a caserma e dal 1815 a carcere e, conseguentemente ampliato con nuovi corpi di fabbrica, tra cui la Cappella dell’Ergastolo. Il Castello, ora di proprietà demaniale, è stato lasciato in stato di abbandono.

 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Ulderico Della Torre, Gradisca d’Isonzo

Stato di conservazione: abbandonato

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Museo Geologico della Carnia

Il percoro espositivo di Palazzo Angelo Unfer presenta una collezione di rocce e fossili rappresentativi del patrimonio geologico e paleontologico della Carnia, campioni che raccontano l’evolversi del territorio e delle forme di vita che lo abitarono lungo un arco di tempo di 400 milioni di anni. Questo tratto di arco alpino custodisce, infatti, la storia della sua genesi nella successione degli strati rocciosi a partire dai remoti mari paleozoici fino alla formazione della catena montuosa.

I reperti inscenano un raccolto ininterrotto che va dai mari dell’Ordoviciano abitati da trilobiti, briozoi e brachiopodi, alle barriere coralline. Si passa poi alle foreste tropicali del Carbonifero attraversate dai primi anfibi e quindi al Triassico popolato dai rettili, che hanno colonizzato i mari e le terre emerse dell’intero pianeta: ittiosauri, notosauri e placodonti, e i più antichi pterosauri sinora noti al mondo, di cui è esposto un rarissimo esemplare. Dalle ammoniti del Mesozoico ai pesci che abitavano quegli antichi mari, fino a giungere all’odierna configurazione del territorio.

Il Museo Geologico della Carnia fa parte della rete museale CarniaMusei.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Zona Libera della Carnia 1944, 5 – Ampezzo

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, audioguida, bookshop, biblioteca, sezione hands-on per ragazzi; percorso tattile e testi in braille; accessibile ai disabili

Informazioni: www.carniamusei.org – www.provincia.udine.it/musei – Ufficio Turistico di Ampezzo, tel.: 0433 80758

Orari di apertura: da febbraio a maggio sabato e domenica 15.00-18.00;

da giugno a settembre 9.30-11.30 e 15.00-18.00, chiuso il lunedì; da ottobre a gennaio apertura su richiesta; dal 23 dicembre al 6 gennaio aperto tutti i giorni 15.00-18.00, 25 dicembre chiuso.

Visite: visita guidata e laboratorio didattico su prenotazione a cura di CarniaMusei – Tel.: 0433 487779; Fax: 0433 487760 – carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

Ingresso: gratuito

Tel.: 0433 811030

E-mail: geoampezzo@virgilio.it

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Ecomuseo delle Acque del Gemonese

Il Campo di Osoppo-Gemona è una piana alluvionale completamente circondata da rilievi formatasi da un vasto lago che oggi costituisce l’ampia falda freatica situata a pochi metri di profondità, che talora affiora in superficie dando luogo a risorgive di elevatissimo interesse naturalistico.
Il “museo diffuso sul territorio” si propone di preservare le testimonianze di interesse antropologico e indagare le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività e le opere dell’uomo che hanno condizionato la formazione del paesaggio.
Su questo territorio ricchissimo di ambienti umidi e di opere idrauliche l’uomo interviene da secoli. L’ecomuseo interpreta, conserva e valorizza i tanti siti naturali (sorgenti, laghi, torrenti, fiumi) e le altrettanto numerose manifestazioni della cultura materiale e immateriale (opere di presa, rogge, mulini, pozzi, lavatoi ma anche pratiche di vita e di lavoro, saperi tradizionali, produzioni locali) del Gemonese.
L’Ecomuseo riunisce i comuni di Artegna, Buja, Gemona del Friuli, Majano, Montenars e Osoppo in una logica di sostenibilità e valorizzazione ambientale, economica e sociale, nonchè di preservazione della memoria collettiva che coinvolga l’intera comunità locale. La sua area di competenza coincide con la zona maggiormente colpita dal sisma del 1976, dove le tracce fisiche della memoria storica hanno subito una rilevante dispersione. Inoltre raccoglie e documenta manufatti, strumenti di lavoro, strutture di archeologia industriale, ma anche beni immateriali: tradizioni, saperi, spiritualità, dialetti, feste, tradizioni orali.
L’Associazione ha sede nel mulino Cocconi di Ospedaletto di Gemona, che ospita il Museo dell’arte molitoria, un centro di documentazione sulle acque ed è sede di un laboratorio didattico.
In questo contesto sono stati realizzati degli itinerari che collegano le emergenze naturali e antropiche presenti nella zona, volti a divulgare l’uso che si è fatto dell’acqua nei secoli.
 

Informazioni

Servizi: visite guidate ed escursioni in tutte le località del comprensorio; centro di educazione ambientale
Orari di apertura: il centro è aperto alle scuole solo su prenotazione, ai visitatori e ai turisti il primo giovedì e il secondo sabato del mese 9.00-12.00 e 15.00-18.00
Ingresso: le tariffe dipendono dalla durata dell’uscita e dall’attività che viene svolta.
Informazioni: www.ecomuseodelleacque.it; tel. 0432 972316 e-mail: info@ecomuseodelleacque.it – Tel.: 338 718 7227 e presso il Centro didattico-ambientale «Mulino Cocconi», Largo Beorcje 12, Ospedaletto di Gemona – Tel.: 0432 972316; Fax: 0432 961860; E-mail: cea.mulinococconi@virgilio.it – www.mulinococconi.it

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Palazzo_Municipio_Trieste

Palazzo del Municipio

Il Palazzo municipale fu edificato nel 1875, anno in cui tutta la piazza fu ristrutturata. Giuseppe Bruni vi immaginò una torre dell’orologio che sovrasta il palazzo, a ricordo dell’antica torre civica del porto, su cui due automi bronzei, chiamati dai triestini Micheze e Jacheze, scandiscono le ore. La torre è affiancata da due ali in cui le luci e i ricchi apparati decorativi creano un intenso gioco di chiaroscuri. Per il suo curioso aspetto è stato soprannominato dai triestini “Cheba”, per la forma che ricorda quella di una gabbia per uccelli.

Al suo interno, nel Salone del Consiglio, è esposto il grande dipinto di Cesare dall’Acqua raffigurante La prosperità commerciale di Trieste.

 
 
 
  
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza dell’Unità d’Italia, Trieste

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