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Ampezzo

L’abitato è arroccato su uno spuntone di roccia, compreso tra l’alto corso del fiume Tagliamento e il torrente Lumiei, lungo la statale che sale al passo della Mauria e al Cadore.

La chiesa parrocchiale di San Daniele custodisce splendidi dipinti settecenteschi di Nicola Grassi e un altare ligneo barocco del venzonese Giovanni Saidero. Da visitare il Palazzo Angelo Unfer – già sede nel 1944 del Governo della Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli – che ospita la Mostra sulla Resistenza e la Pinacoteca Marco Davanzo, e Palazzo Beorchia Nigris, tipico esempio di architettura carnica del XVII secolo.

Caratteristiche le frazioni di Oltris (propriamente “oltre” il Lumiei) e Voltois, due borghi storici abbarbicati sulle montagne, che hanno mantenuto nel corso dei secoli l’originaria struttura medievale e le tipiche dimore carniche in sassi e legno con i ballatoi carichi di fiori. I sassi ricoprono i ciottolati delle contrade e delle corti, i muri a secco, le facciate in muratura delle case e dei fienili, le gradinate e le volte dei portoni. Voltois, ai piedi del Monte Nolia, è conosciuto anche per le molte sorgenti del territorio circostante.

L’ambiente naturale offre svariate opportunità escursionistiche sia in quota, nella fitta Foresta di Ampezzo sul Passo del Pura, che a fondovalle, nel Biotopo di Cimacorso. Dalla sponda meridionale del Lago di Sauris e dal margine della selvaggia gola del Torrente Lumiei i boschi si estendono, infatti, senza interruzioni, fino alla base del Monte Tinisa: il bosco Bernon, il bosco della Stua, il bosco Cavallo, il bosco Flobia, il bosco Colmajer.

Numerose sono le manifestazioni che valorizzano il territorio e le sue peculiarità, come la tradizionale Festa del Pane, che propone prodotti da forno preparati da artigiani provenienti da tutta la Carnia.

 

Informazioni


Dove: Ampezzo, provincia di Udine

Informazioni: www.ampezzo.org – Ufficio informazione accoglienza turistica di Ampezzo, Piazza Zona Libera 1944 5 – tel./fax: +39 0433 80758; e-mail: infoampezzo@libero.it; da martedì a sabato 9.00-12.30 e 15.30-19.00; domenica e festivi 9.00-13.00

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

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Parco Naturale delle Prealpi Giulie

Il Parco regionale include la porzione delle Prealpi Giulie comprendente la catena dei monti Cochiaze, Guarda, Plauris, Lavara e dei monti Musi, nonché la vetta del monte Canin con i suoi 2.587 metri. Il comprensorio montano, esponendo i fianchi più scoscesi a meridione, scende di quota presso Povici a Resiutta e nella Valle del Torrente Mea a Lusevera.

Il territorio è di grande interesse non solo geologico, naturalistico e paesaggistico, ma anche storico e culturale. La specificità della zona è determinata da tre ecosistemi diversi – mediterraneo, illirico e alpino – che concorrono a determinare una straordinaria biodiversità. La particolarità eco-climatica del parco è dovuta alle abbondanti precipitazioni e alle temperature relativamente miti che favoriscono una flora ricca e diversificata. A nord proliferano il faggio, il carpino nero e l’orniello; alle pendici sud crescono il pino mugo, il pino nero e, in quota, estese praterie. La flora vanta un patrimonio di più di milleduecento specie e innumerevoli endemismi, ospiti dal tempo delle glaciazioni quaternarie, fra i quali la campanula di Zoys, la genziana di Froelich, il geranio argenteo e il papavero delle Alpi Giulie.

Questi luoghi accolgono caprioli, cervi, camosci, stambecchi e cinghiali oltre al gatto selvatico, nonché diverse specie di mustelidi e roditori. Negli ultimi anni in Val di Uccea, Val di Musi e Val Venzonassa sono stati frequentemente avvistati anche l’orso bruno e la lince.

Oltre cento le specie di uccelli tra cui diversi rapaci (gufo reale, allocco, civetta capogrosso, aquila reale, astore, poiana, grifoni) e, inoltre, la pernice bianca, il francolino di monte e la coturnice, simbolo del Parco. Numerosi anche gli anfibi, i rettili e gli insetti che suscitano l’interesse di appassionati e ricercatori.

A nord della cima del Monte Canin c’è ancora un piccolo ghiacciaio. Nei fondovalle sono numerose le forre e i salti dei corsi d’acqua che creano spettacolari rapide e cascate, fra le quali particolarmente imponenti sono quelle del Fontanone Barman e del Fontanone di Goriuda.

I fenomeni del carsismo trovano il massimo sviluppo nell’altopiano del Foran dal Mus, ai piedi del Monte Canin e nei pressi del Col delle Erbe, dove sono localizzate le maggiori cavità della zona, alcune profonde oltre mille metri.

 

 

Informazioni


Ubicazione: l’area del parco comprende i territori dei comuni di Chiusaforte, Lusevera, Moggio Udinese, Resia, Resiutta e Venzone

Informazioni: www.parcoprealpigiulie.it – Ente parco naturale delle Prealpi Giulie, Piazza del Tiglio 3, Prato di Resia

Estensione: 100 km2

Servizi: sentieri segnalati; centro visite, bookshop e foresteria a Prato di Resia; Punto informativo e foresteria a Pian dei Ciclamini (Lusevera); sentieri tematici dedicati alla flora e alla geologia; sentiero di Pian dei Ciclamini (accessibile ai disabili); noleggio mountain bike e cjaspe; palestre per l’arrampicata sportiva; rifugi, ricoveri montani e bivacchi; agriturismi e punti di ristoro

Attività: visite ed escursioni guidate, attività didattiche e minisettimane verdi per scolaresche e gruppi; nordic walking; alpinismo classico, sportivo, invernale; speleologia al Fontanone di Goriuda; canyoning

Tel.: 0433 53534

E-mail: info@parcoprealpigiulie.it

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ALTRO NELL’AREA DEL PARCO

Castello_Soffumbergo

Castello di Soffumbergo

Il sito, forse già fortificato in epoca tardoantica e utilizzato dai Longobardi, fu anche sede di una cappella al tempo dei Sassoni. Dominio del Patriarca sin dal 1025, nel 1184 era abitato dai Signori di Soffumbergo (dal tedesco Scharfenberg, “monte aguzzo”), vassalli della Chiesa d’Aquileia.

Nel 1298 il castello fu scelto dal Patriarca quale residenza estiva della corte. Tuttavia, gli antichi feudatari, i “domini Sophumbergi”, conservarono il diritto d’abitanza e dopo aspre contese con il casato dei Torriani, ne vennero infine scacciati nel 1352.

Il castello di Soffumbergo – il cui feudo comprendeva anche Campeglio, Raschiacco, Colloredo, Valle e Canale – sembra essere stato distrutto nel 1441 dai cividalesi. Rimangono ancora visibili le fondamenta, mentre l’antica cappella castellana è stata integralmente restaurata.

Nel 1993 vennero effettuati alcuni scavi archeologici che portarono alla luce diversi reperti (ceramiche, armi e utensili risalenti ai secoli XIII-XIV).
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Castellana, frazione Soffumbergo a Campeglio, Faedis

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Torre millenaria

La fortezza di Marano subì i continui attacchi dei veneziani finchè nel 1420 passò con tutto il Friuli sotto il dominio della Serenissima; dal 1513 per trent’anni fu conquistata dagli imperiali e nel 1543 tornò fra i possedimenti di Venezia; perse la sua importanza strategica con la costruzione della fortezza di Palmanova.

Attualmente sono visibili alcuni resti dei bastioni (sui quali è stato costruito un opificio) e la torre maestra al centro del paese. Popolarmente è detta “Millenaria”, qualcuno infatti l’attribuisce a Popone che l’avrebbe fatta edificare subito dopo il 1031. Dalle fonti risulta che la prima funzione della torre fosse liturgica e che per questo fosse nata come anche ad Aquileia e a Grado. Infatti a fianco della torre esisteva una chiesa, chiamata di Santa Maria, e una dimora dei patriarchi.

In seguito la torre fu usata come vedetta della fortezza di Marano. Ad ornamento vi sono stati posti i busti dei provveditori che hanno governato la fortezza ed altre vestigia, epigrafi e bassorilievi.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Provveditori, Marano Lagunare

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Cascate Butines

Il torrente Pontaiba in Val di Cosa ha scavato nella roccia una serie di gole e salti d’acqua immersi in un paesaggio incontaminato. Le tre cascate dette “Butines” scorrono su lastre di roccia verticali. Il torrente Pontaiba è anche adatto al canyoning.

Le cascate Butines si trovano presso Manazzons di Pinzano al Tagliamento (PN), facilmente accessibili: una strada che corre parallela al torrente porta nella parte alta a una vista particolarmente spettacolare sulle tre cascate.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Fiume Natisone

Il Natisone (pare che il nome derivi dal latino natare, nuotare; Nadison in friulano, Nediža in dialetto sloveno locale, Nadiža in sloveno) è il più importante fiume del Friuli orientale, principale affluente del fiume Torre e sub-affluente dell’Isonzo.

Nasce in Italia, nelle Alpi Giulie, ad un’altitudine di 415 m. s.l.m., nelle vicinanze di Prossenicco, al confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, e deriva dalla confluenza del rio Bianco e del rio Nero. Per un tratto segna il confine dell’Italia, poi scorre in territorio sloveno per circa 10 km e rientra in Italia nei pressi di Stupizza, in comune di San Pietro al Natisone, dove la valle prende il suo nome. In questa zona, il fiume ha scavato delle vere e proprie forre vicino a Vernasso e Ponte San Quirino. Riceve le acque dell’Alberone, dell’Erbezzo e del Cosizza, poi, a sud di Cividale, inizia il corso più selvaggio del fiume che scorre in profonde forre calcaree; successivamente le rive si abbassano gradatamente. Raggiunto Trivignano scompare completamente nella falda alluvionale e confluisce nel Torre dopo un percorso di circa 32 km.

La parte alta del fiume ospita trote marmorate, trote fario, temoli, scazzoni; quella più bassa è popolata da barbi, cavedani, alborelle, gobidi e nasi, o savette, specie alloctona di recente immissione.

L’ambiente fluviale rappresenta un habitat ideale per vari uccelli migratori come anatre, cicogne ed aironi, ma anche per molti altri uccelli, anche rari, come il succiacapre.

 

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Loggia Comunale di Pordenone

La Loggia comunale, simbolo del centro storico di Pordenone, si trova alla fine dell’elegante Corso Vittorio Emanuele, sulla parte più alta del promontorio che si affaccia sul fiume Noncello. Il bell’edificio, in stile gotico, fu costruito tra il 1291 e il 1395, completamente in laterizio; parte del pianoterra si apre su un portico loggiato ad ampi archi ogivali. La Loggia ha un avancorpo a torre, sulla cui parte superiore fu costruito un grande orologio astronomico-lunare dai fratelli Rainieri di Reggio; in cima alla torre sono poste due statue che battono le ore, dette i “mori”, che in realtà sono due paggi che reggono lo scudo con lo stemma cittadino e i simboli della casa d’Austria.

Attualmente le statue in pietra originali sono nel Museo d’arte cittadino, mentre sulla torre comunale sono state poste due copie. Sulla facciata del primo piano del palazzo, interamente occupato dalla sala del Consiglio comunale, si aprono due finestre trilobate tripartite. Nel XVI secolo furono aggiunti al palazzo dal maestro Iacopo da Gemona due eleganti pinnacoli a baldacchino. Nel 1928 ci fu un ampliamento sul retro dell’edificio ad opera dell’architetto Cesare Scoccimarro; a fine anni Sessanta fu aggiunto un ulteriore edificio su disegno dell’architetto Ignazio Gardella.

 
 
 
 
 
 

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