Laghi_Doberdo_e_Pietrarossa

Laghi di Doberdò e Pietrarossa

I Laghi di Doberdò e Pietrarossa rappresentano un raro esempio a livello europeo di idrografia superficiale legata al fenomeno del carsismo. Si trovano in un polje, cioè una depressione naturale a fondo piatto, i cui versanti possono essere più o meno ripidi, e sono attraversati da falde acquifere del sottosuolo. Sono i due unici laghi carsici del Friuli Venezia Giulia e appartengono all’omonima riserva naturale che si trova in provincia di Gorizia.

Mentre il lago di Pietrarossa è di livello pressoché costante, quello di Doberdò è un lago temporaneo, un lago-stagno: infatti il livello delle sue acque cambia a seconda della portata dei vicini fiumi Vipacco ed Isonzo. Quando i due fiumi sono in magra, la superficie libera del lago, non occupata da canneti, si riduce a canali e pozze circolari di pochi metri. Le sorgenti si trovano sul lato occidentale del lago, mentre gli inghiottitoi sono sul lato orientale.

In quest’area la flora e la fauna sono molto varie per la copresenza all’interno della Riserva di diversi ambienti naturali, quali zone umide (laghi, praterie, boschi) contrapposte ad ambienti carsici più aridi (landa, boscaglia).

Lungo le sponde del lago di Doberdò si trova una sottile striscia di bosco ripariale con salici e pioppi neri che ospitano diverse specie di uccelli tra i quali c’è il raro picchio rosso minore. Fra i mammiferi che abitano la zona troviamo i caprioli, molto comuni sul Carso, ma anche il raro sciacallo dorato. Dove l’acqua è più profonda crescono le ninfee.

All’interno della Riserva si trovano i resti di un castelliere risalente all’Età del Bronzo: era un antico villaggio fortificato con una cinta muraria costruita in pietra a secco, una delle prime forme abitative del Carso.

 

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Villa Florio Maseri

I Florio, originari di Spalato, si distinsero nella Patria del Friuli con personalità eminenti come Filippo Florio, ritratto da Giandomenico Tiepolo nel Consilium in arena; Francesco Florio, canonico d’Aquileia e vicario generale del Patriarcato, nonché cultore di storia locale; Daniele Florio, oratore e poeta, amico del Metastasio e gran ciambellano dell’imperatore Carlo VI.

La villa di famiglia, risalente al 1600, fu usata come residenza estiva dai conti che nei mesi invernali abitavano il palazzo Florio di borgo San Cristoforo a Udine.

La facciata è scandita da lesene e balaustre. Lunette, cancelli e balconcini sono chiusi da raffinati lavori in ferro battuto. Alla balconata del piano nobile si accede tramite il portale a tre luci in cima allo scalone che sale dal cortile d’onore. Questo è disegnato da aiuole erbose, mentre sul retro della villa si estendono un ampio parco e vaste tenute agricole. Il salone d’onore è affrescato con paesaggi, mentre nella vicina biblioteca sono conservate numerose stampe del XVIII e XIX secolo. A oriente, inglobata nell’ala dei rustici è situata la cappella di famiglia, dedicata a Sant’Ignazio di Loyola, una delle meglio conservate e decorate della regione, con portale in pietra e un ingresso indipendente che da sulla via per i paesani.

 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Sant’Andrea 1, Località Persereano, Pavia di Udine

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Grotte_Villanova

Grotte di Villanova

L’area di Villanova delle Grotte (frazione di Lusevera, in provincia di Udine) custodisce nel suo sottosuolo un vero e proprio complesso carsico. In una piccola area delle Prealpi Giulie, nell’Alta Val Torre, sono state scoperte numerose cavità, le principali delle quali vengono chiamate col termine generico di grotte di Villanova: sono la Grotta nuova di Villanova, la Grotta Doviza, la Grotta Egidio Feruglio e l’Abisso Vigant. Le prime tre si trovano nel territorio del comune di Lusevera, la quarta in quello di Nimis. Le esplorazioni delle grotte dell’area di Villanova sono iniziate nella seconda metà dell’Ottocento: a tutt’oggi sono stati esplorati più di 15 km di gallerie.

 

Grotta nuova di Villanova

La Grotta nuova di Villanova fu scoperta nel 1925 da un abitante del luogo, Pietro Negro, che fondò il Gruppo esploratori e lavoratori delle Grotte di Villanova. Il Gruppo, oltre a esplorare la grotta, sistemò un accesso artificiale per renderla fruibile al pubblico, e ancor oggi continua a gestirne le visite guidate.

La particolarità della Grotta nuova è di essere una delle maggiori cavità in Europa di contatto tra due diversi tipi di rocce: l’acqua quindi esercita su queste rocce due differenti azioni di carsismo: ne risultano gallerie e sale d’incomparabile fascino, solcate da un torrente sotterraneo, che variano continuamente per dimensioni e morfologia. Le gallerie si snodano in piano per 8 km, di cui una parte illuminata facilmente visitabile; si possono anche ammirare numerosissime stalattiti eccentriche.

La temperatura interna si aggira per tutto l’anno sugli 11° C.

 

Grotta Doviza

La labirintica Grotta Doviza (o Tazajama) fu tra le prime ad essere scoperte a Villanova, nella seconda metà dell’Ottocento, anche se l’esplorazione ed il rilievo topografico più completi furono eseguiti da Giovanni Battista De Gasperi a inizio Novecento. All’epoca furono scoperti solo due ingressi, definiti come Superiore ed Inferiore, solo nel 2007 ne è stato scoperto un terzo. I tre ingressi si aprono sul versante destro della valle Ta pot Cletia. Dista pochi minuti a piedi dal complesso delle Grotte di Villanova. La lunghezza delle gallerie esplorate è superiore ai 4 km. La grotta è un affascinante dedalo di sale, gallerie, strettoie e ruscelli che si sviluppano su più livelli. Nel “Salone delle confluenze” si uniscono alcuni ruscelli che ne percorrono i rami principali.

La visita della Grotta Doviza è possibile solo con attrezzatura specifica e accompagnati da speleologi esperti.

 

Abisso Vigant

L’Abisso Vigant è una fantastica grotta ad estensione verticale, costituita da un inghiottitoio, diversamente dalle tipiche entrate a pozzo. Con 10 verticali abbastanza semplici si arriva a una profondità di meno 254 metri. Si può visitarne il primo tratto grazie ad un sentiero attrezzato che porta dal maestoso ingresso fino alla prima, imponente “Marmitta dei giganti“, una vasca naturale scavata dall’acqua.

L’abisso è raggiungibile a piedi attraverso il “percorso Vigant“, ma si può raggiungere Borgo Vigant anche in auto (2 km circa dal parcheggio della Grotta nuova) e poi scendere in pochi minuti lungo il caratteristico sentiero che porta all’Abisso.

 

Informazioni


Orari di apertura

Domeniche e festività: marzo, aprile, maggio, giugno, settembre: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 18.00 (Lunedì di Pasqua orario continuato dalle 10.00 alle 18,00); luglio, agosto: orario continuato dalle 10.00 alle 18.00; ottobre, novembre: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 16.30

Giorni feriali (dal lunedì al sabato): dal 15 giugno al 31 luglio dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00; dal 1° al 31 agosto dalle 10.00 alle 18.00; dal 1° al 15 settembre dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00

Gli orari potranno subire variazioni.

Possibilità di visite fuori orario per comitive (min. 15 persone), scolaresche e centri estivi.

Servizi: visite guidate, bar, parcheggio

Costi: intero: € 8,00; ridotto: € 6,00; gratis per minori di 6 anni; gratis con FVG Card; visite guidate scolaresche e centri estivi (prenotazione obbligatoria) ingresso ridotto € 5,50, gratis l’insegnante

Informazioni: Grotta Nuova di Villanova, Fraz. Villanova delle Grotte 3 – 33010 Lusevera (UD)

Tel. +39 0432 787915 / +39 392 1306550 / fax +39 0432 792141

www.grottedivillanova.itinfo@grottedivillanova.it

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Grotta Torri di Slivia

La Grotta delle Torri di Slivia (Pejca v Lascu in sloveno) è stata una delle prime grotte del Carso Triestino ad essere esplorata: il 6 gennaio 1885 gli speleologi della Società degli alpinisti triestini si trovarono di fronte delle imponenti formazioni stalagmitiche (torri), da cui derivò il nome della grotta, che ha uno sviluppo lineare di 554 metri. Nel 1964 il presidente del Gruppo speleologico triestino, Romano Ambroso, iniziò, quasi da solo, i lavori di adattamento per renderla fruibile al pubblico, e nel 1968 finalmente la grotta aprì al turismo.           Negli anni successivi la gestione della grotta passò di mano più volte, per tornare infine ai proprietari del terreno.

La grotta delle Torri di Slivia è considerata una delle meraviglie del Carso triestino: si sviluppa in vani adornati di bellissime vele, eccentriche, stalattiti e stalagmiti, che raggiungono altezze anche di 7 metri per 10 tonnellate di peso. Le concrezioni più famose sono le 8 torri stalagmitiche da cui la grotta prende il nome.

Nella grotta vivono tre specie di pipistrelli, protetti da un’illuminazione parziale della cavità e dalla regolamentazione dell’accesso dei visitatori sulla base dei ritmi della natura.

Alla grotta si può accedere da un pozzo naturale profondo circa 30 metri, dal quale è possibile calarsi solo con attrezzature speleologiche, e da un ingresso artificiale che porta a 60 metri sotto terra attraverso una scalinata di 200 gradini.

La cavità si trova sotto una delle proprietà dell’azienda agricola Le Torri di Slivia ed è un esempio di tutela attiva di un sito naturalistico nato da una stretta collaborazione con il Museo di storia naturale di Trieste e con la Facoltà di Geologia dell’Università di Trieste.

L’agriturismo “Torri di Slivia” funge da biglietteria e punto di partenza per visitare la grotta. Le visite sono tutte guidate (italiano, sloveno, inglese e tedesco), con partenza ad orari fissi.

Per i gruppi inferiori a 15 persone non è necessaria la prenotazione, mentre per i gruppi organizzati superiori ai 15 visitatori è consigliata la prenotazione.

Il percorso interno è illuminato artificialmente e si snoda attraverso comodi gradini e sentieri in ambienti ampi. La temperatura interna varia a seconda delle stagioni dai 3 ai 9 gradi centigradi.

 

Informazioni


Orari (gli orari si riferiscono alla partenza di ogni visita, per le visite fuori orario è necessaria la prenotazione):

gennaio/febbraio: su prenotazione minimo 8 persone

marzo/aprile/maggio: sabato domenica e festivi 10,30, 14,00, 15,30

giugno/settembre/ottobre: sabato domenica e festivi 10,30, 14,00, 15,30

luglio/agosto: tutti i giorni 10,30, 14,00, 15,30, 17,00

novembre/dicembre: su prenotazione minimo 8 persone

Prezzi: intero            € 8,00; ridotto dai 4 ai 12 anni / scuole / gruppi organizzati di almeno 15 persone € 6,00; bambini fino a tre anni gratis, FVG CARD gratis.

L’ingresso comprende: visita guidata con guida naturalistica o speleologica; trasporto con Agribus all’ingresso della grotta e ritorno; dotazione di caschetti protettivi con lampada.

 

Informazioni: Azienda agricola Le Torri di Slivia, Aurisina Cave 62/A – 34011 Duino Aurisina (TS) – Tel: +39 338 3515876 – info@letorridislivia.netwww.letorridislivia.net

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Castello di Strassoldo di Sopra

Secondo antichi documenti, nel 565 esisteva un castello detto “dalle due torri” che la tradizione vuole costruito con i ruderi di Aquileia, distrutta dagli Unni.

Il castello Superiore si sviluppa attorno alla torre maestra del VI secolo fiancheggiata dal palazzo signorile e dalla chiesa di San Nicolò (dove si conserva una croce in pietra di fattura longobarda).

Nel settecentesco giardino del castello si può ammirare una magnolia passiflora secolare, mentre uscendo dalla porta Cistigna, si può vedere un mulino risalente al XII secolo.

Gli Strassoldo, discendenti dai Signori di Lavariano, appartenevano al rango dei feudali liberi, cioè stanziati in Friuli prima del 1077. Il castello superiore fu abbattuto dal Patriarca Filippo d’Alencon nel 1381 e danneggiato dagli assalti delle truppe dell’imperatore Massimiliano nel 1509 e nel 1513. Risale a quel tempo la ricostruzione del complesso, protrattasi per ben tre secoli. I Signori di Strassoldo – successivamente baroni e poi conti del Sacro Romano Impero – ospitarono nel 1489 l’imperatore Federico IV e nel 1593 i provveditori della Serenissima che si riunirono nel castello per firmare l’atto di fondazione della fortezza di Palmanova.

Tra i rappresentanti della corte imperiale austriaca che soggiornarono nel castello si ricordano il feldmaresciallo Radetzky (nella cappella del maniero sposò la contessina Francesca Romana Strassoldo) e il feldmaresciallo barone Kuhn von Kuhnenfeld, Consigliere e Ministro di Guerra dell’imperatore Francesco Giuseppe.

 

Informazioni


Indirizzo: Via dei Castelli 25, Località Strassoldo, Cervignano del Friuli

Servizi: visite guidate; bed & breakfast

Informazioni: www.castellodistrassoldo.it; www.consorziocastelli.it

Contatti: Elisabetta Strassoldo-Graffenberg – Tel.: 0431 93095; E-mail: info@castellodistrassoldo.it

Visite: i biglietti per le visite guidate si acquistano presso la Pro Loco in via dei Castelli, 3, Strassoldo

Ingresso: Interi € 8 (1 castello) – € 14 (2 castelli); gratuito fino a 5 anni; dai 6 ai 12 anni: € 4 (1 castello) – € 6 (2 castelli)

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Giardino e Parco di Rocca Bernarda

Il complesso di Rocca Bernarda sorge sul colle Azzano, circondato dal parco segnato dall’alternarsi di boschetti e prati: vi trovano spazio bicentenari cedri del Libano, olivi, carpini e tuje che fanno da sfondo a statue settecentesche; il grande cipresso di oltre quattrocento anni a guardia dell’ingresso dell’edificio è stato dichiarato monumento storico.

Nel XV secolo il colle ed i territori circostanti furono donati dal Patriarcato al Comune di Cividale che, a sua volta, li cedette ai Capiferro, nobile famiglia di origine romana. L’ultima Capiferro portò in dote la rocca al marito Giacomo Antonio di Valvason Maniago. Al 1567 risale invece la costruzione delle fabbriche di villa, l’allestimento delle vigne e di spazi per la caccia volute da Giacomo e Bernardo Valvason Maniago. I progetti forse coinvolsero anche Giovanni da Udine e intesero adibire l’edificio ad “ornamento di que nostri colli, et per diletto et per commodo mio et de gli amici”.

L’edificio, perdendo la sua primitiva funzione di fortilizio difensivo, veniva usato dai fratelli Valvason Maniago per ospitare eventi mondani e convegni letterari.

I vini di Rocca Bernarda, quali il picolit e la ribolla, furono donati in più occasioni ai luogotenenti veneti e persino all’imperatore Carlo V.

Estinti i Valvasone, nel 1762 la proprietà passò ai Riccardi, che riformarono le strutture e gli impianti agrari, realizzarono migliorie nella rete viaria e, forse, l’impianto del parco all’inglese, con prevalente inserimento di conifere all’esterno alla rocca.

Successivamente il complesso cambiò più volte proprietà: prima gli Antonini, poi i Belgrado e infine Leonardo Mareschi che nel 1873 abbellì l’interno della dimora e migliorò il verde nelle sue adiacenze.

Nel 1914 il complesso fu acquistato dall’agronomo Giacomo Perusini che mise in atto nuove opere di bonifica e diede avvio al rilancio produttivo ed estetico poi promosso anche dal figlio Gaetano, agronomo ed antropologo. Alla sua morte, avvenuta nel 1977, il complesso fu ereditato dal Sovrano Militare Ordine di Malta.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Rocca Bernarda 27, Premariacco (Ipplis)

Superficie totale: 4,50 ha

Impianto planimetrico: all’italiana (giardino) e all’inglese (parco)

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, siepi, viali

Specie botaniche di rilievo: bosso, carpino, cipresso, glicine, pino nero, tasso, Thuja plicata

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Palazzo_Municipio_Trieste

Palazzo del Municipio

Il Palazzo municipale fu edificato nel 1875, anno in cui tutta la piazza fu ristrutturata. Giuseppe Bruni vi immaginò una torre dell’orologio che sovrasta il palazzo, a ricordo dell’antica torre civica del porto, su cui due automi bronzei, chiamati dai triestini Micheze e Jacheze, scandiscono le ore. La torre è affiancata da due ali in cui le luci e i ricchi apparati decorativi creano un intenso gioco di chiaroscuri. Per il suo curioso aspetto è stato soprannominato dai triestini “Cheba”, per la forma che ricorda quella di una gabbia per uccelli.

Al suo interno, nel Salone del Consiglio, è esposto il grande dipinto di Cesare dall’Acqua raffigurante La prosperità commerciale di Trieste.

 
 
 
  
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza dell’Unità d’Italia, Trieste

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