Castello_Polcenigo

Castello di Polcenigo

Il castello di “Paucinico” viene menzionato in un diploma di Ottone I dell’anno 963, con cui viene donato al vescovo di Belluno che, nel 973, riconfermò l’investitura militare ai signori del castello conferendo il titolo di Conte di Polcenigo al capitano d’arme Fantuccio, che diede origine al nobile casato.

Nel 1410 le milizie udinesi assalirono il castello, diedero alle fiamme il borgo e danneggiarono il castello di Mizza dove si era stabilito un ramo della famiglia. L’anno successivo gli Ungheri presero il castello, poi riconquistato da Venezia, che lo contese ai friulani finchè non se ne impossessò saldamente nel 1420. In seguito ad un’incursione dei turchi nel 1499 il castello venne gravemente danneggiato.

Il nucleo originario venne ampliato a partire dagli inizi del Duecento, comprendendo il borgo circostante, che ancora include edifici notevoli, come i palazzi Scolari e Fullini-Zaja, l’ex convento francescano e alcune torri medievali. Parte del complesso castellano nel Settecento fu radicalmente trasformato su progetto di Matteo Lucchesi, assumendo l’aspetto di una sontuosa villa veneta. Alienato nel 1833, il castello fu drasticamente spoliato.

Il Castello attualmente è ridotto allo stato di rudere.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Coltura 26, Polcenigo

Stato di conservazione: ruderi

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Fontana_Nettuno_Gorizia

Fontana del Nettuno

L’opera, voluta dall’imperatrice Maria Teresa, fu disegnata dall’architetto Nicolò Pacassi e scolpita dal padovano Marco Chiereghin nel 1756, per la piazza del Traunich (oggi Piazza Vittoria) su cui si affacciano la chiesa di Sant’Ignazio e il palazzo della Prefettura. La pietra fu donata dal giudice e rettore Francesco Gironcoli, che fu creato Nobile del Sacro Romano Impero con il predicato de Steinbrunn. I tre Tritoni raffigurano i tre fiumi che lambiscono il territorio di Gorizia: l’Isonzo, il Corno e il Vipacco.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza della Vittoria, Gorizia

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ALTRO IN ZONA
AlpineCost

Alpine Coaster

Emozioni mozzafiato a bordo di bob su rotaia

L’Alpine Coaster, attrazione aperta estate ed inverno, vi farà rovare emozioni mozzafiato a bordo di bob su rotaia a due posti.
1.000 metri di dossi e paraboliche per sensazioni indimenticabili.

La partenza si torva nel centro di Piancavallo tra il Palaghiaccio e la seggiovia Tremol 1 e il percorso che si snoda a fianco della pista Salomon.
L’Alpine Coaster è adatto a grandi e piccoli e garantisce una discesa a tutta velocità in assoluta sicurezza.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


ORARIO DI APERTURA
Periodo invervale:
sabato e domenica dalle 13.00 alle 16.30

Periodo estivo:
Luglio: sabato e domenica 5-6, 12-13, 19-20, 26-27:
Agosto: apertura continuata da venerdì 1 a domenica 24 agosto e sabato 30 e domenica 31;
Settembre: sabato e domenica 6-7 e 13-14.

Orari:
Feriale: 10.00-13.00/14.00-17.00
Sabato, domenica e settimana di ferragosto: 10.00-13.00/14.00-17.30

Biglietto d’ingresso
Biglietto intero
Corsa singola: € 4,00
3 corse: € 11,00
5 corse: € 18,00

Biglietto ridotto e gruppi
Corsa singola: € 3,00

PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Promotur Piancavallo
Piazzale Tremol
Tel. +39 0434 655258
piancavallo@promotur.org

Ufficio turistico di Piancavallo
Via Collalto, 1
33081 Piancavallo (PN)
Tel. +39 0434 655191
info.piancavallo@turismo.fvg.it

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Giardino_Castello_Strassoldo_Sopra

Giardini dei Castelli di Strassoldo

Giardino del Castello di Strassoldo di Sopra

Nel Settecento il complesso fortificato del castello fu oggetto di ampie ricostruzioni che lo ridefinirono come moderna villa di campagna che, in quanto tale, non poteva prescindere dall’esibire un curato giardino. All’interno del parco secolare si ritagliano diverse aree verdi solcate da ruscelli di risorgiva. Il giardino

principale si estende tra il nucleo del maniero e il corso Milleacque, che anticamente fungeva da fossato del castello di Sopra. Di impianto informale, con dense zone arboree concentrate lungo il perimetro, il parco era in origine delimitato da una fila di carpini neri, che oggi è un folto coacervo di varietà di piante contemporanee come aceri campestri, tigli, ippocastani e alberi secolari, come la magnifica Magnolia di trecento anni. Si possono, inoltre, ammirare fra le altre numerose piante di taxus baccata, un gazebo di palme e le aiuole fiorite con rose antiche, tea ed inglesi, camelie ed ortensie. Un secondo giardino è stato, invece, ricavato nella distesa che ospitava l’antico brolo, tra la cancelleria ed il fiume Taglio.

Nel XVIII secolo il giardino doveva presentarsi con un tradizionale impianto di tipo formale con siepi e vialetti, ospitava alberi da frutto ed un orto formale, mentre un ponte permetteva di accedere al castello in carrozza. Risalenti all’epoca sono ancora gli elementi decorativi, tra i quali spicca un’imponente orangérie colonnata, statue e alcuni pozzi.

Peculiarità del luogo è un microclima particolarmente mite; infatti, la temperatura del suolo non scende mai al di sotto dei 13 gradi, fenomeno che garantisce la proliferazione di molte specie esotiche, come le palme e le rose cinesi. Le rive dei corsi d’acqua, che ospitano i salici piangenti sono, inoltre, popolate da germani reali, anatre e cigni.
 

Giardino del Castello di Strassoldo di Sotto

Il parco e il giardino annessi al castello di Strassoldo di Sotto sono situati alla confluenza di due fiumi di risorgiva – il Taglio e il Milleacque – e sono separati dal viale che conduce ai terreni arginali della famiglia, a est, e alla storica strada di Aquileia, a ovest. Si tratta di uno dei primi esempi di giardino paesaggistico nella zona, in ottimo stato di conservazione.

Il giardino sorge negli spazi della corte del Castello e del borgo che gli si è raccolto intorno, mentre la peschiera meridionale costituiva in origine l’antico fossato difensivo. L’area dell’odierno parco era un acquitrino paludoso e sterile che fu bonificato nel corso del XVIII secolo da Francesco Nicolò di Strassoldo, il quale fece realizzare una rete di drenaggio delle acque e rese il sito «fertile, navigabile e pescoso».

Il parco era regolarmente ripartito in settori rettangolari tramite vialetti e raccordato all’isola che emergeva dalla peschiera: un giardino all’italiana con piante di bosso e sempreverdi, geometricamente disposti. Nella parte originariamente occupata da boschetti e risorgive fu realizzato un impianto che sfruttava la copiosa presenza acquifera con complesse opere di ingegneria idraulica: fontane, pozzi, laghetti e peschiere moltiplicavano nei riflessi le statue ornamentali.

Nella seconda metà dell’Ottocento l’impianto fu modificato e convertito in giardino di tipo informale circondato da fasce alberate perimetrali di carpini e cedri. La peschiera meridionale costituisce l’unico elemento superstite dell’assetto settecentesco.

Negli ultimi decenni del Novecento, a causa della perdita di specie d’alto fusto ottocentesche, il parco è stato ripopolato in prevalenza con conifere. Accanto ad alcune specie interessanti per rarità o vetustà se ne trovano altre tipiche dei giardini locali come ippocastani, ontani, betulle, faggi e acacie.

Informazioni

Giardino del Castello di Strassoldo di Sopra

Indirizzo: Via dei Castelli, 17-33, Strassoldo (Cervignano del Friuli)

Superficie totale: 0,60 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema formale e informale

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: elementi in pietra, fontana circolare, orangérie, pozzo

Specie botaniche di rilievo: acero campestre, bosso, carpino bianco, convallaria, ligustro, magnolia grandiflora

Visite: Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia

Gabriella ed Elisabetta di Strassoldo

Tel.: +39 0431 93217/ +39 0431 93095

E-mail: info@castellodistrassoldo.it

 

Giardino del Castello di Strassoldo di Sotto

Indirizzo: Via dei Castelli 22, Strassoldo (Cervignano del Friuli)

Superficie totale: 2,00 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema geometrico

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: esedra, peschiera, peschiera con isola

Specie botaniche di rilievo: bosso, carpino bianco, convallaria, ippocastano, sequoia, magnolia

Visite: guidate a gruppi su prenotazione

Telefono: +39 0431 93093

E-mail: info@castellodistrassoldo.it

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Tempio_Ossario_Timau

Tempio Ossario

L’Ossario di Timau fu costruito sui resti dell’antico Santuario del Santissimo Crocifisso, distrutto durante la prima guerra mondiale. Vi sono custodite le spoglie di oltre 1700 Caduti provenienti dal fronte dell’alto Bût sparse nei piccoli cimiteri di guerra della Carnia. Il progetto venne affidato a Giannino Castiglioni, già impegnato nei Sacrari di Redipuglia, Oslavia e Caporetto. All’interno si conservano la Madonna delle Nevi, dipinta nel 1916 da Pietro Fragiacomo, e un ciclo pittorico di Marino Sopracasa.

Dal Tempio il 1° novembre di ogni anno parte la fiaccola che arriva al Sacrario di Redipuglia per le celebrazioni del 4.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: via Nazionale 144, Frazione Timau, Paluzza

Informazioni: Museo della grande guerra di Timau, via Nazionale 90 – tel.: +39 0433 779168; www.museograndeguerratimau.it; e-mail: museotimau@alice.it

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Castello_Toppo_Travesio

Castello di Toppo

Il castello di Toppo, che si erge su un’altura rocciosa tra i fiumi Meduna e Tagliamento, è documentato a partire dal 1186. Il feudo appartenne all’omonima famiglia che, nel Cinquecento, si trasferì nel palazzo signorile che sorge nel borgo, lasciando cadere in rovina il maniero.

Gli imponenti resti del castello sulle pendici del monte Ciaurlèc dominano l’abitato di Toppo. Si tratta di un esempio ben conservato di architettura fortificata del Friuli tra il XII e il XIV secolo: una costruzione massiccia, munita di una serie di feritoie e disposta su due piani che conserva parte della merlatura ed è delimitata da due cinte murarie, tuttora visibili, di cui la più vecchia supera i 15 metri di altezza. Questa, con andamento poligonale, racchiude il fortilizio con la possente torre-mastio di epoca feudale. Al suo interno, gli scavi archeologici effettuati nel corso del restauro, hanno rinvenuto le prove dell’esistenza di una zecca clandestina che nel primo trentennio del XIII secolo coniava monete false, veneziane e carinziane. A fianco del mastio sorgeva la residenza dei signori di Toppo e, a ridosso della cerchia esterna, trovavano posto il pozzo, le stalle, le rimesse e le piccole officine artigiane. Qui fu eretta anche la chiesetta castellana di Sant’Antonio Abate, con i pregevoli affreschi del XIV secolo. Una strada mulattiera sale dal sottostante villaggio al castello, attraversando il bosco.

 

Informazioni

Indirizzo: Frazione Toppo, Travesio

Stato di conservazione: ruderi

Informazioni e visite: Ufficio Turistico di Toppo
Palazzo Toppo-Wassermann
via Verdi 98,
33090 Toppo di Travesio, PN

Tel. 0427 90350
turismo@comune.travesio.pn.it

Orari di apertura:
Mercoledì
9:00 – 12:00
Sabato e Domenica
9:30 – 12:30
14:30 – 17:30

www.castelloditoppo.eu
Fb: @ufficioturisticotoppo

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itsvevo

Italo Svevo: Itinerari Triestini

James Augustine Aloysius Joyce nasce nel 1882 da una famiglia della media borghesia cattolica dublinese. Dopo aver frequentato il Clongowes Wood College, gestito da gesuiti, si laurea in lingue straniere (francese e italiano) e si trasferisce a Parigi per studiare medicina ma – sia per la difficoltà delle lezioni in francese sia per problemi finanziari – non continua gli studi, ritornando a Dublino.

Del 1904 è il primo tentativo di pubblicare Ritratto di artista, il racconto che poi diventerà Stephen Hero e successivamente Ritratto dell’artista da giovane e le prime poesie della raccolta Musica da camera.

Insofferente al provincialismo bigotto di Dublino, Joyce lascia la città con Nora Barnacle conosciuta pochi mesi prima e che sposerà nel 1931. Informato che alla Berlitz School di Trieste si era reso disponibile un posto di insegnante di inglese, James assieme a Nora, raggiunge la città adriatica per scoprire che il posto non è libero. Viene quindi mandato alla filiale che l’istituto aveva aperto a Pola, in Istria, da dove però nel marzo 1905 tutti gli stranieri vengono espulsi per ragioni di controspionaggio. Tornato a Trieste, la Berlitz lo assume e inizia uno dei periodi più fecondi per la sua produzione letteraria.

Durante il suo soggiorno triestino Joyce completa la raccolta di racconti Gente di Dublino, pubblica una seconda stesura della raccolta di poesie Musica da camera, scrive il poema in prosa autobiografico Giacomo Joyce e inizia, oltre al dramma Esuli, il lavoro che gli darà fama internazionale: l’Ulisse.

Importantissima è la sua amicizia con Ettore Schmitz, alias Italo Svevo, “scrittore negletto” secondo le stesse parole di Joyce, che lo conosce nel I 907 quando Svevo deve imparare l’inglese per gestire la fabbrica di Londra della ditta di vernici Veneziani. Svevo è considerato uno dei modelli di Leopold Bloom, soprattutto negli aspetti più propriamente ebraici.

Durante la prima guerra mondiale Joyce si trasferisce a Zurigo dove finisce Esuli e continua il lavoro sull’Ulisse. Torna a Trieste nel 1919 ma, deluso dal nuovo clima della città passata all’amministrazione italiana, ci resta meno di nove mesi per poi partire per Parigi dove rimarrà per i successivi vent’anni.

Nel 1922 comincia Work in progress che rinominerà Finnegans Wake, lavoro che occuperà sedici anni della sua vita.

James Joyce è sepolto a Zurigo, dove morì nel 1941 dopo essere fuggito da Parigi nell’imminenza dell’arrivo delle truppe naziste.

 

Vedi Italo Svevo: Itinerari triestini / Italo Svevo: Triestine Itineraries a cura di Renzo S. Crivelli e Cristina Benussi; introduzione di Claudio Magris, MGS Press, Trieste 2006

 

1

CASA NATALE DI ARON HECTOR SCHMITZ ALIAS ITALO SVEVO
Via dell’Acquedotto, 16 (oggi viale XX Settembre, 16)
Vi nacque Hector Aron Schmitz il 19 dicembre 1861 da Allegra Moravia e Francesco. In questa casa rimane fino al 1881. Le strade adiacenti alla contrada sono il palcoscenico sul quale si muovono molti personaggi delle sue creazioni letterarie.
Una sera, al principio di gennaio, il Balli, con un infinito malumore, camminava soletto lungo l’Acquedotto
- Senilità, 1898 -

2

SCUOLA ELEMENTARE
Via della Legna, 5 (oggi via Gallina, 5)
Ettore Schmitz frequenta le elementari alla scuola privata maschile diretta da Sabbato Raffaele Melli, che allora era il vice-rabbino di Trieste. La scuola era situata nella stessa abitazione del Melli, in via della Legna, ora Gallina che porta da piazza San Giovanni a piazza Goldoni, già della Legna, così chiamata per lo svolgersi del mercato della legna da ardere proveniente dall’Istria.
A 11 anni passa quindi alla scuola privata ebraica di Emanuele Edeles e dal 1874 al 1878 al Brussel’sche Institut di Segnitz in Baviera.

3

SCUOLA SUPERIORE DI COMMERCIO “PASQUALE REVOLTELLA”
Via Carducci, 12
Fra il 1878 e il 1880 frequenta la scuola superiore di Commercio Revoltella, istituto tecnico commerciale fondato dal barone Pasquale Revoltella. Ettore tornerà da insegnante alla scuola. L’istituto costituì il primo nucleo dell’Università di Trieste come facoltà di Economia e Commercio.

4

FILIALE N. 12 DELLA BANCA UNION
Galleria Tergesteo, scala 1 (oggi via Einaudi, 1)
Il 27 settembre 1880 interrompe gli studi a causa di problemi economici della famiglia e inizia a lavorare presso la sede triestina della Banca Union di Vienna come impiegato alla corrispondenza estera. In questi anni Svevo scrive Una Vita, il suo primo romanzo, nel quale il protagonista Alfonso Nitti è un impiegato di banca.
Lascerà la banca nel 1898, dopo il matrimonio, per andare a lavorare alla fabbrica Veneziani. La galleria si trova vicino al palazzo della Borsa ed era luogo d’incontro degli uomini d’affari triestini. Proprio al Tergesteo nella Coscienza di Zeno il protagonista conoscerà Giovanni Malfenti, suo futuro suocero.
Ero venuto al Tergesteo per consiglio dell’Olivi che mi diceva sarebbe stato un buon esordio alla mia attività commerciale frequentare la Borsa.
-La coscienza di Zeno, 1923 –

5

BIBLIOTECA CIVICA ATTILIO HORTIS
Piazza Lipsia (oggi piazza Attilio Hortis)
Il palazzo edificato tra fine ’700 e inizio ’800, divenuto proprietà Biserini nel 1804, passato al Comune che nel 1817 vi sistemò l’Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, fu ristrutturato da Pietro Nobile. La Biblioteca Civica vi si insediò nel 1820.
Nel 1873 fu nominato suo direttore Attilio Hortis studioso e politico a cui nel 1950 vennero intitolate la biblioteca e la piazza antistante. Ettore Schmitz e Alfonso Nitti vi si recavano dopo il lavoro alla banca.
Scoperse la biblioteca civica e quei secoli di cultura messi a sua disposizione, gli permisero di risparmiare il suo magro borsellino. Con le sue ore fisse, la biblioteca lo legava, apportava nei suoi studii la regolarità ch’egli desiderava.
In biblioteca fece poche conoscenze. Entrava nella lunga sala di lettura tutta occupata da tavoli disposti parallelamente, occupava un posto qualunque e per qualche tempo con la testa fra le mani era tanto assorto nella lettura da non vedere neppure chi accanto a lui sedesse.
- Una Vita, 1892 -

6

STATUA
Piazza Hortis
Opera dello scultore Nino Spagnoli, la statua bronzea collocata nella piazza nel 2004, rappresenta lo scrittore che si reca alla Biblioteca Civica.

7

ABITAZIONE DELLA GIOVINEZZA
Via Battisti, I2 (Corsia Stadion, 12)
Negli anni in cui Ettore lavora alla banca Union, risulta che la famiglia Schmitz abitasse in Corsia Stadion, dove si era trasferita da via dell’Acquedotto, sua parallela.
Ebbi la ventura di trovare in Corsia Stadion un portone ancora aperto e illuminato in cui mi rifugiai proprio a tempo! Subito dopo il nembo s’abbatté sulla via. Lo scroscio di pioggia fu interrotto da una ventata furiosa che parve portasse con sé anche il tuono tutt’ad un tratto vicinissimo. Trasalii! Sarebbe stato un vero compromettermi se fossi stato ammazzato dal fulmine, a quell’ora, in Corsia Stadion! Meno male ch’ero noto anche a mia moglie come un uomo dai gusti bizzarri che poteva correre fin là di notte e allora c’è sempre la scusa a tutto.
- La coscienza di Zeno, 1923 -

8

PORTICI DI CHIOZZA
I portici di Chiazza, dal nome dell’architetto che li progettò, all’epoca di Svevo erano a due arcate (ne sopravvisse una sola nella successiva ristrutturazione del palazzo). Svevo vi si recava per frequentare l’omonimo caffè, luogo d’incontro di artisti e intellettuali e in particolare per vedersi con l’amico pittore Umberto Veruda (ispiratore del personaggio di Stefano Balli in Senilità). Veruda, assieme ai colleghi pittori Carlo Wostry e Isidoro Grünhut, aveva lo studio proprio accanto al caffè, al numero 20 di via Carducci. Accomunati dalla passione per l’Impressionismo tedesco, questi tre artisti diedero vita a una delle migliori stagioni dell’arte pittorica triestina della fine del XIX secolo, furono inoltre tra i più fervidi promotori del Circolo Artistico Triestino a partire dal 1884.
Una sera egli doveva trovarsi con lei alle venti precise, ma mezz’ora prima, il Balli mandò ad avvisarlo che lo attendeva al Chiozza, giusto a quell’ora, per fargli delle comunicazioni importantissime.
- Senilità, 1898 -

9

TEATRO VERDI
Piazza Verdi, 1
Svevo e la moglie Livia Veneziani frequentavano abitualmente il teatro lirico cittadino benché Svevo fosse maggiormente interessato alla prosa, i cui spettacoli si tenevano prevalentemente in altre sale: quelle del Teatro Filodrammatico e del Politeama Rossetti.
Per quella sera non trovò il Balli. Sul tardi venne fermato dal Sornioni il quale ritornava dal teatro. Dopo il saluto, subito, costui raccontò di aver vista a teatro, in prima galleria,Angiolina colla madre; bellissima davvero con una vita di seta gialla e un cappellino di cui non si vedevano che due o tre grandi rose nell’oro dei capelli.

10

CAFFÈ FABRIS
Via Caserma, 9 (oggi piazza Dalmazia, 4)
Nell’Ottocento le colline di Romagna e Scorcola segnavano i limiti della città e nel verde di quelle alture alcune ricche famiglie avevano costruito le loro ville. Il Caffè Fabris era luogo di appuntamenti ed era collocato nel punto di confluenza tra via di Romagna e via Fabio Severo. Gli ampi locali del caffè ospitavano intellettuali e uomini d’affari che giocavano a biliardo, scrivevano in tranquillità o leggevano i giornali e le riviste sempre presenti sui tavolini. Anche Svevo frequenta il caffè e lo ricorda in Senilità.
Era probabile che Angiolina rincasasse dalla parte di via Romagna [...] gli parve di veder passare dinanzi al caffè Fabris Angiolina accompagnata da Giulia e da un uomo che doveva essere l’ombrellaio.
- Senilità, 1898 -

11

BERLITZ SCHOOL
Via San Nicolò, 32
Nel 1907, per seguire gli affari della ditta di vernici che ha aperto una filiale a Londra, Svevo ha bisogno di approfondire la conoscenza della lingua inglese e il giovane irlandese James Joyce, insegnante alla Berlitz School, si reca tre volte alla settimana a villa Veneziani per offrire delle lezioni cui spesso assistevano anche la moglie Livia e la figlia Letizia. Tra i due scrittori nasce un rapporto di reciproca stima ed è grazie all’intervento di Joyce, che nel dopoguerra si trasferisce a Parigi, che la Coscienza di Zeno ottiene l’attenzione della critica francese e quindi di quella italiana.

12

GIARDINO PUBBLICO DETOMMASINI
Angolo via Battisti – via Giulia
Il busto bronzeo di Italo Svevo, opera dello scultore Giovanni Mayer, viene scoperto nel giardino pubblico al cospetto dei familiari e delle autorità cittadine il 26 aprile 1931. L’8 settembre del 1939, il busto viene abbattuto e lordato e i giornali fascisti ne danno notizia con soddisfazione. Sul milanese “Il Popolo d’Italia” del giorno successivo si legge: “Un busto inutile eliminato” e “La Tribuna” di Roma incalza: “Questa notte è stato deposto dal piedistallo il busto in bronzo di Italo Svevo, scrittore noto soltanto perché ebreo”. Fra gli altri numerosi busti di artisti e personalità triestine che si incontrano nel giardino ci sono anche quelli di Livia Veneziani e di James Joyce.
Ero appena uscito dal Giardino Pubblico che m’imbattei proprio faccia a faccia in mia suocera. Dapprima ebbi un dubbio curioso: di mattina, così di buon’ora, da quelle parti tanto lontane dalle nostre? Forse anche lei tradiva il marito ammalato.
- La coscienza di Zeno, 1923 -
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