Spiaggia_del_bosco

Spiaggia al Bosco

La spiaggia chiamata “Al Bosco” è il tratto di arenile tra la spiaggia principale di Grado e la spiaggia di Pineta. Il nome è dato dalla zona boschiva che la circonda, dove si può parcheggiare a pagamento arrivando così proprio a ridosso della bella spiaggia sabbiosa lunga più di un chilometro. L’ingresso è gratuito; alcuni tratti sono in concessione e vi si possono noleggiare lettini e ombrelloni.

Il fondale qui è molto basso fino ai banchi di sabbia, l’acqua mai fredda, ideale per i bambini; oltre i banchi di sabbia l’acqua diventa più profonda. Questa spiaggia è sempre molto tranquilla, e l’ampia fascia alberata permette di riposare all’ombra e fare dei pic-nic.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Cascate_Butines

Cascate Butines

Il torrente Pontaiba in Val di Cosa ha scavato nella roccia una serie di gole e salti d’acqua immersi in un paesaggio incontaminato. Le tre cascate dette “Butines” scorrono su lastre di roccia verticali. Il torrente Pontaiba è anche adatto al canyoning.

Le cascate Butines si trovano presso Manazzons di Pinzano al Tagliamento (PN), facilmente accessibili: una strada che corre parallela al torrente porta nella parte alta a una vista particolarmente spettacolare sulle tre cascate.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI PORDENONE

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Parco Naturale delle Dolomiti Friulane

Quest’area protetta è un paradiso naturale incontaminato racchiuso tra il Piave, l’Alto Tagliamento, la Val Tramontina e la Val Cellina. Le Dolomiti d’Oltre Piave, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sono una catena montuosa compatta, delimitata da baluardi imponenti e solcata da strette valli, ricca di scenari inattesi e mozzafiato. Le vallate, scarsamente antropizzate e autenticamente selvagge, si addentrano tra le aspre vette dolomitiche che includono il Monte Cridola, le guglie dei Monfalconi che si stagliano verso il cielo al centro di un catino glaciale, il Duranno, la Cima dei Preti, la Cima Cadin degli Elmi e gli Spalti di Toro, con il solitario e ieratico Campanile della Val Montanaia, simbolo della Val Cimoliana, vero cuore del Parco.

Queste cime custodiscono un’impressionante varietà di attrazioni paesaggistiche e curiosità, come le impronte fossili di dinosauro nei pressi di Casavento, il fenomeno erosivo dei libri di San Daniele sul Monte Borgà, le praterie di alta quota di Canpuros, i pascoli di malga Senons e la solitudine dei Canali di Meduna.

L’aquila reale, simbolo stesso del Parco, che abita ogni vallata, è indice dell’elevato grado di salute ambientale del territorio che ospita, inoltre, branchi di stambecchi, caprioli, camosci e cervi, nonché marmotte, galli forcelli e galli cedroni.

Il Parco naturale delle Dolomiti friulane, con i suoi 37 mila ettari, è il più vasto parco del Friuli Venezia Giulia. Questo territorio impervio e austero regala delle delicatezze inattese, come la ricchezza floristica, specie rare e protette come la splendida varietà di orchidea selvatica detta pianella della Madonna, la campanula morettiana, il papavero delle rocce e, inoltre, autentici endemismi che qui si rivelano nella loro bellezza e peculiarità come la bianca arenaria di Huter, la genziana di Froelich dall’inconfondibile colore blu e la dafne blagayana.

Il territorio, considerato di grande interesse geologico, ambientale e naturalistico richiede una fruibilità discreta e coerente, compatibile con uno sviluppo sostenibile e consapevole.

Nelle vicinanze si trova anche la Riserva naturale regionale Forra del Cellina (304 ettari), spettacolare solco che il Torrente Cellina ha scavato negli strati calcarei fra Barcis, Andreis e Montereale Valcellina prima del suo sbocco nell’alta pianura friulana. Questi monti sono un’incredibile campionario di geomorfologia, che rivela l’evoluzione lenta e complessa del territorio, documentata dalla presenza di faglie, stratificazioni rocciose, sovrascorrimenti e fratture che si contrappongono a morene e piramidi di terra formatesi dall’incessante lavorio di antichi ghiacciai. Questi, alcune migliaia di anni fa, si diffondevano in tutte le valli del comprensorio prealpino lasciando grandi e piccoli “circhi” glaciali modellati nei fianchi montuosi. Le guglie, gli aghi di roccia e gli straordinari torrioni dolomitici sono il risultato di un’intensa erosione alpina. Non si possono dimenticare i grandiosi depositi della frana del Monte Toc, all’origine della catastrofe del Vajont.

Il parco è una meta escursionistica di indubbio fascino. La rete sentieristica, vasta e opportunamente segnalata, offre percorsi tematici e naturalistici, nonché percorsi attrezzati per scalate su roccia. I tracciati più impegnativi, attraverso aree prive di segnaletica, garantiscono ai più esperti un’esperienza di alpinismo tradizionale in un ambiente spontaneo e inalterato. D’inverno, invece, si possono provare passeggiate con sci da fondo o con racchette da neve, sci alpinismo e corsi di arrampicata su cascate ghiacciate.

 

Informazioni


Ubicazione: L’area protetta si estende dalla provincia di Pordenone a quella di Udine ed abbraccia la Valcellina (comuni di Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso), l’Alta Valle del Tagliamento (comuni di Forni di Sopra e Forni di Sotto) e i territori confluenti verso la Val Tramontina (comuni di Frisanco e Tramonti di Sopra)

Estensione: 36.950 ettari

Informazioni: www.parcodolomitifriulane.it – Ente Parco naturale Dolomiti friulane, via Roma 4, Cimolais – facebook.com/dolomitifriulane – instagram.com/dolomitifriulane – twitter.com/parcoDF

Servizi: sentieri segnalati, rifugi, foresterie, malghe, punti ristoro, pic-nic, punti fuoco, parco giochi per bambini, campeggio, noleggio bici, aree di sosta camper

Attività: trekking, escursioni guidate, alpinismo, sport invernali, scalate su roccia, itinerari naturalistici-etnografici per scolaresche, corsi di ecoclimbing, recinti faunistici

Centri visite del Parco delle Dolomiti friulane: Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Barcis, Poffabro, Tramonti di Sopra, Forni di Sopra, Forni di Sotto

Tel.: 0427 87333

E-mail: info@parcodolomitifriulane.it

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ALTRO NELL’AREA DEL PARCO
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Lago di Bordaglia

Il Lago di Bordaglia si trova nel Comune di Forni Avoltri, all’interno dell’Oasi faunistica di Bordaglia-Flèons, istituita nel 1968, la più vasta oasi di rifugio faunistico del Friuli Venezia Giulia, compresa nel Parco del Monte Coglians. Considerato tra i più bei laghi della Carnia, sta sul fondo di una conca di origine glaciale, in mezzo ai pascoli sottostanti il versante del monte Volaia, circondato da grandi larici, pini, da boscaglie di pino mugo e ontano e da una flora estremamente variegata, che comprende specie protette come le genziane e una preziosa varietà di orchidee.

Nell’oasi troviamo camosci, cervi, caprioli e quasi tutti i carnivori regionali, dalla volpe all’ermellino, dalla marmotta alla faina. Fra la vegetazione arbustiva trovano riparo il picchio nero, il merlo dal collare e gruppi di crocieri. Ma tra gli uccelli ci sono anche esemplari più rari come il gallo cedrone, il gallo forcello, il francolino di monte, la pernice bianca, l’aquila reale e la coturnice.

La zona comprende anche alcuni siti di notevole interesse paleontolitico.

Per raggiungere il lago di Bordaglia si può percorrere un affascinante sentiero tra torrenti, cave, casere e postazioni difensive della prima guerra mondiale. Durante il percorso verso il lago si giunge alla sorgente dell’acqua minerale Goccia di Carnia.

Informazioni


Comune di Forni Avoltri
www.comune.forni-avoltri.ud.it

Ufficio turistico di Forni Avoltri
33020 Forni Avoltri (UD)
Corso Italia, 24
Tel: +39 0433 72202
info.forniavoltri@turismo.fvg.it

Ufficio turistico di Ravascletto
Piazzale Divisione Julia
33020 Ravascletto (UD)
Tel. +39 0433 66477 Fax. +39 0433 616921
info.ravascletto@turismo.fvg.it

Ufficio turistico di Arta Terme
Via Umberti I, 15
33022 Arta Terme (UD)
Tel. +39 0433 929290 Fax +39 0433 92104
info.artaterme@turismo.fvg.it

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    Sentiero del Lago di Bordaglia ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

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Riserve Naturali del Rio Bianco e di Cucco

La Riserva naturale integrale di Rio Bianco si trova immersa tra boschi di abete rosso, pino nero e larice, custoditi da aspre pareti rocciose a strapiombo. La Riserva naturale di Cucco è in prossimità dell’abitato di Malborghetto, presso le pendici del monte Alpe Piccola. Ospita una pineta naturale di pino nero d’Austria, di grande valore per la sua rarità, dove non mancano alcuni interessanti endemismi come l’euforbia della Carnia e numerose specie rare tra le quali la dafne alpina e la viola rupestre.

L’area protetta del Rio Bianco, resa inaccessibile dal territorio impervio, caratterizzato da pendii scoscesi di rocce di dolomia, salti e ripidi ghiaioni, preserva un ecosistema selvaggio e intatto, uno degli ambienti più integri delle Alpi orientali. La riserva è inoltre ricca d’acqua, con molte sorgenti che alimentano il Rio Bianco, formando piccoli ruscelli a cascate.

Tra la fauna troviamo il camoscio, il cervo, il capriolo, la volpe, la martora, il tasso, la lepre alpina, lo scoiattolo; tra gli uccelli, l’aquila reale, il gufo reale, il grifone, il gheppio, lo sparviero, il codirosso spazzacamino e il picchio nero.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Ubicazione: Comune di Malborghetto-Valbruna

Estensione: 378 ettari / 21 ettari

Servizi: Centro area di parcheggio “La foresta” presso Bagni di Lusnizza provvisto di museo, giardino botanico

Visite: visitabile solo per ragioni di studio o escursioni naturalistiche previa autorizzazione del Corpo Forestale dello Stato, via Romana 35, Tarvisio – tel.: 0428 2786 / 0428 2787; e-mail: utb.tarvisio@corpoforestale.it

Orari di apertura: 8.00-13.00 e 14.00-17.00

 

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

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Giardino Abbaziale e Prati Burovich

Il giardino del complesso dell’abbazia di Santa Maria in Sylvis si estende nel centro storico dell’abitato, in continuità con gli spazi verdi della residenza Burovich, cinti da fossati a nord-est e raccordati da un ponte in legno.

Il giardino dell’abbazia presenta un impianto naturalistico, mentre quello del palazzo è all’italiana.

All’inizio dell’Ottocento il terreno era destinato a orto o a prato e nei pressi dell’abbazia sorgeva un cimitero poi dismesso. Alla prima metà del Novecento risale la composizione del giardino Burovich, armonicamente ripartito secondo tracciati geometrici lungo un asse centrale e ritmato dai parterres topiari in bosso; risente però anche di modalità compositive già affermatesi soprattutto oltralpe, con grande interesse per le rose e per i giochi cromatici delle corolle dei fiori, così come per un raffinato rapporto tra luce ed ombra, determinato dalle arcate di rose. I Burovich de Szmajevich, originari della cittadina dalmata di Perasto, agli inizi del Settecento si erano trasferiti in terraferma veneta avendo acquisito dalla Serenissima il titolo di conti.

Tra il 2001 e il 2006 sono stati effettuati gli interventi di recupero e di valorizzazione dell’area che è stata destinata a spazio pubblico e del palazzo che è ora sede comunale.

Alla recintazione del giardino in siepe di carpino bianco si sostituisce, per un tratto, un graticcio ligneo “a gelosia”, ricoperto di rose, che separa la parte del parterre vivente da quella in pietra e sasso. Vi si possono ammirare iris, gigli, scille, narcisi, anemoni, nigelle, lavande, primule selvatiche, fragole a frutto piccolo, violette e una gran varietà di aquilegie.

Nelle zone d’ombra troviamo, inoltre, felci, ellebori, acanti, gruppi di mughetti e di bucaneve. Lungo un vecchio muro crescono ortensie, felci, ellebori e anemoni giapponesi e, sulla facciata interna del palazzetto, le glicini arrampiacate su di arcate metalliche.

Si coltivano oltre quaranta varietà di rose: alcune rose d’epoca, appartengono all’impianto originario, mentre fra quelle moderne si annoverano le cosiddette “rose inglesi” dovute al notissimo ibridatore David Austin; tra le rose storiche è notevole un esemplare di Cardinal de Richelieu, che ha assunto una dimensione davvero rara per questo tipo di varietà.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Castello 1, Sesto al Reghena

Superficie totale: 2,10 ha

Impianto planimetrico: informale (giardino abbaziale) e all’italiana (Palazzo Burovich)

Condizione giuridica: proprietà pubblica (Comune di Sesto al Reghena) ed ecclesiastica

Peculiarità scenografiche e compositive: orto, uccellanda

Specie botaniche di rilievo: bosso, Ophiopogon japonica,varie specie di rose botaniche

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI PORDENONE

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Poffabro

Nominato per la prima volta nel 1339, è un borgo in Val Colvera, nelle Prealpi Carniche, che deriva il nome da Prafabrorum, ovvero prato dei fabbri.

Il paese è un compendio di caratteri architettonici tipici della montagna friulana, dove forme e materiali si fondono garbatamente con il paesaggio circostante: pietre arenarie e calcaree tagliate al vivo, ballatoi e scale in legno, pilastri e archi in sasso. Questo borgo rurale di origini molto umili e dalle linee austere è ingentilito da capitelli votivi sparsi ovunque e chiesette minori.

Il pittore Armando Pizzinato lo definì l’esempio di architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre Prealpi ed è, in effetti, incluso tra i borghi più belli d’Italia.

Ogni inverno, da metà dicembre a metà gennaio, le strade del borgo si popolano di oltre un centinaio di presepi.

 
 
 
 
 

Informazioni


Dove: Poffabro, frazione del Comune di Frisanco in Provincia di Pordenone

 

Informazioni: Comune di Frisanco, Via Valdestali 8 – www.comune.frisanco.pn.it – Tel.: +39 0427 78061; Fax: +39 0427 78062; e-mail: protocollo@comune.frisanco.pn.it

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