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Giardino e Parco di Palazzo Altan Rota

Il parco, posto nell’area retrostante il palazzo, è delimitato su due lati dall’antico percorso delle mura e del fossato e si sviluppa su di un terreno pianeggiante, ad eccezione di alcuni rilievi, uno dei quali nasconde un rifugio antiaereo.

Vi si accede dalla piazza e da via delle Fosse tramite un cancello e un ponte che supera la roggia.

Palazzo Altan Rota è uno tra gli edifici più antichi del centro storico, oggi sede del municipio. Il corpo principale fu eretto nella seconda metà del Quattrocento dalla famiglia Altan, conti di Salvarolo, secondo l’impianto tripartito della casa padronale veneta. Il portico d’ingresso fu edificato nel XVII secolo per delimitare una corte quadrata nella quale è presente un giardino all’italiana con bosso e palme del Giappone.

Dietro il complesso dominicale si estende un parco d’ispirazione tardoromantica dei primi anni del XX secolo, attribuito all’architetto Domenico Rupolo, che realizzò anche l’ampliamento del palazzo. Al suo interno sono ospitati: una vasca circolare con ninfee racchiuse da arbusti di osmanto odoroso; una torre circolare del XV secolo, un rifugio costruito durante la Prima guerra mondiale, la serra.

Le essenze vegetali sono eterogenee e, alcune, molto antiche, in una commistione di varietà autoctone e altre di gusto esotico importate all’epoca dall’Asia e dal Nord America.

 

Informazioni

Indirizzo: Piazza del Popolo 31, San Vito al Tagliamento

Superficie totale: 0,74 ha

Impianto planimetrico: formale (giardino), naturalistico-informale (parco)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di San Vito al Tagliamento

Peculiarità scenografiche e compositive: statue, fontana, torre

Specie botaniche di rilievo: bosso, cedro della California, cipresso calvo, magnolia, palma del Giappone, platano, zelkova

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI PORDENONE

ValleCavanata

Riserva Naturale della Valle Cavanata

Situata nella porzione più orientale della laguna di Grado, la riserva naturale comprende oltre alla Valle Cavanata anche il Canale Averto, antico ramo del delta del fiume Isonzo che segna il confine orientale della riserva, e la fascia di bosco che lo circonda. Utilizzata in passato come valle da pesca, oggi ospita tra barene e spiaggette numerose specie di uccelli acquatici che qui vivono e nidificano indisturbati. Appositi itinerari consentono di osservare le oltre duecentosessanta specie di uccelli segnalate nel loro habitat naturale.

La laguna, una fitta trama di canali e corsi d’acqua costeggiati da boschi e radure in cui si rifugiano molte specie animali, è stata arginata e comunica con il mare aperto tramite chiuse regolabili. Man mano che ci si allontana dalla battigia, procedendo verso l’interno, le sabbie diventano più ospitali per canneti misti a giuncheti e arbusti, a questi segue la fascia del bosco litorale, con lecci, pioppi neri e bianchi, oltre ad alcuni rari esemplari di farnia. Tra gli arbusti predominano il sambuco, la robinia e il rovo, a cui si associano il biancospino, il falso indaco, la sanguinella, la tamerice e il salice bianco.

La peschiera ospita pesci di acqua salmastra tra cui cefali, branzini, spigole, orate, ghiozzetti, sogliole e anguille. Vi si possono osservare numerosissime specie di uccelli che nidificano sulle barene e sugli isolotti e che gremiscono le acque basse in cerca di cibo come i limicoli, i cigni, le oche selvatiche, i germani reali e il cavaliere d’Italia. Sulle piane di marea si osservano gli aironi e i chiurli alla ricerca del pesce sorpreso dalla bassa marea. Le isole di origine artificiale ospitano una colonia di gabbiani reali che conta circa seicento coppie. Vi nidificano anche il cigno reale, l’oca selvatica e il germano reale.

Simbolo della Riserva è l’oca selvatica, reintrodotta nel 1984, che oggi conta un centinaio di esemplari. Alla riserva sono associati il Centro visite con un acquario e uno stagno di acqua dolce, il Laboratorio Didattico di Casa Spina e alcuni osservatori.
 

Informazioni

Ubicazione: Valle Cavanata e Canale Averto si trovano tra Grado Pineta e Fossalon di Grado, oltre il Canale Primero

Estensione: 250 ettari

Informazioni: www.vallecavanata.it

Centro visite: Via Grado 1, Grado

Orari di apertura: da fine marzo a fine ottobre lunedì e giovedì 9.00-15.30; martedì e venerdì 12.00-18.30; sabato e domenica 10.00-16.30; chiuso il mercoledì; da fine ottobre a fine marzo martedì e giovedì 10.30-15.30; domenica 10.30-15.30; la riserva è sempre visitabile

Visite: su prenotazione – tel.: 043188272 – 3404005752; e-mail: info.educazionecavanata@gmail.com

Servizi: visite guidate, gite in barca, bar, ristorante, punti ristoro, area pic-nic, area camper, noleggio biciclette, noleggio binocoli

Attività: mostra permanente sugli ambienti della Riserva, itinerari per il birdwatching, escursioni guidate

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

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Ponte del Diavolo

Attorno all’ardita costruzione che si protende sopra la gola del Natisone sono fiorite numerose leggende. Le due sponde erano unite, almeno fin dal Duecento, da una passerella in legno, che, dopo diverse imprese fallimentari, è stata sostituita dalla struttura in pietra progettata da lacopo Dugaro da Bissone, che ne iniziò la costruzione nel 1442. Alla direzione dei lavori si successero vari capomastri, finché, Bartolomeo delle Cisterne riuscì a ultimarne la costruzione al principio del Cinquecento. Le sue estremità erano difese da torri, poi abbattute verso la seconda metà del secolo scorso.

Il 27 ottobre 1917, durante la disfatta di Caporetto, il ponte fu fatto saltare nel tentativo di rallentare l’avanzata del nemico. La fantasia popolare ha legato l’ardua opera costruttiva alla potenza del soprannaturale, immaginando che il diavolo avrebbe eretto il ponte in una sola notte in cambio dell’anima del primo sfortunato che lo avrebbe attraversato e che sia stata la madre dell’oscuro tentatore a far dono del grande scoglio al centro dell’alveo su cui poggia il pilone centrale. I cividalesi però, compiuta l’opera, beffarono il diavolo, facendo percorrere il nuovo passaggio a un animale.

Alcuni ritengono che da questa tradizione forse prese spunto James Joyce per la fiaba Il gatto e il diavolo. Il luogo ebbe gran suggestione anche su D’Annunzio: «La malinconia mi porta al ponte di Cividale e m’inchina verso le acque del Natisone, simili alla turchesa di color cilesto che pende nel verde ramingo».

Un belvedere è stato realizzato dietro la vicina chiesa di San Martino, da cui la vista spazia fino al Monte Matajur e al Monte Nero.

 

 

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

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Ipogeo celtico

Nel centro di Cividale del Friuli, in via Monastero Maggiore 2, dietro una modesta porticina si nasconde una ripida scala che porta a un suggestivo e misterioso complesso di cavità sotterranee, chiamato Ipogeo celtico, posto a ridosso dell’argine roccioso destro del fiume Natisone.

Dalla scala si accede a una camera centrale; da questa partono tre cunicoli i quali a loro volta immettono in ambienti più piccoli, su livelli diversi. Le cavità sono state scavate a colpi d’ascia. Sulle pareti le asce hanno inciso nicchie, loculi e mensole e tre rozzi e misteriosi mascheroni. Ci sono poi degli scalini di raccordo scavati nella roccia, e sedili e panche di pietra.

L’Ipogeo celtico non ha ancora avuto un’interpretazione definitiva riguardo alla sua origine e funzione: gli studiosi ne danno di assai diverse. Di origine preromana, probabilmente celtica, da cui il nome; funzione funeraria, o comunque rituale, vista la vicinanza dell’acqua, oppure cisterna; ma anche carcere, romano e longobardo: l’Ipogeo rimane un mistero irrisolto.

Un’ulteriore ipotesi parla di un bagno rituale ebraico, vista anche la sua vicinanza alla sinagoga della comunità ebraica presente a Cividale dal XIII al XVII secolo.

Comunque sia, l’unica certezza è che la funzione originaria di questo particolarissimo sito, unico in regione, rimane un quesito aperto.

Informazioni


Ipogeo celtico

Via Monastero Maggiore, 6 – 33043 Cividale del Friuli (UD)

Tel. +39 0432 710460 (Informacittà) – Tel. +39 0432 700876 (Tempietto Longobardo) – Fax +39 0432 710423

e-mail: turismo@cividale.netwww.cividale.net

 

Orari di visita: è possibile visitare gratuitamente l’Ipogeo celtico prendendo le chiavi presso lo sportello Informacittà o presso il Tempietto Longobardo.

 

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Lago di Sauris

Questo lago artificiale detto anche lago della Màina si è formato con la costruzione della diga sul fiume Lumiei. Prima che la diga fermasse lo scorrere del torrente, nell’alveo si trovava il borgo di La Maina che dovette essere ricostruito a monte delle sponde. I ruderi delle case sommerse in fondo allo specchio d’acqua sono ancora visibili quando il livello della falda si abbassa.

La conca dello specchio d’acqua è raccolta tra distese boschive e terrazzi alluvionali, dove crescono rigogliosi prati e pascoli che riflettono le loro intense sfumature di verde sulla superficie delle acque. Numerosi torrenti e rii arricchiscono il paesaggio montano prima di confluire nell’ampio lago.

Sul lago è possibile praticare la pesca e sport acquatici. In zona è possibile intraprendere molte suggestive passeggiate e interessanti percorsi di varia difficoltà, per amanti del trekking e della mountain bike.
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Dove: Località La Màina, Sauris di Sotto

Informazioni: www.comune.sauris.ud.it – www.sauris.org o presso l’Ufficio turistico di Sauris di Sotto, Terminal 91 – tel: 0433 86076; e-mail: info.sauris@turismo.fvg.it

Come arrivare: percorrendo la SP73 che porta da Ampezzo a Sauris, in località la Màina, dopo aver attraversato le tre gallerie scavate nella roccia

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Castello di Susans

Il sito viene citato per la prima volta nel 1031 come “villa de Suzan”. Già soggetto alla Chiesa d’Aquileia, tra il XII e il XIII secolo il castello di Susans, insieme con quello di Pers, fu indeudato ai di Varmo.

Nel 1315 il castello fu preso e saccheggiato dal conte di Gorizia. Nel XIV secolo venne acquisito dai Colloredo che già possedevano i castelli di Mels e Colloredo. Nella seconda metà del XVII secolo il castello fu completamente restaurato dal conte Fabrizio di Colloredo Mels, il quale, cresciuto in Toscana presso la corte del granduca Ferdinando I, volle una residenza ispirata alla tradizione architettonica medicea.

Il castello, arredato con mobilia, quadri e stampe antichi, ospita oggi al suo interno un ristorante.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Susans di Majano
Informazioni: www.castellodisusans.com
Servizi: eventi, mostre, ristorante, foresteria

Tel.: 0432 948090 / 0432 656611

Fax: 0432 656612 / 0432 768

E-mail: info@castellodisusans.com

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Sentiero Rilke

Il sentiero Rilke è una passeggiata panoramica che collega Sistiana a Duino costeggiando la Riserva Naturale delle Falesie di Duino.

Il sentiero è intitolato al poeta Rainer Maria Rilke che visse ospite nel castello di Duino. Rilke amò tanto questi luoghi e vi trovò ispirazione per le sue Elegie duinesi: “Essere qui è splendido”.

Il sentiero Rilke offe la possibilità di osservare da vicino il fenomeno del carsismo e lungo l’itinerario sono state allestite postazioni panoramiche sfruttando i bunker e appostamenti militari realizzati durante la Prima e Seconda Guerra Mondiale.

Potrete ammirare baia di Sistiana e tutto il golfo di Trieste.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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