Castello_Buja

Castello di Buja

Probabile sede di un’antica fortezza longobarda, la località chiamata Boga è documentata per la prima volta nel 792, quando Carlo Magno concedette la chiesetta castellana di San Lorenzo in Monte – posta entro la cinta dell’antico maniero – al Patriarca Paolino II. Il castello di Buia è, invece, citato nel diploma ottoniano del 983 che confermava al Patriarca il possesso del castello.

La giurisdizione del feudo venne affidata dai patriarchi a ministeriali di numerose casate: i Varmo, i Villalta, i d’Arcano, i Prampero e i Colloredo che si alternarono nel controllo della fortezza. Questi ultimi dovettero impegnarsi a restaurare il castello “perché diroccato per la sua antichità”.

I Conti di Gorizia nel corso del Trecento attaccarono più volte il maniero. Nel 1375 il Patriarca assegnò Buia ai Savorgnan, che detennero il possesso del castello fino alla caduta della Repubblica veneziana.

Attualmente sono visibili alcuni lacerti dell’antico fortilizio, sparsi fra il colle di San Sebastiano, San Lorenzo e il Monte di Zoc. Brani della struttura muraria sono siti nei pressi della pieve di San Lorenzo che utilizza come campanile una delle torri perimetrali del castello.

 

Informazioni


Indirizzo: località Monte,Buja

Stato di conservazione: ruderi

Come arrivare: sentiero

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Parco_Galvani_Roseto_Pordenone1

Roseto Parco Galvani (MIRA)

Il parco – impostato secondo i canoni compositivi del giardino ‘all’inglese’ –occupa un’ampia area verde a ridosso del centro storico di Pordenone. Si tratta di un prato recintato su tutti i lati con alberi d’alto fusto e un laghetto nella zona meridionale, sulle cui sponde si sviluppa il roseto. La villa è stata la residenza della famiglia Galvani dalla fine del Settecento fino al 1900.

Negli anni Settanta del Novecento fu acquisita dal Comune di Pordenone che avviò i lavori di riqualificazione dell’area. Dichiarata nel 1980 di «grande rilevanza storica per l’ambiente naturale che la circonda», la villa è stata restaurata e ospita ora il Centro di arte contemporanea.

Nel novembre del 2010 è stato inaugurato il Museo itinerario della rosa antica, en plein air, che conserva circa 185 varietà di rose appartenenti a 40 specie diverse, disposte seguendo lo sviluppo dell’albero filogenetico: un percorso museale storico-didattico sulla rosa antica con ben 766 rosai che permette di conoscere caratteristiche, storia e collegamenti botanici di questo fiore dalla complessa genealogia.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Viale Dante 33, Pordenone

Superficie totale: 2,87 ha

Impianto planimetrico: informale all’inglese

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Pordenone

Peculiarità scenografiche e compositive: lago, percorso delle rose

Specie botaniche di rilievo: rose (185 varietà di rose appartenenti a circa 40 specie diverse), ippocastano, magnolia, tasso

Informazioni: MIRA – Museo itinerario della rosa antica, presso “PARCO” Galleria d’arte moderna e contemporanea “A. Pizzinato”

Tel.: +39 0434 523780

Fax: +39 0434 392925

www.artemodernapordenone.it

info@artemodernapordenone.it

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Villa_Manin

Villa Manin

Le candide strutture della residenza si stagliano sul verde della campagna circostante creando scenografici effetti che riportano all’epoca degli splendori della Serenissima, ma nonostante ciò Villa Manin rappresenta anche il simbolo della fine della civiltà veneta e della sua secolare autonomia. Infatti, fu qui che Napoleone firmò nel 1797 il Trattato di Campoformido decretando la cessione di Venezia all’Austria. Fu qui che visse l’ultimo doge, Ludovico Manin, discendente di una famiglia d’origine toscana che in Friuli compì una straordinaria ascesa fino all’aggregazione alla nobiltà veneziana nel 1651.

La Villa, che è stata la sontuosa residenza di campagna della famiglia Manin, è armonizzata nell’ambiente che la circonda tanto da divenire parte integrante del paesaggio con un parco secolare di diciotto ettari.

Carlo Goldoni la definì un “soggiorno degno di un re”, pensiero che dovette essere condiviso da Napoleone che vi soggiornò durante la campagna d’Italia.

L’atrio fu affrescato da Louis Dorigny (1654-1742) con il Trionfo della Primavera e racconti mitologici a monocromo. Il cuore dell’edificio è costituito dal grande salone centrale, luminosissimo nel suo aprirsi all’altezza di ben tre piani e contemporaneamente al parco retrostante. Il salone delle feste è decorato con stucchi settecenteschi e illuminato da imponenti lampadari in vetro di Murano. Segue un’infilata di stanze decorate a stucco o affrescate con illusionistici trompe-l’oeil, per poi salire al piano nobile con il naso all’insù incuriositi dai rustici soggetti mitologici che occupano la volta delle scale.

La fastosa decorazione di stucchi e sculture della Cappella di Sant’Andrea Apostolo fu ideata da Domenico Rossi (1657-1737), con gli altari barocchi di Giuseppe Torretti e due dipinti a tempera su tavola di Francesco Fontebasso.

Il magniloquente giardino, disseminato di statue allegoriche si apre su viali ricchi di essenze storiche.

Nella seconda metà del Novecento la Villa fu acquistata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

Nella barchessa di levante, dove si trovavano le scuderie, oggi si può visitare il Museo delle Carrozze e l’Armeria delle collezioni dei Civici Musei di Udine.

Il contesto della settecentesca villa ospita eventi culturali di grande richiamo: dai concerti estivi sotto le stelle, alle mostre d’arte moderna e contemporanea, dalle iniziative di carattere sportivo ai mercatini dell’antiquariato, dai festival enogastronomici e folkloristici all’intensa attività convegnistica. Il tutto con un occhio attento a ciò che succede a livello internazionale senza mai trascurare, però, la vitalità di una regione di confine come la nostra.

Villa Manin rappresenta il cuore del territorio comunale e da qui si possono scegliere diversi percorsi anche di carattere tematico. Volendo proseguire alla scoperta delle ville venete presenti in zona basterà imboccare il tratto dello stradone che prende avvio di fronte alla residenza, fra le due torri dell’esedra. Alla fine del lungo rettilineo si seguono le indicazioni per San Martino, dove si giunge facilmente grazie ad un sicuro tratto di pista ciclabile.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Doge, Passariano, Codroipo

Informazioni: www.villamanin-eventi.it

Orari di apertura: orari e biglietti d’ingresso dipendono dagli eventi attualmente in corso

Tel.: +39 0432 821211

Fax: +39 0432 821229

E-mail: asvm@regione.fvg.it

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Arco_Riccardo_Trieste

Arco di Riccardo

Secondo alcuni si tratterebbe di una delle antiche porte della Tergeste romana, edificate per volere di Ottaviano Augusto nel 33 a. C., altri invece ritengono che sia uno degli ingressi monumentali al santuario della Magna Mater. Alcune leggende popolari vorrebbero legarne il nome a Riccardo Cuor di Leone, tuttavia, pare probabile che fosse in origine chiamato Arco del Cardo, per il fatto che fosse posto in coincidenza del cardo massimo.

Oggi l’arco, decorato con lesene e capitelli corinzi, si trova nella città vecchia, in Piazzetta Barbacan, dove si erge, addossato a costruzioni più tarde, con i suoi 7 metri di altezza.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza del Barbacan, Trieste

Informazioni: Ufficio Turistico di Trieste, Piazza Unità d’Italia 4b – Tel: +39 040 3478312; fax: +39 040 3478320; e-mail: info.trieste@turismo.fvg.it

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Castello_Gemona

Castello di Gemona

Nel 611, durante le incursioni degli Avari, i longobardi fortificarono il “castrum Glemonae”, probabilmente sui resti di una vedetta o di un piccolo castellum, risalenti all’età romana, ma di cui non si è trovata traccia.

Nell’XI secolo venne edificato un maniero a opera dei Signori di “Clemona” e nel Duecento si ricordano due costruzioni contigue, di cui una doveva appartenere al Patriarca. Cessata la giurisdizione feudale dei Signori (che acquisirono il castello e il predicato di Prampero) la rocca di Gemona divenne proprietà del Comune. Nel XVI secolo il castello fu lasciato in abbandono e spoliato per edificare altre costruzioni.

Dai fianchi della rocca partivano tre cerchie di mura: la prima, costruita probabilmente prima del 1000, si appoggiava al dirupo sopra l’Altaneto, raggiungeva il duomo ed abbracciava l’antico nucleo abitato intorno a Portuzza; la seconda, voluta dal Patriarca Bertrando, cingeva l’abitato fino alla Piazza Nuova (ora Piazza Garibaldi) e alla Porta del Giunamo; la terza, infine, comprendeva la Zuccola, il borgo di Villa e il convento di Santa Chiara.

Fino al terremoto del 1976 erano visibili: la torre centrale (detta campanaria o dell’orologio), gli avanzi delle strutture murarie perimetrali dell’antico castello medioevale racchiudenti due cortili, il portale d’ingresso ad arco acuto del Trecento, la torre di levante (usata come prigione fino al 1967) e la torre di ponente, detta la “torate”.

Attualmente è in corso un imponente progetto di recupero architettonico. Sono aperti al pubblico i giardini del castello.

 

Informazioni


Indirizzo: Gemona del Friuli

Informazioni: www.ilcastellodigemona.it

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Torre_Moscarda_Paluzza

Torre Moscarda

Il “castrum Muscardum” sorse verso la metà del Duecento presso il passo di Monte Croce Carnico. Comprendeva due torri – poste sulle rive del fiume Bot, con funzione di difesa e dogana, sulla via Julia Augusta – e altre postazioni minori fino alle pendici del monte Paularo. Il toponimo della località – Enfretors – significa appunto “tra le due torri”.

Il sito durante il periodo longobardo e quello carolingio e patriarcale, nonchè sotto il dominio veneto, continuò ad avere una notevole rilevanza strategica e vi si apportarono continue migliorie. Sopravvive oggi una delle due torri eretta tra i secoli XIII e XIV e restaurata di recente; la torre della riva destra invece è stata distrutta nel 1840.

Soprattutto durante la prima guerra mondiale la morfologia del luogo fu modificata con la costruzione dei tanti fortini ancora ben visibili. La Torre Moscarda o Torate, dopo l’intervento di recupero architettonico è stata destinata a museo del territorio, all’interno del parco di Monte Coglians. Qui, seguendo i percorsi naturalistici segnalati, si potrà scoprire la flora locale passeggiando tra ponticelli in legno e camminamenti.

L’edificio consta di tre stanze: il piano terreno è adibito ad attività didattica e di catalogazione, la stanza al primo piano dal 1994 ospita una mostra naturalistica permanente mentre il secondo piano è utilizzato per mostre temporanee di artigianato locale.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Casteons di Paluzza

Orari di apertura: su prenotazione presso IAT (Informazioni e Accoglienza Turistica) Paluzza – Tel.: 0433 775344

Informazioni: www.carniamusei.org; E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

E-mail: info.paluzza@cmcarnia.regione.fvg.it

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Collezione_Etnografica_Ruttar

Collezione Etnografica Ruttar

La sede museale di Clodig di Grimacco è una preziosa raccolta di testimonianze materiali sugli usi e costumi della società rurale delle Valli del Natisone. Gli oggetti, emblematici della cultura contadina locale, sono stati raccolti da Mario Ruttar.

Il percorso comprende una vecchia cucina a legna, che rievoca i lavori di conduzione della casa e quelli invernali della cantina, dell’intaglio del legno, dell’intreccio del vimini, della preparazione dei cibi, del burro, del pane e della grappa. Sono esposti gli strumenti che documentano i lavori agricoli: attrezzi per lo sfalcio del fieno, la viticoltura, il taglio dei boschi e la falegnameria, ma anche attrezzi utilizzati nelle fucine e nelle cave di pietra o nelle miniere.

Non mancano fotografie, immagini sacre e votive, manufatti, armi da taglio, chiavi, lucchetti e arnesi da norcino, mole, bauli e valigie, testimoninze legate all’emigrazione, nonchè le maschere lignee ancora utilizzate durante il Carnevale.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Località Clodig 26, Grimacco (Udine)

Servizi: visita guidata, bed&breakfast

Informazioni: www.museoruttarmario.com; www.comune.grimacco.ud.it

Orari di apertura: tutto l’anno su prenotazioneper gruppi di almeno 10 persone

Ingresso: gratuito

Tel.: 0432 725003

E-mail: info@museoruttarmario.com

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