Rocca_Monte_Quarin_Cormons

Rocca di Monte Quarin

Il castello di Cormons è una fortificazione longobarda risalente al VII secolo, forse edificata sui resti di una rocca ancora più antica, per contrastare l’invasione dagli Avari nel 610.

Fu successivamente la residenza dei Patriarchi di Aquileia e attorno al X secolo, accanto all’originario castello, ne sorse un altro e, ai piedi del monte, si ampliò la villa. Dopo un’aspra contesa, nel 1286 passò sotto il controllo della Contea di Gorizia, quindi, con la morte dell’ultimo dei conti goriziani, divenne possedimento di Massimiliano I d’Asburgo.

Nel 1511 fu preso e distrutto dai veneziani. Ricostruito, fu tuttavia in seguito abbandonando.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Patriarchi 66, Cormons (Gorizia)

Stato di conservazione: ruderi antico castello

Visitabile: solo esterno

 

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Castello_Pinzano

Castello di Pinzano al Tagliamento

 

 

Il complesso fortificato costituiva un presidio inespugnabile, protetto da più cinte murate, bastionature e torri, difeso naturalmente dal dirupo e dal sottostante fiume Tagliamento.

I signori di Pinzano vengono ricordati a partire dal XII secolo come vassalli dei duchi di Carinzia. Questa casata tenne la rocca fino al 1344, quando ne furono privati dal Patriarca a seguito di una sanguinosa faida familiare; nel 1352 il feudo fu ceduto ai Savorgnan che lo tennero fino al 1797, anno della caduta della Repubblica veneta.

L’abbandono secolare, le traversie subite durante la prima guerra mondiale e gli eventi sismici del 1928 e del 1976 hanno quasi del tutto cancellato le tracce dell’imponente complesso: attorno al mastio, di cui restano solo le fondamenta, sorgevano ben tre cinte murarie, i cui resti sono ancora visibili; qui si raccoglieva anche un piccolo borgo di cui si notano ancora le fondamenta ormai immerse nella macchia circostante, ma ancora apprezzabili ripercorrendo l’antica strada castellana.

Secondo una leggenda, nei sotterranei del castello ci sarebbero state una camera segreta che conteneva il prezioso tesoro dei Pinzano, frutto delle numerose scorrerie nel Friuli, nonché delle gallerie segrete che conducevano sino al Tagliamento.

Attualmente è in corso un progetto di recupero; i lavori hanno già portato alla luce le cantine del maniero voltate a botte.

 

Informazioni


Indirizzo: Via XX Settembre 60, Pinzano al Tagliamento

Stato di conservazione: in rovina

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Liberty

Residence Liberty

Il Residence Liberty di Trieste , situato a cento metri dalle Rive e da piazza Unità d’Italia, offre agli ospiti un nuovo modo di abitare, permette infatti di vivere a Trieste nel cuore del centro storico con il massimo confort per periodi di tempo più o meno lunghi.

Il Residence è ospitato in un palazzo degli inizi del ’900, dove l’atmosfera d’inizio secolo è ricreata dai bei affreschi in stile liberty che tappezzano e incorniciano le pareti dell’atrio e del vano scale. La grande entrata accoglie la reception dove il nostro personale è a vostra disposizione per qualsiasi informazione e richiesta.

Gli alloggi del Residence Liberty dispongono di una cucina dove potrete prepararvi la colazione e di una lavanderia comune.

L’imponente edificio del residence di sei piani si articola su undici livelli e dispone di quaranta appartamenti sistemati su due blocchi che si possono raggiungere per mezzo di un ascensore di ultima generazione. Tutti i miniappartamenti sono ammobiliati con gusto e, pur inserendosi armonicamente nell’estetica del complesso, sono perfettamente in linea con le migliori suite d’albergo. Si compongono di entrata, angolo notte con due letti da una piazza e mezza, soggiorno, bagno e cucina comoda completamente attrezzata.
 

Servizi

Ogni appartamento è arredato ed accessoriato, completo di stoviglie, e dotato di telefono, videocitofono, televisore ed aria condizionata per rendere gradevole il vostro soggiorno, oltre che del servizio di pulizia settimanale, con cambio delle lenzuola e degli asciugamani in dotazione.

E’ disponibile la connessione Wi-Fi per la connessione ad internet.

Tra i servizi aggiuntivi offerti dal residence potete trovare uno spazio spazio adibito a lavanderia a gettoni.
 

Ubicazione del residence

Il Residence Liberty a Trieste è in posizione centrale ed è facilmente raggiungibile grazie alle numerose vie d’accesso: l’autostrada A4, la ferrovia con la stazione posta nel centro cittadino o l’ aereoporto di Ronchi dei Legionari, a 22 Km dal capoluogo giuliano.

Informazioni


Residence Liberty
Via Diaz 14
34124 Trieste

Telefono: +39 040 300 514
Fax: +39 040 322 0751
Mobile: +39 335 70 71 034
E-mail: info@residenceliberty.it
Website: www.residenceliberty.it

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itSaba

Umberto Saba: Itinerari Triestini

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce il 9 marzo 1883 in una casa del vecchio ghetto ebraico di Trieste. Il padre, Ugo Poli, era nato nel 1853 a Trieste ma i genitori provenivano da Montereale Valcellina in Friuli e la madre di Saba, Rachele Felicita Coen era una triestina israelitica. Ugo abbandona la moglie sette mesi dopo il matrimonio e poco prima della nascita del figlio per rifugiarsi in Italia a causa del suo coinvolgimento nel movimento irredentista.

Saba inizia a comporre appena adolescente e le poesie di quel periodo sono raccolte nella prima parte del Canzoniere intitolata appunto Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907). Dopo un periodo di studi irregolari si impiega in un’impresa commerciale. Nel 1903 si iscrive all’università di Pisa. È in questo periodo che manifesta i primi sintomi di nevrastenia che lo porteranno a concepire il suicidio e, nel corso di tutta la vita, a un susseguirsi di cure e ricoveri. Cittadino italiano, benché fosse nato in territorio austriaco, nel 1907 presta servizio militare a Salerno, un’esperienza che si rifletterà nei Versi militari. Tornato a Trieste, nel 1909 sposa Carolina (Lina) Wölfler da cui, l’anno dopo, avrà l’unica figlia Linuccia. Nel 1912 soggiorna a Bologna assieme alla moglie, con cui si è appena riconciliato dopo una grave crisi coniugale; collabora con “Il resto del Carlino” e scrive le poesie della raccolta La serena disperazione. Si trasferisce quindi per un breve periodo a Milano, segretario in un cabaret. Il primo conflitto mondiale lo vede impegnato in ruoli amministrativi nelle retrovie italiane, esperienza che gli darà ispirazione per i Nuovi versi militari.

Al suo ritorno nella città natale acquista una rivendita di libri usati che, rinominata “Libreria antica e moderna”, assieme alla poesia sarà l’occupazione di tutta la sua vita. Pubblica nello stesso periodo varie raccolte di versi a sue spese in tirature limitate, e finalmente nel 1921, la prima versione del Canzoniere, la raccolta di tutta la sua produzione poetica che continuerà ad arricchire e a variare lungo tutto il corso della vita (il primo, inestimabile manoscritto, detto Canzoniere del 1919 è conservato dalla Biblioteca Civica di Trieste). Fra il 1938 e il 1945, a causa delle leggi razziali, Saba lascia Trieste e cerca rifugio prima a Parigi, poi a Roma (nascosto in casa di Ungaretti), a Firenze (fra gli altri, presso Montale) e poi a Milano. Nel ’45 esce, edita da Einaudi, la seconda edizione del Canzoniere (cui seguiranno altre edizioni ampliate e corrette) e l’anno seguente le prose di Scorciatoie e raccontini (della sua produzione in prosa fanno anche parte Ricordi — Racconti, Storia e cronistoria del Canzoniere e il romanzo incompiuto Ernesto). Saba viene stroncato da un infarto il 25 agosto 1957 in una clinica di Gorizia nella quale era ricoverato dal giorno della morte della moglie, il 26 novembre 1956.

 

 

Vedi Umberto Saba: Itinerari triestini / Umberto Saba: Triestine ltineraries, a cura di Renzo S. Crivelli e Elvio Guagnini , MGS Press, Trieste 2007

 

1

CASA NATALE
Via di Riborgo, 25 (non esiste più; corrisponde circa all’attuale via del Teatro Romano)
Via di Riborgo partiva da piazzetta San Giacomo (oggi non più esistente) affacciata su via del Corso (oggi Corso Italia) e attraversava il ghetto ebraico, un insieme di vie maleodoranti, di case fatiscenti senza acqua e con i servizi igienici in comune. Tra il 1934 e il 1938, il “piccone” fascista colpì il vecchio ghetto costringendo gli abitanti all’evacuazione. Centinaia di case vennero rase al suolo e tra queste la casa di Saba. Via di Riborgo lasciò il posto al Corso del Littorio, ora via del Teatro Romano.
Quando nacqui mia madre ne piangeva, / sola, la notte, nel deserto letto. I Per me, per lei che il dolore struggeva, / trafficavano i suoi cari nel ghetto.
Autobiografia (1924) —

2

CASA DELLA BALIA
Via del Monte, 15
Nei primi tre anni di vita, Saba viene affidato alle cure di una balia slovena, Peppa Gabrovich, una popolana di religione cattolica.
Alcune poesie de il piccolo Serto fanno riferimento al dolore per il distacco dalla balia che la madre avrebbe licenziato all’improvviso per gelosia e perché cercava di educare il bambino nel cattolicesimo.
La casa della mia nutrice posa / tacita in faccia alla Cappella antica, / ed al basso riguarda, e par pensosa, / da una collina alle caprette amica.
La casa della mia nutrice (1901) —

3

SECONDO DOMICILIO
Piazzetta San Giacomo, 1
(non più esistente: si apriva all’incrocio fra la via di Riborgo e corso Italia, grosso modo all’altezza dell’attuale largo Riborgo)
Nel 1888 Saba e la madre vanno a vivere con una sorella di lei, la zia Regina, dapprima in via degli Artisti 7 e nel 189 I in piazzetta San Giacomo, in un primo momento al civico n. 3 e poi al n. 1.
Nella poesia Dedica a mia zia Regina (1921), Saba parla dell’affetto che lo legava a lei nonostante “l’acuta passione per l’economia e il risparmio”. Zia Regina è la sola persona che ascolta volentieri le sue prime poesie e i suoi primi racconti e si preoccupa dell’istruzione del nipote che grazie a lei, nel 1903, può recarsi a studiare a Pisa. Alla sua morte, Regina gli lascia in eredità 100.000 Corone.
Spesso, per ritornare alla mia casa / prendo un’oscura via di città vecchia. / Giallo in qualche pozzanghera si specchia / qualche fanale, e affollata è la strada.
Città vecchia (1910-12)

4

CASA DI LINA
Via delle Acque 18 (oggi via Ruggero Timeus 12)
Saba conosce la futura moglie Carolina Wölfler, che abitava in via delle Acque 18 ora via Ruggero Timeus 12, nel 1904 quando gli viene presentata da un cugino di lei. Solo tra il 1907 e il 1908 però, alla fine del servizio militare, i due si ritrovano. Carolina e la sua famiglia abitavano allora in via Domenico Rossetti, 28 (oggi 24). Saba, che conosce la via ma non il numero civico, passeggia in via Rossetti nella speranza di incontrarla quando Lina gli appare alla finestra annaffiando un vaso di gerani.
Via del Monte è la via dei santi affetti, / ma la via della gioia e dell’amore / è sempre Via Domenico Rossetti. – Tre vie (1910-12) -

5

TEMPIO ISRAELITICO DETTO SCUOLAVIVANTE
Via del Monte, 3
Il 28 febbraio 1909 Umberto Saba sposa Carolina Wölfler nel Tempio israelitico detto Scuola Vivante, ora sede del museo Carlo e Vera Wagner vicino all’antico cimitero ebraico che si estendeva fino alle pendici del colle di San Giusto. Da lì la comunità ebraica, proprio in quell’anno, dovette trasferire i resti dei suoi defunti nel nuovo cimitero di via della Pace perché l’amministrazione comunale aveva espropriato l’area per destinarla al “Parco della Rimembranza”.
A Trieste ove son tristezze molte, / e bellezze di cielo e di contrada, / c’è un’erta che si chiama Via del Monte. / Incomincia con una sinagoga, / e termina ad un chiostro. /
- Tre vie (1910-12) -

6

ABITAZIONE DAL 1909 ALLA MORTE
Via Chiozza, 56 (ora via Francesco Crispi, 56)
La prima casa dove Saba e Lina vanno a vivere si trovava nella campagna sopra a Montebello, probabilmente all’altezza del numero 141 di Strada di Fiume.
Come racconta egli stesso, in quella casa compose A mia moglie.
Nel febbraio del 1919 finita la guerra, Saba congedato dall’esercito, ritorna a Trieste e si stabilisce in via Chiozza n. 56, prima al secondo piano e poi al quarto.

7

“ITALIA” CINEMA-TEATRO
Via Dante Alighieri, 3
Saba era sempre vissuto di rendita ma finita la guerra, con il passaggio di Trieste all’Italia, il capitale lasciato da zia Regina non gli era più sufficiente per vivere. Così nel 1919, prima di aprire la Libreria Antiquaria, Saba lavora per alcuni mesi al Cinema-Teatro “Italia” gestito dal cognato Enrico Wölfler; si occupa della pubblicità per i film in programmazione scrivendo versi promozionali.
Amo la folla qui domenicale, / che in se stessa rigurgita, e se appena / trova un posto, ammirata sta a godersi / un poco di ottimismo americano.
- Canto dell’amore (una domenica dopopranzo al cinematografo) (1925-1930) -

8

LIBRERIA ANTIQUARIA
Via San Nicolò, 30
Nel settembre 1919 Saba e l’amico Giorgio Fano acquistano per 4.000 lire la libreria di Giuseppe Mayländer, rivenditore di libri usati. L’intenzione iniziale è di liberare il locale e rivenderlo a prezzo maggiorato ma i vecchi libri (più di 28.000) incantano Saba che convince il socio a riaprire l’attività come Libreria Antiquaria. Saba si occupa della libreria per oltre trentacinque anni: in Primavera d’Antiquario (1926) si proclama “custode di nobili morti”.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa delle leggi razziali, è costretto a una finta cessione dell’attività a Carlo Cerne, suo dipendente dal 1924, che poi rimane suo socio al cinquanta per cento. Dopo la morte del poeta, Cerne prosegue l’attività lasciandola a sua volta nelle mani del figlio Mario che la gestisce tuttora.
Avevo una città bella tra i monti / rocciosi e il mare luminoso. Mia / perché vi nacqui, più che d’altri mia / che la scopriva fanciullo, ed adulto / per sempre a Italia la sposai col canto. Vivere si doveva. Ed io per tanto / scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo / d’antichi libri raro negozietto. /Tutto mi portò via il fascista inetto / ed il tedesco lucro.
- Avevo (1944) -

9

STATUA
Via Dante
Nel 2004, all’incrocio di via Dante con via San Nicolò, è stata posizionata una statua bronzea opera di Nino Spagnoli che raffigura Saba mentre si avvia verso l’amata libreria. A causa dei ripetuti furti si è rinunciato a ricollocare fra le labbra del poeta quella pipa, compagna di tutta la sua vita, con cui lo scultore l’aveva raffigurato.

10

CAFFÈ-LATTERIA DA WALTER
Via San Nicolò, 31
La latteria di fronte alla libreria è il luogo prediletto da Saba per le sue pause dal lavoro. Da Walter si fa vedere parecchie volte al giorno e chi passa a trovarlo va a chiacchierare con lui al primo tavolo, di fronte alla vetrata.
A volte, quando Saba deve comporre una poesia e ha bisogno di concentrarsi, anche Carlo Cerne deve andarsene dalla libreria e rifugiarsi da Walter finché il poeta non ha finito.

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STUDIO DI EDOARDO WEISS
Via San Lazzaro, 8
Tra il 1929 e il 1931 Saba è in cura da Edoardo Weiss, medico triestino che per primo introduce in Italia la pratica terapeutica analitica di Sigmund Freud. Saba dichiara che l’incontro con Weiss rappresenta per lui l’inizio di una nuova fase esistenziale: riscopre l’importanza che aveva avuto nella sua vita la balia, con la quale riallaccia i contatti e che spesso va a trovare.
Un grido / s’alza di bimbo sulle scale. E piange / anche la donna che va via. Si frange / per sempre un cuore in quel momento. / Adesso / sono passati quarant’anni. / Il bimbo / è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto / di molti beni e molti mali. È Umberto / Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca, / a conversare colla sua nutrice; I che anch’ella fu di lasciarlo infelice / non volontaria lo lasciava.
- Il piccolo Berto (1929-1931) -

12

CAFFÈ MUNICIPIO (POI GARIBALDI)
Piazza Grande 4-5 (ora piazza dell’Unità d’Italia, 5)
Dal 1905 Saba e i suoi amici si trovano al caffè Municipio in Piazza Grande. Lì Saba incontra Silvio Benco scrittore, giornalista e critico del “Piccolo”, quotidiano locale, cui fa leggere le sue composizioni. Benco intuisce subito l’originalità e i nuclei portanti della sua poetica.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale il caffè del Municipio diventa caffè Garibaldi e alla compagnia di intellettuali si aggiungono altri membri tra cui gli scrittori Svevo, Joyce, Quarantotti Gambini, Stuparich e il poeta Virgilio Giotti.

13

CAFFÈ DEI NEGOZIANTI (ORA CAFFÈ TOMMASEO)
Piazza dei Negozianti, 3 (ora piazza Nicolò Tommaseo, 4C)
Il Tommaseo è uno dei più antichi e prestigiosi Caffè di Trieste, uno dei primi ad avere l’illuminazione pubblica a gas e il primo in cui si poteva gustare il gelato. Anche Saba, in una lettera all’amica Nora Baldi del 21 dicembre 1953, ricorda: “di aver mangiato buonissimi gelati al pistacchio, oggi introvabili, credo, nel vasto mondo”. Il caffè è il punto d’incontro del gruppo più attivo della borghesia intellettuale triestina, inoltre è il ritrovo degli attori e cantanti occupati nel poco distante Teatro Comunale (oggi Teatro Verdi).
Dopo la prima guerra mondiale, Saba incontra spesso al “Tommaseo” gli amici Virgilio Giotti, Giani Stuparich e Pier Antonio Quarantotti Gambini.
Che vuol dire, cuor mio, che dopo tanti /anni, vissuti fuor del vecchio sogno, / torno adesso al Caffè dei Negozianti. – Il Caffè dei Negozianti (1921) -
ALTRO IN ZONA
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Castello di Susans

Il sito viene citato per la prima volta nel 1031 come “villa de Suzan”. Già soggetto alla Chiesa d’Aquileia, tra il XII e il XIII secolo il castello di Susans, insieme con quello di Pers, fu indeudato ai di Varmo.

Nel 1315 il castello fu preso e saccheggiato dal conte di Gorizia. Nel XIV secolo venne acquisito dai Colloredo che già possedevano i castelli di Mels e Colloredo. Nella seconda metà del XVII secolo il castello fu completamente restaurato dal conte Fabrizio di Colloredo Mels, il quale, cresciuto in Toscana presso la corte del granduca Ferdinando I, volle una residenza ispirata alla tradizione architettonica medicea.

Il castello, arredato con mobilia, quadri e stampe antichi, ospita oggi al suo interno un ristorante.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Susans di Majano
Informazioni: www.castellodisusans.com
Servizi: eventi, mostre, ristorante, foresteria

Tel.: 0432 948090 / 0432 656611

Fax: 0432 656612 / 0432 768

E-mail: info@castellodisusans.com

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Civico Orto Botanico

Lo splendido giardino del Civico Orto Botanico si arrampica lungo il pendio di una collina del suburbio triestino, nell’area di Chiadino, situato ai margini di una vasta area boschiva a crescita spontanea ­– il Bosco Farneto – e in parte coltivata artificialmente, il Bosco dei Pini. Il giardino si dipana attraverso varie curve di livello, percorse da numerose passeggiate, che individuano i settori delle diverse specie botaniche.

L’Orto venne inaugurato nel 1843 per sperimentare l’attecchimeto del pino nero austriaco sul Carso, sotto la direzione del farmacista Bartolomeo Biasoletto che trasferì qui anche le piante provenienti da un orto farmaceutico sito nella campagna detta “La Fontana”, nell’odierna via del Coroneo.

Nel 1861 subentra alla conduzione Muzio de Tommasini, già podestà di Trieste nonchè ricercatore botanico, che introdusse le specie rinvenute durante le sue spedizioni sulle Alpi Giulie, in Istria e Dalmazia, nel tentativo trasformare il giardino in un vero istituto scientifico. Nel 1871 entrarono a far parte della collezione anche le rare piante provenienti dal giardino di Villa Murat che era di proprietà della ricercatrice botanica Elisa Braig.

L’Orto botanico fu aperto al “pubblico passeggio” nel 1873 con una delibera della Giunta municipale e nel 1877 venne pubblicato il primo catalogo per lo scambio di semi Index seminum creato da de Tommasini e Raimondo Tominz, allora ispettore alle pubbliche piantagioni.

A partire dal 1903 Carlo de Marchesetti fece dell’Orto una pubblica istituzione annessa al Museo di storia naturale, consentendo all’area di raggiungere la sua massima espansione e l’attuale planimetria. Furono, infatti, introdotti i settori delle specie palustri e di quelle utilizzate a scopi industriali, economici e commestibili.

Nel corso del XX secolo si è aggiunta una sezione dedicata alle piante medicinali e una alla flora degli ambienti rocciosi.

L’Orto è stato riaperto al pubblico nel 1997 dopo un intervento di restauro durato sei anni e curato da Sergio Dolce, allora direttore dei Civici Musei Scientifici.

Lungo il perimetro dell’orto sono ospitate alcune collezioni di piante ornamentali, tra cui: edera, ortensia, hosta, elleboro, peonia, rosa, viola; varie bulbose a fioritura primaverile come crochi, bucaneve, piè di gallo; ed autunnale quali zafferanastro giallo.

Nella sezione Florilegio di piante magiche sono raccolte le principali piante dai significati magici, religiosi e mitologici, disposte in uno scenario di suggestioni esoteriche, lambite dalle acque di una fontana di pietra. Non un monumento alla superstizione, ma una visione metaforica del rapporto dell’uomo con la natura e l’ignoto. Suggestione di una scienza moderna, quella farmacologica, che deriva da una conoscenza antica di tradizioni che legano i poteri officinali ai tabù e all’occultismo.

Il Giardino dei semplici, dedicato alle piante officinali, propone una sistematica panoramica delle piante iscritte nell’elenco della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana, integrato con quelle presenti in studi di etnobotanica del Friuli Venezia Giulia, su liste storiche e su ricerche riguardanti le piante officinali del Litorale.

All’interno delle vasche prosperano diverse specie acquatiche tra cui i fiori di loto (Nelumbo sp.), in piena fioritura nel mese di luglio ed agosto, con colori cangianti che sfumano nelle nuance del rosa, del bianco e del giallo.

Le Piante alimentari, scelte secondo i criteri della fitoalimurgia, sono state raggruppate in base ai diversi ambienti di crescita delle singole specie, per far sì che il visitatore sia facilitato a riconoscerle in natura.

Il tradizionale Giardino formale con aiuole delimitate da basse siepi di bosso raccoglie diverse varietà di piante ornamentali che fioriscono in diversi periodi dell’anno. Questo tipo di giardino artificiale è frutto di una tradizione antica come la storia della civiltà: la floricoltura risponde, infatti, a una radicata inclinazione dell’uomo a ordinare in forme stabili e simmetriche le creazioni multiformi e intricate della natura selvaggia.

Il settore delle Piante tintorie vuol far conoscere alcune delle principali specie storicamente usate dai tintori, alle quali sono affiancate le spontanee di uso più limitato e locale, e le esotiche che a causa del rigido clima invernale devono essere protette nelle serre.

Il percorso nell’orto dei veleni si snoda fra le differenti specie di piante velenose, tossiche e letali accompagnate da specifiche informazioni scientifiche, unitamente a curiosità e loro impieghi, fra cui i numerosi utilizzi terapeutici delle varie sostanze tossiche.

Nel Percorso Geopaleontologico sono raccolti in una ventina di espositori le rocce e i fossili più comuni del Carso triestino. I campioni sono presentati in ordine temporale, dai più antichi (Aptiano-Albiano) ai più recenti (Quaternario).

Il parco offre, inoltre, un habitat naturale adatto alla conservazione dei piccoli animali che nidificano in parchi e giardini, quali uccelli, pipistrelli, ricci ed orbettini.

 

Informazioni

Superficie totale: 1,00 ha

Impianto planimetrico: informale, di forma irregolare con percorsi

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Specie botaniche di rilievo: albero del caffè (o albero dei cervi), albero dei tulipani, cipresso, ginkgo biloba, pioppo cipressino, spino di Giuda

Indirizzo: via Marchesetti 2, Trieste

Orari di apertura: 8 marzo–14 novembre

sabato e domenica 9.00-14.00;

lunedì e mercoledì 9.00 -17.00;

martedì, giovedì e venerdì 9.00 -13.00.

ingresso gratuito

Telefono-Fax: +39 040 360068

Cell.:+39 348 6393055

e-mail: ortobotanico@comune.trieste.it

Come arrivarci: autobus Trieste Trasporti, Linee 25, 26 (diretti)

26/ (festivo)

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ALTRO IN ZONA
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Galleria Regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan

La galleria intitolata al pittore gradiscano, costituita nel 1977, espone la collezione permanente delle opere di Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo 1889 – Torino 1958) donate dal collezionista torinese Eugenio Giletti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. È una raccolta di 87 opere tra chine, tempere ed oli che ricoprono l’intera produzione dell’artista, mentre l’archivio conserva fotografie, manoscritti, lettere, cataloghi e una ricchissima rassegna stampa su Luigi Spazzapan.

Nella galleria vengono inoltre allestite mostre temporanee di artisti regionali e dei territori limitrofi transfrontalieri: dalle mostre antologiche dedicate a Luigi Spazzapan alla mostra su Espressionismo e Nuova Oggettività in Slovenia, a quella dei disegni di Pier Paolo Pasolini a Translimina, che ha riunito artisti della regione, dell’Austria e della Slovenia, nonchè rassegne dedicate alle arti visive e alle attuali tendenze artistiche del Friuli Venezia Giulia.

La Galleria è gestita dalla Provincia di Gorizia, dal Comune di Gradisca d’Isonzo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Indirizzo: Via Battisti, Gradisca d’Isonzo

Servizi:bookshop, laboratori didattici, fototeca, archivio documentale, visita guidata ogni domenica alle 16.00

Informazioni: www.galleriaspazzapan.it

Orari di apertura: martedì, sabato e domenica 10.00-19.00; mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-19.00; chiuso il lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, Pasqua, 25 e 31 dicembre

Tel./Fax: 0481 960816

E-mail: galleriaspazzapan@libero.it

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00

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