Castello_Artegna

Castello di Artegna

Il castello sorge nel cuore del centro storico di Artegna, sulle pendici del colle di San Martino. In origine esisteva un secondo castello – detto Superiore – in cima al colle, che pare sorgesse su un insediamento romano posto a controllo della Via Iulia Augusta e che funse da riparo per gli Arimanni forogiuliesi durante l’incursione degli Avari nel 610. Quest’ultimo fu distrutto nei 1381 dai gemonesi, mentre il castello Inferiore, a partire dalla metà del XIII secolo, divenne stabile dimora dei Signori di Artegna. Accanto al non più esistente castello Superiore, nel 1005, fu edificata la chiesetta di San Martino, si dice, sulle rovine di un tempio longobardo.

Il castello fu spesso teatro di scontri tra i patriarchi e gli Artegna, fu distrutto e riedificato a cavallo tra il XIV e il XV secolo, passò in mano a svariati feudatari fino a che pervenne ai conti Bonati Savorgnan d’Osoppo che ne detennero il possesso fino al XVIII secolo.

Parzialmente ricostruito dopo il terremoto del 1976, l’edificio, anche detto Castello Savorgnan o “Castelletto”, è stato oggetto di un recente intervento di recupero, al termine del quale è stato riaperto al pubblico: ristrutturato e riarredato, nei suoi interni sono stati ricavati un luogo di ristoro e spazi espositivi.

 

Informazioni


Indirizzo: Colle di San Martino, Artegna

Orari di apertura:festivi

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Statua_Carlo_VI_Trieste

Statua di Carlo VI

La statua di Carlo VI d’Asburgo, opera del veneto Lorenzo Fanoli, svetta in Piazza dell’Unità d’Italia fin dal 1728. Realizzata in occasione della visita dell’imperatore a Trieste, l’effige fa il paio con quella di Leopoldo I in Piazza della Borsa. Carlo VI, che fu padre di Maria Teresa d’Austria, nel 1719 aveva istituito il porto franco a Trieste, segnando le fortune commerciali della città.

La statua lo raffigura con lo sguardo rivolto verso Piazza della Borsa mentre indica il mare. Una vecchia canzone triestina celebra il monumento a modo suo: «In Piaza Granda xe un monumento / de Carlo Sesto, del Mile e Seizento / che sufi vento, che sufi bora / tuti i colombi ghe svola sora».

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza dell’Unità d’Italia, Trieste

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FociSella

Riserva Naturale Foci dello Stella

Si tratta di un ambiente di notevole interesse naturalistico che interessa il delta del fiume Stella e la fascia di Laguna circostante, nonché l’oasi avifaunistica di Marano Lagunare. Il fiume, che scorre lento e sinuoso tra le ali di cannuccia palustre, origina un suggestivo paesaggio coperto di un rigoglioso tappeto di piante acquatiche, ricamato da una intricata rete acquifera che si abbandona alla deriva nella laguna.

Il canneto, oggi alquanto raro e prezioso, si estende presso le foci dello Stella, dando rifugio nel suo delicato ecosistema palustre a numerosi uccelli, che nidificano e sostano durante le migrazioni secondo il ritmo delle stagioni. Si possono osservare, fra gli altri, falchi di palude, cigni reali, aironi rossi, cinerini e bianchi. Nella foce si incontra un pittoresco villaggio di pescatori con i caratteristici casoni di canna e legno, cui si attracca tramite un pontile in legno.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Ubicazione: Comune di Marano Lagunare

Estensione: 1.377 ettari

Informazioni: www.maranoinforma.it

Centro Visite: riserve naturali Valle Canal Nuovo e Foci dello Stella, via delle Valli 2, Marano Lagunare – tel.: 0431 67551; e-mail: centrovisite@maranolagunare.com

Orari di apertura: aperto tutto l’anno da martedì a domenica durante i mesi invernali 9.00-17.00, nei mesi estivi 9.00-18.00

Servizi: centro visite, bar, punti ristoro, aree pic-nic, parco giochi; servizio motonave

Attività: escursioni guidate, birdwatching

Visite: la riserva è accessibile solo via acqua, la visita si svolge necessariamente in barca; le escursioni con la motonave sono programmate per i gruppi dal 1° ottobre al 15 maggio dal lunedì al giovedì

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Tempio_Ossario_Timau

Tempio Ossario

L’Ossario di Timau fu costruito sui resti dell’antico Santuario del Santissimo Crocifisso, distrutto durante la prima guerra mondiale. Vi sono custodite le spoglie di oltre 1700 Caduti provenienti dal fronte dell’alto Bût sparse nei piccoli cimiteri di guerra della Carnia. Il progetto venne affidato a Giannino Castiglioni, già impegnato nei Sacrari di Redipuglia, Oslavia e Caporetto. All’interno si conservano la Madonna delle Nevi, dipinta nel 1916 da Pietro Fragiacomo, e un ciclo pittorico di Marino Sopracasa.

Dal Tempio il 1° novembre di ogni anno parte la fiaccola che arriva al Sacrario di Redipuglia per le celebrazioni del 4.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: via Nazionale 144, Frazione Timau, Paluzza

Informazioni: Museo della grande guerra di Timau, via Nazionale 90 – tel.: +39 0433 779168; www.museograndeguerratimau.it; e-mail: museotimau@alice.it

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ForraCellina

Riserva Naturale Forra del Cellina

La riserva circonda la Stretta del Cellina, una grande incisione valliva, tra i paesi di Andreis, Barcis e Montereale Valcellina, scavata dalle acque cristalline di questo torrente nei calcari di età cretacica. Lo spettacolare canyon verticale frutto di un imponente fenomeno di erosione fluviale è una intricata rete di forre confluenti create dai corsi dei torrenti Alba, Molassa e Cellina. L’area comprende il monte Fara e il monte I Cameroni, vetta più alta della Crode del Pic.

La maggior parte del territorio della riserva è costituito da rocce carbonatiche che hanno dato luogo a morfologie di tipo carsico (doline, scannellature, campi solcati e vaschette di corrosione) e a formazioni ipogee (pozzi, grotte, gallerie) come le Grotte Vecchia Diga dove si possono osservare stalattiti, stalagmiti e altre curiose formazioni concrezionali. L’azione erosiva ha dato luogo a strette gole e orridi in cui non mancano strutture derivate di grande bellezza, quali le Marmitte dei giganti, visibili presso il bivio Molassa, sottoescavazioni, rocce levigate e meandri, miriadi di sculture naturali prodotte nel corso dei millenni.

Le boscaglie di forra sono a prevalenza di carpino nero e tasso, tra cui fioriscono il giglio dorato e la spirea tormentosa. Il rigido microclima locale consente di trovare, anche alla base dei versanti, cespugli di erica e rododendro che crescono a quote molto più elevate. I ghiaioni sono colonizzati dal geranio crestato, la sassifraga gialla e la felce del calcare. Le rocce a strapiombo della forra sono ornate dai cespi violacei della campanula carnica e dal particolarissimo raponzolo di roccia.

Tra la fauna vanno ricordati il camoscio, che si può vedere sulla Croda del Pic, oltre al capriolo e il cervo, diffusi anche il tasso, la volpe, lo scoiattolo e il ghiro e, ancora, il falco pellegrino, l’aquila reale e il gufo reale.

La Vecchia strada con il suo suggestivo tracciato attraversa l’intera riserva permettendo di osservare le spettacolari forme di erosione che il torrente ha lentamente modellato incidendo la stretta forra tra il monte Fara e la Pala d’Altei.

 

Informazioni


Estensione: 304 ettari

Ubicazione: la riserva comprende i comuni di Andreis, Barcis, Montereale Valcellina e i torrenti Cellina, Molassa e Alba

Informazioni: www.riservaforracellina.it – Ente parco dolomiti friulane, via Roma 4, Cimolais – tel.: 042787333; fax 0427877900; e-mail: info@parcodolomitifriulane.it

Servizi: foresteria di Andreis e Cimolais; bar, ristorante, punti ristoro, aree pic-nic, punto fuoco, area giochi per bambini, area camper, noleggio biciclette, campeggio

Attività: visite guidate, mostra permanente

Centro visite: Località Ponte Antoi, Barcis

Orari di apertura: la vecchia strada della Valcellina è accessibile da maggio a ottobre le domeniche e i festivi, agosto tutti i giorni 10.00-18.00

Ingresso: € 2,00

Come arrivare: daSud percorrendo la strada statale 251 della Valcellina e Val di Zoldo, oltrepassato Montereale Valcellina, prima della galleria che attraversa il monte Fara a sinistra si diparte la vecchia strada che percorre la forra e quindi porta nella Riserva. Con la strada statale 251 si può proseguire fino all’uscita di Andreis e raggiungere la Riserva dirigendosi verso la località Molassa. Da Nord, prendendo la strada statale 251 all’altezza di Longarone, si prosegue in direzione di Barcis; oltrepassato l’abitato si svolta a destra verso la diga di Ponte Antoi nei pressi della quale si accede alla Riserva

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Parco di Villa Varda

Villa Morpurgo, acquisita e ristrutturata nel 1868 dalla facoltosa famiglia triestina dei Morpurgo de Nilma, è immersa nel suggestivo parco che si affaccia su un’ampia ansa del fiume Livenza. La residenza padronale, originaria del XV secolo, apparteneva in origine alla nobile famiglia bergamasca dei Mazzoleni.

Nei pressi delle costruzioni architettoniche di ispirazione rinascimentale si incontrano piccoli parterre, aiuole e rigogliosi cedri, mentre, inoltrandosi nel parco, i vasti prati incorniciati da lunghi viali di tigli.

La serra ad arcate ospitava le essenze esotiche che erano il vanto della famiglia, forse a memoria dei viaggi in Egitto con cui Carlo Marco Morpurgo aveva avviato la sua fortuna economica. Di particolare bellezza l’aranciera, con terrazza e balaustra in pietra che si affaccia sul fondale ombroso del bosco, interrotto da un varco che lascia spaziare lo sguardo sulle placide acque del fiume.

Entro la metà del Novecento fu costruito anche un mausoleo in forme neoclassiche, dove vennero tumulati gli ultimi discendenti e, nel 1926, l’architetto Domenico Rupolo restaurò la cappella gentilizia eretta nel 1670 da Fabio Mazzoleni. Nel 1932, sopra una vecchia ghiacciaia, fu costruita una torre merlata contenente un serbatoio per l’irrigazione e i giochi d’acqua. Recentemente sono stati restaurati anche l’edificio agricolo detto Canevon e l’annesso ‘giardino delle rose’.

Il parco, inoltre, è ricco di varietà arboree autoctone come cedri, salici, pini, carpini, olmi, aceri, noccioli, gelsi e ciliegi; vanta, inoltre, essenze diffuse in Europa solo a partire dall’Ottocento come il librocedro, la fotinia, la sofora e il ginepro della Virginia.

Nel 1943 Mario Morpurgo, ultimo esponente della casata, lasciò la proprietà al Seminario arcivescovile di Pordenone, che, tuttavia, lasciò il complesso in stato di abbandono, finchè, nel 1975, lo cedette alla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia che, a sua volta lo affidò al Comune di Brugnera.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Villa Varda di San Cassiano 7, Villa Varda (Brugnera)

Superficie totale: 18,00 ha

Impianto planimetrico: geometrico (giardino a parterre), naturalistico informale (parco)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Brugnera

Peculiarità scenografiche e compositive: affacci sul fiume Livenza, aiuole, cappella, mausoleo, serra, torre, vialetti

Specie botaniche di rilievo: fotinia, libocedro, sophora

Orari di apertura: estivo 8.00-20.00; invernale 8.00-16.00

Informazioni: www.comune.brugnera.pn.it; www.villevenete.org

E-mail: segreteria@com-brugnera.regione.fvg.it; cultura@comune.brugnera.pn.it

Tel.: Ufficio Cultura – +39 0434 616738

Fax.: +39 0434 624559

Servizi: Bookshop

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Palazzo Strassoldo

Il cinquecentesco palazzo sorse nella piazza anticamente detta Schonhaus e fu residenza di una delle più antiche famiglie nobili di Gorizia. Ampliato e abbellito nel corso del XVIII secolo oggi si sopraeleva con un piccolo attico e un sobrio timpano dove fa mostra lo stemma di famiglia. Al piano terra nell’ampio ingresso porticato sono ancora visibili i lacerti degli affreschi che lo ornavano, mentre il piano nobile si raggiunge dalla scalinata cinquecentesca a quattro rampe.

Nel 1830 Carlo X di Borbone, re di Francia, giunse in città – la “Nizza austriaca” – in esilio da Vienna e la corte dei reali di Francia si stabilì a Palazzo Strassoldo. Dopo la morte del Re, il duca di Angoulême accettò il titolo reale offertogli dai sostenitori della monarchia con il nome di Luigi XIX e il palazzo continuò ad essere una prestigiosa dimora di rappresentanza che accoglieva le visite degli ospiti stranieri e dei nobili locali.

Nelle sale di Palazzo Strassoldo Maria Teresa Carlotta, duchessa di Angoulême, nota anche come Madame Royale, occupava la stanza ad angolo del primo piano, affacciata sia sulla piazza che sul giardino che raggiungeva direttamente dai suoi appartamenti. I Borbone furono sepolti nella cripta della chiesa del vicino convento della Castagnevizza, ora in Slovenia.

Oggi il palazzo è sede dell’Hotel Entourage.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Sant’Antonio 2, Gorizia

Informazioni: Hotel Entourage – www.entouragegorizia.com; tel. +39 0481 550235; e-mail: info@grandhotelentourage.it

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