Polveriere_napoleoniche_Palmanova

Le polveriere napoleoniche di Palmanova

Le polveriere militari di età napoleonica di Palmanova, utilizzate come deposito per le munizioni, attualmente sono adibite a sede di mostre temporanee e possono essere visitate durante gli eventi culturali qui ospitati, come l’annuale Mostra di Stampe Antiche che si tiene il mese di agosto nell’edificio di Contrada Garzoni.

La polveriera di Bastione Foscarini, fatta edificare da Napoleone nel 1806 come l’altra, per sostituire le costruzioni militari venete ormai fatiscenti, si trova in via Lion, al pian terreno vi erano tenute le armi, mentre in quello superiore le polveri.

 
 

 
 

 
 

 

Informazioni


Indirizzo: Contrada Garzoni e in Contrada Foscarini, Palmanova

Informazioni: Ufficio turistico di Palmanova, via Borgo Udine 4 – tel./ fax: +39 0432 924815; e-mail: palmanova.turismo@libero.it
Orari di apertura: visitabili in occasione di mostre ed eventi

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Casa_Veneziana_Udine

Casa Veneziana

Originariamente il palazzo si trovava in via Rialto, dove, nel Quattrocento, numerose famiglie nobili edificarono le proprie dimore signorili, tra cui questo palazzetto che appartenne ai conti di Montegnacco.

Nel 1910, per evitarne la demolizione, la decorazione architettonica venne smontata e ricomposta, nel 1929, sul sito attuale. Il palazzetto, in stile gotico fiorito con un’alternanza di bifore, trifore e monofore di varie fogge, è un raro esempio di architettura dell’età della dominazione della Serenissima nel capoluogo della Patria del Friuli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza XX settembre, Udine

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Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo

Nel Palazzo Arcivescovile di Udine, già residenza del Patriarca d’Aquileia, é custodito il patrimonio artistico proveniente dalle parrocchie della diocesi di Udine. Le sale del primo piano espongono 53 pezzi di scultura lignea databili dal XII al XVIII secolo, nonchè opere di due artisti rinascimentali friulani attivi a Udine: Domenico Mioni da Tolmezzo (1448-1507) e il nipote Giovanni Martini (1475-1535).

Ci sono, inoltre, affreschi realizzati tra il 1726 e il 1729 da Giambattista Tiepolo, voluti dal Patriarca Dionisio Dolfin. Il soffitto dello Scalone d’onore, disegnato dall’architetto Domenico Rossi, è ornato dagli stucchi del luganese Abondio Stazio che inquadrano il San Michele che scaccia gli Angeli ribelli; la Galleria degli ospiti, ritmata dalle quadrature di Gerolamo Mengozzi Colonna, è illustrata con le storie degli antichi Patriarchi e il grande riquadro con Rachele che nasconde gli idoli; da ultima, la Sala rossa o del Tribunale, in cui il pittore dipinse Il Giudizio di Salomone.

Al piano nobile si possono ammirare le singolari grottesche realizzate nel Cinquecento da Giovanni da Udine nella Sala azzurra, gli stucchi di Giovanni Maria Andreoli nella Sala gialla e la Biblioteca patriarcale, ornata dalle tele di Nicolò Bambini rappresentanti le allegorie trionfali della Sapienza e della Fede. Disposta su due piani, essa custodisce codici miniati, incunaboli e cinquecentine e, per volere di Diosino Dolfin fu aperta alla pubblica consultazione degli uomini di scienza e di lettere.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Patriarcato 1, Udine

Servizi: bookshop, audioguide; accessibile ai disabili

Informazioni: www.musdioc-tiepolo.itwww.udinecultura.it – www.provincia.udine.it/musei

Orari di apertura: da lunedì a domenica 10.00-13.00 e 15.00-18.00; chiuso il martedì e nei giorni di Pasqua, 25 dicembre, 1° gennaio

Ingresso: intero € 7,00; ridotto € 5,00 (gruppi di almeno 15 persone, oltre i 65 anni); ridotto studenti € 3,00 (da 6 a 18 anni e gruppi scolastici); gratuito fino a 6 anni, disabili, titolari FVG Card

Visite: per gruppi scolastici, laboratorio didattico e visita guidata gratuiti; visite

guidate per gruppi di almeno 15 persone € 70,00; prenotazione presso il Servizio didattica – Tel.: 0432 298056; E-mail: didattica @musdioc-tiepolo.it

Tel.: 0432 25003

Fax: 0432 25003

E-mail: info@musdioc-tiepolo.it

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Castello_Pinzano

Castello di Pinzano al Tagliamento

 

 

Il complesso fortificato costituiva un presidio inespugnabile, protetto da più cinte murate, bastionature e torri, difeso naturalmente dal dirupo e dal sottostante fiume Tagliamento.

I signori di Pinzano vengono ricordati a partire dal XII secolo come vassalli dei duchi di Carinzia. Questa casata tenne la rocca fino al 1344, quando ne furono privati dal Patriarca a seguito di una sanguinosa faida familiare; nel 1352 il feudo fu ceduto ai Savorgnan che lo tennero fino al 1797, anno della caduta della Repubblica veneta.

L’abbandono secolare, le traversie subite durante la prima guerra mondiale e gli eventi sismici del 1928 e del 1976 hanno quasi del tutto cancellato le tracce dell’imponente complesso: attorno al mastio, di cui restano solo le fondamenta, sorgevano ben tre cinte murarie, i cui resti sono ancora visibili; qui si raccoglieva anche un piccolo borgo di cui si notano ancora le fondamenta ormai immerse nella macchia circostante, ma ancora apprezzabili ripercorrendo l’antica strada castellana.

Secondo una leggenda, nei sotterranei del castello ci sarebbero state una camera segreta che conteneva il prezioso tesoro dei Pinzano, frutto delle numerose scorrerie nel Friuli, nonché delle gallerie segrete che conducevano sino al Tagliamento.

Attualmente è in corso un progetto di recupero; i lavori hanno già portato alla luce le cantine del maniero voltate a botte.

 

Informazioni


Indirizzo: Via XX Settembre 60, Pinzano al Tagliamento

Stato di conservazione: in rovina

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Castello di Saciletto

Il “Castrum Zazilet” è documentato a partire dal 1263, ma era probabilmente più antico, si dice che la prima pietra della fortezza sia stata posta dal longobardo Andreas De Zazil nel 1139. Nel 1315 il conte di Gorizia – alleatosi con i da Camino, i Prampero, gli Spilimbergo, i Cucagna e gli Zuccola – assaliva ed incendiava il castello che rimase a lungo in rovina, tanto che la località veniva ricordata come “Sacilettum Castrum Desolatum”; nel XV secolo entrò in possesso di Bernardino Floriano Antonini che lo ristrutturò.

Dopo esser stato fra i possedimenti dei Valentinis nel 1923 il castello venne acquistato da Enrico Paolo Salem – futuro podestà di Trieste – che lo riformò secondo il gusto neogotico, quindi nel secondo dopoguerra passò ai marchesi D’ Angeri-Pilo di Boyl sino alla fine del Novecento, quando venne acquistato dai Volpato.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: frazione Saciletto, Ruda

Visite: solo esterni

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Riserve Naturali dei Monti Lanaro e Orsario

Monte Lanaro

Quest’area protetta presso Sgonico (Zgonik) è limitata a Nord dal confine con la Slovenia e comprende la zona boschiva posta ai piedi del monte Lanaro (Volnik). Il territorio, esplorabile attraverso i percorsi che conducono in vetta al monte, è estremamente rappresentativo dell’altopiano carsico, con rilievi e doline, macchie di estesa boscaglia carsica a carpino nero e roverella mista a pino nero, nonché boschi di rovere, cerro, carpino bianco e nocciolo.

Nelle doline più profonde si trovano estese fioriture di piante primaverili tra le quali la scilla silvestre, l’isopiro, la latrea e il bucaneve e alcune specie di flora rara come la santoreggia lilacina croata.

Nell’area vivono il gatto silvestre e il riccio europeo, oltre a caprioli e cinghiali; episodiche, invece, le presenze dell’orso bruno e dello sciacallo provenienti dalla vicina Slovenia.

In prossimità della vetta, una landa carsica dove è stata realizzata una vedetta panoramica che spazia dall’Istria al Carso e alle Alpi, sono presenti alcune specie rare: la scorzonera di Spagna, l’eufrasia illirica, il lino di Tommasini, l’astragalo della Carniola, l’orchidea scimmia, la viperina degli arenili e la rosa di montagna.

Tra i rettili di queste zone devono essere ricordati il variopinto algiroide magnifico e la vipera dal corno predati da alcuni rapaci, quali l’astore e lo sparviere.

 

Monte Orsario

La riserva dell’Orsario (Veliki Medvedjak) presso Monrupino (Repentabor) è un tipico tratto dell’altipiano carsico con numerose doline e campi solcati, ovvero rocce calcaree modellate dagli agenti atmosferici con scannellature, fori e vaschette di corrosione. Vi si trovano ampi tratti di landa, boscaglia carsica a carpino nero e roverella, ma anche boschi a rovere e cerro, mentre nella parte meridionale crescono rigogliosi i pini neri.

Le doline profonde ospitano variopinte fioriture e alcune specie di flora rara in primavera, mentre in estate si effondono gli odori delle piante aromatiche, come la santoreggia. Ai boschi si alternano i rustici in pietra, le tipiche case carsiche che si integrano armonicamente nel paesaggio naturale. In queste zone proliferano il gatto silvestre e il riccio europeo; più rari sono gli avvistamenti dell’orso bruno e dello sciacallo.

 

Informazioni

Monte Lanaro

Ubicazione: Comune di Sgonico (Zgonik)

Estensione: 285 ettari

Informazioni: www.comune.sgonico.ts.it – Comune di Sgonico, Località Sgonico 45, Trieste – tel.: 040 229101

 

Monte Orsario

Ubicazione: Monrupino (Repentabor)

Estensione: 156 ettari

Informazioni: Comune di Monrupino, Frazione Zolla 37 – Tel.: 040 327335

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Grotte verdi di Pradis

Le grotte verdi di Pradis, il cui nome è dovuto all’incantevole color verde smeraldo che ne illumina le pareti, si trovano a poca distanza dall’abitato di Pradis di sotto, nel cuore delle Prealpi Carniche, e comprendono la forra creata dal torrente Cosa e tre grotte collegate: l’Andris di Gercie, l’Andri scur e l’Andri blanc. Si tratta di cavità di origine carsica, immerse in una natura incontaminata, in un ambiente ricco di storia e al contempo magico.

Tracce del passaggio dell’uomo preistorico sono state rinvenute non solo nelle Grotte verdi, ma anche nella vicina Grotta del Clusantin (visitabile) e nella Grotta del Rio Secco, gioiello archeologico ancora in fase di scavo, che offrì riparo agli ultimi cacciatori neandertaliani di orsi delle caverne. I numerosi reperti rinvenuti, specialmente resti di animali e utensili, datano la frequentazione delle grotte di Pradis fin dal paleolitico medio (da 40 a 80 mila anni fa). Nel vicino Museo si possono ammirare sia reperti archeologici preistorici, sia manufatti dell’età del bronzo e di epoca romana.

Nel 1964 don Terziano Cattaruzza, aiutato dai parrocchiani, iniziò i lavori per rendere la grotta accessibile al pubblico. Nel 1965 la grotta fu inaugurata collocando una statua bronzea della Madonna, da cui il nome di Grotta della Madonna. Nel 1969 fu completata la discesa all’Orrido che, attraverso 207 scalini, porta al fondo della forra e permette di ammirare uno scenario carsico di impagabile bellezza.

Recentemente è stato aperto pure un percorso ad anello sovrastante l’Orrido che, attraversando il torrente Cosa, offre un panorama inedito e originale sulla forra, che ci appare in tutta la grandiosità dell’opera erosiva operata dalle acque del Cosa nel corso dei millenni.

 

Informazioni


Indirizzo: Pradis di Sotto, Clauzetto

 
Orari di apertura: per gli orari si invita a visitare la pagina ORARI

 
Ingresso: biglietto unico grotte + museo 5,00 € per gli adulti e 3,00 € dai 6 ai 14 anni

 
Visite: su prenotazione con almeno 7 giorni di anticipo

 

Informazioni: www.grottedipradis.it – Uffici dell’Ecomuseo Lis Aganis, Tel.: +39 0427 764425
 
E-mail: cultura@comune.clauzetto.pn.it

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