Sesto_al_Reghena

Sesto al Reghena

Sesto – che trae il nome dal fatto di essere stata un’antica stazione militare romana, situata al sesto miliario della strada che portava da Iulia Concordia al Norico – è un’Abbazia benedettina fondata dai longobardi nella prima metà dell’VIII secolo col nome di Santa Maria di Sesto, nei cui pressi crebbe il borgo attraversato dal fiume Reghena.

Vi si accede passando sotto il Torrione Grimani – unico superstite delle sette torri che difendevano le mura – che, fino al Settecento, era posto a guardia del ponte levatoio. Di fronte s’innalza la torre campanaria, già torre di vedetta della metà dell’XI secolo. Un arco sovrastato da trifore e affreschi dell’XI-XII secolo immette all’abbazia fortificata, cinta di mura e filari di cipressi, detta anche di Santa Maria in Sylvis poiché sorta nel mezzo di una vasta foresta. Questa, nel 762, beneficiò delle donazioni di tre nobili longobardi: Erfo, Marco e Anto. Dopo le devastazioni degli Ungheri, che nell’899 la rasero pressoché al suolo, fu ricostruita a partire dal 960, assumendo l’aspetto di castello fortificato con fossati e torri, e, sette anni più tardi, l’imperatore Ottone I donò l’abbazia-castello al Patriarcato di Aquileia.

In Piazza Castello si affacciano l’antica cancelleria abbaziale in mattoni, la residenza degli abati, attuale sede municipale e una loggetta affrescata con scene cavalleresche della fine del Duecento. Il portico d’accesso al vestibolo della chiesa è affrescato con le raffigurazioni dell’Inferno e del Paradiso attribuite ad Antonio da Firenze e ai suoi allievi. L’adiacente sala delle udienze, ospita oggi la pinacoteca.

Nell’atrio romanico, diviso in tre navate, si nota l’affresco trecentesco con l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti; anche l’interno della chiesa è riccamente decorato: nella zona presbiteriale alcune splendide raffigurazioni di scuola giottesca, eseguite intorno al secondo e terzo decennio del Trecento e, nel transetto, fra le altre scene sacre, l’iconografia dell’albero della vita, il Lignum Vitae Christi.

Nella cripta, coperta da volte a crociera, si conservano la quattrocentesca Vesperbild, in pietra arenaria dipinta; l’Annunciazione in marmo fine del Duecento e l’urna di Sant’Anastasia opera di maestranze cividalesi d’età longobarda.

Nella campagna circostante, visitabile attraverso itinerari segnalati, si incontrano i Prati Burovich, ricchi di essenze arboree e floreali autoctone e il parco del lago delle Premarine.

Interessante anche il paesaggio agrario, ricco di campi coltivati, vigne e canali, dove meritano una visita l’antico mulino di Stalis, la chiesetta campestre di San Pietro, le settecentesche Villa Fabris e Villa Freschi Piccolomini e la fontana di Venchieredo, ricordata da Ippolito Nievo ne Le confessioni di un italiano.

 

Informazioni


Dove: Sesto al Reghena in provincia di Pordenone, lungo la direttrice Portogruaro-Conegliano

 

Informazioni: Comune di Sesto al Reghena, Piazza Castello 1 – www.comune.sesto-al-reghena.pn.it

 

Come arrivare: il paese è raggiungibile dall’A28 uscendo a Sesto al Reghena, oppure dalla SS 463

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Piazza della Transalpina

La stazione della linea Transalpina, creata per collegare Vienna a Trieste, fu inaugurata nel 1906 alla presenza dell’erede al trono austroungarico l’arciduca Francesco Ferdinando. Oggi la Transalpina è una linea a binario unico non elettrificata che congiunge la Valle dell’Isonzo e le Alpi Giulie a Sesana e Jesenice. I treni storici a vapore percorrono ancora questo tratto per portare i turisti da Gorizia al lago di Bled.

Nella piazza antistante la stazione, dopo la seconda guerra mondiale, venne tracciato il nuovo confine tra Italia e Jugoslavia, così il piazzale venne diviso in due dal “Muro di Gorizia”, uno dei simboli della separazione politica e ideologica durante gli anni della guerra fredda. Fino al 1954 lungo la linea di confine si snodava il filo spinato e la porta d’entrata della stazione ferroviaria non si apriva sulla piazza. Sulla facciata della stazione campeggiavano fino al 1991 la stella rossa e la scritta in serbo-croato “Mi gradimo socijalizam” (Noi costruiamo il socialismo).

La rete divisoria è stata abbattuta con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea nel 2004. A memoria del confine oggi rimane una targa sul terreno, su cui è tracciata la linea che separa i due Stati, per cui è possibile stare letteralmente con un piede in Italia e uno in Slovenia. Nel centro della piazza l’artista triestino Franco Vecchiet ha realizzato un mosaico con il numero del cippo confinario n° 57/15 ora spostato a lato della piazza. Una fila di pietre ricorda graficamente la linea di confine sulla quale sorgeva la rete.

All’interno dell’elegante Stazione in stile secessione è stata allestita una sala espositiva dedicata alla storia del confine.

La piazza è spesso sede di eventi e manifestazioni sportive internazionali.

 

Informazioni


Indirizzo: Stazione Transalpina, Piazza della Transalpina/Evropski Trg, Gorizia/Nova Gorica

 

Orari di apertura: lo spazio espositivo della Stazione è aperto da lunedì a venerdì 13.00-17.00, sabato 9.00-19.00, domenica 10.00-19.00.

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Camino_al_Tagliamento

Camino al Tagliamento

Situato sulla riva sinistra del Tagliamento, Camino è bagnato dal Varmo, che sgorga in frazione San Viadotto, ed è attraversato da numerose rogge e risorgive. Il toponimo deriva dal latino caminus, a ricordo delle numerose fornaci che qui furono attive fino al XVIII secolo. È, inoltre, conosciuto per la sua antica tradizione dei maestri organari.

Il paesaggio rurale segna il territorio, con piccoli borghi diffusi ancora intatti, nei quali è possibile ritrovare l’edilizia tipica della civiltà contadina: i casoni di campagna in mattoni e sassi di fiume con ampi portali che si affacciano sulle corti interne.

Il Borc dai Siors, come indica il nome, raccoglie i palazzi dei ricchi possidenti terrieri – da ricordare il Palazzo Minciotti che conserva fregi e pavimenti veneziani – oltre alla Chiesa Arcipretale di Ognissanti, in stile neoromanico e la Pieve di Rosa che, con origini che risalgono al Duecento, è l’edificio più antico del comune, ricco di pale d’altare e affreschi. Inoltre, degni di nota sono il settecentesco Palazzo Luccardi, la Villa Colloredo Mels a Gorizzo, il borgo rurale di Bugnins e il Mulino di Glaunicco, citato da Ippolito Nievo nella novella Il Varmo. Allo scrittore romantico, che fu molto legato a questo borgo, è stato dedicato un itinerario tematico sui luoghi della sua vita e delle sue opere.

Informazioni


Dove: Camino al Tagliamento, provincia di Udine

Informazioni: www.comune.caminoaltagliamento.ud.it

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Battistero_Grado

Battistero di Grado

Il Battistero paleocristiano di Grado si trova accanto alla Basilica di Santa Eufemia, in Campo Patriarca Elia. Fu fatto costruire nel VI secolo dal Patriarca di origine beneventana Probino, come testimoniato dal suo monogramma riportato sulla lastra frontale dell’altare, dove colombe e pavoni fanno da cornice a una croce.

L’esterno del Battistero è in cotto. Nello spiazzo antistante sono stati collocati due grandi sarcofagi romani di personaggi vissuti a Grado tra il II e III secolo.

Il Battistero ha forma ottagonale ed è dotato di otto alte finestre, una per lato, sotto le quali c’era un portico d’ingresso, oggi perduto.

L’interno, molto semplice, contiene al centro la vasca battesimale esagonale, simile a quella della basilica di Aquileia, rivestita di cipollino verde; un altare decorato con frammenti scultorei, inserito in un abside ricavato nel lato orientale, illuminato da tre finestre; sulle pareti un mosaico, reintegrato nelle parti più chiare.

Il pavimento a mosaico è suddiviso in parti trapezoidali, con decorazioni geometriche e floreali e un’iscrizione, dedicata al liberto Sesinio.

Il soffitto in legno è stato ricostruito nel 1933.

 

Informazioni


Campo Patriarca Elia

I – 34073 Grado (GO)

Tel. e fax: +39 0431 80146

E-mail: parrocchia.grado@libero.it

 

Orari di apertura: inverno dal lunedì alla domenica 8.00-18.00; estate dal lunedì alla domenica 8.00-19.00

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Forte_Hensel_Malborghetto

Forte Hensel

Posto su un picco roccioso a controllo della via che conduceva a Tarvisio, fu una delle piazzeforti più importanti del sistema difensivo austro-ungarico. Nel 1808, durante le guerre napoleoniche, per impedire l’accesso in Carinzia attraverso le Valli del Fella e dell’Isonzo, l’arciduca Giovanni fece costruire delle fortificazioni militari: a presidio della Valcanale, presso Malborghetto, venne costruito il cosiddetto forte Hensel (è coeava la fortificazione realizzata presso il Passo del Predil tra le località di Cave e Bretto di Sopra).

Nel 1809 l’opera ancora incompiuta venne assaltata dalle truppe francesi e il capitano Friedrich Hensel vi morì con le sue truppe. Inutili furono i tentativi di riconquista fatti dall’esercito austriaco; i francesi lasciarono il forte solo nel 1811 e, persa ogni importanza strategica durante la prima guerra mondiale, venne abbandonato dagli austriaci e lasciato in declino. Nel 1847, per volere dell’imperatore Ferdinando I, fu eretto un monumento a memoria del Capitano Hensel.

Oggi, tra la fitta vegetazione, sono ancora visibili i resti. Sulla parete rocciosa del promontorio c’è il monumento del “Leone di Hensel” in ricordo del capitano austriaco morto in battaglia contro l’esercito napoleonico. Dall’altro lato della statale un sentiero che costeggia il fiume Fella permette di superare la galleria che attraversa il promontorio dello Tschalawài. Il primo edificio che si incontra lungo la salita porta la targa con il nome del forte, visibile l’imbocco a un tunnel dotato di feritoie, ma l’accesso all’opera è vietato per il pericolo di crolli. Di fronte si trova un secondo tunnel e il tracciato che sale verso l’edificio più in alto. Infine, in cima al promontorio si trovano le piazzole dei cannoni da dove si gode della vista che si apre sulla Val Canale.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Ugovizza, Malborghetto-Valbruna

Come arrivare: superato l’abitato di Malborghetto (strada statale SS13), lasciare l’automobile nell’area di sosta poco prima della galleria “Forte”; il percorso escursionistico prosegue su una carrareccia non segnalata (90 minuti circa)

Informazioni: Comune di Malborghetto Valbruna, Piazza Palazzo Venezian 1 – Tel.: 0428 60023

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Parco_Castello_Spessa_Capriva

Parco del Castello di Spessa

Un’antica struttura fortificata presidiava il colle di Spessa già nel XIV secolo e, tra Cinquecento e Seicento, passata in mano ai conti della Torre, fu convertita in villa di campagna con annessa azienda agricola rinomata per la produzione di vino.

Nel 1872, alla morte del conte della Torre Valsassina, il complesso fu diviso tra le proprietà della Mensa episcopale di Gorizia e, in parte, in quelle della famiglia triestina Volcker, che ne affidò la ristrutturazione all’architetto storicista Ruggero Berlam. Nel 1913 fu acquistato dai baroni triestini Economo, che effettuarono consistenti interventi nel parco e realizzarono un giardino all’italiana antistante la villa.

Nel 1925 divenne proprietà dei Segrè Sartorio e, dopo la seconda guerra mondiale, fu ereditato dal figlio adottivo della coppia, Michele Stavro Santarosa, di origini greche. Nel 1981 il complesso, ormai trasformato in azienda vinicola, venne acquistato dall’imprenditore friulano Loretto Pali.

Negli ultimi trent’anni sono stati attuati numerosi lavori di recupero – durante la seconda guerra mondiale il parco era stato completamente minato – e poco dopo il 2000 è stato realizzato un campo da golf. Infine, nel 2010, per rendere omaggio a Giacomo Casanova, che soggiornò a Spessa nel 1773, è stata tracciata una romantica passeggiata, che fra bersò, balconate ornate di statue e alberi secolari, conduce fra le tabelle in ferro battuto dove sono incise frasi di Casanova sull’amore, le donne, l’amicizia, la vita.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Spessa 1, Spessa (Capriva del Friuli)

Superficie totale: 3,40 ha

Impianto planimetrico: irregolare con inserti geometrici (giardino), schema libero (parco e campo da golf)

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, cappella, pozzo, reperti romani, vialetti

Specie botaniche di rilievo: catalpa, cipresso italico, farnia, ippocastano, fotinia, pioppo nero, sophora, spino di Giuda

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Riserve Naturali del Rio Bianco e di Cucco

La Riserva naturale integrale di Rio Bianco si trova immersa tra boschi di abete rosso, pino nero e larice, custoditi da aspre pareti rocciose a strapiombo. La Riserva naturale di Cucco è in prossimità dell’abitato di Malborghetto, presso le pendici del monte Alpe Piccola. Ospita una pineta naturale di pino nero d’Austria, di grande valore per la sua rarità, dove non mancano alcuni interessanti endemismi come l’euforbia della Carnia e numerose specie rare tra le quali la dafne alpina e la viola rupestre.

L’area protetta del Rio Bianco, resa inaccessibile dal territorio impervio, caratterizzato da pendii scoscesi di rocce di dolomia, salti e ripidi ghiaioni, preserva un ecosistema selvaggio e intatto, uno degli ambienti più integri delle Alpi orientali. La riserva è inoltre ricca d’acqua, con molte sorgenti che alimentano il Rio Bianco, formando piccoli ruscelli a cascate.

Tra la fauna troviamo il camoscio, il cervo, il capriolo, la volpe, la martora, il tasso, la lepre alpina, lo scoiattolo; tra gli uccelli, l’aquila reale, il gufo reale, il grifone, il gheppio, lo sparviero, il codirosso spazzacamino e il picchio nero.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Ubicazione: Comune di Malborghetto-Valbruna

Estensione: 378 ettari / 21 ettari

Servizi: Centro area di parcheggio “La foresta” presso Bagni di Lusnizza provvisto di museo, giardino botanico

Visite: visitabile solo per ragioni di studio o escursioni naturalistiche previa autorizzazione del Corpo Forestale dello Stato, via Romana 35, Tarvisio – tel.: 0428 2786 / 0428 2787; e-mail: utb.tarvisio@corpoforestale.it

Orari di apertura: 8.00-13.00 e 14.00-17.00

 

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