Casa_Trecento_San_Daniele

Casa del Trecento

Di fronte al campanile del Duomo sorge l’unico edificio medievale dell’antico borgo, la Casa del Trecento, che in passato è stata sede del Banco dei Pegni di San Daniele del Friuli e che oggi ospita un’esposizione di cimeli militari storici legati al corpo degli Alpini.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: via Roma 18, San Daniele del Friuli

Informazioni: Sede A.N.A. Associazione Nazionale Alpini – tel.: +39 0432 954350; e-mail: anasandanieledelfriuli@virgilio.it

Ingresso: gratuito

Visite: su appuntamento

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Parco_Ungaretti_Sagrado

Parco Ungaretti

Sorge nei luoghi che furono teatro delle prime battaglie sull’Isonzo ed è dedicato al poeta Giuseppe Ungaretti che, nelle trincee del Carso di Sagrado, scrisse Il porto sepolto. Alla fine dell’agosto 1916 il poeta, temendo di morire in guerra, consegnò al giovane tenente Ettore Serra il suo «tascapane spirituale», una raccolta di poesie scritte al fronte tra il San Michele e San Martino del Carso o nei brevi momenti di riposo nei vicini paesi di Versa e Mariano, su foglietti, cartoline, margini di vecchi giornali e lettere. Ettore Serra, anch’egli poeta, colpito dalla forza di quei versi scritti «come su foglie di Sibilla», decise di pubblicarli a proprie spese: la prima raccolta di Ungaretti, Il porto sepolto, uscì in 80 copie nel dicembre del 1916.

Il territorio che circonda la storica Villa di Castelnuovo e la tenuta di Castelvecchio recano ancora vivi i segni di quegli eventi e, all’interno della villa, che fu sede del comando militare italiano, sono stati rinvenuti i graffiti tracciati dai soldati al fronte.

Lungo il percorso si incontrano i primi celebri versi del poeta, scritti nel corso di un anno su lembi di fogli accartocciati e ora incisi nella pietra del Carso, attraverso i luoghi che furono devastati dal conflitto e ora restituiti a un contesto paesaggistico di rara bellezza. Il sentiero si snoda lungo il giardino della villa tra gli ulivi fino alle rovine del presidio militare ricordato dal poeta.

All’entrata del parco accoglie il visitatore la statua in bronzo a grandezza naturale del giovane poeta-soldato, opera dello scultore Paolo Annibali. Il tracciato prosegue fino alla Torre, situata a ridosso dell’antico muro di contenimento del giardino, a margine del campo militare, in posizione dominante sulla valle dell’Isonzo.

La struttura portante in tronchi di legno grezzo alta 10 metri sorregge una struttura cubica in acciaio con due lati in vetro su cui sono state incise le poesie di Ungaretti. Quindi, arrivati al Recinto Sacro, si può proseguire la lettura dei versi sulle lapidi di pietra poste su una piccola collina che racchiudono una stele incisa di acciaio arrugginito. Infine, il Sacrario, una sorta di labirinto di pali in legno grezzo, al centro del quale si trova una lastra di ottone con il ritratto del poeta realizzato da Franco Dugo e altre poesie tratte dalla Vita di un uomo di Giuseppe Ungaretti.

 

Informazioni


Indirizzo: Azienda agricola Castelvecchio, via Venezian, Sagrado

 

Informazioni: Associazione Amici di Castelnuovo, via Castelnuovo 2, Sagrado – Tel.: +39 0481 99742; www.amicidicastelnuovo.it; E-mail: info@amicidicastelnuovo.it

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Citta_Fortificata_Venzone

Città fortificata di Venzone

Della città di Venzone si ha notizia fin dal X secolo, quando, durante il dominio carolingio, è menzionata per la prima volta con il nome di “Abincione”, ma il territorio doveva essere abitato fin dai tempi dei celti. La città fu a lungo contesa tra i conti di Gorizia e il Patriarcato di Aquileia, finché alla fine del XIV secolo acquisì il privilegio di libera comunità con diritto di voce nel parlamento friulano.

Le già imponenti fortificazioni duecentesche vennero potenziate nel 1740 sotto il dominio della Serenissima in previsione delle incursioni turche e nel XVII secolo con la costruzione del fortino sul colle di Nave.

Di grande suggestione le cinte in pietra e sassi munite di numerose torri che racchiudono in un ampio esagono le 14 insulae dell’antico borgo abitato, un contesto urbano di straordinario interesse, cui si accede dalla Porta di Sotto e dalla Porta di San Genesio, ricco di pregevoli palazzi storici come il palazzi Orgnani-Martina, Scaligeri e Zinutti, nonché il Palazzo del Municipio in stile gotico veneziano e il magnifico duomo medievale con l’annessa Cappella di San Michele che custodisce le “Mummie di Venzone”.

Il borgo di Venzone, dichiarato nel 1965 monumento nazionale di grande interesse storico e artistico, venne ricostruito dopo i terremoti del 1976 che lo avevano quasi totalmente raso al suolo.

Ogni anno, l’ultimo fine settimana di ottobre, si svolge la Festa della zucca, kermesse gastronomica e incantevole rievocazione storica medievale.

 

Informazioni


Dove: Venzone si trova nel Parco naturale delle Prealpi Giulie, alla confluenza della valle del fiume Tagliamento e della Val Canale, in provincia di Udine

 

Informazioni: Comune di Venzone,Piazza Municipio 1 – www.comunedivenzone.it -Tel.: +39 0432 985266; Fax: +39 0432 985404; E-mail: comune.venzone@comunedivenzone.it

Pro Loco Pro Venzone, Via Glizoio di Mels 5/4 – www.prolocovenzone.it – Tel./Fax: +39 0432 985034; E-mail: provenzone@libero.it

 

Come arrivare: sull’autostrada A23 Palmanova-Tarvisio, uscita al casello di Carnia seguendo le indicazioni per Venzone, oppure percorrendo la SS 13 Pontebbana in direzione Tarvisio.

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

itSaba

Umberto Saba: Itinerari Triestini

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce il 9 marzo 1883 in una casa del vecchio ghetto ebraico di Trieste. Il padre, Ugo Poli, era nato nel 1853 a Trieste ma i genitori provenivano da Montereale Valcellina in Friuli e la madre di Saba, Rachele Felicita Coen era una triestina israelitica. Ugo abbandona la moglie sette mesi dopo il matrimonio e poco prima della nascita del figlio per rifugiarsi in Italia a causa del suo coinvolgimento nel movimento irredentista.

Saba inizia a comporre appena adolescente e le poesie di quel periodo sono raccolte nella prima parte del Canzoniere intitolata appunto Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907). Dopo un periodo di studi irregolari si impiega in un’impresa commerciale. Nel 1903 si iscrive all’università di Pisa. È in questo periodo che manifesta i primi sintomi di nevrastenia che lo porteranno a concepire il suicidio e, nel corso di tutta la vita, a un susseguirsi di cure e ricoveri. Cittadino italiano, benché fosse nato in territorio austriaco, nel 1907 presta servizio militare a Salerno, un’esperienza che si rifletterà nei Versi militari. Tornato a Trieste, nel 1909 sposa Carolina (Lina) Wölfler da cui, l’anno dopo, avrà l’unica figlia Linuccia. Nel 1912 soggiorna a Bologna assieme alla moglie, con cui si è appena riconciliato dopo una grave crisi coniugale; collabora con “Il resto del Carlino” e scrive le poesie della raccolta La serena disperazione. Si trasferisce quindi per un breve periodo a Milano, segretario in un cabaret. Il primo conflitto mondiale lo vede impegnato in ruoli amministrativi nelle retrovie italiane, esperienza che gli darà ispirazione per i Nuovi versi militari.

Al suo ritorno nella città natale acquista una rivendita di libri usati che, rinominata “Libreria antica e moderna”, assieme alla poesia sarà l’occupazione di tutta la sua vita. Pubblica nello stesso periodo varie raccolte di versi a sue spese in tirature limitate, e finalmente nel 1921, la prima versione del Canzoniere, la raccolta di tutta la sua produzione poetica che continuerà ad arricchire e a variare lungo tutto il corso della vita (il primo, inestimabile manoscritto, detto Canzoniere del 1919 è conservato dalla Biblioteca Civica di Trieste). Fra il 1938 e il 1945, a causa delle leggi razziali, Saba lascia Trieste e cerca rifugio prima a Parigi, poi a Roma (nascosto in casa di Ungaretti), a Firenze (fra gli altri, presso Montale) e poi a Milano. Nel ’45 esce, edita da Einaudi, la seconda edizione del Canzoniere (cui seguiranno altre edizioni ampliate e corrette) e l’anno seguente le prose di Scorciatoie e raccontini (della sua produzione in prosa fanno anche parte Ricordi — Racconti, Storia e cronistoria del Canzoniere e il romanzo incompiuto Ernesto). Saba viene stroncato da un infarto il 25 agosto 1957 in una clinica di Gorizia nella quale era ricoverato dal giorno della morte della moglie, il 26 novembre 1956.

 

 

Vedi Umberto Saba: Itinerari triestini / Umberto Saba: Triestine ltineraries, a cura di Renzo S. Crivelli e Elvio Guagnini , MGS Press, Trieste 2007

 

1

CASA NATALE
Via di Riborgo, 25 (non esiste più; corrisponde circa all’attuale via del Teatro Romano)
Via di Riborgo partiva da piazzetta San Giacomo (oggi non più esistente) affacciata su via del Corso (oggi Corso Italia) e attraversava il ghetto ebraico, un insieme di vie maleodoranti, di case fatiscenti senza acqua e con i servizi igienici in comune. Tra il 1934 e il 1938, il “piccone” fascista colpì il vecchio ghetto costringendo gli abitanti all’evacuazione. Centinaia di case vennero rase al suolo e tra queste la casa di Saba. Via di Riborgo lasciò il posto al Corso del Littorio, ora via del Teatro Romano.
Quando nacqui mia madre ne piangeva, / sola, la notte, nel deserto letto. I Per me, per lei che il dolore struggeva, / trafficavano i suoi cari nel ghetto.
Autobiografia (1924) —

2

CASA DELLA BALIA
Via del Monte, 15
Nei primi tre anni di vita, Saba viene affidato alle cure di una balia slovena, Peppa Gabrovich, una popolana di religione cattolica.
Alcune poesie de il piccolo Serto fanno riferimento al dolore per il distacco dalla balia che la madre avrebbe licenziato all’improvviso per gelosia e perché cercava di educare il bambino nel cattolicesimo.
La casa della mia nutrice posa / tacita in faccia alla Cappella antica, / ed al basso riguarda, e par pensosa, / da una collina alle caprette amica.
La casa della mia nutrice (1901) —

3

SECONDO DOMICILIO
Piazzetta San Giacomo, 1
(non più esistente: si apriva all’incrocio fra la via di Riborgo e corso Italia, grosso modo all’altezza dell’attuale largo Riborgo)
Nel 1888 Saba e la madre vanno a vivere con una sorella di lei, la zia Regina, dapprima in via degli Artisti 7 e nel 189 I in piazzetta San Giacomo, in un primo momento al civico n. 3 e poi al n. 1.
Nella poesia Dedica a mia zia Regina (1921), Saba parla dell’affetto che lo legava a lei nonostante “l’acuta passione per l’economia e il risparmio”. Zia Regina è la sola persona che ascolta volentieri le sue prime poesie e i suoi primi racconti e si preoccupa dell’istruzione del nipote che grazie a lei, nel 1903, può recarsi a studiare a Pisa. Alla sua morte, Regina gli lascia in eredità 100.000 Corone.
Spesso, per ritornare alla mia casa / prendo un’oscura via di città vecchia. / Giallo in qualche pozzanghera si specchia / qualche fanale, e affollata è la strada.
Città vecchia (1910-12)

4

CASA DI LINA
Via delle Acque 18 (oggi via Ruggero Timeus 12)
Saba conosce la futura moglie Carolina Wölfler, che abitava in via delle Acque 18 ora via Ruggero Timeus 12, nel 1904 quando gli viene presentata da un cugino di lei. Solo tra il 1907 e il 1908 però, alla fine del servizio militare, i due si ritrovano. Carolina e la sua famiglia abitavano allora in via Domenico Rossetti, 28 (oggi 24). Saba, che conosce la via ma non il numero civico, passeggia in via Rossetti nella speranza di incontrarla quando Lina gli appare alla finestra annaffiando un vaso di gerani.
Via del Monte è la via dei santi affetti, / ma la via della gioia e dell’amore / è sempre Via Domenico Rossetti. – Tre vie (1910-12) -

5

TEMPIO ISRAELITICO DETTO SCUOLAVIVANTE
Via del Monte, 3
Il 28 febbraio 1909 Umberto Saba sposa Carolina Wölfler nel Tempio israelitico detto Scuola Vivante, ora sede del museo Carlo e Vera Wagner vicino all’antico cimitero ebraico che si estendeva fino alle pendici del colle di San Giusto. Da lì la comunità ebraica, proprio in quell’anno, dovette trasferire i resti dei suoi defunti nel nuovo cimitero di via della Pace perché l’amministrazione comunale aveva espropriato l’area per destinarla al “Parco della Rimembranza”.
A Trieste ove son tristezze molte, / e bellezze di cielo e di contrada, / c’è un’erta che si chiama Via del Monte. / Incomincia con una sinagoga, / e termina ad un chiostro. /
- Tre vie (1910-12) -

6

ABITAZIONE DAL 1909 ALLA MORTE
Via Chiozza, 56 (ora via Francesco Crispi, 56)
La prima casa dove Saba e Lina vanno a vivere si trovava nella campagna sopra a Montebello, probabilmente all’altezza del numero 141 di Strada di Fiume.
Come racconta egli stesso, in quella casa compose A mia moglie.
Nel febbraio del 1919 finita la guerra, Saba congedato dall’esercito, ritorna a Trieste e si stabilisce in via Chiozza n. 56, prima al secondo piano e poi al quarto.

7

“ITALIA” CINEMA-TEATRO
Via Dante Alighieri, 3
Saba era sempre vissuto di rendita ma finita la guerra, con il passaggio di Trieste all’Italia, il capitale lasciato da zia Regina non gli era più sufficiente per vivere. Così nel 1919, prima di aprire la Libreria Antiquaria, Saba lavora per alcuni mesi al Cinema-Teatro “Italia” gestito dal cognato Enrico Wölfler; si occupa della pubblicità per i film in programmazione scrivendo versi promozionali.
Amo la folla qui domenicale, / che in se stessa rigurgita, e se appena / trova un posto, ammirata sta a godersi / un poco di ottimismo americano.
- Canto dell’amore (una domenica dopopranzo al cinematografo) (1925-1930) -

8

LIBRERIA ANTIQUARIA
Via San Nicolò, 30
Nel settembre 1919 Saba e l’amico Giorgio Fano acquistano per 4.000 lire la libreria di Giuseppe Mayländer, rivenditore di libri usati. L’intenzione iniziale è di liberare il locale e rivenderlo a prezzo maggiorato ma i vecchi libri (più di 28.000) incantano Saba che convince il socio a riaprire l’attività come Libreria Antiquaria. Saba si occupa della libreria per oltre trentacinque anni: in Primavera d’Antiquario (1926) si proclama “custode di nobili morti”.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa delle leggi razziali, è costretto a una finta cessione dell’attività a Carlo Cerne, suo dipendente dal 1924, che poi rimane suo socio al cinquanta per cento. Dopo la morte del poeta, Cerne prosegue l’attività lasciandola a sua volta nelle mani del figlio Mario che la gestisce tuttora.
Avevo una città bella tra i monti / rocciosi e il mare luminoso. Mia / perché vi nacqui, più che d’altri mia / che la scopriva fanciullo, ed adulto / per sempre a Italia la sposai col canto. Vivere si doveva. Ed io per tanto / scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo / d’antichi libri raro negozietto. /Tutto mi portò via il fascista inetto / ed il tedesco lucro.
- Avevo (1944) -

9

STATUA
Via Dante
Nel 2004, all’incrocio di via Dante con via San Nicolò, è stata posizionata una statua bronzea opera di Nino Spagnoli che raffigura Saba mentre si avvia verso l’amata libreria. A causa dei ripetuti furti si è rinunciato a ricollocare fra le labbra del poeta quella pipa, compagna di tutta la sua vita, con cui lo scultore l’aveva raffigurato.

10

CAFFÈ-LATTERIA DA WALTER
Via San Nicolò, 31
La latteria di fronte alla libreria è il luogo prediletto da Saba per le sue pause dal lavoro. Da Walter si fa vedere parecchie volte al giorno e chi passa a trovarlo va a chiacchierare con lui al primo tavolo, di fronte alla vetrata.
A volte, quando Saba deve comporre una poesia e ha bisogno di concentrarsi, anche Carlo Cerne deve andarsene dalla libreria e rifugiarsi da Walter finché il poeta non ha finito.

11

STUDIO DI EDOARDO WEISS
Via San Lazzaro, 8
Tra il 1929 e il 1931 Saba è in cura da Edoardo Weiss, medico triestino che per primo introduce in Italia la pratica terapeutica analitica di Sigmund Freud. Saba dichiara che l’incontro con Weiss rappresenta per lui l’inizio di una nuova fase esistenziale: riscopre l’importanza che aveva avuto nella sua vita la balia, con la quale riallaccia i contatti e che spesso va a trovare.
Un grido / s’alza di bimbo sulle scale. E piange / anche la donna che va via. Si frange / per sempre un cuore in quel momento. / Adesso / sono passati quarant’anni. / Il bimbo / è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto / di molti beni e molti mali. È Umberto / Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca, / a conversare colla sua nutrice; I che anch’ella fu di lasciarlo infelice / non volontaria lo lasciava.
- Il piccolo Berto (1929-1931) -

12

CAFFÈ MUNICIPIO (POI GARIBALDI)
Piazza Grande 4-5 (ora piazza dell’Unità d’Italia, 5)
Dal 1905 Saba e i suoi amici si trovano al caffè Municipio in Piazza Grande. Lì Saba incontra Silvio Benco scrittore, giornalista e critico del “Piccolo”, quotidiano locale, cui fa leggere le sue composizioni. Benco intuisce subito l’originalità e i nuclei portanti della sua poetica.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale il caffè del Municipio diventa caffè Garibaldi e alla compagnia di intellettuali si aggiungono altri membri tra cui gli scrittori Svevo, Joyce, Quarantotti Gambini, Stuparich e il poeta Virgilio Giotti.

13

CAFFÈ DEI NEGOZIANTI (ORA CAFFÈ TOMMASEO)
Piazza dei Negozianti, 3 (ora piazza Nicolò Tommaseo, 4C)
Il Tommaseo è uno dei più antichi e prestigiosi Caffè di Trieste, uno dei primi ad avere l’illuminazione pubblica a gas e il primo in cui si poteva gustare il gelato. Anche Saba, in una lettera all’amica Nora Baldi del 21 dicembre 1953, ricorda: “di aver mangiato buonissimi gelati al pistacchio, oggi introvabili, credo, nel vasto mondo”. Il caffè è il punto d’incontro del gruppo più attivo della borghesia intellettuale triestina, inoltre è il ritrovo degli attori e cantanti occupati nel poco distante Teatro Comunale (oggi Teatro Verdi).
Dopo la prima guerra mondiale, Saba incontra spesso al “Tommaseo” gli amici Virgilio Giotti, Giani Stuparich e Pier Antonio Quarantotti Gambini.
Che vuol dire, cuor mio, che dopo tanti /anni, vissuti fuor del vecchio sogno, / torno adesso al Caffè dei Negozianti. – Il Caffè dei Negozianti (1921) -
ALTRO IN ZONA
Cimitero_Guerra_austroungarico_Aurisina

Cimitero di guerra austro-ungarico Aurisina

Circondato da un recinto di pietra bianco e immerso nei boschi della dolina Šišček – la più ampia del Carso triestino – il camposanto raccoglie un migliaio di croci in pietra grezza che segnalano le spoglie dei soldati austro-ungarici caduti durante la Grande guerra tra Monfalcone e il Monte Ermada, teatro di aspri scontri durante l’undicesima battaglia sull’Isonzo nel 1917, che comportarono la distruzione di tutti i paesi del territorio circostante con gravissime perdite umane per entrambi i fronti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Duino Aurisina

Orari di apertura: dall’alba al tramonto

Come arrivare: sentiero segnalato CAI 32 con partenza da Aurisina

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Chiesa abbaziale di San Odorico

La Chiesa abbaziale di San Odorico si trova fra i cortili delle case del paese e il muro di cinta di una villa settecentesca nella frazione di San Odorico, a Flaibano.

La chiesa risale all’inizio del 1900, dopo la grande guerra, ma al suo interno ci sono ancora le tracce della pieve dell’XI secolo: la sua semplice facciata rivolta al fiume, sulla quale era dipinto un grande San Cristoforo, ormai quasi invisibile, fa ora da transetto alla chiesa nuova, la cui facciata è rivolta a nord.

Sul fianco sinistro della chiesa nuova c’è il bellissimo abside romanico, rarissimo esempio di questo stile in Friuli, con finestra a lunetta strombata. All’interno si possono vedere le copie di quattro raffinati dipinti settecenteschi degli Evangelisti, attribuiti a Nicola Grassi (1682-1748). Gli originali sono custoditi al Museo Diocesano di Udine.
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Chiesa abbaziale di San Odorico

Via della Chiesa

33030 Flaibano (UD)

Tel.: +39 0432 869083 (famiglia custode delle chiavi)

Orari di visita: giovedì dalle 9.00 alle 9.30; domenica dalle 8.00 alle 8.30; è possibile anche visitare la chiesa su appuntamento, telefonando ai custodi; ingresso libero

 

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Lago_Barcis

Lago di Barcis

Il lago di Barcis è uno specchio d’acqua di origine artificiale, creato nel 1954 per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica, situato nel cuore della Valcellina, a 402 metri di altitudine; sulla sua sponda settentrionale sorge il paese di Barcis.

Si trova nelle vicinanze della Riserva naturale forra del Cellina e dalla Foresta del Prescudin.

La sua fama è dovuta non solo alla bellezza delle sue acque, di un verde brillante, ma pure alle molteplici possibilità di divertimento: sul lago di Barcis si possono praticare vela, surf, canoa, kayak, hovercraft, motonautica (vi si svolge una gara internazionale), immersioni subacquee, pesca sportiva; ma anche free-climbing, speleologia e parapendio, escursioni naturalistiche e pedalate in mountain bike su bellissimi percorsi.

 
 
 
 
 
 
 
 

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