Parco_Castello_Spessa_Capriva

Parco del Castello di Spessa

Un’antica struttura fortificata presidiava il colle di Spessa già nel XIV secolo e, tra Cinquecento e Seicento, passata in mano ai conti della Torre, fu convertita in villa di campagna con annessa azienda agricola rinomata per la produzione di vino.

Nel 1872, alla morte del conte della Torre Valsassina, il complesso fu diviso tra le proprietà della Mensa episcopale di Gorizia e, in parte, in quelle della famiglia triestina Volcker, che ne affidò la ristrutturazione all’architetto storicista Ruggero Berlam. Nel 1913 fu acquistato dai baroni triestini Economo, che effettuarono consistenti interventi nel parco e realizzarono un giardino all’italiana antistante la villa.

Nel 1925 divenne proprietà dei Segrè Sartorio e, dopo la seconda guerra mondiale, fu ereditato dal figlio adottivo della coppia, Michele Stavro Santarosa, di origini greche. Nel 1981 il complesso, ormai trasformato in azienda vinicola, venne acquistato dall’imprenditore friulano Loretto Pali.

Negli ultimi trent’anni sono stati attuati numerosi lavori di recupero – durante la seconda guerra mondiale il parco era stato completamente minato – e poco dopo il 2000 è stato realizzato un campo da golf. Infine, nel 2010, per rendere omaggio a Giacomo Casanova, che soggiornò a Spessa nel 1773, è stata tracciata una romantica passeggiata, che fra bersò, balconate ornate di statue e alberi secolari, conduce fra le tabelle in ferro battuto dove sono incise frasi di Casanova sull’amore, le donne, l’amicizia, la vita.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Spessa 1, Spessa (Capriva del Friuli)

Superficie totale: 3,40 ha

Impianto planimetrico: irregolare con inserti geometrici (giardino), schema libero (parco e campo da golf)

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, cappella, pozzo, reperti romani, vialetti

Specie botaniche di rilievo: catalpa, cipresso italico, farnia, ippocastano, fotinia, pioppo nero, sophora, spino di Giuda

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Castello_Colloredo_Monte_Albano

Castello di Colloredo di Monte Albano

Nel 1302 il barone Guglielmo di Waldsee, visconte di Mels, otteneva dal Patriarca la licenza di costruire una nuova dimora fortificata non distante dal castello di famiglia che sorgeva a Mels (i suoi discendenti assunsero in seguito il nome di Colloredo Mels Waldsee).

Il castello fu invaso nel 1315 dal conte di Gorizia, nel 1420 cadde nelle mani dei veneziani e nel 1511 subì il sacco del Giovedì grasso e il sisma che seguì lo stesso anno. Costruito in origine per necessità difensive, nel corso dei secoli cambiò lentamente le proprie funzioni divenendo sempre più spiccatamente residenziale.

Il mastio – un complesso di edifici disposti ad anello intorno al cortile – è situato nella parte più alta del colle, affiancato da due ali, la torre occidentale, il corpo di guardia, la torre porta con l’orologio e la trecentesca Casa Rossa. Tutti gli edifici erano racchiusi da cinte murarie in pietra e mattoni di notevole spessore.

Le volte di una saletta nella torre di ponente furono decorate da Giovanni da Udine con stucchi e scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio. Al Seicento risale invece la cappella dedicata a San Carlo Borromeo.

Qui vissero il poeta secentesco Ermes da Colloredo, Ippolito Nievo – che qui scrisse le Confessioni di un italiano – l’autore e viaggiatore Stanislao Nievo.

Del complesso, che necessiterebbe di una radicale ricostruzione dopo gli ingenti danni subiti nel terremoto del 1976, sono ora visibili la torre con l’orologio e l’ala ovest – restaurate – dove ha sede la Comunità Collinare del Friuli.

Informazioni


 

Indirizzo: Piazza Castello 1, Colloredo di Monte Albano

Visite: solo esterni

Informazioni: www.tourism.friulicollinare.it oppure presso il Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli venezia giulia – Tel.: 0432 288588; Fax: 0432 229790; E-mail: info@consorziocastelli.it ; www.consorziocastelli.it

Come arrivare: si può raggiungere in bicicletta attraverso i percorsi sterrati delle Ippovie, che collegano Udine a Buja (per informazioni www.vallecormor.com)

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Comprensorio difensivo della Dolina del XV Bersaglieri

Il Museo all’aperto si trova sui campi di battaglia dell’altopiano carsico noto come Monte Sei Busi, tra Fogliano Redipuglia e Ronchi dei Legionari, a poca distanza dal Sacrario dei Centomila. I sentieri segnalati conducono alle trincee, ai tunnel e alle postazioni militari – dalla prima linea alle retrovie – costruiti dai soldati di entrambi gli eserciti. Questa zona passò in mano italiana nell’ottobre del 1915 con la terza Battaglia dell’Isonzo, divenendo poi sede di un piccolo ospedale militare, i cui ruderi sono ancora visibili nella dolina del XV Bersaglieri, insieme ai resti di alcune baracche per i soldati e la fossa comune coperta da un tumulo con un’iscrizione dell’epoca.

Seguendo i ripristinati camminamenti si raggiunge la linea fortificata, in cemento armato, all’altezza del cippo altimetrico dove è stato ricostruito un campo di battaglia con le ravvicinate postazioni italiane e austro-ungariche e la “terra di nessuno” cinta da fili spinati.

Visite guidate a cura di esperti sulla Prima Guerra Mondiale dei Sentieri di Pace sono prenotabili presso l’ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica, situato nelle immediate vicinanze.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Informazioni e visite guidate: Sentieri di Pacepresso l’Ufficio turistico di Fogliano Redipuglia (IAT),Via III Armata 54Tel.: 0481 489139;www.prolocofoglianoredipuglia.it; E-mail:plfogliano@tiscali.it

Come arrivare: raggiungibile in auto dopo aver percorso circa due chilometri e mezzo della strada che collega Redipuglia a Doberdò del Lago. Il sentiero prosegue a piedi verso la cima del Monte Sei Busi (118 metri sul livello del mare)

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Rocca_Monrupino

Rocca di Monrupino

Sul ripido versante di uno dei tanti rilievi dell’altipiano carsico sorge il Tabor o Rocca di Monrupino, antica fortezza che accoglie al suo interno il santuario consacrato alla Beata Vergine Maria Assunta.

La rocca fu edificata sui resti di un castelliere preistorico, poi presidio romano, quindi utilizzata a scopi difensivi dalle popolazioni slave (cui si deve il toponimo che indica una rocca fortificata). Nel XII secolo divenne insediamento strategico del Patriarca di Aquileia e, infine, fu utilizzata come rifugio contro le invasioni dei turchi.

All’interno del grande piazzale si trovano, oltre ai resti della fortificazione eretta in epoca medievale, l’antica casa comunale risalente al XV secolo e il Santuario eretto su un basamento di roccia carsica.

Nel XVI secolo, infatti, Monrupino perse le sue caratteristiche strategiche e fu consacrato dal vescovo Pietro Bonomo al culto mariano, divenendo meta dei pellegrinaggi delle popolazioni del Carso e di Trieste.

Da qui con lo sguardo si può abbracciare San Servolo e il monte Taiano, nonchè il mare con la foce dell’Isonzo, Grado e Barbana. L’ultima domenica di agosto degli anni dispari, nella chiesetta vengono celebrate le nozze carsiche.

 

Informazioni


Indirizzo: Monrupino

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Parco Urbano Villa Giulia

Il parco si estende su un’area collinare a est di Trieste dove si trovano alcuni rifugi militari scavati nella roccia nonchè un eccellente punto panoramico sul golfo. Estendendosi su due versanti con diversa esposizione, lungo i due pendii si è sviluppata una macchia diversa: una di conifere e l’altra di latifoglie.

Fu inaugurato nell’aprile del 1934, a più di vent’anni dalle prime acquisizioni dei terreni di proprietà delle famiglie Rumer, Geiringer e Krausenek. Lasciato lungamente in abbandono, il parco è stato riaperto al pubblico nel 1984, dopo che l’area è stata riqualificata. Vi si può osservare la caratteristica vegetazione carsica: roverella, carpino nero, orniello e sommaco, che in autunno si tinge di rosso; ricca anche la fauna selvatica: capriolo, tasso, volpe e cinghiale e anche diverse specie di uccelli quali il picchio, la cinciallegra, la gazza e la ghiandaia. Sono stati, inoltre, creati due stagni artificiali, il maggiore dei quali – il “laghetto delle rane”, presso una cava dismessa – è attualmente curato dal Museo di storia naturale.

Negli ultimi anni sono state organizzate diverse iniziative a tema naturalistico-ricreativo per valorizzare questo luogo e goderne l’atmosfera e sono sorti anche dei comitati cittadini per la salvaguardia del verde minacciato dall’incombente espansione edilizia.

Si può raggiungere il parco con il caratteristico tram di Opicina.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada nuova per Opicina, Trieste

Superficie totale: 23,50 ha

Impianto planimetrico: a bosco, irregolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: arena, laghetto

Specie botaniche di rilievo: acero campestre, acero trilobo, carpino nero, cipresso, ginestra, orniello, robinia, rovere, roverella

Servizi: campo da calcio

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ALTRO IN ZONA
malgapramosio

Dalla malga Pramosio al rifugio Fabiani

Tra queste montagne non ci sono solo le impronte di soldati ed ufficiali: i sentieri, infatti, erano percorsi anche dalle donne, diventate eroine della storia, le cosiddette portatrici carniche.
Mettendo a rischio continuamente la propria vita, tenevano i collegamenti con le trincee in prima linea, portando di nascosto, nelle gerle, viveri e munizioni ai combattenti.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Traversata carnica
Dislivello in metri: 400
Tempi di percorrenza in ore: 5

INFO: Turismo FVG Arta Terme
Tel. +39 0433 929290
Email info.carnia@turismo.fvg.it

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1

Partenza dalla malga Pramosio (mt. 1.521), raggiungibile dall’abitato di Timau lungo una strada sterrata percorribile in auto fino alla malga

2

Seguite il segnavia Cai nr. 407 fino a raggiungere Sella Cercevesa (mt 1.850)

3

Scendete fino ai ruderi della casera Cercevesa e al bivio successivo prendete il sentiero Cai che passa sul versante meridionale della Cuestalta

4

Mantenete il sentiero nr. 448a seguendo attentamente le indicazioni fino a raggiungere la caratteristica spalla della Creta Rossa (mt. 1.750)

5

Il sentiero scende poi a nord della cresta del Vallone di Pecol di Chiaula, dove è posto il rifugio Pietro Fabiani (mt. 1.539)

6

Dal rifugio Fabiani scendete lungo il sentiero 454 sino alla strada asfaltata a casera Ramaz da cui si rientra a Paularo
Se volete rientrare a Pramosio si segue il sentiero 407 in 4 ore

    Museo all’aperto del Pal Piccolo     Museo all’aperto del Freikofel
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Area archeologica Iulium Carnicum

Iulium Camicum, la più settentrionale delle città dell’Italia romana, rivestì sempre un’importanza strategica per la sua posizione, anche prima dei romani, che la posero a guardia della via consolare che collegava l’Impero Romano con il Nord Europa. Nata probabilmente come insediamento militare, fu sempre ricostruita dopo ogni devastazione barbarica.

I resti archeologici oggi visibili sono di età augustea, anche se probabilmente molto è ancora sepolto. Il Foro venne ampliato con una Basilica civile costruita sul lato Sud: di tutto ciò restano la base del portico, coperto da un colonnato a capitelli tuscanici, una parte della platea lastricata con le basi di alcune statue, il podio del tempio e un vano seminterrato della Basilica (il criptoportico) con scalone di accesso al primo piano. Inoltre, in un angolo del Foro, protetto da una copertura, si può ammirare un pavimento a mosaico geometrico di una casa romana del I secolo a. C.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Civico Museo Archeologico Iulium Carnicum

Via Giulio Cesare, 19 – 33020 Zuglio (UD)

Tel.-fax: + 39 0433 92562

e-mail: museo.zuglio@libero.it

Sito: www.comune.zuglio.ud.it

 

Orario di apertura: l’area archeologica del Foro romano viene aperta su prenotazione per gruppi e scolaresche contattando il Civico Museo Archeologico Iulium Carnicum.

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