Castello_de_Valentinis_Tricesimo

Castello De Valentinis

Il castello medievale fu costruito prima del XIII secolo su una collina morenica, protetto da torrioni circolari e torri di guardia. Il maniero fu abitato dai Tricesimo e dai della Torre e, in seguito alla conquista della Serenissima, il feudo fu amministrato da vari capitani: ai di Prampero subentrarono i di Montegnacco, che lo acquistarono nel 1531. Questi ultimi iniziarono a trasformarlo in una residenza di campagna ed edificarono la chiesa castellana che in seguito fu affrescata da Pomponio Amalteo (i dipinti oggi sono quasi invisibili).

Nel 1627 il castello passò ai conti Valentinis che diedero ad esso forme venezianeggianti, con finestre quadrate e una trifora centrale. Persa la sua funzione difensiva, l’edificio venne trasformato in villa conservando però il giro di mura dotate di feritoie e merli guelfi, ponti e sei torri circondanti il palazzo quadrato.

Nel XIX secolo Umberto Valentinis restaurò l’edificio secondo il corrente gusto romantico ricostruendone le fattezze medioevali. L’ultimo discendente dei conti Valentinis ha ceduto il castello alla Curia di Udine, la quale ha edificato un Santuario dedicato alla Madonna Missionaria.

In seguito al sisma del 1976 la Soprintendenza impose un restauro filologico che ridiede al castello le antiche linee architettoniche. Il complesso è retto dalle suore francescane che vi dimorano.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello 28, Tricesimo

Stato di conservazione: è in corso un processo di restauro e di conservazione

Visite: solo esterni e, previa richiesta alle suore francescane, le sale superiori

Prenotazioni: 0432 851117 / 0432 881227

Informazioni: Castello della Madonna Missionaria – Tel.: 0432 851245

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Castello_Polcenigo

Castello di Polcenigo

Il castello di “Paucinico” viene menzionato in un diploma di Ottone I dell’anno 963, con cui viene donato al vescovo di Belluno che, nel 973, riconfermò l’investitura militare ai signori del castello conferendo il titolo di Conte di Polcenigo al capitano d’arme Fantuccio, che diede origine al nobile casato.

Nel 1410 le milizie udinesi assalirono il castello, diedero alle fiamme il borgo e danneggiarono il castello di Mizza dove si era stabilito un ramo della famiglia. L’anno successivo gli Ungheri presero il castello, poi riconquistato da Venezia, che lo contese ai friulani finchè non se ne impossessò saldamente nel 1420. In seguito ad un’incursione dei turchi nel 1499 il castello venne gravemente danneggiato.

Il nucleo originario venne ampliato a partire dagli inizi del Duecento, comprendendo il borgo circostante, che ancora include edifici notevoli, come i palazzi Scolari e Fullini-Zaja, l’ex convento francescano e alcune torri medievali. Parte del complesso castellano nel Settecento fu radicalmente trasformato su progetto di Matteo Lucchesi, assumendo l’aspetto di una sontuosa villa veneta. Alienato nel 1833, il castello fu drasticamente spoliato.

Il Castello attualmente è ridotto allo stato di rudere.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Coltura 26, Polcenigo

Stato di conservazione: ruderi

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Chiesa_abbaziale_S_Odorico_Flaibano

Chiesa abbaziale di San Odorico

La Chiesa abbaziale di San Odorico si trova fra i cortili delle case del paese e il muro di cinta di una villa settecentesca nella frazione di San Odorico, a Flaibano.

La chiesa risale all’inizio del 1900, dopo la grande guerra, ma al suo interno ci sono ancora le tracce della pieve dell’XI secolo: la sua semplice facciata rivolta al fiume, sulla quale era dipinto un grande San Cristoforo, ormai quasi invisibile, fa ora da transetto alla chiesa nuova, la cui facciata è rivolta a nord.

Sul fianco sinistro della chiesa nuova c’è il bellissimo abside romanico, rarissimo esempio di questo stile in Friuli, con finestra a lunetta strombata. All’interno si possono vedere le copie di quattro raffinati dipinti settecenteschi degli Evangelisti, attribuiti a Nicola Grassi (1682-1748). Gli originali sono custoditi al Museo Diocesano di Udine.
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Chiesa abbaziale di San Odorico

Via della Chiesa

33030 Flaibano (UD)

Tel.: +39 0432 869083 (famiglia custode delle chiavi)

Orari di visita: giovedì dalle 9.00 alle 9.30; domenica dalle 8.00 alle 8.30; è possibile anche visitare la chiesa su appuntamento, telefonando ai custodi; ingresso libero

 

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Ipogeo_Celtico_Cividale

Ipogeo celtico

Nel centro di Cividale del Friuli, in via Monastero Maggiore 2, dietro una modesta porticina si nasconde una ripida scala che porta a un suggestivo e misterioso complesso di cavità sotterranee, chiamato Ipogeo celtico, posto a ridosso dell’argine roccioso destro del fiume Natisone.

Dalla scala si accede a una camera centrale; da questa partono tre cunicoli i quali a loro volta immettono in ambienti più piccoli, su livelli diversi. Le cavità sono state scavate a colpi d’ascia. Sulle pareti le asce hanno inciso nicchie, loculi e mensole e tre rozzi e misteriosi mascheroni. Ci sono poi degli scalini di raccordo scavati nella roccia, e sedili e panche di pietra.

L’Ipogeo celtico non ha ancora avuto un’interpretazione definitiva riguardo alla sua origine e funzione: gli studiosi ne danno di assai diverse. Di origine preromana, probabilmente celtica, da cui il nome; funzione funeraria, o comunque rituale, vista la vicinanza dell’acqua, oppure cisterna; ma anche carcere, romano e longobardo: l’Ipogeo rimane un mistero irrisolto.

Un’ulteriore ipotesi parla di un bagno rituale ebraico, vista anche la sua vicinanza alla sinagoga della comunità ebraica presente a Cividale dal XIII al XVII secolo.

Comunque sia, l’unica certezza è che la funzione originaria di questo particolarissimo sito, unico in regione, rimane un quesito aperto.

Informazioni


Ipogeo celtico

Via Monastero Maggiore, 6 – 33043 Cividale del Friuli (UD)

Tel. +39 0432 710460 (Informacittà) – Tel. +39 0432 700876 (Tempietto Longobardo) – Fax +39 0432 710423

e-mail: turismo@cividale.netwww.cividale.net

 

Orari di visita: è possibile visitare gratuitamente l’Ipogeo celtico prendendo le chiavi presso lo sportello Informacittà o presso il Tempietto Longobardo.

 

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Fontana dei Quattro Continenti

Realizzata dallo scultore bergamasco Giovanni Battista Mazzoleni tra il 1751 e il 1754, rappresenta la città di Trieste che ottiene fortuna e ricchezze grazie all’istituzione del Porto franco e ai favori accordatigli da Maria Teresa. Vi sono rappresentati le figure allegoriche dei quattro continenti allora noti Europa, Asia, Africa e America, e quattro fiumi dai cui zampilla l’acqua. La Fama con le ali spiegate si erge a protezione della giovane figura di Trieste, circondata dai simboli del commercio, nell’atto di accogliere un mercante in abiti orientali.

Nel 1925 gli artisti triestini si schierarono per evitarne la demolizione e, l’anno seguente, fu restaurata dallo scultore Marcello Mascherini. Smontata nel 1938 per allestire il palco del Duce, i pezzi furono conservati nell’Orto Lapidario, finché nel 1970, grazie all’intervento del pittore Cesare Sofianopulo la fontana fu restituita alla piazza.

Si dice che nel 1769, per festeggiare l’inaugurazione del Lazzaretto Nuovo di Santa Teresa, dagli orci dei Fiumi sia stato fatto zampillare il vino anziché l’acqua e che, nel secolo successivo, tra le rocce sia cresciuto un albero di fico, finché nel 1891 l’albero venne estirpato, non senza il rammarico dei cittadini; venne persino composto qualche verso dai poeti locali in omaggio all’amico perduto.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza dell’Unità d’Italia, Trieste

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Torre di Mels

Edificato nella prima metà dell’XI secolo, il castello di Mels fu dato in feudo dal conte del Tirolo, per concessione dell’imperatore Corrado II, alla famiglia dei Waldsee, che ne assunse il predicato. Nel 1262 il castello fu bruciato e nel 1352 fu fatto demolire dal Patriarca Nicolò di Lussemburgo durante la repressione dei nobili congiurati nell’assassinio del suo predecessore, tra cui figuravano anche i Mels.

Il fortilizio doveva sorgere nella zona settentrionale del rilievo, difeso da una muraglia merlata, da una torre e tre terramenti dove ora si trovano alcune abitazioni trecentesche costruite a rinforzo della cortina. L’ultimo resto del castello è l’antica torre, detta Torate, a pianta quadrata, databile al XII secolo, restaurata dopo il 1976.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Torate, Mels (Colloredo di Monte Albano)

Ingresso: gratuito

Orario visite: sabato e domenica 9.30-17.00

E-mail: pievesanlorenzo@tin.it

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Filtri

Filtri

La spiaggia libera dei Filtri si raggiunge dalla Strada Costiera, imboccando la via Piccard che porta alla Trattoria Bellariva e al Laboratorio di Biologia Marina (OGS). Alla fine della strada, 64 gradini conducono alla spiaggia adiacente all’omonimo porticciolo.

Caratteristica particolare di questa spiaggia di ciottoli sono le sorgenti di acque dolci che sgorgano nel mare, con l’effetto di un idromassaggio assolutamente naturale. Di fronte alla spiaggia, nel mare pulito e trasparente, sono visibili le numerose “pedocere“ (allevamenti di cozze).

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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