coglians

Sentieri del monte Coglians

Il monte Coglians, con i suoi 2.780 metri, è la vetta più alta del Friuli Venezia Giulia e delle intere Alpi Carniche.
È caratterizzato da intensi fenomeni carsici, la grotta più profonda finora esplorata é l’Abisso Marinelli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Traversata carnica
Dislivello in metri: 750
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza in ore: 6

INFO: Turismo FVG Forni Avoltri
Tel. +39 0433 72202
Email info.forniavoltri@turismo.fvg.it

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Partenza dal rifugio Tolazzi (mt. 1350) in prossimità della frazione Collina di Forni Avoltri

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Imboccate il sentiero Cai nr. 143

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Raggiunta casera Morareet proseguite lungo il sentiero nr. 143 per raggiungere il rifugio Marinelli (mt. 2813), da dove si può godere di uno spettacolare panorama a 360 gradi sulle vette delle Alpi Carniche circostanti

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Dal rifugio Marinelli, salite al monte Floriz, scendete lungo il sentiero 174

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In prossimità della forcella Plumbs imboccate il sentiero nr. 150 che conduce a casera Plumbs e successivamente al bar Edelweiss sulla comunale che riconduce al rifugio Tolazzi

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Fiume_Isonzo

Fiume Isonzo

Il fiume Isonzo, che nasce a 1.100 metri d’altitudine in Val Trenta (Slovenia), nelle Alpi Giulie, ha tanti nomi quanti i popoli che ha incontrato: a partire probabilmente dal celtico “Eson”, poi il latino Aesontium, trasformato in Sontium (da cui il tedesco Sontig), lo sloveno Soča (femminile), le varianti friulane Lusinç (in friulano standard), Isuns, Lisuns, Lusinz, Lusins, fino al dialettale Lisonz in bisiaco.

L’Isonzo ha un regime essenzialmente alpino influenzato anche dalla notevole presenza di sorgive carsiche che lo alimentano costantemente.

In Slovenia il fiume, le cui acque hanno il colore dello smeraldo, scorre fra canyon e boschi, in un paesaggio incantevole: ogni tanto una passerella in legno ne attraversa il corso impetuoso. In Val Trenta suoi affluenti sono i torrenti Lepena, Coritenza e Uccea. A Tolmino (Tolmin) riceve le acque del Tolminka e a Santa Lucia d’Isonzo (Most na Soči) quelle del fiume Idria. Entrando in territorio italiano presso Gorizia riceve le acque del Vipacco, in territorio carsico, poi quelle del torrente Groina e del Piumizza e, più avanti, verso il mare, del Torre, per poi concludere il suo percorso di 136 km raggiungendo l’Adriatico fra Staranzano e Grado, a Punta Sdobba, caratterizzando con il suo corso quella parte di territorio chiamata Isontino.

L’Isonzo è importante non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche storico: teatro di battaglie fin dal 300 d. C. fra cristiani e pagani, viene storicamente associato alla prima guerra mondiale per le dodici battaglie che prendono il suo nome, nelle quali morirono oltre 300.000 soldati tra italiani e austroungarici.

Nell’alta Valle dell’Isonzo le sue acque limpide ospitano la trota marmorata, che però è ritenuta a rischio di estinzione, soprattutto a causa dell’introduzione della trota fario, con la quale si ibrida. Sulla foce del fiume, all’Isola della Cona, dal 1996 esiste un’area naturale protetta denominata Riserva naturale della Foce dell’Isonzo che si estende per oltre 3.600 ettari e ospita moltissime specie botaniche e faunistiche, fra cui i cavalli Camargue con cui è possibile fare delle escursioni. Molte le specie di uccelli migratori che si fermano alla foce, per la gioia degli appassionati di birdwatching che trovano apposite strutture dedicate all’osservazione.

 

Villa_Liruti_Puicher_Biasutti_Tarcento

Villa Liruti Puicher Biasutti

Per accedere alla villa si attraversa la torre portaia, la “Torresella”, dal caratteristico colore rosso, un imponente arco bugnato e cornonata da un’aguzza fila di merli triangolari. Il complesso dei Puicher Biasutti è formato da cinque edifici disposti a ferro di cavallo che racchiudono un’ampia corte.

La costruzione del nucleo fortificato ebbe inizio sul finire del Trecento nelle forme di una casa-forte che fu poi ampliata nel corso dei secoli. Nell’Ottocento Giuseppe Biasutti ristrutturò e fece decorare le sale interne con affreschi e creò il parco delimitato da un muraglione in pietra a secco. All’architetto Raimondo D’Aronco spetta la facciata principale.

Originari della città di Mantova, i Signori di Villafredda si stabilirono qui nel XIV secolo assumendo il nome di Liruti e detennero il feudo fino all’Ottocento. Al casato appartenne l’insigne storico Gian Giuseppe Liruti, autore, fra l’altro, delle Notizie delle cose del Friuli scritte secondo i tempi (1776-1777) in cinque volumi. I Puicher Biasutti, sono tuttora i proprietari della residenza.

Nel Borgo si trovano la chiesetta seicentesca della Santissima Trinità e la Casa Liruti Sello, risalente al XVII secolo, che fu la residenza della famiglia fino alla costruzione della vicina villa.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada Comunale di Castaneto,Villafredda di Loneriacco, Tarcento

Informazioni: www.villafredda.it

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Lago_Ravedis

Lago di Ravedis

Il lago di Ravedis è un bacino artificiale formato dall’imponente costruzione della diga di Ravedis che regola le dannose piene del torrente Cellina. La diga è stata ripresa nel film Come Dio comanda, di Gabriele Salvatores.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Dove: Montereale Valcellina

Superficie: 3 km2

Come arrivare: prendendo da Montereale la SS521 Val di Zoldo-Valcellina in direzione Barcis. Sopra l’abitato di Montereale si percorre la galleria Magredo, alla cui uscita, in fondo alla vallata, si può vedere la diga

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Castello_Partistagno_Attimis

Castello di Partistagno

Il feudo e il castello di Partistagno (in origine Perthenstein, “rocca splendida”) appartennero alla famiglia bavarese dei Mosburg. Nel 1170, Vodolrico di Moosburg, già Marchese di Toscana, ne fece dono – assieme al castello superiore ed inferiore di Attimis – al Patriarca Vodolrico II di Treffen, che lo concesse in feudo nel 1172 ai di Cuccagna, che assunsero il nome. Tuttavia, pochi decenni dopo, i Partistagno si ribellarono agli ordini dell’Imperatore Federico II di Germania, che fece abbattere il castello nel 1239.

Il sito dovette ospitare un’opera munita fin dall’età romana vista la presenza di edificazioni coeve: un vallo, una torre e una cisterna. La rocca dopo i recenti lavori di restauro si presenta piuttosto articolata e comprende l’antica torre-mastio, il palazzo trecentesco ornato da una serie di bifore e la chiesetta di Sant’Osvaldo con l’affresco attribuito alla scuola di Vitale da Bologna.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Località Borgo Faris, Partistagno (Attimis)

Stato di conservazione: ruderi; in fase di restauro

Informazioni: www.museoattimis.it; www.consorziocastelli.it

Visite: solo esterni

Come arrivare: sentiero

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Castello di Manzano

Il castello, posto su una collina lungo il corso del Natisone, era feudo dei Signori di Manzano – che possedevano anche il maniero di Fagagna – almeno fin dal XIII secolo. Nel 1341 Taddeo di Manzano uccise la moglie adultera, Sofia di Buttrio, e i cividalesi indignati, con l’autorizzazione del Patriarca, scacciarono i nobili dal castello che, tuttavia, rimase ancora tra alterne vicende in mano al casato dei di Manzano.

Oppostisi nel 1431 alla Repubblica di Venezia, i Signori di Manzano riuscirono ad ottenerne l’indulgenza per l’intercessione della comunità di Cividale, ma la Serenissima decretò che il castello fosse raso al suolo. È ancora visibile un unico tratto di muraglia.

Il castello, di forma circolare, era munito verso ponente da spalti, mentre il versante sud era protetto dallo strapiombo sul Natisone. Durante gli scavi eseguiti nel 2001 sono state portate alla luce le fondamenta di una torre medievale.

Una leggenda popolare vuole che in una galleria sotterranea, che consentiva ai signori di scappare in caso di assedio, si trovasse una carrozza d’oro piena di preziosi.

 

Informazioni


Indirizzo: Manzano

Stato di conservazione: ruderi

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Palazzo delle Poste

Il Palazzo, già sede dell’imperial regia direzione delle poste e telegrafi dell’impero asburgico, fu progettato dall’architetto austriaco Friedrich Setz ispirandosi al palazzo di Giustizia di Vienna. L’imponente edificio eclettico, inaugurato nel 1894, si apre su piazza Vittorio Veneto per le Poste e su Largo Panfili per la sede dell’Intendenza di finanza, mentre sulle vie laterali si aprono i portoni da cui transitavano i carri postali.

Sulla facciata delle Poste un colonnato di ordine gigante incornicia le finestre timpanate, mentre all’ultimo piano le bifore si alternano a sei statue che rappresentano la Navigazione, la Ferrovia, il Commercio, la Viticultura, l’Agricoltura e l’Industria. Le sculture della facciata del Palazzo dell’Intendenza della Finanzaraffigurano, invece, Coniazione, Commercio, Industria Mineraria, Fisco, Economia e Stato.

Da notare sono gli inconsueti “Putti Postini“, posti sui timpani delle due entrate laterali di via Milano e via Galatti: uno con il berretto degli ufficiali postali austro-ungarici, la borsa a tracolla e recante due lettere in mano, mentre l’altro, che impugna la frusta del postiglione, suona la trombetta.

Oggi è sede degli uffici postali e del Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Vittorio Veneto1, Trieste

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