Palazzo_Attimis_Maniago

Palazzo d’Attimis-Maniago

Il Palazzo, eretto in piazza Italia in centro a Maniago, è un grande edificio del XV secolo, formato da tre corpi affacciati sulla piazza, le pertinenze rustiche (scuderia, granai), il giardino all’italiana (già accatastato in epoca napoleonica) e il grande parco.

La trasformazione ed il completamento della struttura come la vediamo oggi ebbero luogo fra il 1513 ed il 1750. Agli inizi del Seicento, la famiglia dei Signori di Maniago abbandonò il vecchio castello che si ergeva sopra l’abitato per trasferirsi nel centro del paese. La sistemazione definitiva e gli abbellimenti della residenza furono curati nel Settecento dal conte Fabio I di Maniago.

Sulla facciata più antica del Palazzo che dà sulla piazza si può ammirare un affresco (1550 circa), attribuito a Pomponio Amalteo, che raffigura il Leone di San Marco con, al posto del Vangelo, lo stemma del casato maniaghese. Nell’edificio accanto spicca una bella loggetta del Cinquecento di linee semplici.

Oltre un suggestivo giardino che si apre dietro il Palazzo, c’è un parco di circa 8 ettari che si estende fino ai piedi delle rovine del vecchio castello che sorgeva sulle vicine alture. Il parco oggi ospita una scuola ippica con delle scuderie.

Le vecchie scuderie del Palazzo invece si trovano sul lato sinistro del parco, dietro la chiesa dell’Immacolata.

 

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Giardino_Castello_Susans_Majano

Castello di Susans

Il Castello di Susans sorge sull’omonimo colle nella piana del Tagliamento. Si ritiene che l’antico fortilizio medievale, sulle cui fondamenta è stata poi eretta l’odierna Villa Colloredo, sorgesse già sul preesistente basamento di una torre romana o tardo antica.

Il maniero sarebbe stato edificato nel 1304 da Federico di Pers e da Asquino di Varmo, distrutto nel 1315 dal conte di Gorizia, riedificato e ceduto ai Colloredo nel 1337; la sfortunata fortificazione fu incendiata e definitivamente distrutta dai Zamberlani nel corso della rivolta del 1511.

Attorno al 1630 Fabrizio di Colloredo promosse l’edificazione della moderna villa di impianto ‘toscaneggiante’, il cui progetto è attribuito all’architetto mediceo Matteo Nigetti. Il giardino, chiuso da un’esedra semicircolare a meridione, dovrebbe analogamente risalire al XVII secolo, così come il giardino formale. Mentre gli impianti arborei sarebbero ascrivibili ai decenni più recenti, ad eccezione dei superstiti esemplari di cipresso dalle dimensioni monumentali che punteggiano lo storico viale di accesso.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Frazione Susans, Majano

Superficie totale: 1,50 ha

Impianto planimetrico: all’italiana

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, recinzione in pietra a torri angolari, viali

Specie botaniche di rilievo: cipresso, tasso

Orario di apertura: sabato e domenica 15.00-18.00

Tel: +39 0432 948090

e-mail: info@castellodisusans.com

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Sacile

Sacile

Sacile – il Giardino della Serenissima – sorge sulle rive dei lenti meandri del Livenza e sulle sue isole. Nelle sue acque si specchiano gli eleganti palazzi in stile lagunare, accesi dai riflessi che crepitano sul fiume. La città si può scoprire passeggiando lungo i ponti e le passerelle che scavalcano le anse del corso d’acqua. Su Piazza Duomo, piccolo campiello veneziano sorto su una delle due isole fluviali, si affacciano il Duomo di San Nicolò – il Santo patrono dei marinai –, la Chiesetta della Pietà, i palazzi Carli, Borsetti, Plateo e Ovio Gobbi. All’interno di quest’ultimo si trova il ritratto affrescato di una donna con un pappagallo, ritenuta Caterina Cornaro, nobile veneziana che fu regina di Cipro.

Le Contrade Ruga e Montalbano sono costeggiate dalle abitazioni con portici delle botteghe artigiane dell’età comunale. Nel Foro Boario o Pra’ Castelvecchio si possono ammirare i vecchi bastioni medievali. Nei pressi del Parco dell’Ortazza si trova il Palazzo Ragazzoni con la splendida corte interna ornata da statue in stucco e le sale del piano nobile affrescate da Francesco Montemezzano. Anche via Cavour è costellata di eleganti dimore sei e settecentesche, come il palazzo Granzotto e il Sartori, a ridosso del bastione di San Rocco.

In Piazza del Popolo, l’antico “Portus Sacili”, attraccavano le barche mercantili che navigavano lungo il Livenza. Questa via d’acqua, che consentiva i commerci con il Nord Europa, impresse lo sviluppo economico di Sacile sotto la dominazione della Serenissima: infatti, il fiume, oltre a muovere innumerevoli opifici (mulini, foli di panni, cartiere e battiferro), era percorso dalla flotta di “burchielli” che, trainati a riva dai cavalli, risalivano e scendevano la corrente portando a valle il legname dei boschi del Cansiglio e tornavano carichi di ogni genere di mercanzia da Venezia. Sulla piazza, che perciò è detta anche Piazza del Mercato, sorsero eleganti palazzi signorili, edificati dai ricchi mercanti, come i palazzi Fabio De Zanghis, Loschi e Pianca oltre al quattrocentesco Palazzo Comunale. Da vedere, ancora, in via Garibaldi, i palazzi De Casagrande, Prata e Doro. Meritano un cenno l’ex Chiesa e l’Ospitale di San Gregorio, la Porta Coneian, il cinquecentesco Palazzo Bellavitis e la casa natia del pittore Luigi Nono.

Ogni anno, in agosto, si celebra la tradizionale Sagra dei Osei, una delle più vecchie fiere italiane.

 

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Cascata_Torrente_Favarinis

Cascata del torrente Favarinis

Il rio o torrente Favarinis, poco prima di confluire nel fiume Fella, passa attraverso una stretta forra, le cui rocce rivelano molti resti fossili, e ne esce formando una cascata alta alcune decine di metri, circondata da una ricca vegetazione, con alcune specie tipiche dell’habitat.

Si può raggiungere la cascata con una passeggiata di circa un’ora attraverso il sentiero 415 che parte da uno spiazzo (dove si può parcheggiare) del primo ponte che attraversa il torrente Favarinis sulla strada fra Amaro e Campiolo: si procede sulla statale 52 in direzione ponte di Stazione della Carnia, poco prima di arrivarci si svolta a sinistra sulla strada per Campiolo fino appunto al primo ponte sul torrente. Arrivati allo stallo di Nole, si raggiunge il greto del torrente e l’imbocco della forra e, dopo un breve passaggio in facile arrampicata, si incontra la suggestiva cascata.

 
 
 
 
 
 
 
 

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Parco del Castello di Miramare

Il parco, che digrada verso il mare, incorniciando con i suoi parterre le costruzioni architettoniche, si affaccia sul Golfo di Trieste coprendo il promontorio roccioso di Grignano con la sua macchia sempreverde. Fino alla metà del XIX secolo l’area, che aveva l’aspetto di una landa carsica quasi del tutto priva di vegetazione, era adibita a pascoli e vigne con un modesto querceto e la tipica flora del Carso.

Tra il 1855 e il 1856 l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, iniziò la costruzione della residenza e del parco. Secondo la volontà dell’arciduca, che ne seguì da vicino la creazione, il parco fu ispirato al romanticismo ottocentesco, combinando i criteri strutturali dei giardini nordici con la ricchezza botanica della flora mediterranea. Nell’intenzione dello sfortunato imperatore del Messico il parco si sarebbe dovuto configurare come stazione sperimentale di rimboschimento e di acclimatazione di specie botaniche rare, facendone un complesso insieme naturale e artificiale.

Per il progetto architettonico l’arciduca si avvalse dell’architetto viennese Carl Junker, mentre la realizzazione del parco fu affidata a Wilhelm Knechtel, già giardiniere nell’isola di Lacroma, che divenne residenza estiva dell’arciduca.

L’area orientata a est fu convertita in un bosco, che avrebbe dovuto difendere il giardino mediterraneo dai venti, scegliendo di assecondare l’orografia del luogo: gruppi arborei si alternano a radure, dove i sentieri si insinuano tra i gazebi e i laghetti, seguendo puntualmente i dettami del giardino paesistico inglese. Il giardino che sarebbe sorto in prossimità del castello si sarebbe contraddistinto per le specie rare ed esotiche.

I lavori iniziarono sotto la direzione del boemo Josef Laube, già aiuto giardiniere a Laxenburg e giardiniere di Villa Lazarovich, che tra il 1851 e il 1857 fu la residenza triestina di Massimiliano.

Dal 1859 al 1867 la responsabità dei lavori fu di Anton Jelinek, che pochi anni prima aveva partecipato alla spedizione della fregata Novara in qualità di assistente del dottor Eduard Schwarz, botanico e medico di bordo.

Il terreno fu preparato con alcuni sbancamenti e si fece importare il terriccio dalla Stiria e dalla Carinzia. Dopo che i viali carrozzabili e gli altri sentieri furono tracciati, si avviò la piantagione di pini, sementi e giovani piante provenienti da diverse località: da vivai e ville in Veneto tra cui Villa Reale di Stra, poi dai giardini di famiglia a Vienna, dalla fregata Novara, da Gibilterra, da Shangai, da altri giardini mediterranei e triestini. Gran parte delle essenze erano di origine extraeuropea e anche dopo la sua partenza per il Messico continuò a far importare nuove specie per il suo giardino.

Oltre al castello, si edificarono il ‘castelletto’ o Garten Haus, la Kaffee-Haus, la ‘casa svizzera’, due villette per la servitù, le scuderie e il portale con portineria sulla carrozzabile dalla città. Furono conservati i resti di una preesistente cappelletta e vennero realizzate una grotta artificiale, una palestra all’aperto, i parterres, le gradonate verso il porticciolo, una vasca nel bosco, un lago e collocate, inoltre, le voliere e le serre.

Un inventario del 1861 registra la presenza di 21.368 specie, tra erbacee, arbustive, arboree, in gran parte di provenienza alloctona.

Nel 1862 si fecero arrivare le sculture prodotte dalla fonderia Moritz Geiss di Berlino. Nel 1867, con la morte di Massimiliano, Jelinek lasciò il suo incarico all’assistente August Vogel.

Miramare diventò residenza periodica dei membri della famiglia imperiale fino allo scoppio della prima guerra mondiale; in seguito il castello restò disabitato fino al 1931, quando vi si stabilì il duca Amedeo di Savoia-Aosta.

Nel 1928 fu inaugurata la strada costiera che unisce Sistiana a Barcola e che divise in due il parco. Da allora, il pendio è attraversato trasversalmente da due gallerie e un tratto in trincea su cui fu aperto un nuovo portale monumentale di accesso. Da segnalare poi altri punti di interesse come il piccolo piazzale con i cannoni donati da Leopoldo I re dei Belgi e la cappella di San Canciano con un crocifisso scolpito con il legno della fregata Novara, dedicato nel 1900 a Massimiliano da suo fratello Ludovico Vittore.

 

Informazioni


Indirizzo: Viale Miramare, Trieste

Superficie totale: 22,00 ha

Impianto planimetrico: paesaggistico (arboretum e parco mediterraneo), formale (parterre)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Stato

Peculiarità scenografiche e compositive: belvedere, Kaffeehaus, ‘lago dei cigni’ con isolotto di roccia e chalet, parterre, pergolati in ferro, porticciolo con gradonate, scultura di Marcello Mascherini, statue

Specie botaniche di rilievo: abete del Caucaso, abete di Spagna, abete greco, araucaria, cipresso, cipresso di Monterey, corbezzolo, leccio, libocedro, pino d’Aleppo, pino di Sabine, pino nero, rovere, sequoia, sequoia gigante, tsuga

Servizi: ristoro, accesso disabili

Orari di apertura: da aprile ad agosto 8.00-19.00; accesso gratuito

Informazioni: info@castello-miramare.it

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Palazzo_Altan_Rota_San_Vito

Palazzo Altan-Rota

Palazzo Altan-Rota, attuale sede del Municipio, è uno dei palazzi più complessi e di maggior prestigio del centro storico di San Vito al Tagliamento. Venne edificato nel 1400 a ridosso delle mura trecentesche dalla famiglia Altan, Conti di Salvarolo, ma quello che ammiriamo oggi è il risultato di successive aggiunte e modifiche che si svilupparono fino al XIX secolo.

Il corpo principale quattrocentesco conserva le caratteristiche tipiche della casa padronale veneta sviluppata su tre livelli, con una magnifica facciata e una loggetta sporgente. All’interno si trovano splendidi saloni e stanze riccamente decorate, in particolar modo la stanza degli stucchi, caratterizzata da un soffitto a stucco con riquadratura mistilinee a motivo rocaille e dipinti su tela raffiguranti paesaggi in prospettiva con architetture.

Il corpo principale del palazzo si raccorda alla piazza con un portico del XVII secolo che si affaccia sulla corte quadrata che racchiude un giardino all’italiana.

 
 
 
 
 
 
 

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Museo archeologico nazionale

Il Museo, fondato nel 1817, è ospitato nel cinquecentesco Palazzo dei Provveditori Veneti. La collezione spazia dalle origini della città fino al periodo della dominazione veneziana. Il nucleo originario della raccolta si deve alle ricerche antiquarie di Michele della Torre nei primi decenni del XIX secolo.

Nei locali del piano interrato si conserva una vasta area archeologica, mentre al pian terreno è ospitato il lapidario, dove sono esposti i raffinati mosaici provenienti dalle domus cividalesi e le epigrafi della Forun Iulii romana, nonchè una serie di bronzetti e un thesauros attribuibili al culto di Ercole che veniva venerato in un santuario posto su di un altura a sud della città.

La seconda sezione, esposta nel cortile, raccoglie le decorazioni architettoniche e sculture delle chiese e dei palazzi medievali attraverso l’età longobarda, carolingia e patriarcale. Al basso medioevo, epoca in cui Cividale (Civitas Austriae) fu residenza stabile del Patriarca (fino al 1238 ), risalgono una serie di pàtere e formelle zoomorfe usate nella decorazione dei palazzi, insieme a pilastrini “a colonnine”, mensolette ad arco, cornici e fregi policromi. I rilievi “veneto-bizantini” (XI-inizio del XIV secolo d.C.) sono probabilmente appartenuti alla decorazione del Palazzo Patriarcale e di altre costruzioni del complesso episcopale. Di seguito è esposta la raccolta di Pietro Cernazai (1804-1858), raffinato collezionista attivo nella Udine della prima metà del XIX secolo. Si tratta di materiali provenienti da Roma e dalla Dalmazia (Issa, Salona e Iader).

Le sale del piano superiore sono dedicate alla cultura longobarda, attraverso i manufatti provenienti dalle necropoli cividalesi (Cella-San Giovanni, Gallo, Santo Stefano in Pertica) e friulane (Romans d’Isonzo, San Salvatore di Maiano): armi, fibbie, gioielli, monete e amuleti lasciati in dono ai defunti. L’esposizione è preceduta da pannelli che illustrano il percorso dalla Scandinavia all’Italia del popolo nordico dopo la fine dell’Impero romano di occidente. I reperti illustrano l’artigianato artistico del Ducato longobardo del Friuli per quasi due secoli: dall’arrivo nel 568 d. C. fino all’età carolingia. Esposto anche il sontuoso corredo sepolcrale del duca Gisulfo (metà del VII secolo) il cui sarcofago fu rinvenuto nel 1874 in piazza Paolo Diacono.

Il museo ospita la rara collezione privata di monete auree longobarde acquistata sul mercato antiquario dalla Cassa di Risparmio delle Provincie di Udine e Pordenone. Nelle ultime sale sono esposti manufatti di età carolingia (Pace del Duca Orso, due reliquiari argentei del tesoro del Duomo e la croce astile di Invillino) e alcuni elementi dell’apparato decorativo bronzeo appartenuti al foro di Iulium Carnicum (Zuglio in Carnia) che costituiscono un unicum del patrimonio artistico dell’Italia romana.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Duomo 13, Cividale del Friuli

Servizi: laboratori didattici, fototeca, archivio documentale; bar; accessibile ai disabili

Orari di apertura: lunedì 9.00-14.00; da martedì a domenica e festivi 8.30-19.30; chiuso 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre

Ingresso: intero € 4,00; ridotto € 2,00 (per cittadini della comunità europea tra i 18 e i 25 anni e insegnanti statali di ruolo); gratuito per i disabili accompagnati, studenti della comunità europea con insegnante, cittadini fino ai 18 e oltre i 65 anni; biglietto cumulativo Monastero di Santa Maria in Valle e Tempietto Longobardo, Museo Cristiano e Museo Archeologico € 9,00

Tel.: 0432 700700

Fax: 0432 700751

E-mail: museoarcheocividale@arti.beniculturali.it

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