Museo_Grande_Guerra_Timau1

Museo della Grande Guerra

La mostra permanente La Zona Carnia nella Grande Guerra 1915-1918 raccoglie le testimonianze dei fatti d’arme che si svolsero sul fronte della Carnia durante il primo conflitto mondiale, attraverso reperti bellici, documenti inediti, fotografie e armamenti. Tra i pezzi più importanti ci sono un cannone Skoda del 1915, proiettili di artiglieria, ogive e bombarde, nonchè ricche raccolte di decorazioni, monete, lettere e cartoline d’epoca. Inoltre, è dato spazio alla memoria delle portatrici carniche, volontarie che trasportavano i rifornimenti a chi combatteva sul fronte.

Sulle montagne che sovrastano Timau insistono i campi di battaglia e le posizioni belliche italiane ed austriache, queste ultime in particolare sono state recentemente ripristinate e fanno parte dei musei all’aperto del Freikofel e del Pal Piccolo. In esposizione sono proposti numerosi ritrovamenti effettuati su queste alture dall’associazione Amici delle Alpi Carniche e dal Comune di Paluzza, che restituiscono un vivido quadro dell’asprezza della vita di trincea in alta quota: contenitori di alcolici, stufe, sigarette intatte dentro una tasca per cartucce, giornali e una fisarmonica, oltre agli equipaggiamenti in dotazione ai soldati e, ancora, strumenti chirurgici, protesi per gli arti, medicinali e barelle.

Una sezione è inoltre dedicata ai costumi della popolazione di Timau. Gli abitanti, infatti, di origine tedesca, trasferitisi qui nel XII secolo, parlano un caratterisitco dialetto carinziano medievale.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Nazionale 90, Frazione Timau, Paluzza

Servizi: audioguida;accessibile ai disabili

Informazioni: www.museograndeguerratimau.it

Orari di apertura: giugno e ottobre sabato e festivi 9.00-12.00 e 14.00-18.00;

luglio e settembre da martedì a venerdì 14.30-18.30 e sabato e domenica 9.00-12.00 e 14.30-18.30; agosto tutti i giorni 9.00-12.00 e 15.00-19.00

Ingresso: € 3,00; gratuito per le scolaresche; sconto comitive di più di 30 persone

Tel.: 0433 779168 – 0433 779292

E-mail: museotimau@alice.it

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Museo_Commerciale_Trieste

Museo Commerciale

Il museo ha sede al piano nobile di Palazzo Dreher, realizzato alla fine del primo decennio del Novecento dall’architetto viennese Emil Bressler e ristrutturato nel 1928 dal triestino Gustavo Pulitzer-Finaly per divenire sede della Borsa Nuova. Esso ripercorre la storia della Deputazione di Borsa, istituita nel 1755 da Maria Teresa d’Austria e, quindi, della Camera di Commercio, a partire dal 1850, facendo riaffiorare la centralità dell’ente camerale all’interno del tessuto socio-economico della comunità triestina e giuliana.

Tra i pezzi più importanti ci sono il primo sigillo dell’Uffizio di Borsa con l’effige dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa, una scheda elettorale che ricorda che i “Mercatores tergestini” eleggevano un deputato al Parlamento di Vienna e un prezioso volume del 1841 con il catasto di tutti gli edifici della Trieste ottocentesca ed una dettagliata carta topografica.

Il percorso presenta le componenti storiche della Camera: il commercio rappresentato dagli antichi strumenti di peso e misura; l’industria attraverso i marchi che ne furono protagonisti, come i liquori della Stock; l’artigianato, ricordato dalla sartoria Beltrame; e l’agricoltura a cui allude l’imponente “tappatrice”, emblema della produzione enologica del Carso.

Inoltre, sono esposte numerose marche ottocentesche e targhe che testimoniano le molteplici sfaccettature dell’economia triestina, una corbeille che l’architetto Pulitzer disegnò nel 1928 per la Borsa Nuova e la vetrinetta della tipografia del Lloyd Austriaco, nonché una serie di antichi strumenti in uso presso il Laboratorio chimico e l’Ufficio metrico.

Un’intera parete riproduce le coste del mare Adriatico sulle quali nella prima metà dell’800 erano operativi 13 fari progettati, costruiti e gestiti dalla Camera di Commercio; domina la sala il grande modello della Lanterna triestina realizzato nel 1821 dall’architetto Matteo Pertsch.

Non mancano numerosi reperti legati alla gestione del maggior porto dell’Impero austriaco e dell’azienda dei Magazzini Generali, un modello alto 5 metri dell’edificio della Borsa, che venne inaugurato nel 1806, progettato dal maceratese Antonio Mollari e decorato da Giuseppe Bernardino Bison, di cui è esposto un disegno acquarellato che celebra la visita dell’Imperatore Francesco I; nonchè la riproduzione della meridiana solare realizzata nel 1820 dal friulano Antonio Sebastianutti e uno dei vecchi meccanismi dell’orologio da torre creato da uno dei celebri Solari di Pesariis, collocato sul frontone del palazzo.

Fra i dipinti si conserva il ritratto che Leonor Fini realizzò nel 1956 al presidente della Camera di Commercio Antonio Cosulich e la galleria dei Deputati di Borsa, fra cui il ritratto del barone Pasquale Revoltella realizzato da Augusto Tominz, quello di Ciriaco Catraro, dipinto nel 1836 da Giuseppe Tominz e di Francesco Taddeo Reyer a opera di Placido Fabris.

 

Informazioni


Indirizzo: Palazzo Dreher (II piano), Via San Nicolò 7, Trieste

Informazioni: www.ts.camcom.it – proposte-del-territorio/proposte-del-territorio-museo-commerciale

Tel.: 040 6701234 / 040 6701229

Fax: 040 6701321

E-mail: museocommerciale@ts.camcom.it

Orari di apertura: visitabile su prenotazione da lunedì a venerdì 10.00-13.00; martedì e mercoledì 15.00-17.00

Servizi: visite guidate

Ingresso: gratuito

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Cascate_Arzino

Cascate dell’Arzino

L’Arzino è uno dei più bei torrenti alpini del Friuli Venezia Giulia. Nasce nei pressi di Sella Chiampon ed è alimentato da due sorgenti principali: la Roggia del Nanul e il Fontanone. Poco dopo la sua sorgente, circondate da boschi di faggi, una serie di cascate spettacolari lasciano spazio a grandi vasche di erosione alternate a profonde pozze smeraldine.

Le cascate sono raggiungibili senza difficoltà percorrendo una breve e comoda stradina forestale, che prende il via all’inizio della Valle di Preone. Si raggiunge prima Sella Chiampon: dopo qualche centinaio di metri a destra della strada un piccolo piazzale permette la sosta dell’auto. Poi si scende su una stretta strada forestale fino ad arrivare a un ponte che attraversa il torrente Arzino a valle delle prime cascate. Per scendere fino alla base delle altre cascate si può costeggiare il torrente o seguire ancora la strada forestale.

 
 
 
 
 
 
 
 

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Arcano_Superiore1

Rive d’Arcano

I borghi di Rive d’Arcano (dal latino ripe, ovvero declivi) sono legati al casato dei signori di Tricano fin dall’XI secolo. Lo stemma con lo scudo a scacchiera bianca e rossa con i tre cani (dai cui il nome con cui questi signori furono conosciuti, poi variato in Arcano) simboleggiava la fedeltà all’Imperatore e al Patriarca di Aquileia che valse ai nobili la carica ereditaria di marescialli e gonfalonieri della Chiesa di Aquileia.

Sulla strada panoramica che collega San Daniele a Fagagna, due obelischi segnano il limite dell’antico feudo. Il Castello d’Arcano, situato su un’altura del Col del Tiglio, sopra l’ampia braida castellana e la valle del Corno, è un autentico maniero del XII secolo con bifore tardoromaniche, torri e mura merlate cui si accede tramite un ponte e una chiesa castellana del Seicento. All’esterno della cinta muraria si sviluppa l’antichissimo borgo colonico di Arcano Superiore, che mantiene inalterato il tessuto urbano attraverso i secoli. A meridione, tra il Ledra e la Valle del Corno, si estende il borgo di Arcano Inferiore, dove si conservano i vecchi rustici in pietra e un edificio con archi in mattoni a sesto acuto e archetti pensili sotto le travature.

Quattro sono le antiche chiese del paese, la Pieve di San Martino, attestata sin dal 1077; San Mauro, dove sono sepolti gli Arcano; la cappella castellana, dedicata alla Madonna della Neve e, infine, la chiesetta di San Giorgio di Arcano Inferiore.

In località Zucule, fra i torrenti Patoc e Corno, sono stati rinvenuti i resti di un castelliere preistorico; tra Giavons e San Daniele la necropoli della Cava dove sono state scoperte una dozzina di tombe romane del II e III secolo d. C.; e in località Fornace, a Rodeano Basso, una tomba longobarda che conteneva una croce d’oro.

In questa frazione si producono vino e olio biologici.

Informazioni


 

Dove: Borgo Arcano, Rive d’Arcano, provincia di Udine

 

Informazioni: Comune di Rive d’Arcano,Piazza I Maggio 1 – www.comune.rivedarcano.ud.it

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Museo_Archeologico_Nazionale_Cividale

Museo archeologico nazionale

Il Museo, fondato nel 1817, è ospitato nel cinquecentesco Palazzo dei Provveditori Veneti. La collezione spazia dalle origini della città fino al periodo della dominazione veneziana. Il nucleo originario della raccolta si deve alle ricerche antiquarie di Michele della Torre nei primi decenni del XIX secolo.

Nei locali del piano interrato si conserva una vasta area archeologica, mentre al pian terreno è ospitato il lapidario, dove sono esposti i raffinati mosaici provenienti dalle domus cividalesi e le epigrafi della Forun Iulii romana, nonchè una serie di bronzetti e un thesauros attribuibili al culto di Ercole che veniva venerato in un santuario posto su di un altura a sud della città.

La seconda sezione, esposta nel cortile, raccoglie le decorazioni architettoniche e sculture delle chiese e dei palazzi medievali attraverso l’età longobarda, carolingia e patriarcale. Al basso medioevo, epoca in cui Cividale (Civitas Austriae) fu residenza stabile del Patriarca (fino al 1238 ), risalgono una serie di pàtere e formelle zoomorfe usate nella decorazione dei palazzi, insieme a pilastrini “a colonnine”, mensolette ad arco, cornici e fregi policromi. I rilievi “veneto-bizantini” (XI-inizio del XIV secolo d.C.) sono probabilmente appartenuti alla decorazione del Palazzo Patriarcale e di altre costruzioni del complesso episcopale. Di seguito è esposta la raccolta di Pietro Cernazai (1804-1858), raffinato collezionista attivo nella Udine della prima metà del XIX secolo. Si tratta di materiali provenienti da Roma e dalla Dalmazia (Issa, Salona e Iader).

Le sale del piano superiore sono dedicate alla cultura longobarda, attraverso i manufatti provenienti dalle necropoli cividalesi (Cella-San Giovanni, Gallo, Santo Stefano in Pertica) e friulane (Romans d’Isonzo, San Salvatore di Maiano): armi, fibbie, gioielli, monete e amuleti lasciati in dono ai defunti. L’esposizione è preceduta da pannelli che illustrano il percorso dalla Scandinavia all’Italia del popolo nordico dopo la fine dell’Impero romano di occidente. I reperti illustrano l’artigianato artistico del Ducato longobardo del Friuli per quasi due secoli: dall’arrivo nel 568 d. C. fino all’età carolingia. Esposto anche il sontuoso corredo sepolcrale del duca Gisulfo (metà del VII secolo) il cui sarcofago fu rinvenuto nel 1874 in piazza Paolo Diacono.

Il museo ospita la rara collezione privata di monete auree longobarde acquistata sul mercato antiquario dalla Cassa di Risparmio delle Provincie di Udine e Pordenone. Nelle ultime sale sono esposti manufatti di età carolingia (Pace del Duca Orso, due reliquiari argentei del tesoro del Duomo e la croce astile di Invillino) e alcuni elementi dell’apparato decorativo bronzeo appartenuti al foro di Iulium Carnicum (Zuglio in Carnia) che costituiscono un unicum del patrimonio artistico dell’Italia romana.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Duomo 13, Cividale del Friuli

Servizi: laboratori didattici, fototeca, archivio documentale; bar; accessibile ai disabili

Orari di apertura: lunedì 9.00-14.00; da martedì a domenica e festivi 8.30-19.30; chiuso 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre

Ingresso: intero € 4,00; ridotto € 2,00 (per cittadini della comunità europea tra i 18 e i 25 anni e insegnanti statali di ruolo); gratuito per i disabili accompagnati, studenti della comunità europea con insegnante, cittadini fino ai 18 e oltre i 65 anni; biglietto cumulativo Monastero di Santa Maria in Valle e Tempietto Longobardo, Museo Cristiano e Museo Archeologico € 9,00

Tel.: 0432 700700

Fax: 0432 700751

E-mail: museoarcheocividale@arti.beniculturali.it

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Sacile

Sacile

Sacile – il Giardino della Serenissima – sorge sulle rive dei lenti meandri del Livenza e sulle sue isole. Nelle sue acque si specchiano gli eleganti palazzi in stile lagunare, accesi dai riflessi che crepitano sul fiume. La città si può scoprire passeggiando lungo i ponti e le passerelle che scavalcano le anse del corso d’acqua. Su Piazza Duomo, piccolo campiello veneziano sorto su una delle due isole fluviali, si affacciano il Duomo di San Nicolò – il Santo patrono dei marinai –, la Chiesetta della Pietà, i palazzi Carli, Borsetti, Plateo e Ovio Gobbi. All’interno di quest’ultimo si trova il ritratto affrescato di una donna con un pappagallo, ritenuta Caterina Cornaro, nobile veneziana che fu regina di Cipro.

Le Contrade Ruga e Montalbano sono costeggiate dalle abitazioni con portici delle botteghe artigiane dell’età comunale. Nel Foro Boario o Pra’ Castelvecchio si possono ammirare i vecchi bastioni medievali. Nei pressi del Parco dell’Ortazza si trova il Palazzo Ragazzoni con la splendida corte interna ornata da statue in stucco e le sale del piano nobile affrescate da Francesco Montemezzano. Anche via Cavour è costellata di eleganti dimore sei e settecentesche, come il palazzo Granzotto e il Sartori, a ridosso del bastione di San Rocco.

In Piazza del Popolo, l’antico “Portus Sacili”, attraccavano le barche mercantili che navigavano lungo il Livenza. Questa via d’acqua, che consentiva i commerci con il Nord Europa, impresse lo sviluppo economico di Sacile sotto la dominazione della Serenissima: infatti, il fiume, oltre a muovere innumerevoli opifici (mulini, foli di panni, cartiere e battiferro), era percorso dalla flotta di “burchielli” che, trainati a riva dai cavalli, risalivano e scendevano la corrente portando a valle il legname dei boschi del Cansiglio e tornavano carichi di ogni genere di mercanzia da Venezia. Sulla piazza, che perciò è detta anche Piazza del Mercato, sorsero eleganti palazzi signorili, edificati dai ricchi mercanti, come i palazzi Fabio De Zanghis, Loschi e Pianca oltre al quattrocentesco Palazzo Comunale. Da vedere, ancora, in via Garibaldi, i palazzi De Casagrande, Prata e Doro. Meritano un cenno l’ex Chiesa e l’Ospitale di San Gregorio, la Porta Coneian, il cinquecentesco Palazzo Bellavitis e la casa natia del pittore Luigi Nono.

Ogni anno, in agosto, si celebra la tradizionale Sagra dei Osei, una delle più vecchie fiere italiane.

 

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Civico_Museo_Storia_Arte_Trieste

Civico Museo di Storia ed Arte e Orto lapidario

Al pianoterra è esposta la collezione civica di egittologia, circa un migliaio di reperti raccolti a partire dall’Ottocento grazie agli interessi collezionistici della borghesia triestina, tra i quali tre mummie, statue, amuleti, vasi canopi e altri materiali greco-romani, copti e islamici.

La sezione del periodo romano proviene in gran parte da Aquileia, Tergeste e dall’Istria. Il nucleo della collezione fu acquisito nel 1870 dal farmacista triestino Vincenzo Zandonati che raccolse oltre 34.500 pezzi. Notevoli i frammenti di rilievo raffiguranti l’Amazzonomachia della fine del II secolo d. C. ritrovati nella Cattedrale di San Giusto. Sono esposte sculture risalenti al periodo tra il I secolo a. C. e il III d.C., con esempi di ritrattistica privata e imperiale, divinità del Pantheon romano in pietra e bronzetti; inoltre ci sono anche lucerne, gioielli e gemme incise, urne sepolcrali in vetro soffiato e i corredi rinvenuti nella necropoli di San Servolo.

Al primo piano si trovano le sale dedicate alla Preistoria e Protostoria locale con materiali paleolitici provenienti dalla Grotta Pocala di Aurisina, manufatti neolitici ritrovati nella Grotta dell’Orso di Gabrovizza, in quella della Tartaruga di Borgo Grotta Gigante, nelle Gallerie di San Dorligo della Valle e nella Grotta del Mitreo di Duino, nonché reperti dei numerosi castellieri protostorici del territorio e delle necropoli, come quella di Santa Lucia di Tolmino, risalente all’età del ferro e quella “celtica” di San Canziano. Segue la sezione riservata ai vasi greci: un repertorio di ceramica attica e magnogreca dall’età arcaica fino a tutto il periodo ellenistico, dove si possono ammirare esemplari corinzi, attici, apuli ed etruschi, provenienti in gran parte dalla collezione Fontana Sartorio. Ci sono, inoltre, le vetrine dedicate alle scritture dell’Antichità che presentano esempi di geroglifici sumerici, egizi, caratteri cuneiformi babilonesi, iscrizioni greche e latine. Visitabile anche il deposito della Collezione Tarentina – quasi duemila reperti tra rilievi e figure in terracotta, antefisse e vasi, marmi, un’oinochoe in bronzo e il famosissimo rhyton d’argento a testa di cerbiatto – e la Collezione Cipriota, con recipienti e idoletti fittili. La donazione di un significativo nucleo di ceramica maya proveniente da El Salvador ha permesso, infine, di allestire la sala intitolata a Cesare Fabietti dedicata alle civiltà precolombiane del Centro America.

L’Orto Lapidario custodisce epigrafi, monumenti e sculture di epoca romana come i Rilievi del cosiddetto “Ponte di Ronchi”, la statua acroteriale raffigurante un’Aura del monumento degli Aquatori Feroniensi e il Propileo monumentale di San Giusto; nonché il Cenotafio di Johann Joachim Winckelmann (Stendal 1717 – Trieste 1768). Il Giardino del Capitano conserva sculture, lapidi ed iscrizioni di epoca medioevale e moderna.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza della Cattedrale 1, Trieste

Orari di apertura: da martedì a domenica 9.00–17.00; chiuso il lunedì

Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00; gratuito per i bambini fino ai 5 anni

Informazioni: www.museostoriaeartetrieste.it

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it; www.serviziodidattico.it

Come Arrivare: in autobus con la linea 24

E-mail: cmsa@comune.trieste.it

Tel.: 040 310500 / 040 308686

Fax: 040 300687

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