Museo_Archeologico_Nazionale_Aquileia

Museo Archeologico Nazionale

Istituito nel 1882 con il patrocinio dell’imperatore Francesco Giuseppe nella Villa Cassis Faraone, il museo presenta le collezioni storiche risalenti all’epoca romana delle più illustri famiglie aquileiesi – il nucleo originario proviene dalla settecentesca raccolta del canonico e archeologo Gian Domenico Bertoli – integrate dai risultati delle ricerche condotte fra Otto e Novecento.

La sezione dedicata alla statuaria esibisce una galleria di teste-ritratto ad uso funerario provenienti da edicole e sacorfagi ritrovati nel suburbio, che documentano il variare delle tendenze stilistiche (con esiti che spaziano dal realismo alla tendenza ellenistica, fino alla cosiddetta “tensione interiore” del III secolo). La scultura onoraria è esemplificata dal cosiddetto Navarca del tardo periodo repubblicano e dal ciclo di età claudia raffigurante la famiglia imperiale collocata originariamente nelle vicinanze del Foro.

Nel primo piano sono raccolte le manifatture delle arti applicate e dell’artigianato, con un’ampia sezione dedicata alla glittica: oggetti ornamentali di pietra dura, cristallo di rocca, ambra e avorio finemente lavorati.

L’arte dell’intaglio su pietre dure, infatti, costituisce una delle classi maggiormente rappresentative del patrimonio archeologico aquileiese (oltre 10. 000 pezzi) ed è tale da individuare nella città il centro di produzione più importante dell’Italia centro- settentrionale. La sala dei culti tardo-imperiali propone la ricostruzione di un larario, il sacello domestico in cui venivano venerati gli spiriti degli antenati, manufatti votivi connessi ai riti misterici e un pregevole lampadario paleocristiano proveniente dall’Episcopio di Piazza Capitolo.

Nel settore della ceramica e della terracotta sono esposti esemplari di vasellame rosso prodotto della fornace di Carlino a poca distanza da Aquileia (fine IV-inizi V). Anche la cospicua quantità di vetri fa supporre l’esistenza nella città di officine attive a partire dal I secolo d. C.: contenitori per profumi (balsamari) e vasellame da mensa (olle, coppe e piatti) nonchè preziosi oggetti in in vetro murrino, millefiori e vetro-mosaico. I manufatti bronzei spaziano dall’abbigliamento (fibule e fibbie) alle sculture devozionali e alle suppellettili (specchi e strigili).

Nel secondo piano del Museo si conservano gli armamenti (come l’elmo in ferro con parti ornamentali in argento, bronzo e rame) e i gioielli, tra cui le duecento piccole appliques a forma di mosca, in oro, destinate ad essere cucite sulla veste. La raccolta numismatica vanta oltre 40.000 esemplari, tra cui le emissioni della zecca di Aquileia e le monete auree.

Le gallerie lapidarie ospitano preziosi mosaici ellenistici, due pavimenti raffiguranti il Ratto d’Europa e un Asaraton, ovvero la rara rappresentazione di un pavimento non spazzato e i mosaici provenienti dal vasto complesso delle Grandi terme, con il Trionfo di Nettuno.

Nei magazzini si trovano le sale dedicate alla Via Annia e l’imbarcazione rinvenuta a Monfalcone presso le risorgive del Timavo. Il giardino accoglie il lapidario con resti architettonici, epigrafi, stele, monumenti funerari e i contenitori lapidei disposti in piramidi.

 

 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 1, Aquileia

Servizi: noleggio audioguide presso Infopoint Turismo FVG; archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni: www.museoarcheologicoaquileia.beniculturali.it; www.provincia.udine.it/musei

Orari di apertura: domeniche e festivi 13.45-19.30; da martedì a sabato 8.30-19.30; chiuso il lunedì, il 25 dicembre e l’1 gennaio

Ingresso: intero € 4,00; ridotto € 2,00 (cittadini tra i 18 ed i 25 anni e docenti); gratuito per i cittadini della comunità europea che non abbiano compiuto 18 anni; ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese

Tel.: 0431 91016 / 0431 91035

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Borgo del Castello di San Vito al Tagliamento

Situato nella fertile piana alluvionale, il nucleo di San Vito crebbe attorno al Castello dopo la metà del XII secolo. Nel borgo medievale, chiuso da tratti di mura duecentesche, tra le strette calli conserva ancora interessanti edifici d’epoca. All’ultimo quarto del XIII secolo risalgono le mura merlate, il fossato e le torri Scaramuccia e Raimonda, quest’ultima adibita a sede del Museo Archeologico.

Il vicino Castello, ove nella seconda metà del Trecento si riunì più volte il Parlamento della Patria del Friuli, nel secolo successivo divenne un palazzo signorile dei nobili Altan. A partire dal Quattrocento sorsero la Loggia Pubblica, ora Teatro Sociale, e la Chiesa di San Lorenzo con annesso convento domenicano, che oggi ospita la Biblioteca civica.

Nel Cinquecento Borgo San Lorenzo fu incorporato nel centro e furono eretti la Torre Grimana e il torrione meridionale, dando all’abitato forma trapezoidale. Piazza del Popolo si circondò di prestigiosi palazzi, come il venezianeggiante Palazzo Rota, con lo splendido parco tardo romantico, attuale sede municipale.

Al Seicento risale Palazzo Altan in Borgo Taliano che ospita il Museo provinciale della vita contadina. La Chiesa dell’Annunciata, rivestita di affreschi trecenteschi, fu la cappella gentilizia dei Patriarchi. Il Duomo, costruito a metà Settecento per volontà del patriarca Daniele Delfino, custodisce opere di Andrea Bellunello, Alessandro Varotari detto il Padovanino, Gaspare Diziani, Francesco Zugno e Pomponio Amalteo, maggior pittore sanvitese e allievo del Pordenone, che lascia un altro splendido ciclo di affreschi nella Chiesa di Santa Maria dei Battuti. San Vito diede i natali al naturalista Anton Lazzaro Moro, uno dei più insigni scienziati del Settecento italiano.

Interessante anche il percorso naturalistico del parco delle olle di risorgiva della roggia Vignella in località Pissarelle.

 

Informazioni


Dove: San Vito al Tagliamento, Provincia di Pordenone

Informazioni: www.comune.san-vito-al-tagliamento.pn.it

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Castello di Zucco

Il castello fu costruito nel XIII secolo dai signori di Cucagna sui colli soprastanti Faedis, insieme alla rocca omonima, un piccolo avamposto alle pendici del monte e una fortificazione sulla vetta del colle “Rodingerius”. Nel XV secolo il castello di Zucco, come quello di Cucagna, venne abbandonato per le più comode e accoglienti ville di pianura e sempre nello stesso secolo fu incediato dai veneziani. Per diversi anni è stato oggetto di recupero da parte dell’Istituto per la ricostruzione del Castello di Chucco Zucco.

Alle rovine si giunge ripercorrendo l’antico sentiero lastricato attraverso il bosco che parte da borgo Sant’Anastasia. Questo conserva ancora gli imponenti paramenti murari, le caditoie e la pusterla di accesso al mastio. Nella chiesetta castellana tardo cinquecentesca è visibile la bella Madonna del latte tra i santi Giovanni Battista e Giacomo (secolo XIV). Vi si tiene il Seminario Estivo Internazionale di Architettura Medioevale.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Faedis

Stato di conservazione: ruderi

Informazioni: www.prolocofaedis.it;www.chucco-zucco.eu

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Rosandra

Riserva Naturale della Val Rosandra

La riserva racchiude la vallata incisa dal torrente Rosandra (Glinščica) nell’altipiano carsico, in un territorio di transizione tra l’ecosistema alpino e il mare, per poi estendersi oltre il confine con la Slovenia nel territorio del Comune di Hrpelje-Kozina. Il versante nordorientale della valle, soleggiato, con le pareti verticali della forra alternate a macchie boschive, è caldo e mitigato; mentre l’opposto versante, in ombra ed esposto al vento, con grandi ghiaioni, è freddo e battuto dalla bora che qui si incanala verso la costa facendo prostrare i pini.

Nei tratti pianeggianti si trovano le lande e i gramineti, le fioriture sono accese, tra maggio e giugno nei toni viola della serratola moscata o gli abbondanti cespugli di scòtano che, in autunno, si colorano di tonalità calde giallo-aranciate e rosse.

Numerosi itinerari guidano gli escursionisti, i rocciatori e gli speleologi alla scoperta di siti di interesse archeologico (i Castellieri di Monte San Michele e del Monte Carso), e paleontologico (la Caverna degli orsi), i resti dell’acquedotto romano, i ruderi del castello di Moccò, la chiesetta di Santa Maria in Siaris (XVI secolo), i due mulini all’inizio della valle e il borgo storico di Bottazzo; ma anche le eminenze naturalistiche, la landa carsica sul monte Stena, le pinete di pino nero, i ruscelli e i punti panoramici da dove si gode di una straordinaria vista sul golfo di Trieste. Degni di nota sono anche la cascata alta 36 metri del fiume Rosandra, i resti dell’acquedotto romano e la ex-ferrovia, il cui tracciato è stato convertito in pista ciclopedonale.

Nelle varie stagioni si possono riconoscere le fioriture primaverili delle primule, insieme a ellebori, fragole vellutine, iris, viole ed emeri, sino alle tardo-estive centauree, con campanule piramidali, echinopi, santoregge e ciclamini.

Variegata anche la fauna – pur non essendo facile da intercettare – la valle è abitata da caprioli, camosci, cervi, lepri, scoiattoli, ghiri, volpi, sciacalli, linci ed ermellini. La grande quantità di grotte e cavità ipogee (Grotta dei pipistrelli, Grotta delle gallerie, Grotta del tasso, Fessura del vento) favorisce la diffusione di un gran numero di pipistrelli che sono stati scelti come simbolo della riserva.

Dal tumulo del Monte Cocusso, la vista spazia verso la costa istriana, la laguna di Grado e i rilievi più distanti. Nei pressi vi sono le due cavità più alte in quota nel Carso triestino (il Pozzo della miseria e il Pozzo della determinazione).

Nel percorso di ascesa al Monte Stena si trova l’ingresso della Grotta di San Lorenzo, sovrastata da un grosso ciliegio canino. Dal ciglione del Monte Stena è visibile la cascata, circondata da fioriture in accordo con le stagioni (giallo in primavera e rosa-violetto in autunno) e, in lontananza, quasi tutta Trieste.

Su uno sperone roccioso, subito oltre il confine di Stato, ci sono i ruderi del Tabor di Draga, un vecchio torrione eretto alla fine del XV secolo. Costeggiando il bosco di pino nero che copre la sommità del Monte Carso si può deviare a sinistra per raggiungere la Grotta delle antiche iscrizioni, mentre, proseguendo sul ciglione, tra le fioriture dell’iride celeste, del riccio di dama e della ginestra si fiancheggia la landa rupestre fino a raggiungere i ruderi dell’antico Vallo del castelliere, la cinta muraria del più esteso borgo fortificato della zona di Trieste nell’età del bronzo.

 

Informazioni


Ubicazione: Comune di san Dorligo della Valle-Občina Dolina

Estensione: 746 ettari

Informazioni: www.riservavalrosandra-glinscica.it – Comune di San Dorligo della Valle, Dolina 270 – Tel.: 040 8329237

Centro visite: Bagnoli della Rosandra-Boljunec 507, San Dorligo della Valle-Dolina

Servizi: centro visite, bar, punti ristoro, area pic-nic, parco giochi, palestra di roccia

Attivitá: escursioni guidate, trekking, mountain bike, alpinismo, equitazione, corsi di arrampicata

Tel./ fax: 040 8326435;

E-mail: centrovisite@riservavalrosandra-glinscica.it

 

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Civico Aquario Marino

L’Aquario di Trieste è stato inaugurato nel 1933 negli spazi della Pescheria Centrale della città. La fauna ospitata al Civico Aquario Marino è costituita da specie marine provenienti prevalentemente dal Golfo di Trieste, ma si incontrano anche specie esotiche come quelle della barriera corallina, stimolando il visitatore a riflettere sull’importanza della biodiversità, sulla sostenibilità e sul bisogno di preservare il fragile equilibrio del mondo marino.

Al piano inferiore sono collocati gli acquari, una trentina di vasche alimentate con acqua marina, prelevata dal porto e filtrata all’interno della torre dell’orologio: nelle cinque vasche maggiori si ricreano gli habitat dell’alto Adriatico (allevamento di mitili, barriere artificiali sommerse, relitto, molo e ambiente pelagico), nella grande vasca ottagonale sono ospitati piccoli squali e razze, mentre nelle vasche minori trovano posto le specie tipiche del Mediterraneo (astici, aragoste, orate, branzini, scorfani, dentici, murene, cefali e mormore).

Al piano superiore è stato allestito un vivarium, con terrari che accolgono numerose specie di anfibi e rettili appartenenti alla fauna autoctona. C’è anche una sezione dove è stato ricostruito il biotipo degli stagni carsici: ambiente naturale in cui vivono e si riproducono gli ululoni, i rospi comuni e le rane verdi. A rotazione vengono ospitati anche grossi esemplari tropicali come iguana, pitoni e boa.

 

Informazioni


Indirizzo: Molo Pescheria 2, Riva Nazario Sauro 1, Trieste

Servizi: visite guidate su prenotazione; accessibile ai disabili; Trieste City Pod

Orari di apertura: dal 1 novembre al 31 marzo 9.00-13.30; dal 1 aprile al 3 novembre 9.00-19.00; chiuso il mercoledì

Ingresso: intero € 4,50; ridotto € 3,00; gratuito per i bambini fino ai 5 anni

Informazioni: www.aquariomarinotrieste.it

Come arrivare: in autobus con le linee 8, 9, 10, 30

Tel.: 040 306201

Fax: 040 3220520

E-mail: acquario@comune.trieste.it

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Città fortificata di Palmanova

Nel 1593, perduta la piazzaforte di Gradisca, i veneziani firmarono, nel vicino castello di Strassoldo l’atto di fondazione della fortezza di Palma: nuovo baluardo strategico per la difesa del territorio della Serenissima contro l’Impero e l’Oriente turco-ottomano. La città stellata, cinta da poderosi bastioni a nove punte e ampi fossati, è un felice compendio della trattatistica rinascimentale sulla città ideale. Al suo centro sorge la Piazza Grande, l’antica piazza d’armi a forma di esagono perfetto da cui partono sei strade radiali. Emblema della città-fortezza è il Leone di San Marco che riposa tranquillo sotto una palma e, in effetti, la fortezza restò inespugnata per duecento anni, fino alle invasioni napoleoniche.

La prima pietra fu posta il giorno di Santa Giustina, acclamata patrona della città, nonché l’anniversario della vittoria di Lepanto sui Turchi. La città è divisa in nove settori che ricordano i firmatari del suo atto di nascita: Grimani, Savorgnan, Foscarini, Villachiara, Contarini, Garzoni, Monte, Donato e Barbaro. Alla città poligonale, ribattezzata da Napoleone Palma la Nuova, si accede attraverso tre porte progettate da Antonio Scamozzi a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.

Il primo weekend di settembre si tiene la rievocazione storica A.D. 1615. Palma alle armi che ricorda l’inizio della guerra degli uscocchi o guerra del Friuli contro gli austriaci, l’ultima tra Austria e Venezia.

 

Informazioni


Informazioni:

www.comune.palmanova.ud.it – Comune di Palmanova, Piazza Grande 1 – tel.: +39 0432 922111; fax: +39 0432 923346

Ufficio Turistico, Borgo Udine 4 – Tel.: +39 0432 924815 – aperto tutti i giorni 10.00-12.00

 

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Bob-su-Rotaia-Tarvisio

Bob su Rotaia Tarvisio

Il bob su rotaia offre un percorso di 880 metri di lunghezza, con 665 di discesa, 215 di risalita e un dislivello di 73 metri. Il tracciato prevede una serie di curve con diverse pendenze e raggi, un loop (anello chiuso con curva a 360°) e una serie di woops e dossi per rendere adrenalinici anche i tratti rettilinei.
E’ un impianto finalizzato al tempo libero di tipo ludico-sportivo, dunque i progettisti l’hanno concepito con il circuito di discesa che ha in ogni punto non meno dell’11% di inclinazione, il che permette la corsa per forza di gravità dei veicoli. La velocità può comunque essere regolata dal guidatore stesso, dosando a propria scelta l’azione del freno con le apposite leve laterali.

La pista sopraelevata è formata da tre coppie di rotaie in acciaio inossidabile saldato e da apposite piastre trasversali di supporto che garantiscono inoltre che i binari si mantengano paralleli. Nei tratti in cui la pendenza supera il 15%. per evitare lo slittamento, le rotaie sono trattate con un rivestimento ad alta rugosità . Ovviamente l’impianto è dotato di specifici sistemi di sicurezza e quindi le ripide curve ed i dossi che incrementano l’effetto emozionale degli utenti, possono essere affrontati con tranquillità.

 

Informazioni


Orari di apertura:

dalle ore 10.00 alle 16.00
Prezzi:
1 corsa: 4,00€
3 corse: 11,00€
5 corse: 18,00€
Per ulteriori informazioni:
Promotur Tarvisio
tel. +39 0428 653915

tarvisio@promotur.org

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