Sentiero-pal

Sentieri sul Pal Piccolo e Pal Grande

Il Pal Piccolo deve la sua importanza ai combattimenti qui avvenuti nella prima guerra mondiale. Oggi sulla cima del monte è allestito un museo all’aperto, dove è possibile visitare i resti delle trincee e dei baraccamenti usati da alpini durante il conflitto.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Traversata carnica
Dislivello in metri: 500
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza in ore: 4.30

INFO: Iat Paluzza
Tel. +39 0433 775344
Email info.paluzza@turismo.fvg.it

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Partenza dal Passo Monte Croce Carnico (mt. 1.360)

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Imboccate il sentiero Cai nr. 401 mantenendo sulla sinistra la palestra di roccia

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Proseguite sullo stesso sentiero fino alle trincee di vetta del Pal Piccolo (mt. 1.866)

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Scendete brevemente lungo il sentiero di salita e imboccate un sentiero militare che, passando attraverso trincee e strutture militari in disuso, riconduce ai piedi della palestra di roccia e quindi al Passo di Monte Croce

VARIANTE

Una volta raggiunta la vetta del Pal Piccolo (mt. 1.866), una serie di sentieri militari in disuso consentono di raggiungere la cima del Friekofel e del Pal Grande dove è in allestimento il museo all’aperto con numerosi recuperi di gallerie

    Museo all’aperto del Pal Piccolo     Museo all’aperto del Freikofel
ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Gradisca

Gradisca d’Isonzo

Gradisca – il nome, derivato dalla parola di origine slava “gradisce”, significa appunto luogo fortificato – fu eretta dalla Repubblica della Serenissima come baluardo contro l’Oriente turco e progettata come un borgo fortificato in forma di poligono, entro una poderosa cinta di mura turrite, dove le vie, perfettamente disegnate, ritagliano una geometria urbana compatta.

Del più antico periodo veneziano restano la Casa dei Provveditori veneti, ora sede dell’Enoteca Regionale, e il Palazzo Coassini del tardo Quattrocento.

Nel 1511 Gradisca divenne parte dei domini ereditari degli Asburgo con Massimiliano I. La fortezza resistette per due anni agli assedi dei Veneziani nelle cosiddette Guerre gradiscane del 1615 e, quindi, fra la seconda metà del Seicento e il primo quarto del secolo successivo fu amministrata dai Principi di Eggenberg, prima di essere riunita alla Contea di Gorizia.

In questa fase Gradisca conosce un notevole sviluppo economico, demografico ed urbanistico: da cittadella fortificata, diviene progressivamente un signorile borgo residenziale; a quest’epoca risalgono, infatti, i palazzi nobiliari del centro storico: Palazzo Strassoldo, Casa de´ Portis, Casa de´ Salamanca, Casa Wassermann, nonchè Palazzo de´ Comelli-Stuckenfeld, cui si aggiunsero Casa de´ Brumatti, Casa Spangher e Casa Ciotti, di ispirazione tardomanierista e veneziana barocca.

Alla fine del Seicento risalgono due edifici pubblici: la Loggia dei mercanti e il Palazzo del Monte di Pietà, con la nicchia coperta da un baldacchino che accoglie una Pietà barocca. All’inizio del Settecento fu edificato Palazzo Torriani, splendida villa suburbana d´ispirazione palladiana, ora sede del Municipio, della Galleria di Arte Contemporanea Spazzapan e del Civico Museo di storia documentaria della città, dove sono, tra l’altro, conservati i lacerti di affresco provenienti dal Duomo, come la Gloria di angeli, attribuita a Giulio Quaglio.

Nel 1863, abbattendo parte delle mura, fu realizzato il parco detto “Spianata”, coronato dalla prospettiva dei caffè di tradizione asburgica. Sei sono i torrioni che si incontrano lungo il percorso delle mura della fortezza – per la cui edificazione fu interpellato nel 1500 dal Senato veneto anche Leonardo da Vinci – intervallate dalla Porta Nuova e dalla Porta del Soccorso, che racchiudono il Castello e il Palazzo del Capitano.

Ogni anno a novembre si tiene il Chocofest, manifestazione dedicata a cioccolato, tè, caffè e spezie.

Il territorio circostante è, inoltre, rinomato per la produzione di vini come Cabernet, Merlot, Refosco e Pinot.

 

Informazioni


Informazioni:

Comune di Gradisca d’Isonzo, Via M. Ciotti 49 – www.comune.gradisca-d-isonzo.go.it – Tel.: +39 0481 967911; Fax: +39 0481 960622; e-mail: comune.gradiscadisonzo@certgov.fvg.it
Pro Loco Gradisca, Via Ciotti 49 – www.prolocogradisca.it – Tel.: +39 0481 960624; Fax: +39 0481 954896; e-mail: info@prolocogradisca.it

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Ravascletto

Ravascletto

Il piccolo borgo di Ravascletto – uno dei Borghi autentici d’Italia – sorge in posizione panoramica lungo la strada che attraversa la Valcalda, arrampicandosi sopra la cresta del monte Crostis. Del nucleo abitativo più antico “in villa Rovoscleti” si ha notizia sin dalla fine del Duecento.

È una sfaccettata meta turistica sia estiva che invernale grazie alla bellezza naturalistica e alle piste da sci del versante Nord del monte Zoncolan: nel 1948 fu costruita la seggiovia Ravascletto-Cuel Piciul, la prima della regione, lungo il pendio della Val di Pertie. Il comune comprende le frazioni di Zovello e Salàrs e le borgate di Fratta, Piè del Pecol, Prepaulin, Ciampei, Chiavar, Stalis, Palù, Alnetto, Campivolo, Som Salàrs. Tra le due guerre venne realizzata la Panoramica delle Vette che, dalla sella Valcalda, sale sino sotto le pendici sommitali del monte Crostis, per poi scendere ripidamente sino all’abitato di Tualis, collegato a Ravascletto in uno dei più bei percorsi di alta quota delle Alpi.

Tra gli edifici tipici sono da segnalare la Casa di Parigjin a Zovello, con un affresco del XVII secolo, la Casa di Baldisâr a Ravascletto, la Casa dal cuet da Paca a Salars e la Casa delle bombe a Zovello in località Prapulin. Da ricordare anche la chiesa di San Matteo Apostolo, a Zovello, risalente al Settecento, che conserva statue lignee e tavolette dipinte del XVII secolo provenienti da un altare ligneo di Giovanni Antonio Agostini, e la Chiesa di San Giovanni in Campivolo.

Di Ravascletto sono originari i “cramars”, i venditori ambulanti girovaghi che, muniti solo della loro craminga, una cesta piena di spezie, erbe e stoffe, partirono in cerca di fortuna soprattutto oltralpe.

Molti sono gli eventi tradizionali annuali come la Fiestas Tas Corts, nel mese di agosto, durante la quale le case del borgo sono aperte e offrono i piatti della tradizione e le due feste del Solstizio d’estate, nel mese di giugno, e del Solstizio d’inverno, nel mese di dicembre.

 

Informazioni


Come arrivare: Strada Statale 465 della Forcella Laverdet e di Valle San Canciano

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Castello_Cergneu

Castello di Cergneu

Sorto forse su una precedente fortificazione longobarda, nel XII secolo il castello fu donato al Patriarca di Aquileia da Voldarico marchese di Toscana. Nel Duecento la giurisdizione passò ai signori di Savorgnano e nel 1491 ai di Brazzà, ai cui discendenti appartiene tuttora.

Già nel 1521 il fortilizio risulta essere in rovina. La struttura fortificata con il mastio di forma quadrata – che conserva feritoie e porta d’accesso – fu costruita sopra un ampio terrazzamento artificiale, circondato da un fossato. Addossati alla torre vi sono ancora alcuni resti della trecentesca domus magna. Presso il castello sorge una chiesetta dedicata oggi ai Santi Pietro e Paolo e fondata nel 1323.

Ai resti del castello di Cergneu si arriva percorrendo una ripida strada lastricata che dall’omonimo paese conduce al sito attraversando la selva e superando un ponticello. Ancora visibili i tracciati dei diversi edifici che erano racchiusi dalle possenti mura.

Una campagna di scavi è stata condotta in questo sito dal 1999 al 2005, seguita da un restauro promosso dal Comune di Nimis.

 

Informazioni


Indirizzo: Cergneu, Nimis

Stato di conservazione: ruderi

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Giardino_Abbaziale_Prati_Burovich

Giardino Abbaziale e Prati Burovich

Il giardino del complesso dell’abbazia di Santa Maria in Sylvis si estende nel centro storico dell’abitato, in continuità con gli spazi verdi della residenza Burovich, cinti da fossati a nord-est e raccordati da un ponte in legno.

Il giardino dell’abbazia presenta un impianto naturalistico, mentre quello del palazzo è all’italiana.

All’inizio dell’Ottocento il terreno era destinato a orto o a prato e nei pressi dell’abbazia sorgeva un cimitero poi dismesso. Alla prima metà del Novecento risale la composizione del giardino Burovich, armonicamente ripartito secondo tracciati geometrici lungo un asse centrale e ritmato dai parterres topiari in bosso; risente però anche di modalità compositive già affermatesi soprattutto oltralpe, con grande interesse per le rose e per i giochi cromatici delle corolle dei fiori, così come per un raffinato rapporto tra luce ed ombra, determinato dalle arcate di rose. I Burovich de Szmajevich, originari della cittadina dalmata di Perasto, agli inizi del Settecento si erano trasferiti in terraferma veneta avendo acquisito dalla Serenissima il titolo di conti.

Tra il 2001 e il 2006 sono stati effettuati gli interventi di recupero e di valorizzazione dell’area che è stata destinata a spazio pubblico e del palazzo che è ora sede comunale.

Alla recintazione del giardino in siepe di carpino bianco si sostituisce, per un tratto, un graticcio ligneo “a gelosia”, ricoperto di rose, che separa la parte del parterre vivente da quella in pietra e sasso. Vi si possono ammirare iris, gigli, scille, narcisi, anemoni, nigelle, lavande, primule selvatiche, fragole a frutto piccolo, violette e una gran varietà di aquilegie.

Nelle zone d’ombra troviamo, inoltre, felci, ellebori, acanti, gruppi di mughetti e di bucaneve. Lungo un vecchio muro crescono ortensie, felci, ellebori e anemoni giapponesi e, sulla facciata interna del palazzetto, le glicini arrampiacate su di arcate metalliche.

Si coltivano oltre quaranta varietà di rose: alcune rose d’epoca, appartengono all’impianto originario, mentre fra quelle moderne si annoverano le cosiddette “rose inglesi” dovute al notissimo ibridatore David Austin; tra le rose storiche è notevole un esemplare di Cardinal de Richelieu, che ha assunto una dimensione davvero rara per questo tipo di varietà.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Castello 1, Sesto al Reghena

Superficie totale: 2,10 ha

Impianto planimetrico: informale (giardino abbaziale) e all’italiana (Palazzo Burovich)

Condizione giuridica: proprietà pubblica (Comune di Sesto al Reghena) ed ecclesiastica

Peculiarità scenografiche e compositive: orto, uccellanda

Specie botaniche di rilievo: bosso, Ophiopogon japonica,varie specie di rose botaniche

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coglians

Sentieri del monte Coglians

Il monte Coglians, con i suoi 2.780 metri, è la vetta più alta del Friuli Venezia Giulia e delle intere Alpi Carniche.
È caratterizzato da intensi fenomeni carsici, la grotta più profonda finora esplorata é l’Abisso Marinelli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Traversata carnica
Dislivello in metri: 750
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza in ore: 6

INFO: Turismo FVG Forni Avoltri
Tel. +39 0433 72202
Email info.forniavoltri@turismo.fvg.it

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Partenza dal rifugio Tolazzi (mt. 1350) in prossimità della frazione Collina di Forni Avoltri

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Imboccate il sentiero Cai nr. 143

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Raggiunta casera Morareet proseguite lungo il sentiero nr. 143 per raggiungere il rifugio Marinelli (mt. 2813), da dove si può godere di uno spettacolare panorama a 360 gradi sulle vette delle Alpi Carniche circostanti

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Dal rifugio Marinelli, salite al monte Floriz, scendete lungo il sentiero 174

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In prossimità della forcella Plumbs imboccate il sentiero nr. 150 che conduce a casera Plumbs e successivamente al bar Edelweiss sulla comunale che riconduce al rifugio Tolazzi

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Centro_Didattico_Montano_Pianpinedo

Centro Didattico Montano Pianpinedo

Questo parco incontaminato ospita numerose specie di animali selvatici delle Dolomiti come cervi, stambecchi, caprioli e camosci. Attraverso il sentiero botanico si possono osservare numerose specie floristiche alcune delle quali molto rare.

Nel Centro Didattico di Pianpinedo è stato realizzato un percorso artificiale che stimola la percezione sensoriale del mondo naturale: percorrendo un bosco e una grotta virtuali, nei quali i suoni e gli odori sono stati amplificati, è possibile scoprire le tracce e riconoscere i versi degli animali. Le postazioni multimediali consentono di percorrere virtualmente le aree faunistiche e di approfondire le proprie conoscenze.

Numerosi i laboratori didattici, come quello che illustra l’antica arte della distilleria del pino mugo e delle altre piante officinali della montagna pordenonese; e, presso borgo Palin, il laboratorio per la lavorazione del latte e quello sulle fonti energetiche alternative.

Il Centro Didattico Montano Pianpinedo di Cimolais fa parte dell’Ecomuseo Regionale delle Dolomiti Friulane Lis Aganis.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Vittorio Emanuele II, Cimolais

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, noleggio audioguide

Informazioni: www.pianpinedo.it o presso il Comune di Cimolais – Tel.: 0427 87019; Fax: 0427 87020

Visite: per prenotazione visite e laboratori – Via Venezia 18/A, Maniago; Tel.: 0427 71775; Fax: 0427 71754; www.montagnaleader.org; E-mail: gal@montagnaleader.org

Orari di apertura: da maggio a ottobre la domenica e i festivi 9.00-18.00; in agosto tutti i giorni 9.00-18.00 (chiuso il lunedì); aperto su prenotazione per visite guidate a gruppi o scolaresche

Ingresso: al Parco Faunistico intero € 3,00; ridotto € 2,00 (studenti, bambini fino ai 12 anni, over 65); servizio guida € 2,00 a persona; al Laboratorio degli Antichi Mestieri € 6,00 a persona (minimo 15 persone)

E-mail: info@pianpinedo.it

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