Centro_visite_Villaggio_degli_Orsi

Centro visite Villaggio degli Orsi

Nell’alta Valle del Natisone si trova un centro transfrontaliero per la preservazione dei grandi carnivori che abitano le zone più selvagge del Friuli Venezia Giulia e della Slovenia. L’esposizione permanente offre una serie di documentari legati alle attività di ricerca e allo studio della lince, dell’orso e del lupo nel loro habitat naturale. L’arboretum permette di imparare a distinguere le piante più apprezzate dal grande plantigrado e nel laboratorio si impara a conoscere gli strumenti di ricerca e cattura, radiotelemetrici e di video-fototrappolaggio, utilizzati per lo studio dei grandi carnivori selvatici.

Il centro inoltre si occupa delle tematiche ambientali e dell’ecoturismo, dalla conservazione della fauna alla valorizzazione del paesaggio, focalizzandosi sull’organizzazione di eventi divulgativi in tutto il territorio e contribuendo a promuove luoghi e attività caratteristici, dal bioagriturismo al rifugio alpino.

Dal centro visite parte un sentiero tematico per scoprire come individuare nel bosco le tracce dell’orso, della lince e di altri animali.

 

Informazioni


Ubicazione: Località Stupizza, Pulfero

Informazioni: www.villagiodegliorsi.it; e-mail: nico@villaggiodegliorsi.it; tel.: 320 6717693 – www.provincia.udine.it/musei

Servizi: bookshop, degustazione di dolci tipici, visite guidate, area giochi per bambini, attività multimediali, laboratori creativi e didattici, videoproiezioni, passeggiate naturalistiche per adulti e bambini, corsi pratici di ricerca faunistica nel Parco delle Prealpi Giulie

Orari di apertura: da maggio a settembre tutte le domeniche 10.00-18.00 con ingresso libero; da ottobre ad aprile aperto su prenotazione per scuole e comitive

Visite: prenotazione di attività didattiche, escursioni e laboratori tematici – e-mail: cristina@villaggiodegliorsi.it; tel.: 329 2026382

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Castello_Meduno

Castello di Meduno

Il castello fu edificato nel 1136 sul crinale del colle di San Martino per volere del vescovo di Concordia e fu assegnato in feudo ai signori di Meduno che, in seguito, divennero vassalli del Patriarca di Aquileia.

Nel corso del Trecento il castello fu conteso prima dai signori di Maniago e quindi dagli eserciti degli Spilimbergo, dei Strassoldo, dei Prata, dei Polcenigo e degli Urusbergo, alleati del duca Rodolfo d’Austria contro il patriarca Lodovico della Torre; quindi assediato dalle truppe di Francesco da Carrara.

Passato ai Valentinis agli inizi del XV secolo, fu presto restituito ai Signori di Meduno che lo tennero fino al 1514, quando, estintasi la casata, passò sotto il dominio di Venezia.

Danneggiato dal terremoto del 1776, venne in seguito abbandonato e le sue strutture murarie spoliate per costruire nuovi edifici.

A partire dal 2009 sono state realizzate approfondite indagini archeologiche sui resti dell’edificio e interventi di restauro conservativo finanziati con fondi regionali.

 

Informazioni


Indirizzo: Meduno

Stato di conservazione: ruderi

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Museo Civico della Risiera di San Sabba

L’edificio, costruito nel 1898 per la pilatura del riso, è stato un lager nazista, l’unico sul territorio italiano, utilizzato per l’eliminazione di un gran numero di persone (tra le 3 e le 5 mila), in prevalenza partigiani, detenuti politici, ebrei, militari e civili italiani, sloveni e croati. La Risiera è stata usata anche per il transito, lo smistamento e l’avviamento ai campi di lavoro e di sterminio dei deportati razziali e politici.

Dichiarato Monumento Nazionale nel 1965, il complesso è stato ristrutturato dall’architetto Romano Boico, che ha realizzato un cortile cintato con mura in cemento alte undici metri, all’interno del quale un lugubre percorso in acciaio rivela l’impronta del forno crematorio e del camino. L’edificio che ospitava i prigionieri e le 17 celle sono stati mantenuti spogli.

Nell’edificio centrale ha ora sede il Museo della Resistenza. Ci sono una biblioteca e una mostra storica permanente con un percorso fotografico-documentario che traccia un quadro delle vicende storiche dell’intera regione durante la prima metà del Novecento.

Nella Sala delle Croci sono esposti entro bacheche i beni razziati agli ebrei triestini, donati dalla Comunità ebraica di Trieste. Nelle sale del museo sono raccolti oggetti e documenti donati da alcuni triestini membri dell’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti che furono ad Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Ravensbrück: oggetti personali, lasciapassare, documenti di riconoscimento, fotografie, ciclostilati realizzati dopo la liberazione, disegni, piante dei campi e di luoghi di sepoltura, oltre alla riproduzione di alcune opere grafiche di Anton Zoran Music, donate dall’artista nel 1997.

Visitata da oltre 100.000 persone all’anno, la Risiera ospita mostre temporanee e commemorazioni, in particolare durante il Giorno della Memoria e l’anniversario della Liberazione.

 

Indirizzo: Via Giovanni Palatucci 5, Trieste

Servizi: visite guidate, attività didattiche, mostre tematiche, bookshop, biblioteca, archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni


Informazioni: www.risierasansabba.it

Orari di apertura: tutti i giorni 9.00-19.00; chiuso 1° gennaio e 25 dicembre

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it – www.serviziodidattico.it

Ingresso: gratuito

Tel.: 040 826202

Fax: 040 833 09 74

E-mail: risierasansabba@comune.trieste.it

Come arrivare: in autobus con le linee 8 e 10

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ALTRO IN ZONA
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Torrente Cellina

Il Cellina (in friulano Ciline, Cilina, Silina e Thelina) nasce dal monte la Gialina (m. 1634), ma le sorgenti del torrente si trovano in provincia di Pordenone, in località Margons, nel comune di Claut. Percorre la Valcellina, che prende il nome dal torrente, per una trentina di chilometri. All’altezza di Barcis, a 402 m., una diga ne sbarra il corso e forma il lago dalle acque verdissime che prende il nome dal paese. Più a valle, dopo una lunga gola, il torrente incontra un altro sbarramento, la diga di Ravedis, in comune di Montereale Valcellina, dopo la quale le sue acque scompaiono in un immenso ghiaione e scorrono nel sottosuolo finché incontrano il fiume Meduna. I due torrenti risalgono in superficie nella zona delle risorgive tra Vivaro e Cordenons e insieme vanno a confluire nel Livenza.

Durante il suo percorso lungo 58 km riceve le acque di molti torrenti, i principali dei quali sono il Cimoliana e il Settimana.

Il Cellina scorre tra gole, dirupi, insenature e salti lasciando intravedere, attraverso la sua trasparenza, un fondo ghiaioso chiaro che fa cambiare colore alle sue acque man mano che varia l’ambiente circostante.

 

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Parco Basaglia (Parco dell’ex Ospedale psichiatrico)

Il parco è situato nel comprensorio dell’ex manicomio, in una zona periferica della città all’epoca della sua costruzione, tra il 1905 e il 1908. Il frenocomio goriziano fu progettato secondo il modello open door: occupa, infatti, un’ampia superficie verde in cui sono dislocati i padiglioni ospedalieri, ombreggiata da specie arboree di considerevoli dimensioni, isolate o a gruppi che ospitano scoiattoli, picchi e lepri.

Durante la Prima guerra mondiale fu danneggiato dai bombardamenti e soltanto nel 1933 fu riaperto con la gestione della Provincia di Gorizia. Tra il 1961 e il 1969 il manicomio fu diretto da Franco Basaglia che qui iniziò le sue innovative sperimentazioni terapeutiche.

Negli anni Ottanta la gestione dell’area fu suddivisa tra l’Azienda sanitaria, che ancora oggi utilizza alcuni padiglioni a fini medico-sociali e gestisce la maggior parte del patrimonio a parco, e la Provincia di Gorizia che vi ha insediato alcuni istituti scolastici.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Vittorio Veneto 174, Gorizia

Superficie totale: 7,50 ha

Impianto planimetrico: formale con inserti informali (geometrico con percorsi

curvilinei e rettilinei)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Azienda per i servizi sanitari n. 2 Isontina

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, sentieri, vialetti

Specie botaniche di rilievo: cedro della California, cedro dell’Himalaya, cedro del Libano, cipresso di Lawson, faggio rosso, Osmanthus praecox, sequoia, tasso

Orari di apertura: sempre aperto

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ALTRO IN ZONA
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Museo della Moda e delle Arti Applicate

Le sale introducono il visitatore alle attività artigiane collegate all’abbigliamento, come quelle del calzolaio e del cappellaio. Il percorso conduce attraverso ogni aspetto sotteso alla creazione dell’abito dalla merceria alla sartoria, dai tessuti ricamati a quelli stampati, dalle applicazioni di cordoncini o nastri ai gioielli.

Tra le ricche collezioni di arti applicate dei Musei Provinciali, il cui nucleo originario è stato costituito all’inizio del Novecento da Giovanni Cossàr, ce n’è una dedicata alla produzione della seta, attività economica di grande rilievo nel Goriziano tra il Settecento e l’Ottocento. L’arte del merletto a fuselli fu introdotta in città nel 1672 da due madri Orsoline: manufatti e campionari ne rivelano la commistione di modelli fiamminghi e influenze dell’Europa orientale.

La collezione di vetri e ceramiche annovera quasi 400 oggetti, sia di produzione locale sia provenienti dal Veneto, dall’Austria, dalla Boemia e dall’Inghilterra. Nelle vetrine sono anche esposti i manufatti delle antiche farmacie: alambicchi, ritorte e fiale per i preparati medicinali.

Le collezioni di abiti, caratterizzate dalla sofisticata eleganza della Belle Epoque, si lasciano ammirare dentro scenografiche vetrine concepite come un’infilata di negozi del corso cittadino di una capitale mitteleuropea. Abiti, borse, ombrellini, cappelli, ventagli, calzature e bastoni da passeggio illustrano le occasioni formali e informali della moda rivelando il gusto e la cultura di quell’epoca. Gli esemplari provengono generalmente da Gorizia e Trieste, ma spesso i capi sono stati confezionati a Vienna, Parigi, Praga e Budapest.

Tra i pezzi esposti anche lo spettacolare abito Neoclassico realizzato in un raro tipo di tulle di seta ricamato in ciniglia e paillettes d’argento, con applicazioni di crespo di seta lilla, e due abiti degli anni Venti del Novecento provenienti da Vienna e appartenuti a Margaret Stonborough Wittgenstein, sorella del filosofo Ludwig Wittgenstein, che era stata ritratta da Gustav Klimt nel 1905. Il primo, in crespo di seta verde smeraldo, è ricamato con vistose infiorescenze astratte simili a girasoli; il secondo, confezionato dalla celebre maison parigina Callot Soeurs, è in raso di seta nero ricamato con rosoni di perline in vetro turchese e filati metallici ramati.

Il nuovo allestimento museale prevede l’uso diffuso della multimedialità: le sale sono animate dalla proiezione di immagini d’epoca e scene tratte da film.

In esposizione ci sono anche alcuni cimeli e memorabilia del Teatro di Società di Gorizia, quali strumenti musicali, cartelloni, fotografie e curiosità.

Informazioni


Indirizzo: Case Dornberg e Tasso, Via Borgo Castello 13, Gorizia

Servizi: visite guidate, bookshop, laboratori didattici, fototeca, archivio documentale

Informazioni: www.provincia.gorizia.itwww.gomuseum.net

Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2,50; visite guidate € 1,00; scuole € 1,00 (a persona); gratis con FVG Card

Orari di apertura: 9.00-19.00

Tel.: 0481 533926 – 530382

Fax: 0481 534878

E-mail: musei@provincia.gorizia.it

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Lago di Ca’ Selva

Il lago di Ca’ Selva – un bacino artificiale creato dallo sbarramento sul torrente Silisia, situato tra Frisanco e Tramonti di Sopra – si trova all’interno del Parco naturale delle Dolomiti friulane.

La diga, insieme a quella che ha originato il lago di Cà Zul, poco distante, fa parte dell’impianto della Val Meduna. Il coronamento della diga, di grande impatto scenografico, è accessibile.

 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 

Informazioni


Dove: Chievolis, Tramonti di Sopra

Superficie: 1,2 km²

Come arrivare: percorrendo la SS552 sino alla diga di Tramonti, si transita sul suo coronamento e si prosegue per Chievolis, salendo di quota si arriva al piccolo borgo di Ca’ Selva e immediatamente si incontra la diga

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