ValleCavanata

Riserva Naturale della Valle Cavanata

Situata nella porzione più orientale della laguna di Grado, la riserva naturale comprende oltre alla Valle Cavanata anche il Canale Averto, antico ramo del delta del fiume Isonzo che segna il confine orientale della riserva, e la fascia di bosco che lo circonda. Utilizzata in passato come valle da pesca, oggi ospita tra barene e spiaggette numerose specie di uccelli acquatici che qui vivono e nidificano indisturbati. Appositi itinerari consentono di osservare le oltre duecentosessanta specie di uccelli segnalate nel loro habitat naturale.

La laguna, una fitta trama di canali e corsi d’acqua costeggiati da boschi e radure in cui si rifugiano molte specie animali, è stata arginata e comunica con il mare aperto tramite chiuse regolabili. Man mano che ci si allontana dalla battigia, procedendo verso l’interno, le sabbie diventano più ospitali per canneti misti a giuncheti e arbusti, a questi segue la fascia del bosco litorale, con lecci, pioppi neri e bianchi, oltre ad alcuni rari esemplari di farnia. Tra gli arbusti predominano il sambuco, la robinia e il rovo, a cui si associano il biancospino, il falso indaco, la sanguinella, la tamerice e il salice bianco.

La peschiera ospita pesci di acqua salmastra tra cui cefali, branzini, spigole, orate, ghiozzetti, sogliole e anguille. Vi si possono osservare numerosissime specie di uccelli che nidificano sulle barene e sugli isolotti e che gremiscono le acque basse in cerca di cibo come i limicoli, i cigni, le oche selvatiche, i germani reali e il cavaliere d’Italia. Sulle piane di marea si osservano gli aironi e i chiurli alla ricerca del pesce sorpreso dalla bassa marea. Le isole di origine artificiale ospitano una colonia di gabbiani reali che conta circa seicento coppie. Vi nidificano anche il cigno reale, l’oca selvatica e il germano reale.

Simbolo della Riserva è l’oca selvatica, reintrodotta nel 1984, che oggi conta un centinaio di esemplari. Alla riserva sono associati il Centro visite con un acquario e uno stagno di acqua dolce, il Laboratorio Didattico di Casa Spina e alcuni osservatori.
 

Informazioni

Ubicazione: Valle Cavanata e Canale Averto si trovano tra Grado Pineta e Fossalon di Grado, oltre il Canale Primero

Estensione: 250 ettari

Informazioni: www.vallecavanata.it

Centro visite: Via Grado 1, Grado

Orari di apertura: da fine marzo a fine ottobre lunedì e giovedì 9.00-15.30; martedì e venerdì 12.00-18.30; sabato e domenica 10.00-16.30; chiuso il mercoledì; da fine ottobre a fine marzo martedì e giovedì 10.30-15.30; domenica 10.30-15.30; la riserva è sempre visitabile

Visite: su prenotazione – tel.: 043188272 – 3404005752; e-mail: info.educazionecavanata@gmail.com

Servizi: visite guidate, gite in barca, bar, ristorante, punti ristoro, area pic-nic, area camper, noleggio biciclette, noleggio binocoli

Attività: mostra permanente sugli ambienti della Riserva, itinerari per il birdwatching, escursioni guidate

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

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Parco della Rimembranza

Il parco è inserito in una zona residenziale edificata tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Il suo impianto simmetrico, delimitato dai filari di pini, converge scenograficamente sul Monumento ai Caduti.

Il fondo era adibito, tra il 1827 e il 1880, a cimitero comunale con una cappella, (ornata da una pala di Giuseppe Tominz) in cui erano sepolti alcuni arcivescovi goriziani.

All’inizio del Novecento si iniziò ad adibire l’area a spazio di verde ricreativo e, nel 1925 si avviarono i lavori per creare un parco dedicato alla memoria dei caduti goriziani. Quattro anni dopo fu inaugurato il Monumento ai Caduti progettato dall’architetto Enrico Del Debbio, un tempietto monoptero di dimensioni monumentali ispirato al mausoleo di Teodorico che ricordasse i volontari goriziani che disertarono l’esercito asburgico per arruolarsi in quello italiano; distrutto nel 1944 da un attentato, una sola delle otto colonne rimase indenne e così fu conservata con il cumulo di blocchi lapidei ai suoi piedi.

Nel parco, ora dedicato alle vittime di tutte le guerre, furono collocati altri monumenti commemorativi, tra cui quelli intitolati ai Lupi di Toscana, ai caduti della Divisione Julia e dei busti dedicati a Vittorio Locchi e agli irredentisti Giovanni Maniaco ed Emilio Cravos.

 

Informazioni


Indirizzo: Corso Italia, Gorizia

Superficie totale: 2,46 ha

Impianto planimetrico: all’italiana, schema geo-simmetrico con percorsi rettilinei di forma rettangolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Gorizia

Peculiarità scenografiche e compositive: colonna e resti monumentali di un tempietto monoptero, fontana rettangolare, lapidi commemorative

Specie botaniche di rilievo: abete di Douglas, bosso delle Baleari, corbezzolo, magnolia soulangeana, magnolia stellata, nespolo, pino domestico, sophora, tiglio

Orari di apertura: sempre aperto

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ALTRO IN ZONA
Santuario_Castelmonte_Prepotto

Santuario di Castelmonte

Il sito fu probabilmente abitato fin da epoca romana e forse dal V-VI secolo ospitò un luogo di culto paleocristiano. Il santuario della Beata Vergine del Monte, sicuramente antecedente al 1175, s’ingrandì sino a diventare un borgo fortificato intorno alla chiesa. Nel 1469 dovette essere radicalmente ristrutturato in seguito ad un disastroso incendio causato da un fulmine e nel secolo successivo ebbe un notevole ruolo strategico durante le lotte provocate dalla Lega di Cambrai, specie in occasione dell’assedio di Cividale del 1509.

Il complesso mantiene ancora, nonostante i rifacimenti, il suo aspetto di santuario fortificato, con al centro la grande chiesa, gli edifici monastici e le case del borgo serrate dalle mura turrite. La sua nomea crebbe e sempre più numerosi vi accorrevano i pellegrini tanto che in diverse occasioni le porte di Cividale vennero chiuse a causa degli eccessivi affollamenti. I fedeli non lesinavano donazioni di beni immobili, denaro, ex voto; tra questi vi sarebbe stata un’antichissima statuina d’argento offerta da un duca d’Austria o il prezioso voto di Gemona del 1575 – anno di una funesta pestilenza – che riproduceva la città nell’argento. Molti degli ex-voto sono tuttavia andati distrutti o rubati, quelli in argento anteriori al 1797 furono confiscati da Napoleone. La venerata statua della Madonna è inserita nell’altare barocco commissionato nel 1684 ad Alessandro Tremignon.

 

Informazioni


Indirizzo: Castelmonte, Prepotto

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Arco_Riccardo_Trieste

Arco di Riccardo

Secondo alcuni si tratterebbe di una delle antiche porte della Tergeste romana, edificate per volere di Ottaviano Augusto nel 33 a. C., altri invece ritengono che sia uno degli ingressi monumentali al santuario della Magna Mater. Alcune leggende popolari vorrebbero legarne il nome a Riccardo Cuor di Leone, tuttavia, pare probabile che fosse in origine chiamato Arco del Cardo, per il fatto che fosse posto in coincidenza del cardo massimo.

Oggi l’arco, decorato con lesene e capitelli corinzi, si trova nella città vecchia, in Piazzetta Barbacan, dove si erge, addossato a costruzioni più tarde, con i suoi 7 metri di altezza.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza del Barbacan, Trieste

Informazioni: Ufficio Turistico di Trieste, Piazza Unità d’Italia 4b – Tel: +39 040 3478312; fax: +39 040 3478320; e-mail: info.trieste@turismo.fvg.it

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ALTRO IN ZONA
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Museo diocesano d’arte sacra

Le collezioni del Museo diocesano accolgono le più diverse manifestazioni artistiche e devozionali incentrate sul tema del sacro e comprendeno affreschi, dipinti su tavola e su tela, sculture lignee e in pietra, argenteria, disegni, stampe, bronzi, tessuti e monete di provenienza prevalentemente locale, databili dal VII al XX secolo.

Tra gli scultori sono da ricordare Alvise Casella, Giovanni Martini e Orazio Marinali, mentre tra i pittori Pomponio Amalteo, Giovanni Maria Calderari, Palma il Giovane, Antonio Carneo, Andrea Celesti, Gaspare Diziani, Pietro Longhi, Francesco Guardi, Nicola Grassi e Michelangelo Grigoletti.

Numerosi sono le sinopie e gli affreschi provenienti dal territorio, come due teste di ascendenza romanica già a San Pietro di Cordenons, i frammenti del trecentesco ciclo di Santa Dorotea del duomo di San Marco e l’affresco di Gianfrancesco da Tolmezzo di Castel d’Aviano.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Revedole 1, Pordenone

Informazioni: www.diocesi.concordia-pordenone.it

Tel.: 0434 221275 / 0434 524340

Fax: 0434 524340

E-mail: museo@diocesiconcordiapordenone.it

Orario di apertura: martedì 9.00-13.00, mercoledì 9.00-13.00 e 14.30-18.30 giovedì e venerdì 14.30-18.30, sabato 9.00-12.30

Servizi: visite guidate, fototeca, archivio documentale; accessibile ai disabili

Ingresso: gratuito

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Villa Florio Maseri

I Florio, originari di Spalato, si distinsero nella Patria del Friuli con personalità eminenti come Filippo Florio, ritratto da Giandomenico Tiepolo nel Consilium in arena; Francesco Florio, canonico d’Aquileia e vicario generale del Patriarcato, nonché cultore di storia locale; Daniele Florio, oratore e poeta, amico del Metastasio e gran ciambellano dell’imperatore Carlo VI.

La villa di famiglia, risalente al 1600, fu usata come residenza estiva dai conti che nei mesi invernali abitavano il palazzo Florio di borgo San Cristoforo a Udine.

La facciata è scandita da lesene e balaustre. Lunette, cancelli e balconcini sono chiusi da raffinati lavori in ferro battuto. Alla balconata del piano nobile si accede tramite il portale a tre luci in cima allo scalone che sale dal cortile d’onore. Questo è disegnato da aiuole erbose, mentre sul retro della villa si estendono un ampio parco e vaste tenute agricole. Il salone d’onore è affrescato con paesaggi, mentre nella vicina biblioteca sono conservate numerose stampe del XVIII e XIX secolo. A oriente, inglobata nell’ala dei rustici è situata la cappella di famiglia, dedicata a Sant’Ignazio di Loyola, una delle meglio conservate e decorate della regione, con portale in pietra e un ingresso indipendente che da sulla via per i paesani.

 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Sant’Andrea 1, Località Persereano, Pavia di Udine

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Torre_Moscarda_Paluzza

Torre Moscarda

Il “castrum Muscardum” sorse verso la metà del Duecento presso il passo di Monte Croce Carnico. Comprendeva due torri – poste sulle rive del fiume Bot, con funzione di difesa e dogana, sulla via Julia Augusta – e altre postazioni minori fino alle pendici del monte Paularo. Il toponimo della località – Enfretors – significa appunto “tra le due torri”.

Il sito durante il periodo longobardo e quello carolingio e patriarcale, nonchè sotto il dominio veneto, continuò ad avere una notevole rilevanza strategica e vi si apportarono continue migliorie. Sopravvive oggi una delle due torri eretta tra i secoli XIII e XIV e restaurata di recente; la torre della riva destra invece è stata distrutta nel 1840.

Soprattutto durante la prima guerra mondiale la morfologia del luogo fu modificata con la costruzione dei tanti fortini ancora ben visibili. La Torre Moscarda o Torate, dopo l’intervento di recupero architettonico è stata destinata a museo del territorio, all’interno del parco di Monte Coglians. Qui, seguendo i percorsi naturalistici segnalati, si potrà scoprire la flora locale passeggiando tra ponticelli in legno e camminamenti.

L’edificio consta di tre stanze: il piano terreno è adibito ad attività didattica e di catalogazione, la stanza al primo piano dal 1994 ospita una mostra naturalistica permanente mentre il secondo piano è utilizzato per mostre temporanee di artigianato locale.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Casteons di Paluzza

Orari di apertura: su prenotazione presso IAT (Informazioni e Accoglienza Turistica) Paluzza – Tel.: 0433 775344

Informazioni: www.carniamusei.org; E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

E-mail: info.paluzza@cmcarnia.regione.fvg.it

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