Muggia

Borgo Antico di Muggia

Affacciata sull’ultimo lembo d’Istria, con le sue case di arenaria gialla che digradano dalle colline verso il mare, Muggia rivela le sue antiche origini e la secolare dominazione della Serenissima. Nel centro storico di Borgo Lauro le case color pastello si raccolgono attorno al mandracchio, ovvero la darsena anticamente difesa da due torri, che si spinge fin dentro l’abitato di sapore veneziano.

Tra gli edifici storici spiccano la Casa Veneta di Calle Oberdan e la casa “a gheffo” di via Verdi, che si aprono con bifore e logge su viuzze e campielli. La centrale Piazza Marconi è dominata dalla mole dell’antichissimo duomo in stile gotico veneziano con il rosone centrale e dal Municipio.

Tra le strette calli si incontrano la Portizza e tratti delle mura medievali, le tipiche case di via della Torre, la chiesa gotica di San Francesco e il Castello fino ad arrivare al nucleo di Muggia Vecchia, sull’alto del colle, ricca di testimonianze archeologiche tra cui il castelliere di Elleri e la basilica romanica di Santa Maria Assunta, risalente al X secolo.

Oltre al dialetto, un’altra tradizione che l’accomuna a Venezia è il tradizionale Carnevale, fra i più antichi d’Italia, con la sfilata dei carri allegorici, le bande musicali e i variopinti costumi.

 

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Monumento ai caduti del Monte Calvario

Il monte Podgora, situato a nord-ovest di Gorizia, è stato rinominato Calvario per ricordare le vittime della sanguinosa battaglia dell’Isonzo nella prima guerra mondiale: qui il 7 agosto 1916 le Brigate Cuneo, Casale e Pavia sfondarono le linee difensive austriache arrivando sulla sponda destra dell’Isonzo.

Molti cippi commemorativi sono stati eretti a commemorare i caduti di entrambi i fronti. Fra i tanti italiani che persero la vita sul Podgora ricordiamo il volontario triestino Scipio Slataper.

Sulla cima, da cui lo sguardo può spaziare sull’Isonzo e sui monti che coronano la piana di Gorizia (il Collio, il Monte Santo, il Monte San Gabriele e il Monte San Michele), c’è l’Obelisco, edificato nel 1920 su progetto dell’architetto de Grada, con epigrafi e lapidi poste in memoria dei caduti dei vari reparti che si succedettero nei tentativi di conquistare il monte. Ci sono anche tre grandi croci e cinque cippi dedicati ai volontari trentini, ai caduti delle Brigate Casale e Pavia, ai due battaglioni Carabinieri distintisi negli attacchi ed ai Volontari Giuliani caduti sul Carso.

Nelle vicinanze del museo all’aperto si trova anche l’Ossario di Oslavia, progettato nel 1938 dall’architetto Ghino Venturini.

Informazioni


Informazioni: Infopoint TurismoFVG di Gorizia, Corso Italia 9 – Tel.: +39 0481 535764; Fax: +39 0481 539294; E-mail: info.gorizia@turismo.fvg.it

Ufficio Informazioni U.R.P. Comune di Gorizia, Piazza Municipio – Tel.: +39 0481 383276

Associazione Culturale Isonzo. Gruppo di ricerca storica, Via del Collio 20/b,

Lucinico – E-mail: info@isonzo-gruppodiricercastorica.it

Come arrivare: l’itinerario, percorribile in auto, porta a visitare quei monumenti che ancor oggi sono presenti e ricordano le vicissitudini belliche della “piana di Gorizia”. Dal centro città, dove si trovano la Statua al Fante e la Statua di Enrico Toti, seguendo le indicazioni per Oslavia e superando il ponte del Torrione si raggiunge l’Ossario. Da qui, proseguendo in direzione del Viadotto Ragazzi del ’99 e, superato il sottopasso ferroviario che riporta un epigrafe commemorativa dedicata ad Aurelio Baruzzi, si imbocca via Sottomonte e poi via delle Chiese Antiche fino a raggiungere le pendici del Monte Calvario.

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ALTRO IN ZONA
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Azienda Agricola Barducci

La storia dell’azienda agricola inizia negli anni Cinquanta, quando il nonno Carlo, nato a Firenze, commerciante ed appassionato di cavalli, acquista dei terreni nel comune di Ronchi dei Legionari per provvedere alle necessità degli animali.

Negli anni Sessanta il figlio Franco, collaborando con il padre, si accorge che alcuni campi nella zona tra Soleschiano e San Pier d’Isonzo acquistati come seminativi hanno una produzione scarsa per la loro natura argilloso-sassosa derivante dagli antichi alvei del fiume Isonzo. Decide quindi di riconvertirli a vigna ed organizza una cantina in cui si producono i primi vini “bianco e rosso” che vengono venduti nella privata conosciuta come “là de Balducci a Solescian”.

Negli anni Ottanta e Novanta viene progressivamente attrezzata e continuamente aggiornata permettendo una produzione vinicola apprezzata e di qualità stabile anche per la cura della viti ed i metodi di vinificazione.

Venendo ai giorni nostri si è avuto un cambio generazionale: nella proprietà a Franco sono subentrati i figli Enzo, Giancarlo e Annarita che pur seguendo altre attività, si occupano dell’amministrazione, mentre la Cantina è affidata a Sergio Delpin coadiuvato da Patrik Lubiana.

Le vigne di proprietà coprono 23 ettari nelle località di Soleschiano e Dobbia nel comune di Ronchi dei Legionari per una produzione di circa mille ettolitri di vino.

Dal 2008 si è imbottigliato per la prima volta una parte della produzione curando un marchio ed una immagine che aspirano a far conoscere meglio un prodotto di tradizione ormai cinquantennale caratterizzato da semplicità nella qualità.

L’Azienda Barducci e le sue vigne si trovano nel Comune di Ronchi dei Legionari all’interno del più vasto territorio conosciuto come Bisiacaria dove, dall’incontro dell’acqua dolce dell’Isonzo con i suoi ciottoli e l’acqua salata dell’Adriatico con la sua sabbia, è nato un duro terreno in cui la vite esalta le sue caratteristiche qualitative.
Già gli antichi Romani la coltivavano, come pure tutti i popoli che si sono succeduti nella storia di questa zona di frontiera.
Ora i Barducci, con la loro cinquantennale capacità di far vino, proseguono questa tradizione.

 

Filosofia

Bere bene, bere genuino, bere vini della tradizione

Mission

Vini prodotti con il cuore al giusto rapporto qualità prezzo

Informazioni


Indirizzo: Piazza San Tommaso 18 Soleschiano 34077 Ronchi dei Legionari [GO]
Numeri Utili: Tel +39 349 5231004
Fax +39 0481 474649
Cell +39 331 9785755

Sito Internet: http://www.vinibarducci.it
Email: info@vinibarducci.it
Facebook: https://www.facebook.com/pages/Azienda-Agricola-Barducci/654247407936324?ref=bookmarks

Indicazioni: a 300 metri dall’uscita A4 Redipuglia – Monfalcone Ovest. Alla rotatoria seguire l’indicazione San Pier d’Isonzo. Arrivo a 200 metri

 

ORARI D’APERTURA
Lun 16:00-18:00
Mar 9:30-12:30 16:00-18:00
Mer 16:00-18:00
Gio 9:30-12:30 16:00-18:00
Ven 9:30-12:30 16:00-18:00
Sab 9:00-12:30 14:30-19:00

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Grotta Torri di Slivia

La Grotta delle Torri di Slivia (Pejca v Lascu in sloveno) è stata una delle prime grotte del Carso Triestino ad essere esplorata: il 6 gennaio 1885 gli speleologi della Società degli alpinisti triestini si trovarono di fronte delle imponenti formazioni stalagmitiche (torri), da cui derivò il nome della grotta, che ha uno sviluppo lineare di 554 metri. Nel 1964 il presidente del Gruppo speleologico triestino, Romano Ambroso, iniziò, quasi da solo, i lavori di adattamento per renderla fruibile al pubblico, e nel 1968 finalmente la grotta aprì al turismo.           Negli anni successivi la gestione della grotta passò di mano più volte, per tornare infine ai proprietari del terreno.

La grotta delle Torri di Slivia è considerata una delle meraviglie del Carso triestino: si sviluppa in vani adornati di bellissime vele, eccentriche, stalattiti e stalagmiti, che raggiungono altezze anche di 7 metri per 10 tonnellate di peso. Le concrezioni più famose sono le 8 torri stalagmitiche da cui la grotta prende il nome.

Nella grotta vivono tre specie di pipistrelli, protetti da un’illuminazione parziale della cavità e dalla regolamentazione dell’accesso dei visitatori sulla base dei ritmi della natura.

Alla grotta si può accedere da un pozzo naturale profondo circa 30 metri, dal quale è possibile calarsi solo con attrezzature speleologiche, e da un ingresso artificiale che porta a 60 metri sotto terra attraverso una scalinata di 200 gradini.

La cavità si trova sotto una delle proprietà dell’azienda agricola Le Torri di Slivia ed è un esempio di tutela attiva di un sito naturalistico nato da una stretta collaborazione con il Museo di storia naturale di Trieste e con la Facoltà di Geologia dell’Università di Trieste.

L’agriturismo “Torri di Slivia” funge da biglietteria e punto di partenza per visitare la grotta. Le visite sono tutte guidate (italiano, sloveno, inglese e tedesco), con partenza ad orari fissi.

Per i gruppi inferiori a 15 persone non è necessaria la prenotazione, mentre per i gruppi organizzati superiori ai 15 visitatori è consigliata la prenotazione.

Il percorso interno è illuminato artificialmente e si snoda attraverso comodi gradini e sentieri in ambienti ampi. La temperatura interna varia a seconda delle stagioni dai 3 ai 9 gradi centigradi.

 

Informazioni


Orari (gli orari si riferiscono alla partenza di ogni visita, per le visite fuori orario è necessaria la prenotazione):

gennaio/febbraio: su prenotazione minimo 8 persone

marzo/aprile/maggio: sabato domenica e festivi 10,30, 14,00, 15,30

giugno/settembre/ottobre: sabato domenica e festivi 10,30, 14,00, 15,30

luglio/agosto: tutti i giorni 10,30, 14,00, 15,30, 17,00

novembre/dicembre: su prenotazione minimo 8 persone

Prezzi: intero            € 8,00; ridotto dai 4 ai 12 anni / scuole / gruppi organizzati di almeno 15 persone € 6,00; bambini fino a tre anni gratis, FVG CARD gratis.

L’ingresso comprende: visita guidata con guida naturalistica o speleologica; trasporto con Agribus all’ingresso della grotta e ritorno; dotazione di caschetti protettivi con lampada.

 

Informazioni: Azienda agricola Le Torri di Slivia, Aurisina Cave 62/A – 34011 Duino Aurisina (TS) – Tel: +39 338 3515876 – info@letorridislivia.netwww.letorridislivia.net

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Rocca di Monrupino

Sul ripido versante di uno dei tanti rilievi dell’altipiano carsico sorge il Tabor o Rocca di Monrupino, antica fortezza che accoglie al suo interno il santuario consacrato alla Beata Vergine Maria Assunta.

La rocca fu edificata sui resti di un castelliere preistorico, poi presidio romano, quindi utilizzata a scopi difensivi dalle popolazioni slave (cui si deve il toponimo che indica una rocca fortificata). Nel XII secolo divenne insediamento strategico del Patriarca di Aquileia e, infine, fu utilizzata come rifugio contro le invasioni dei turchi.

All’interno del grande piazzale si trovano, oltre ai resti della fortificazione eretta in epoca medievale, l’antica casa comunale risalente al XV secolo e il Santuario eretto su un basamento di roccia carsica.

Nel XVI secolo, infatti, Monrupino perse le sue caratteristiche strategiche e fu consacrato dal vescovo Pietro Bonomo al culto mariano, divenendo meta dei pellegrinaggi delle popolazioni del Carso e di Trieste.

Da qui con lo sguardo si può abbracciare San Servolo e il monte Taiano, nonchè il mare con la foce dell’Isonzo, Grado e Barbana. L’ultima domenica di agosto degli anni dispari, nella chiesetta vengono celebrate le nozze carsiche.

 

Informazioni


Indirizzo: Monrupino

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Riserve Naturali del Rio Bianco e di Cucco

La Riserva naturale integrale di Rio Bianco si trova immersa tra boschi di abete rosso, pino nero e larice, custoditi da aspre pareti rocciose a strapiombo. La Riserva naturale di Cucco è in prossimità dell’abitato di Malborghetto, presso le pendici del monte Alpe Piccola. Ospita una pineta naturale di pino nero d’Austria, di grande valore per la sua rarità, dove non mancano alcuni interessanti endemismi come l’euforbia della Carnia e numerose specie rare tra le quali la dafne alpina e la viola rupestre.

L’area protetta del Rio Bianco, resa inaccessibile dal territorio impervio, caratterizzato da pendii scoscesi di rocce di dolomia, salti e ripidi ghiaioni, preserva un ecosistema selvaggio e intatto, uno degli ambienti più integri delle Alpi orientali. La riserva è inoltre ricca d’acqua, con molte sorgenti che alimentano il Rio Bianco, formando piccoli ruscelli a cascate.

Tra la fauna troviamo il camoscio, il cervo, il capriolo, la volpe, la martora, il tasso, la lepre alpina, lo scoiattolo; tra gli uccelli, l’aquila reale, il gufo reale, il grifone, il gheppio, lo sparviero, il codirosso spazzacamino e il picchio nero.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Ubicazione: Comune di Malborghetto-Valbruna

Estensione: 378 ettari / 21 ettari

Servizi: Centro area di parcheggio “La foresta” presso Bagni di Lusnizza provvisto di museo, giardino botanico

Visite: visitabile solo per ragioni di studio o escursioni naturalistiche previa autorizzazione del Corpo Forestale dello Stato, via Romana 35, Tarvisio – tel.: 0428 2786 / 0428 2787; e-mail: utb.tarvisio@corpoforestale.it

Orari di apertura: 8.00-13.00 e 14.00-17.00

 

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Piazza Vittorio Veneto

La piazza è sita ai margini del Borgo Teresiano, nei pressi del Porto Vecchio e della Stazione Ferroviaria. Il nuovo assetto urbanistico settecentesco della città, centrato sul Canal Grande, vide sorgere nuove residenze, magazzini e luoghi di culto in quella che era una zona periferica.

Nel 1791 nella piazza venne edificato il palazzo della Dogana, divenendo luogo di incontri e di scambi commerciali, quindi, alla fine del secolo successivo vi trovò collocazione il Palazzo delle Poste dell’architetto austriaco Friedrich Setz, riccamente decorato in stile eclettico. Il nome attuale le fu assegnato solo dopo la prima guerra mondiale. Al centro fa mostra di sé la fontana dei Tritoni, opera dello scultore altoatesino Franz Schranz; sui lati lunghi della piazza, si affacciano simmetricamente i Palazzi delle Poste e della Ferrovia, quest’ultimo realizzato dall’architetto Giacomo Sagors. Il vicino Palazzo Galatti è sede della Provincia di Trieste.
 
 
 
 
 
 

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