Museo_Civico_arte_orientale_Trieste

Museo Civico di arte orientale

Il settecentesco Palazzo Leo nella Città Vecchia di Trieste ospita le collezioni d’arte orientale, un’eterogenea raccolta di memorie di viaggio, stampe e manufatti di produzione asiatica.

Il percorso indaga i rapporti intercorsi tra Trieste e l’Oriente, soprattutto nel XIX secolo quando, per vocazione marittima e commerciale, le navi del Lloyd si avventuravano a Levante, verso l’India, la Cina e il Giappone.

Al piano terra è esposto il nucleo di sculture del Gandhara, (I-IV secolo d. C.), giunte a Trieste nel 1954 con la spedizione italiana che conquistò la vetta del K2. Salendo lo scalone si possono ammirare otto aquiloni giapponesi del XIX secolo dipinti ad acquerello su carta.

Il primo piano, dedicato alla Cina, propone una serie di abiti e tessuti di seta ricamata del tardo periodo Qing (1644-1911) e manufatti in avorio, madreperla e smalto su riti e tradizioni della Cina imperiale e alle sue tre correnti di pensiero: Confucianesimo, Taoismo e Buddhismo. Ampio spazio è riservato all’arte della porcellana cinese, con pezzi che vanno dal periodo Song (960-1279 d. C.) all’epoca tardo imperiale della dinastia Manciù (Qing).

La sezione del Giappone occupa gli ultimi due piani, con raccolte di porcellane, smalti, oggetti della tradizione del teatro popolare kabuki, stampe, maschere e strumenti musicali. La collezione vanta anche una serie di stampe Ukiyo-e, dipinti, lacche, specchi e sculture dell’età Edo o Tokugawa (1603-1868).

L’ultimo piano espone armi e armature giapponesi dal XV al XIX secolo e alcune stampe di carattere epico che evocano la disciplina morale dei guerrieri samurai. L’ultima stanza è dedicata a religioni e riti sia di tradizione giapponese, lo Shintoismo, che di influsso straniero, il Buddhismo.

 

Informazioni


Indirizzo: Via San Sebastiano 1, Trieste

Servizi: visite guidate, bookshop; accessibile ai disabili

Informazioni: www.museoarteorientaletrieste.it – www.triestecultura.it

Orario di apertura: da martedì a sabato 13.30-17.30; domenica 10.00-17.00; chiuso il lunedì

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it; www.serviziodidattico.it

Ingresso: intero 4,00 €; ridotto 3,00 €; gratuito per minori di 5 anni

Tel.: 040 3220736

E-mail: museoarteorientale@comune.trieste.it

 

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ALTRO IN ZONA
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Umberto Saba: Itinerari Triestini

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce il 9 marzo 1883 in una casa del vecchio ghetto ebraico di Trieste. Il padre, Ugo Poli, era nato nel 1853 a Trieste ma i genitori provenivano da Montereale Valcellina in Friuli e la madre di Saba, Rachele Felicita Coen era una triestina israelitica. Ugo abbandona la moglie sette mesi dopo il matrimonio e poco prima della nascita del figlio per rifugiarsi in Italia a causa del suo coinvolgimento nel movimento irredentista.

Saba inizia a comporre appena adolescente e le poesie di quel periodo sono raccolte nella prima parte del Canzoniere intitolata appunto Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907). Dopo un periodo di studi irregolari si impiega in un’impresa commerciale. Nel 1903 si iscrive all’università di Pisa. È in questo periodo che manifesta i primi sintomi di nevrastenia che lo porteranno a concepire il suicidio e, nel corso di tutta la vita, a un susseguirsi di cure e ricoveri. Cittadino italiano, benché fosse nato in territorio austriaco, nel 1907 presta servizio militare a Salerno, un’esperienza che si rifletterà nei Versi militari. Tornato a Trieste, nel 1909 sposa Carolina (Lina) Wölfler da cui, l’anno dopo, avrà l’unica figlia Linuccia. Nel 1912 soggiorna a Bologna assieme alla moglie, con cui si è appena riconciliato dopo una grave crisi coniugale; collabora con “Il resto del Carlino” e scrive le poesie della raccolta La serena disperazione. Si trasferisce quindi per un breve periodo a Milano, segretario in un cabaret. Il primo conflitto mondiale lo vede impegnato in ruoli amministrativi nelle retrovie italiane, esperienza che gli darà ispirazione per i Nuovi versi militari.

Al suo ritorno nella città natale acquista una rivendita di libri usati che, rinominata “Libreria antica e moderna”, assieme alla poesia sarà l’occupazione di tutta la sua vita. Pubblica nello stesso periodo varie raccolte di versi a sue spese in tirature limitate, e finalmente nel 1921, la prima versione del Canzoniere, la raccolta di tutta la sua produzione poetica che continuerà ad arricchire e a variare lungo tutto il corso della vita (il primo, inestimabile manoscritto, detto Canzoniere del 1919 è conservato dalla Biblioteca Civica di Trieste). Fra il 1938 e il 1945, a causa delle leggi razziali, Saba lascia Trieste e cerca rifugio prima a Parigi, poi a Roma (nascosto in casa di Ungaretti), a Firenze (fra gli altri, presso Montale) e poi a Milano. Nel ’45 esce, edita da Einaudi, la seconda edizione del Canzoniere (cui seguiranno altre edizioni ampliate e corrette) e l’anno seguente le prose di Scorciatoie e raccontini (della sua produzione in prosa fanno anche parte Ricordi — Racconti, Storia e cronistoria del Canzoniere e il romanzo incompiuto Ernesto). Saba viene stroncato da un infarto il 25 agosto 1957 in una clinica di Gorizia nella quale era ricoverato dal giorno della morte della moglie, il 26 novembre 1956.

 

 

Vedi Umberto Saba: Itinerari triestini / Umberto Saba: Triestine ltineraries, a cura di Renzo S. Crivelli e Elvio Guagnini , MGS Press, Trieste 2007

 

1

CASA NATALE
Via di Riborgo, 25 (non esiste più; corrisponde circa all’attuale via del Teatro Romano)
Via di Riborgo partiva da piazzetta San Giacomo (oggi non più esistente) affacciata su via del Corso (oggi Corso Italia) e attraversava il ghetto ebraico, un insieme di vie maleodoranti, di case fatiscenti senza acqua e con i servizi igienici in comune. Tra il 1934 e il 1938, il “piccone” fascista colpì il vecchio ghetto costringendo gli abitanti all’evacuazione. Centinaia di case vennero rase al suolo e tra queste la casa di Saba. Via di Riborgo lasciò il posto al Corso del Littorio, ora via del Teatro Romano.
Quando nacqui mia madre ne piangeva, / sola, la notte, nel deserto letto. I Per me, per lei che il dolore struggeva, / trafficavano i suoi cari nel ghetto.
Autobiografia (1924) —

2

CASA DELLA BALIA
Via del Monte, 15
Nei primi tre anni di vita, Saba viene affidato alle cure di una balia slovena, Peppa Gabrovich, una popolana di religione cattolica.
Alcune poesie de il piccolo Serto fanno riferimento al dolore per il distacco dalla balia che la madre avrebbe licenziato all’improvviso per gelosia e perché cercava di educare il bambino nel cattolicesimo.
La casa della mia nutrice posa / tacita in faccia alla Cappella antica, / ed al basso riguarda, e par pensosa, / da una collina alle caprette amica.
La casa della mia nutrice (1901) —

3

SECONDO DOMICILIO
Piazzetta San Giacomo, 1
(non più esistente: si apriva all’incrocio fra la via di Riborgo e corso Italia, grosso modo all’altezza dell’attuale largo Riborgo)
Nel 1888 Saba e la madre vanno a vivere con una sorella di lei, la zia Regina, dapprima in via degli Artisti 7 e nel 189 I in piazzetta San Giacomo, in un primo momento al civico n. 3 e poi al n. 1.
Nella poesia Dedica a mia zia Regina (1921), Saba parla dell’affetto che lo legava a lei nonostante “l’acuta passione per l’economia e il risparmio”. Zia Regina è la sola persona che ascolta volentieri le sue prime poesie e i suoi primi racconti e si preoccupa dell’istruzione del nipote che grazie a lei, nel 1903, può recarsi a studiare a Pisa. Alla sua morte, Regina gli lascia in eredità 100.000 Corone.
Spesso, per ritornare alla mia casa / prendo un’oscura via di città vecchia. / Giallo in qualche pozzanghera si specchia / qualche fanale, e affollata è la strada.
Città vecchia (1910-12)

4

CASA DI LINA
Via delle Acque 18 (oggi via Ruggero Timeus 12)
Saba conosce la futura moglie Carolina Wölfler, che abitava in via delle Acque 18 ora via Ruggero Timeus 12, nel 1904 quando gli viene presentata da un cugino di lei. Solo tra il 1907 e il 1908 però, alla fine del servizio militare, i due si ritrovano. Carolina e la sua famiglia abitavano allora in via Domenico Rossetti, 28 (oggi 24). Saba, che conosce la via ma non il numero civico, passeggia in via Rossetti nella speranza di incontrarla quando Lina gli appare alla finestra annaffiando un vaso di gerani.
Via del Monte è la via dei santi affetti, / ma la via della gioia e dell’amore / è sempre Via Domenico Rossetti. – Tre vie (1910-12) -

5

TEMPIO ISRAELITICO DETTO SCUOLAVIVANTE
Via del Monte, 3
Il 28 febbraio 1909 Umberto Saba sposa Carolina Wölfler nel Tempio israelitico detto Scuola Vivante, ora sede del museo Carlo e Vera Wagner vicino all’antico cimitero ebraico che si estendeva fino alle pendici del colle di San Giusto. Da lì la comunità ebraica, proprio in quell’anno, dovette trasferire i resti dei suoi defunti nel nuovo cimitero di via della Pace perché l’amministrazione comunale aveva espropriato l’area per destinarla al “Parco della Rimembranza”.
A Trieste ove son tristezze molte, / e bellezze di cielo e di contrada, / c’è un’erta che si chiama Via del Monte. / Incomincia con una sinagoga, / e termina ad un chiostro. /
- Tre vie (1910-12) -

6

ABITAZIONE DAL 1909 ALLA MORTE
Via Chiozza, 56 (ora via Francesco Crispi, 56)
La prima casa dove Saba e Lina vanno a vivere si trovava nella campagna sopra a Montebello, probabilmente all’altezza del numero 141 di Strada di Fiume.
Come racconta egli stesso, in quella casa compose A mia moglie.
Nel febbraio del 1919 finita la guerra, Saba congedato dall’esercito, ritorna a Trieste e si stabilisce in via Chiozza n. 56, prima al secondo piano e poi al quarto.

7

“ITALIA” CINEMA-TEATRO
Via Dante Alighieri, 3
Saba era sempre vissuto di rendita ma finita la guerra, con il passaggio di Trieste all’Italia, il capitale lasciato da zia Regina non gli era più sufficiente per vivere. Così nel 1919, prima di aprire la Libreria Antiquaria, Saba lavora per alcuni mesi al Cinema-Teatro “Italia” gestito dal cognato Enrico Wölfler; si occupa della pubblicità per i film in programmazione scrivendo versi promozionali.
Amo la folla qui domenicale, / che in se stessa rigurgita, e se appena / trova un posto, ammirata sta a godersi / un poco di ottimismo americano.
- Canto dell’amore (una domenica dopopranzo al cinematografo) (1925-1930) -

8

LIBRERIA ANTIQUARIA
Via San Nicolò, 30
Nel settembre 1919 Saba e l’amico Giorgio Fano acquistano per 4.000 lire la libreria di Giuseppe Mayländer, rivenditore di libri usati. L’intenzione iniziale è di liberare il locale e rivenderlo a prezzo maggiorato ma i vecchi libri (più di 28.000) incantano Saba che convince il socio a riaprire l’attività come Libreria Antiquaria. Saba si occupa della libreria per oltre trentacinque anni: in Primavera d’Antiquario (1926) si proclama “custode di nobili morti”.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa delle leggi razziali, è costretto a una finta cessione dell’attività a Carlo Cerne, suo dipendente dal 1924, che poi rimane suo socio al cinquanta per cento. Dopo la morte del poeta, Cerne prosegue l’attività lasciandola a sua volta nelle mani del figlio Mario che la gestisce tuttora.
Avevo una città bella tra i monti / rocciosi e il mare luminoso. Mia / perché vi nacqui, più che d’altri mia / che la scopriva fanciullo, ed adulto / per sempre a Italia la sposai col canto. Vivere si doveva. Ed io per tanto / scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo / d’antichi libri raro negozietto. /Tutto mi portò via il fascista inetto / ed il tedesco lucro.
- Avevo (1944) -

9

STATUA
Via Dante
Nel 2004, all’incrocio di via Dante con via San Nicolò, è stata posizionata una statua bronzea opera di Nino Spagnoli che raffigura Saba mentre si avvia verso l’amata libreria. A causa dei ripetuti furti si è rinunciato a ricollocare fra le labbra del poeta quella pipa, compagna di tutta la sua vita, con cui lo scultore l’aveva raffigurato.

10

CAFFÈ-LATTERIA DA WALTER
Via San Nicolò, 31
La latteria di fronte alla libreria è il luogo prediletto da Saba per le sue pause dal lavoro. Da Walter si fa vedere parecchie volte al giorno e chi passa a trovarlo va a chiacchierare con lui al primo tavolo, di fronte alla vetrata.
A volte, quando Saba deve comporre una poesia e ha bisogno di concentrarsi, anche Carlo Cerne deve andarsene dalla libreria e rifugiarsi da Walter finché il poeta non ha finito.

11

STUDIO DI EDOARDO WEISS
Via San Lazzaro, 8
Tra il 1929 e il 1931 Saba è in cura da Edoardo Weiss, medico triestino che per primo introduce in Italia la pratica terapeutica analitica di Sigmund Freud. Saba dichiara che l’incontro con Weiss rappresenta per lui l’inizio di una nuova fase esistenziale: riscopre l’importanza che aveva avuto nella sua vita la balia, con la quale riallaccia i contatti e che spesso va a trovare.
Un grido / s’alza di bimbo sulle scale. E piange / anche la donna che va via. Si frange / per sempre un cuore in quel momento. / Adesso / sono passati quarant’anni. / Il bimbo / è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto / di molti beni e molti mali. È Umberto / Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca, / a conversare colla sua nutrice; I che anch’ella fu di lasciarlo infelice / non volontaria lo lasciava.
- Il piccolo Berto (1929-1931) -

12

CAFFÈ MUNICIPIO (POI GARIBALDI)
Piazza Grande 4-5 (ora piazza dell’Unità d’Italia, 5)
Dal 1905 Saba e i suoi amici si trovano al caffè Municipio in Piazza Grande. Lì Saba incontra Silvio Benco scrittore, giornalista e critico del “Piccolo”, quotidiano locale, cui fa leggere le sue composizioni. Benco intuisce subito l’originalità e i nuclei portanti della sua poetica.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale il caffè del Municipio diventa caffè Garibaldi e alla compagnia di intellettuali si aggiungono altri membri tra cui gli scrittori Svevo, Joyce, Quarantotti Gambini, Stuparich e il poeta Virgilio Giotti.

13

CAFFÈ DEI NEGOZIANTI (ORA CAFFÈ TOMMASEO)
Piazza dei Negozianti, 3 (ora piazza Nicolò Tommaseo, 4C)
Il Tommaseo è uno dei più antichi e prestigiosi Caffè di Trieste, uno dei primi ad avere l’illuminazione pubblica a gas e il primo in cui si poteva gustare il gelato. Anche Saba, in una lettera all’amica Nora Baldi del 21 dicembre 1953, ricorda: “di aver mangiato buonissimi gelati al pistacchio, oggi introvabili, credo, nel vasto mondo”. Il caffè è il punto d’incontro del gruppo più attivo della borghesia intellettuale triestina, inoltre è il ritrovo degli attori e cantanti occupati nel poco distante Teatro Comunale (oggi Teatro Verdi).
Dopo la prima guerra mondiale, Saba incontra spesso al “Tommaseo” gli amici Virgilio Giotti, Giani Stuparich e Pier Antonio Quarantotti Gambini.
Che vuol dire, cuor mio, che dopo tanti /anni, vissuti fuor del vecchio sogno, / torno adesso al Caffè dei Negozianti. – Il Caffè dei Negozianti (1921) -
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Castello di Ragogna

Il promontorio roccioso sul quale sorgono il complesso fortificato e l’antica pieve di San Pietro – nonchè sede dell’antico insediamento castrense di Reunia – controllava il guado del fiume Tagliamento. Esistente già nel VI secolo, il maniero era soggetto nel XII secolo alla giurisdizione dei duchi di Carinzia della Casa di Eppenstein, passando nel 1218 ai Signori di Ragogna, infeudati dal Patriarca d’Aquileia.

Oggetto di ripetuti assedi durante le lotte tra Patriarcato e duchi d’Austria, passò nel XV secolo ai Porcia. In seguito il castello decadde e, abbandonato alla fine del Settecento, venne regalato al Comune.

Attualmente si possono ammirare le cinte murarie merlate con il portale Nord, alcune torri, il cortile interno con il pozzo e la domus residenziale. Presso l’antica pieve di San Pietro sono visibili gli scavi archeologici effettuati.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Frazione di San Pietro, Ragogna

Orari di apertura: da aprile ad ottobre il sabato 14.30-17.30 e domenica 10.00-12.30; 14.30-17.30

Stato di conservazione: ristrutturato

Informazioni: Comune di Ragogna – Tel.: 0432 955226; g.toniutti@comuneragogna.it; Associazione Pro Ragogna – Tel.: 0432940310; E-mail: info@prolocoragogna.it; oppure Segreteria del Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli venezia giulia – Tel.: 0432 288588; Fax: 0432 229790; E-mail: info@consorziocastelli.it; www.consorziocastelli.it

Ingresso: libero

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Palazzo municipale di Cervignano

Il Palazzo municipale di Cervignano, che si trova in piazza Unità, fu inaugurato nel 1927, quando il regime fascista ripristinò la figura del podestà. In effetti il progetto dell’architetto goriziano Silvano Baresi ne fa un tipico palazzo del podestà, con tutte le caratteristiche ad esso connesse: la loggia, gli archi, il poggiolo della sala consiliare e la classica torre campanaria, simbolo del palazzo comunale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Centro studi Pier Paolo Pasolini

Nella sede di Casa Colussi – dove il poeta, scrittore e regista ha trascorso la sua infanzia – è ospitata una mostra permanente dei Manifesti politici del 1949 e dei dipinti e disegni a china realizzati negli anni trascorsi a Casarsa. Sono esposte, inoltre, una raccolta di immagini fotografiche di Pasolini e della famiglia e una sezione dedicata all’attività pedagogica e letteraria degli anni friulani. Periodicamente sono allestite mostre temporanee di artisti internazionali che si sono confrontati con l’opera di Pasolini.

Il centro consente di percorrere virtualmente un itineriario che riscopre il legame dell’autore con il paesaggio della campagna friulana tra file di gelsi e vigne, vecchi casolari e chiesette antiche.

Nel complesso sono consultabili un archivio e una biblioteca specializzata. Molto importante la raccolta di manoscritti del periodo friulano, tra cui figurano i Quaderni rossi del 1946-1947; ci sono anche le prime edizioni delle opere a stampa e il repertorio cinematografico completo oltre che le opere di critica.

Il Centro Studi di Casarsa, in accordo con gli altri istituti italiani in cui è conservato il patrimonio pasoliniano (quali il Fondo Pasolini della Cineteca di Bologna e l’Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze) è impegnato nella realizzazione di un catalogo unificato di tutta l’opera di Pasolini.

 

Informazioni


Indirizzo: Via G. Pasolini 4, Casarsa della Delizia

Servizi: visite guidate su prenotazione, archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it

Orario di apertura: dallunedì al venerdì 15.00-18.30;sabato e domenica solo in occasione di mostre

Ingresso: gratuito

Tel.: 0434 870593

Fax: 0434 870593

E-mail: info@centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it

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Villa_Gallici_Deciani_Casacco

Villa Gallici Deciani

La seicentesca villa sorge in cima a un colle circondata da un vasto parco. Residenza privata dell’antico casato friulano dei conti Deciani dalla fine dell’Ottocento, appartenne già ai conti Gallici che la acquistarono alla fine del XVII secolo. La famiglia di origine bergamasca in Friuli si dedicò alla bachicoltura da seta e diede avvio a una fiorente stamperia a Udine.

Alla villa si accede dalla cancellata in ferro battuto sorvegliata da due statue poste su pilastri. Il palazzo dominicale è preceduto da un imponente scalone a forbice con statue sulla balaustra e il sontuoso portale è sormontato dallo stemma gentilizio.

L’edificio culmina in un attico timpanato affiancato da pinnacoli. Il piano nobile si fregia di preziose decorazioni floreali in stucco e affreschi color pastello, delicati pavimenti a mosaico di terrazzo veneziano e arredi d’epoca. Fanno da cornice le rustiche cantine in pietra, la foresteria con torre e cappella gentilizia, l’elegante loggiato della barchessa aperto sul giardino e, infine, l’antica chiesetta paesana collegata alla residenza da un viale alberato.

Dopo il restauro parte dei fabbricati e del parco sono ora aperti al pubblico.

 
 
 

Informazioni


Indirizzo: via Gallici 27, Località Montegnacco, Cassacco

Informazioni: www.deciani.it

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Parco di San Giovanni (Parco dell’ex Ospedale psichiatrico)

Il vasto parco con i suoi numerosi padiglioni occupa l’intera area della collina su cui si sviluppa. Presenta un reticolo viario alberato e costruzioni architettoniche risalenti all’epoca in cui ospitava il manicomio e nuovi inserimenti botanici ornamentali su impianti geometrici.

Nel 1891 il Comune di Trieste iniziò a ideare la costruzione di un complesso adibito a frenocomio ispirato alla tipologia open door, secondo il programma terapeutico che fu elaborato dai medici Canestrini e Seunig. Solo nel 1902 l’incarico venne affidato all’ingegnere goriziano Ludovico Braidotti che ideò una struttura a villaggio formata da vari padiglioni, ognuno dotato di servizi igienici, veranda e passeggio coperto, integrata da una colonia agricola.

L’area scelta all’inizio del Novecento a ridosso dei monti Calvo e Valerio – nel rione di Guardiella, a est della città – era un terreno ceduto dalla famiglia Cronnest. Il progetto fu completato nel 1908. Il complesso, che poteva ospitare 480 ricoverati, si componeva di circa quaranta edifici, inseriti in una sistemazione ambientale che voleva conciliare le necessità di sorveglianza con disposizioni libere e contemplative. Attorno agli edifici più importanti si predisposero rimboschimenti e piantagioni e aiuole fiorite che avrebbero occupato le ore di attività dei pazienti.

Nel 1971 la direzione fu affidata allo psichiatra Franco Basaglia, fautore di metodologie sperimentali per la cura delle malattie mentali. Il comprensorio, che fu chiuso nel 1977, venne aperto alla città: i padiglioni che non erano utilizzati dall’Azienda sanitaria diventarono sedi museali, universitarie e scolastiche.

In tale contesto si avviò un piano di rinnovo delle componenti botaniche, la sistemazione a giardino di vari settori e la creazione di roseti.

Il roseto in prossimità dell’ingresso superiore è stato progettato da Vladimir Vremec: si possono ammirare rose dedicate a personaggi famosi e altre interessanti, oltre che per la loro bellezza, perché ottenute in periodi storici importanti. Sono presenti molte varietà ottenute da ibridatori inglesi, tedeschi, francesi, olandesi e altri ma anche americane e giapponesi. Entrando dall’ingresso inferiore presso via San Cilino, il percorso si snoda attraverso sentieri, scale e viali alberati, tra prati e aiuole, in un susseguirsi di varietà di piante e rose antiche per giungere alla parte superiore, dove sono coltivate le rose moderne.

Attraverso il Viale delle Camelie si accede alle aree che ospitano le collezioni di rose antiche: nelle aiuole presso Villa Bottacin, dove dimorano anche le quercie più maestose del parco, sono presenti le rose delle classi ‘Alba’ ed ‘Ibridi perenni’. Nel terrazzamento superiore sono collocate le classi ‘Gallica’, ‘Centifolia’, ‘Damascena’ e ‘Centifolia Muscosa’. La scarpata più soleggiata, esposta a ovest, è ricoperta da iris di vario colore. A fianco dell’ex padiglione Gregoretti le aiuole parallele ospitano rose antiche delle classi ‘Chinensis’, ‘Tea’, ‘Ibridi perenni’, ‘Rugosa’, ‘Canina’ ed altre ancora.

Diversi ibridi di ‘Rugosa’ si incontrano lungo il muro del giardinetto dedicato ai cani, assieme a rose rampicanti – ‘Banksia’, ‘Gigantea’ e ‘Bracteata’ – che si inerpicano sugli archi metallici che accompagnano il vialetto. Al suo interno si trova una serie di varietà di rose ‘Portland’, una collezione di rose ‘Bourbon’ e nelle vicinanze dei grandi lecci, a ridosso delle coltivazioni orticole, una collezione di vecchie varietà di ‘Ibridi di Moschata’.

Sopra lo scalone monumentale sono state piantate graminacee ornamentali attorno a gruppi di rose a cespuglio e le scarpate nelle adiacenze del Teatro sono ricoperte da rose coprisuolo. In omaggio all’epoca della costruzione dell’ex Ospedale Psichiatrico è stata sistemata, nella grande area prativa tra via Weiss e via Bottacin, una collezione di rose del periodo Liberty e Art Noveau.

Nell’ampia area soleggiata a terrazze, sotto il Padiglione H, all’estremità nord-est del parco, si trova la parte più grande del roseto, dedicata alle rose moderne più note: Ibridi di Tea, rose a mazzetti, rose rampicanti inframmezzate a clematidi e a graminacee ornamentali, e, a ridosso del muro perimetrale in arenaria, cespugli di Cistus e Phlomis. Le scarpate sulla terrazza che funge da belvedere, ospitano singole varietà di rose coprisuolo inframmezzate da rosmarini striscianti.

 

Informazioni


Indirizzo: Via San Cilino, Trieste

Superficie totale: 18,33 ha

Impianto planimetrico: formale, con inserti informali ornamentali e viali

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Provincia di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, giardino terrazzato, piazzale a esedra, scultura di Marco Cavallo, terrazza panoramica, viali

Specie botaniche di rilievo: farnia, circa 5.000 varietà di rose

Orari di apertura: sempre aperto

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