Castello_Ahrensperg

Castello di Ahrensperg

Il castello di Ahrensperg (castello dell’aquila) nei pressi di Biacis, nella valle del Natisone, sarebbe sorto ai tempi dei longobardi e sarebbe storicamente legato al castello e grotta di San Giovanni d’Antro.

Il maniero, di proprietà della chiesa di Aquileia, fu espugnato nel 1306 dal conte di Gorizia e fatto demolire dal Patriarca nel 1346 assieme ai vicini castelli di Zuccola, Uruspergo e Antro.

Nel 1511 sulle rovine fu edificata la chiesa dei Santi Giacomo ed Anna attorno alla quale si possono ancora vedere una torre circolare e una quadrangolare, con feritoie, restaurata nel 1929.

Negli ultimi anni il sito è stato oggetto di campagne di scavo e di una parziale ricostruzione, condotta dagli attuali proprietari.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Biacis, Pulfero

Stato di conservazione: ruderi

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Castello_Saciletto_Ruda

Castello di Saciletto

Il “Castrum Zazilet” è documentato a partire dal 1263, ma era probabilmente più antico, si dice che la prima pietra della fortezza sia stata posta dal longobardo Andreas De Zazil nel 1139. Nel 1315 il conte di Gorizia – alleatosi con i da Camino, i Prampero, gli Spilimbergo, i Cucagna e gli Zuccola – assaliva ed incendiava il castello che rimase a lungo in rovina, tanto che la località veniva ricordata come “Sacilettum Castrum Desolatum”; nel XV secolo entrò in possesso di Bernardino Floriano Antonini che lo ristrutturò.

Dopo esser stato fra i possedimenti dei Valentinis nel 1923 il castello venne acquistato da Enrico Paolo Salem – futuro podestà di Trieste – che lo riformò secondo il gusto neogotico, quindi nel secondo dopoguerra passò ai marchesi D’ Angeri-Pilo di Boyl sino alla fine del Novecento, quando venne acquistato dai Volpato.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: frazione Saciletto, Ruda

Visite: solo esterni

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Villa_de_Puppi_Moimacco

Villa de Puppi

La villa, costruita nella prima metà del Settecento in stile neopalladiano, si impone alla vista con quattro solenni colonne ioniche che sostengono il timpano con lo stemma nobiliare. Si trova immersa tra le alte conifere del parco sebbene si affacci lungo la strada principale del paese. I de Puppi discendono dalla celebre famiglia dei conti Guidi, signori di Poppi, nel Casentino, citati da Dante Alighieri.

La villa padronale, serrata tra due edifici con torretta, è affiancata dalle barchesse che abbracciano una piccola corte. All’interno il salone centrale immette tramite un doppio scalone al piano nobile. Qui si conservano mobili di pregio e dipinti antichi. Nel retro la massiccia facciata con motivi a bugne di pietra guarda verso il grande cortile con pozzo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 5, Moimacco

Informazioni: www.depuppi.it

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Castello_Ravistagno_Montenars

Castello di Ravistagno

Il castello di Ravistagno (dal tedesco Rabenstein, “rupe dei corvi”) faceva parte di un complesso fortificato che comprendeva anche il castrum di Artegna. I resti visibili sono ciò che resta di una struttura articolata con torri di vedetta, arroccata su uno sperone roccioso a strapiombo sul torrente Orvenco. I ruderi sui quali si sta effettuando il restauro conservativo risalgono ai secoli XII-XIV. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1287 il castello entrò in possesso dei Signori di Prampero, insieme ad altre famiglie, quasi tutte appartenenti all’aristocrazia di Gemona. Nel 1415 l’intero feudo fu dei Prampero, ai quali rimase fino al periodo napoleonico assieme alla giurisdizione su Prampero, Montenars, Flaipano, Pers e Plazzaris. Il castello subì gravissimi danni a causa del terremoto del 1348 e fu spoliato dagli abitanti del paese.

Attualmente si sta effettuando un restauro conservativo dell’edificio (oggi proprietà del Comune di Montenars) sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia. In origine era composto da una torre che sovrastava il cortile interno con pozzo-cisterna, circondato dalle stanze abitative e protetto dallo spesso muraglione, ora parzialmente recuperati.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Montenars, Artegna

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ItinerariFabiani

Max Fabiani a Trieste e Gorizia

Architetto e urbanista di respiro internazionale, Max Fabiani (1865 Kobdilj, Stanjel – 1962 Gorizia) opera nell’Austria Felix (Vienna, Lubiana, Abbazia, Trieste e Gorizia), ma anche a Roma, Palermo, Parigi, Londra e Bielsko. Nel 1919, dopo un brillante percorso accademico e come assistente di Otto Wagner, rifiutò un incarico al Politecnico di Vienna perché, avendo già accettato di dirigere la ricostruzione di Gorizia e Gradisca, si disse “moralmente obbligato” a rimanere. Realizzò nel primo dopoguerra un’impressionante serie di piani regolatori per l’Isontino e il Carso devastati dalla guerra. Fabiani, infatti, non mancò mai di considerare l’architettura (e il suo dispiegarsi sul territorio, l’urbanistica) come un umile servizio che doveva esser reso alla società che l’avrebbe fruita nel rispetto dei tratti e dei gusti della sensibilità locale così come dei canoni e delle proporzioni classiche.
Le sue scelte, che non mancarono mai di suscitare accese polemiche, sono talvolta precorritrici, altre dei ritorni, provocatorie per la loro semplicità o, al contrario, per l’eccesso quasi barocco, ma furono sempre fedeli alla loro funzione.
Scrisse Fabiani delle terre che amava: “In realtà ci sono sugli orli delle doline e fra le impervie pietraie, scenari quasi sconosciuti, di inaudita bellezza e chi le ha scoperte una volta, tornerà sempre a mirare e studiare la taciturna ‘Sfinge del Carso’ (1930)”.
 

Vedi
M. Pozzetto, Max Fabiani architetto, MGS Press, Trieste 1998

L. Ceschia e L. Larconelli, Max Fabiani architetto del Carso, MGS Press, Trieste 2014

R. Ferrari, Il gelso dei Fabiani. Un secolo di pace sul Carso, MGS Press, Trieste 2014

 
 
 
Tra il 1902 e il 1906 Fabiani, reduce dai successi viennesi, progettò tre palazzi per Trieste:

1

NARODNI DOM (OGGI SCUOLA SUPERIORE DI LINGUE MODERNE PER INTERPRETI E TRADUTTORI)
VIA FABIO FILZI 14
Primo vero centro polifunzionale d’Europa, nonché primo edificio comunitario laico, il “Balkan” accoglieva un caffè, due ristoranti, un teatro, un albergo, una banca, uffici e studi. Il Centro Comunitario Sloveno fu incendiato dai fascisti nel 1920 e successivamente ricostruito. Le facciate sono animate dai puri giochi cromatici dati dall’alternanza dei mattoni a vista che formano la sua inconfondibile livrea losangata incorniciata in pietra chiara.

2

CASA BARTOLI
PIAZZA DELLA BORSA 7
Edificio in uno stile Liberty sobrio che attenua le opulenze floreali con geometrie raffinate. La grande veranda vetrata del primo piano e i balconcini in ferro battuto si sporgono sulla piazza proiettando lo spazio chiuso all’esterno e rivelando tutta l’attualità del pensiero di Max Fabiani.

3

PALAZZO STABILE
RIVA GRUMULA-ANGOLO VIA BELPOGGIO
Dalla facciata che era parsa ai burocrati degli uffici comunali “poco elegante nella sua quasi selvaggia semplicità” si protende il corpo della torretta d’angolo con i bovindi che consentono alla vista di spaziare sul porto. Fabiani curò anche la progettazione degli interni in stile secessionista e il pian terreno era ideato per ospitare un caffé viennese.

Rimane irrealizzata la Metropolitana del mare che voleva collegare il porto di Trieste con Monfalcone e l’Istria, un progetto visionario e lungimirante cui non si prestò attenzione credendolo una pura utopia urbanistica.

 

 

A Gorizia l’architetto del Carso visse e lavorò quasi ininterrottamente – con alterne fortune – dal 1917 alla morte.

4

PALAZZO DEL TRGOVSKI DOM
CORSO VERDI-ANGOLO VIA PETRARCA
Il palazzo venne commissionato nel 1903 all’architetto dalla Banca Commerciale Industriale slovena. Come il Narodni Dom triestino ospitava una gran varietà di locali commerciali e spazi per attività culturali e sportive. Al purismo lineare dei piani superiori si giustappone il massiccio bugnato di quelli inferiori, decorati da fasce di ruvido conglomerato e dall’amato motivo a losanga. La torretta circolare del Trgovski Dom è una fortunatissima icona delle cartoline e delle foto d’epoca di Gorizia.

5

EX VILLA CECONI E MONASTERO DI SANT’ORSOLA
VIA MONTESANTO-VIA PALLADIO
L’opulenta villa suburbana fu progettata da Giovanni Andrea Berlam per l’imprenditore Giacomo Ceconi. Nel 1923 Max Fabiani restaurò l’edificio acquistato dalle suore Orsoline ripristinando le forme originarie fortemente danneggiate dai bombardamenti. L’ala destinata al Convitto delle religiose è un grande edificio dalle linee pulite cui fa eccezione il coronamento con preziosità formali ed echi seicenteschi.

6

CHIESA METROPOLITANA DEL SACRO CUORE (1934-1937)
VIA BRIGATA CASALE 10
Progetto dalla realizzazione tormentata che dovette tener conto delle preesistenze in stile neogotico del cantiere abbandonato nel 1911 e delle richieste di monumentalità che cozzavano con le ristrettezze economiche, tanto che forse la parcella dell’architetto non venne mai saldata. L’edificio è risolto in forme regolari e grandiose, in un gioco calibrato di decori in pietra bianca e mattone a vista.
In realtà sono numerosissime le chiese alla cui ricostruzione Fabiani contribuì (tra cui le parrocchiali di Sant’Andrea, San Rocco, Piuma, Lucinico e San Floriano), con un accorato senso del dovere verso la sua terra e la gente che la abita. Innumerevoli sono anche le case d’abitazione, anche modeste, che vantano anche solo un suggerimento del grande architetto.
Dopo aver lasciato notevoli quantità di disegni per la sistemazione della città e soprattutto di piazza Vittoria e del borgo Castello, rimasti ignorati, ormai novantenne nel 1956 realizzò uno schizzo per un’ascensore che dalla galleria Bombi salisse al Castello, rivelandosi, ancora una volta, troppo in anticipo per essere compreso.
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Galleria_arte_moderna_Enrico_Cillia

Galleria d’Arte Moderna Enrico de Cillia

La pinacoteca si formò nel 1975 con la donazione del pittore e collezionista Enrico De Cillia di una cinquantina di opere dei maggiori esponenti della pittura friulana del Novecento: Altieri, Anzil, Bierti, Borta, Bront, Canci, Magnano, Celiberti, Ciussi, Coceani, Colò, Cussigh, Davanzo, Filipponi, Marra, Merlo, Pellis, Pittino, Saccomani, Sopracasa, Supan, Tavagnacco, Tubaro, Ursella, Variola, Zigaina. La collezione si è nel tempo consolidata attraverso gli apporti di artisti e privati e oggi rappresenta esaustivamente la carriera dell’artista cui è dedicata grazie all’acquisizione di ventisei olii del maestro nativo di Treppo.

La raccolta, ospitata nell’ottocentesco palazzo della Biblioteca, è corredata da esaurienti schede critiche nonché da oltre milletrecento libri d’arte e ospita spesso mostre temporanee d’arte e di fotografia.

La Galleria Enrico de Cilla fa parte della rete museale CarniaMusei.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Indirizzo: Palazzo della Biblioteca, Via Giacomo Matteotti 13, Treppo Carnico

Servizi: bookshop, audioguida, visite guidate e laboratori didattici, animazione per bambini; accessibile ai diversamente abili

Informazioni: www.treppocarnico.org; Municipio di Treppo Carnico – Tel.: 0433 777023; Fax: 0433 777331; CarniaMusei – Tel.: 0433 487779; Fax: 0433 487760; www.carniamusei.org; E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

Orari di apertura: da settembre a giugno sabato 16.00-18.00; domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-18.00; luglio e agosto da martedì a sabato 16.00-18.00, domenica e festivi 10.00-12.00 e 16.00-18.00; chiuso il lunedì

Ingresso: intero 2,60 €; ridotto: 1,60 €;gratis con FVG Card

Tel.: 0433 777307

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Fortezza_Osoppo

Fortezza di Osoppo

La rocca di Osoppo – antico insediamento celtico e in seguito “oppidum” romano – è documentata già nel 550 e, poi, nel 610, quando fu assediata dagli Avari, nonchè nel 902, quando subì il sacco degli Ungari. Nel 1255 per concessione del Patriarca il feudo venne affidato a Cono d’Osoppo e, nel 1328, ai Savorgnano che assunsero il predicato del Monte. Nel 1848, durante moti risorgimentali, un gruppo di volontari italiani tenne il forte per sette mesi difendendolo strenuamente dalle truppe austriache.

La fortezza di Osoppo, restaurata dopo il sisma del 1976, è un poderoso insieme di resti di opere difensive risalenti dal medioevo alla prima guerra mondiale; nel 1900, infatti, il forte fu inserito nel sistema difensivo dell’Alto Tagliamento-Val Fella: gallerie, fossati, case matte e polveriere, collegati tra loro da reti di tunnel sotterranei.

Oggi l’area fa parte del Parco del Tagliamento; il forte, dichiarato monumento nazionale nel 1923, venne smilitarizzato nel 1951. Al sito si accede dalla strada che parte dal centro di Osoppo costruita dai militari napoleonici all’inizio del XIX secolo. La prima fortificazione che si incontra dopo la cancellata serviva per l’artiglieria puntata sul Monte Cuar.

Nell’ampio piazzale sulla cima a meridione si trova la Batteria Osoppo-sud che ospitava quattro cannoni. Nella zona settentrionale del forte, rialzata rispetto al resto della struttura, attraverso corridoi sotterranei si accede alla Batteria Osoppo-nord che puntava l’artiglieria verso il ponte di Braulins, strategico passaggio dell’Alto Friuli sul Tagliamento. Da qui sono accessibili i resti di una polveriera in caverna e della stazione radiotelegrafica.

 

Informazioni


Indirizzo: Colle di Osoppo

Visite: attraverso i tre percorsi del Castel Novo, del Forte sotterraneo e del Colle Napoleone; durata dell’escursione 180 minuti circa

Eventi: il secondo weekend di settembre si tiene la manifestazione culturale e gastronomica “Alla scoperta della fortezza”.

Orari di apertura: da novembre a marzo 8.00- 17.00; da aprile ad ottobre 8.00-20.00, da maggio a settembre la Pro Loco di Osoppo effettua visite guidate gratuite tutti i pomeriggi delle domeniche e dei festivi – I.A.T. Osoppo

via Divisione Julia, 1; Tel.: 0432 974161 / 0432 899311 / 331 6100337; E-mail: prolocoosoppo@libero.it

Informazioni: www.comuneosoppo.it; www.tourism.friulicollinare.it; Segreteria del Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia – Tel.: +39 0432 288588; Fax: +39 0432 229790; www.consorziocastelli.it; E-mail: info@consorziocastelli.it

Come arrivare: dalla strada regionale SR463 in direzione Osoppo-San Daniele del Friuli svoltare a destra al primo semaforo in Via Fabris. Dopo circa 150 metri, a destra, inizia la salita verso il Forte di Osoppo.

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