Monumento_Portatrici_Carniche_Timau

Monumento alle portatrici carniche

Il bassorilievo dello scultore Antonio Tinaglia è intitolato a Maria Plozner Mentil – uccisa da un cecchino austriaco il 15 febbraio 1916 – e alle portatrici carniche, è stato dichiarato di interesse culturale nazionale.

Queste donne della Carnia e delle limitrofe valli nelle Alpi Giulie, di ogni età e di varie etnie, fornivano vettovaglie e armamenti, trasportandole nelle pesanti gerle, arrampicandosi anche a più di mille metri di dislivello fino alle prime linee italiane, dove spesso combattevano i loro uomini nei reparti alpini.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza San Pio X, Frazione Timau, Paluzza

 

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Parco_Farneto_Trieste

Parco Farneto (Bosco al Cacciatore)

Situato sulle alture che circondano a est il centro storico, è il parco più esteso di Trieste e si sviluppa tra i rioni San Giovanni, San Luigi, Melara e il rio Farneto nella valle di Longera.

Il parco, il cui nome deriva da farnus, una specie di quercia, è documentato già nel 1533, quando i sovrani austriaci lo fecero recintare per garantirne la conservazione. Maria Teresa d’Austria, intorno al 1750, nominò un cacciatore guardiaboschi per il quale fece costruire due case, una a metà collina e l’altra sulla sommità, da cui il toponimo della zona, che viene detta “del Cacciatore”.

Nel 1785 si contavano più di trentamila querce che, oltre a purificare l’aria, riparavano Trieste dai forti venti di Bora.

Il Viale XX Settembre, passeggio alberato che collega il centro urbano con il Farneto, fu realizzato all’inizio dell’Ottocento dal letterato triestino Domenico Rossetti mentre verso la metà del secolo venne edificato il Ferdinandeo, edificio pubblico ottocentesco costruito in occasione della visita alla città di Ferdinando d’Asburgo.

Durante la Seconda guerra mondiale il parco fu danneggiato dall’abbattimento di molti alberi da parte della popolazione che aveva bisogno di legna da ardere per cucinare e riscaldarsi.

Parco Farneto è stato riaperto al pubblico nel 2000 dopo l’intervento di recupero dei sentieri storici che vennero lastricati. L’area dispone attualmente di un percorso naturalistico (che consente di osservare le famiglie di caprioli e altri animali), di un percorso vita (per attività ginniche) e di un’area giochi per bambini.

Il Parco è servito dai mezzi pubblici, ma è raggiungibile in auto con accesso da via Marchesetti, dove sono disponibili due zone di parcheggio.

 

Informazioni

Indirizzo: Via Carlo De Marchesetti, Trieste

Superficie totale: 91,54 ha

Impianto planimetrico: a bosco, irregolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: percorso naturalistico, sentieri storici

Specie botaniche di rilievo: acero campestre, carpino nero, olmo campestre,

orniello, pino nero, rovere, roverella

Orari di apertura: sempre aperto

Servizi: accesso ai disabili, area giochi con scivoli e arrampicate, percorso vita, tavolo da ping pong, boccette

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Parco_Villa_De_Brandis_s_Giovanni_Natisone

Parco Villa De Brandis

La realizzazione della villa risale agli inizi del Settecento per volere dei de Brandis, famiglia di antichissima origine nobiliare che si estinse nel 1984 con la contessa Caterina che lasciò in eredità la villa al Comune di San Giovanni al Natisone.

I de Brandis, stabilitisi a Cividale nel XIV secolo, nel 1718, avviarono la costruzione della residenza di villeggiatura, avendo già trasferito il palazzo di rappresentanza a Udine.

Tra il 1886 e il 1895 la villa fu riformata secondo il gusto eclettico e si procedette alla realizzazione del parco paesaggistico, voluto da Nicolò de Brandis, su progetto di Giuseppe Rho. Venne ideato un percorso ad anello in cui andavano ad inserirsi un laghetto e due rilievi artificiali.

Nel 1984 la Villa de Brandis passò in proprietà al Comune di San Giovanni che, a partire dal 2003, diede inizio ai lavori di restauro del parco, realizzati su progetto dell’architetto Roberto Del Mondo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 117, San Giovanni al Natisone

Superficie totale: 2,00 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema asimmetrico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di San Giovanni al Natisone

Peculiarità scenografiche e compositive: fontana, lago artificiale, scalea

Specie botaniche di rilievo: carpino, cefalotasso, faggio rosso, farnia, thuja gigante

Orari di apertura: sempre aperto

Ingresso: gratuito

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Battistero_Grado

Battistero di Grado

Il Battistero paleocristiano di Grado si trova accanto alla Basilica di Santa Eufemia, in Campo Patriarca Elia. Fu fatto costruire nel VI secolo dal Patriarca di origine beneventana Probino, come testimoniato dal suo monogramma riportato sulla lastra frontale dell’altare, dove colombe e pavoni fanno da cornice a una croce.

L’esterno del Battistero è in cotto. Nello spiazzo antistante sono stati collocati due grandi sarcofagi romani di personaggi vissuti a Grado tra il II e III secolo.

Il Battistero ha forma ottagonale ed è dotato di otto alte finestre, una per lato, sotto le quali c’era un portico d’ingresso, oggi perduto.

L’interno, molto semplice, contiene al centro la vasca battesimale esagonale, simile a quella della basilica di Aquileia, rivestita di cipollino verde; un altare decorato con frammenti scultorei, inserito in un abside ricavato nel lato orientale, illuminato da tre finestre; sulle pareti un mosaico, reintegrato nelle parti più chiare.

Il pavimento a mosaico è suddiviso in parti trapezoidali, con decorazioni geometriche e floreali e un’iscrizione, dedicata al liberto Sesinio.

Il soffitto in legno è stato ricostruito nel 1933.

 

Informazioni


Campo Patriarca Elia

I – 34073 Grado (GO)

Tel. e fax: +39 0431 80146

E-mail: parrocchia.grado@libero.it

 

Orari di apertura: inverno dal lunedì alla domenica 8.00-18.00; estate dal lunedì alla domenica 8.00-19.00

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Casa_Veneziana_Udine

Casa Veneziana

Originariamente il palazzo si trovava in via Rialto, dove, nel Quattrocento, numerose famiglie nobili edificarono le proprie dimore signorili, tra cui questo palazzetto che appartenne ai conti di Montegnacco.

Nel 1910, per evitarne la demolizione, la decorazione architettonica venne smontata e ricomposta, nel 1929, sul sito attuale. Il palazzetto, in stile gotico fiorito con un’alternanza di bifore, trifore e monofore di varie fogge, è un raro esempio di architettura dell’età della dominazione della Serenissima nel capoluogo della Patria del Friuli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza XX settembre, Udine

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Socchieve

Socchieve

Socchieve è una delle borgate più antiche della Carnia di cui si ha menzione fin dall’anno Mille. Il nome, dal latino “sub clivo”, si è trasformato nei secoli in “sot la cleva” e si riferisce alla posizione ai piedi del colle. Sull’altura si ergeva un tempo il castello dei signori di Socchieve e oggi sorge l’antica pieve di Santa Maria Assunta di Castoia.

Il comune, assai esteso, va dalle pendici del Col Gentile fino al passo Rest e include le frazioni di Nonta, Mediis, Priuso, Lungis, Viaso, Dilignidis e Feltrone, nonché le borgate Chiamesans e Siega, sulle sponde del torrente Lumiei, e numerosi casolari sparsi sulle alture attorno al Tagliamento fra i quali Spaia, Avaris, Dalchia, Val, Caprizzi, Cavallaria e Campo.

Nel centro di Socchieve la chiesa di San Martino conserva nel presbiterio un importante ciclo di affreschi del maggior pittore carnico del Rinascimento, Gianfrancesco da Tolmezzo.

Tra i percorsi naturalistici si possono includere la visita alle malghe Mediana, Chiansaveit, Valuta, Monteriù, Pezzeit e Chiarzò oppure al piccolo rifugio di Grasia.

A Socchieve fra luglio e agosto si tiene la Rassegna artigianale e artistica della Carnia, una vetrina del tradizionale artigianato locale: mobili, tessuti, abbigliamento, ceramica, orologeria, pelletteria, lavori di ricamo, legni intagliati.

L’ultimo sabato e domenica di luglio, a Mediis, c’è la famosa Sagra Das Cartufolas, che propone piatti tradizionali a base di patate.

 

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Castello_Polcenigo

Castello di Polcenigo

Il castello di “Paucinico” viene menzionato in un diploma di Ottone I dell’anno 963, con cui viene donato al vescovo di Belluno che, nel 973, riconfermò l’investitura militare ai signori del castello conferendo il titolo di Conte di Polcenigo al capitano d’arme Fantuccio, che diede origine al nobile casato.

Nel 1410 le milizie udinesi assalirono il castello, diedero alle fiamme il borgo e danneggiarono il castello di Mizza dove si era stabilito un ramo della famiglia. L’anno successivo gli Ungheri presero il castello, poi riconquistato da Venezia, che lo contese ai friulani finchè non se ne impossessò saldamente nel 1420. In seguito ad un’incursione dei turchi nel 1499 il castello venne gravemente danneggiato.

Il nucleo originario venne ampliato a partire dagli inizi del Duecento, comprendendo il borgo circostante, che ancora include edifici notevoli, come i palazzi Scolari e Fullini-Zaja, l’ex convento francescano e alcune torri medievali. Parte del complesso castellano nel Settecento fu radicalmente trasformato su progetto di Matteo Lucchesi, assumendo l’aspetto di una sontuosa villa veneta. Alienato nel 1833, il castello fu drasticamente spoliato.

Il Castello attualmente è ridotto allo stato di rudere.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Coltura 26, Polcenigo

Stato di conservazione: ruderi

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