Cascate_Arzino

Cascate dell’Arzino

L’Arzino è uno dei più bei torrenti alpini del Friuli Venezia Giulia. Nasce nei pressi di Sella Chiampon ed è alimentato da due sorgenti principali: la Roggia del Nanul e il Fontanone. Poco dopo la sua sorgente, circondate da boschi di faggi, una serie di cascate spettacolari lasciano spazio a grandi vasche di erosione alternate a profonde pozze smeraldine.

Le cascate sono raggiungibili senza difficoltà percorrendo una breve e comoda stradina forestale, che prende il via all’inizio della Valle di Preone. Si raggiunge prima Sella Chiampon: dopo qualche centinaio di metri a destra della strada un piccolo piazzale permette la sosta dell’auto. Poi si scende su una stretta strada forestale fino ad arrivare a un ponte che attraversa il torrente Arzino a valle delle prime cascate. Per scendere fino alla base delle altre cascate si può costeggiare il torrente o seguire ancora la strada forestale.

 
 
 
 
 
 
 
 

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Collezione archeologica

La raccolta archeologica annovera reperti raccolti durante le campagne di scavo condotte nel Goriziano e nella valle dell’Isonzo fra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento che documentano gli insediamenti umani sul territorio dall’età preistorica fino all’epoca medievale e rinascimentale.

Trovano spazio nell’esposizione i più antichi manufatti litici, provenienti da San Lorenzo Isontino, Capriva e Mossa appartenenti al tardo Paleolitico e Neolitico, nonchè reperti dell’età del Ferro con testimonianze di abitati e necropoli.

All’età protostorica risalgono, infatti, i castellieri, strutture difensive erette sulle alture del Carso, come quelli di Brestovec, San Polo e Castellazzo di Doberdò. Sono esposti anche una serie di reperti delle necropoli a cremazione di numerose località tra le quali Most na Soči (Slovenia), una delle più antiche necropoli dell’area padano-alpina orientale con oltre seimila tombe; Medea e Monte Calvario (Lucinico).

Si possono ammirare, inoltre, vari manufatti di età romana, attrezzi e utensili in ferro legati alla vita rurale; in vetro, provenienti soprattutto da Aquileia; ceramiche, anfore e lucerne, oltre ai manufatti rinvenuti nella villa rustica di Lucinico.

All’alto medioevo risalgono alcune armi in ferro e la bella crocetta longobarda della fine del VI secolo, in lamina d’oro, decorata con motivi a nastri intrecciati e dettagli zoomorfi. Di età medievale e rinascimentale sono i ritrovamenti provenienti dalla Rocca di Monfalcone, tra cui spiccano le ceramiche in maiolica dipinta.

 

Informazioni


Indirizzo: Casa Tasso, Borgo Castello 13, Gorizia

Servizi: visite guidate, bookshop, laboratori didattici, fototeca, archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni: www.provincia.gorizia.it

Orari di apertura: 9.00-19.00; chiuso il lunedì

Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2,50; visite guidate € 1,00; scolaresche € 1,00; gratuito per minori di 6 anni, over 65 e con FVG Card

Tel.: 0481 530382 – 533926

Fax: 0481 534878

E-mail: musei@provincia.gorizia.it

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Sutrio

Sutrio

Sutrio sorge nella valle del Bût a pochi chilometri dall’Austria. Oltre al capoluogo, il comune conta le frazioni di Nojaris, Priola e la località Zoncolan. Questo suggestivo paese di montagna, adagiato in una splendida vallata delle dolomiti carniche, è un antico borgo di alta tradizione di artigianato del legno.

Sul colle di Ognissanti si trova l’omonima Pieve, edificata all’inizio dell’Ottocento dall’architetto Francesco Schiavi di Tolmezzo. Tra le strette vie lastricate del borgo si ammirano le antiche case del tipo carnico con loggiati, portoni e balconate in pietra e legno. Le case dei Cramârs, i venditori ambulanti che valicavano le Alpi esportando e importando spezie e mercanzie, si distinguono grazie all’incisione della Croce di Mercurio sui portali.

Ovunque sono visibili le statue di legno dei maestri falegnami, i “marangones”, esperti nell’intaglio e nella scultura del legno, che si possono veder lavorare nelle botteghe, mentre realizzano mobili intagliati con i decori tradizionali, oggetti in legno per la casa, statue e bassorilievi.

La prima domenica di settembre la manifestazione “Magia del legno” è dedicata all’artigianato locale. Durante il periodo natalizio si svolge la rassegna “Borghi e Presepi”, dove sono visibili numerosi presepi allestiti nei cortili e sotto i loggiati delle più antiche case del paese come il Presepe di Teno, frutto di un lavoro trentennale.

Nei pressi di Sutrio sono da ricordare il comprensorio sciistico dello Zoncolan e le terme di Arta.

 

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Torre di Pordenone

Eretto alla fine del XIII secolo su un probabile sito di origine romana dall’antico casato dei signori di Prata, fu a lungo oggetto di contesa tra il conte di Gorizia, i duchi d’Austria e i patriarchi d’Aquileia. Nel corso del Trecento, dopo alterne vicende, passò dai Porcia ai signori di Ragogna. I Torre-Ragogna nel 1402 perirono mentre il castello fu assalito e incendiato dai pordenonesi; del castello sopravvisse soltanto il torrione, in seguito restituito ai conti di Ragogna.

Il castello si sviluppava attorno ad una torre mastio munita di merlature guelfe ancora visibili. Nel Quattrocento fu trasformato in palazzo e decorato con affreschi.

Al Seicento risalgono invece la loggia e lo scalone che conduce al piano nobile; al piano terra della torre-mastio c’è ancora l’affresco sull’assedio di Vienna del 1683. Nel 1926 fu creata la palazzina in stile liberty.

Il conte Giuseppe, ultimo discendente del casato, lasciò alla sua morte, avvenuta nel 1970, una ricca collezione archeologica, con reperti recuperati sulle rive del Noncello, nelle vicinanze della Villa romana, che sono oggi custoditi nel Museo Archeologico del Friuli Occidentale ospitato nel castello stesso.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Vittorio Veneto 19, Pordenone

Eventi: la penultima domenica di settembre si svolge la Giostra dei Castelli

Visite: su prenotazione, per gruppi di almeno 10 persone, visite guidate al museo e al castello o alla Villa romana – Museo Archeologico del Friuli Occidentale www.comune.pordenone.it/museoarcheologico

Informazioni: www.giostradeicastelli.it

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Museo della Moda e delle Arti Applicate

Le sale introducono il visitatore alle attività artigiane collegate all’abbigliamento, come quelle del calzolaio e del cappellaio. Il percorso conduce attraverso ogni aspetto sotteso alla creazione dell’abito dalla merceria alla sartoria, dai tessuti ricamati a quelli stampati, dalle applicazioni di cordoncini o nastri ai gioielli.

Tra le ricche collezioni di arti applicate dei Musei Provinciali, il cui nucleo originario è stato costituito all’inizio del Novecento da Giovanni Cossàr, ce n’è una dedicata alla produzione della seta, attività economica di grande rilievo nel Goriziano tra il Settecento e l’Ottocento. L’arte del merletto a fuselli fu introdotta in città nel 1672 da due madri Orsoline: manufatti e campionari ne rivelano la commistione di modelli fiamminghi e influenze dell’Europa orientale.

La collezione di vetri e ceramiche annovera quasi 400 oggetti, sia di produzione locale sia provenienti dal Veneto, dall’Austria, dalla Boemia e dall’Inghilterra. Nelle vetrine sono anche esposti i manufatti delle antiche farmacie: alambicchi, ritorte e fiale per i preparati medicinali.

Le collezioni di abiti, caratterizzate dalla sofisticata eleganza della Belle Epoque, si lasciano ammirare dentro scenografiche vetrine concepite come un’infilata di negozi del corso cittadino di una capitale mitteleuropea. Abiti, borse, ombrellini, cappelli, ventagli, calzature e bastoni da passeggio illustrano le occasioni formali e informali della moda rivelando il gusto e la cultura di quell’epoca. Gli esemplari provengono generalmente da Gorizia e Trieste, ma spesso i capi sono stati confezionati a Vienna, Parigi, Praga e Budapest.

Tra i pezzi esposti anche lo spettacolare abito Neoclassico realizzato in un raro tipo di tulle di seta ricamato in ciniglia e paillettes d’argento, con applicazioni di crespo di seta lilla, e due abiti degli anni Venti del Novecento provenienti da Vienna e appartenuti a Margaret Stonborough Wittgenstein, sorella del filosofo Ludwig Wittgenstein, che era stata ritratta da Gustav Klimt nel 1905. Il primo, in crespo di seta verde smeraldo, è ricamato con vistose infiorescenze astratte simili a girasoli; il secondo, confezionato dalla celebre maison parigina Callot Soeurs, è in raso di seta nero ricamato con rosoni di perline in vetro turchese e filati metallici ramati.

Il nuovo allestimento museale prevede l’uso diffuso della multimedialità: le sale sono animate dalla proiezione di immagini d’epoca e scene tratte da film.

In esposizione ci sono anche alcuni cimeli e memorabilia del Teatro di Società di Gorizia, quali strumenti musicali, cartelloni, fotografie e curiosità.

Informazioni


Indirizzo: Case Dornberg e Tasso, Via Borgo Castello 13, Gorizia

Servizi: visite guidate, bookshop, laboratori didattici, fototeca, archivio documentale

Informazioni: www.provincia.gorizia.itwww.gomuseum.net

Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2,50; visite guidate € 1,00; scuole € 1,00 (a persona); gratis con FVG Card

Orari di apertura: 9.00-19.00

Tel.: 0481 533926 – 530382

Fax: 0481 534878

E-mail: musei@provincia.gorizia.it

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Parco di Villa Chiozza

Villa Chiozza si trova nella piana rurale di Scodovacca non distante dalla zona abitata. Il primitivo insediamento della villa, forse settecentesco, subì un ammodernamento secondo il gusto storicista, realizzato nel 1904 dall’architetto triestino Giorgio Polli.

Nel 1820 il complesso apparteneva a una famiglia di latifondisti locali, i Modena; a metà del secolo l’insieme fu acquistato dai Chiozza, famiglia d’imprenditori triestini. Fu Luigi Chiozza, chimico-agronomo, a riformare la villa, realizzare il parco e ampliare il giardino originario. La villa ospitò l’illustre chimico Louis Pasteur, conosciuto dal proprietario durante i suoi studi all’Ecole de Chimie Pratique di Parigi.

Negli anni Sessanta, a pochi chilometri dalla villa, Luigi costruì un laboratorio, detto ‘amideria’ per l’estrazione dell’amido dal frumento, secondo un procedimento da lui stesso sperimentato.

La composizione del parco fu influenzata dalla maniera paesaggistico-pittoresca allora in voga, e lo splendore botanico dell’impianto a verde sono legati agli interessi scientifici di Chiozza: è il caso del gelseto, creato per i suoi studi sul baco da seta.

Durante la Seconda guerra mondiale la villa fu sede del Comando Gruppo Armate dell’Est e attualmente ospita l’Agenzia Turismo Friuli Venezia Giulia.

L’impianto è all’inglese, con radure erbose alternate da macchie verdi. L’impatto coloristico è stato attentamente studiato nel susseguirsi delle stagioni per meglio esaltare le tonalità con soluzioni scenografiche d’effetto.

L’ingresso alla villa è costituito da un vialetto affiancato da lecci e bagolari di enormi dimensioni. Rilevante per dimensione è anche un esemplare di bosso che viene lasciato crescere in forma naturale.

I sentieri, attraverso viottoli e ponticelli, conducono il visitatore tra carpini bianchi, tigli, aceri, cedri deodara, liriodendri, zelkova, farnie, pioppi cipressini, tassi, palme e abeti. Sparsi in altre zone del parco si trovano anche specie a fiore e vari esemplari di agrifogli, salici, cipresso calvo, bambù, gynkgo biloba; di un certo interesse è anche la crescita spontanea di numeose varietà di funghi.

Notevole è anche la presenza di un gruppo di cervi inseriti nell’ambiente a cura dell’Ersa. Infine è presente anche una storica vigna di Refosco.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Carso 3, Scodovacca (Cervignano del Friuli)

Superficie totale: 18,00 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema asimmetrico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Regione Autonoma Friuli Venezia

Giulia

Peculiarità scenografiche e compositive: percorsi d’acqua, viali

Specie botaniche di rilievo: carpino, cedro del Libano, cipresso calvo, farnia, pioppo bianco

Orari di apertura: da lunedì a venerdì 8.00-18.30 (estate); da lunedì a venerdì 8.00-16.30 (inverno)

Visite: lungo i sentieri tracciati Viale dei carpini (400 m, 15 minuti); percorso dei canneti (1.100 m, 30 minuti); percorso lungo il fiume (2.000 m, 45 minuti, sterrato)

Prenotazioni viste guidate per gruppi, Numero verde: 800 016 044

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Arco di Riccardo

Secondo alcuni si tratterebbe di una delle antiche porte della Tergeste romana, edificate per volere di Ottaviano Augusto nel 33 a. C., altri invece ritengono che sia uno degli ingressi monumentali al santuario della Magna Mater. Alcune leggende popolari vorrebbero legarne il nome a Riccardo Cuor di Leone, tuttavia, pare probabile che fosse in origine chiamato Arco del Cardo, per il fatto che fosse posto in coincidenza del cardo massimo.

Oggi l’arco, decorato con lesene e capitelli corinzi, si trova nella città vecchia, in Piazzetta Barbacan, dove si erge, addossato a costruzioni più tarde, con i suoi 7 metri di altezza.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza del Barbacan, Trieste

Informazioni: Ufficio Turistico di Trieste, Piazza Unità d’Italia 4b – Tel: +39 040 3478312; fax: +39 040 3478320; e-mail: info.trieste@turismo.fvg.it

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