Museo_Civico_Archeologico_Iulium_Carnicum_Zuglio

Museo civico archeologico Iulium Carnicum

Ospitato nel secentesco Palazzo Tommasi Leschiutta, a pochi passi dai resti del Foro romano, il Museo archeologico di Zuglio eredita le raccolte di un antiquarium locale che esisteva già agli inizi dell’Ottocento.

I reperti, attraverso un arco di tempo che va dalla preistoria all’epoca rinascimentale, testimoniano le varie fasi insediative del territorio.

Il piano terra è dedicato ai siti archeologici emersi in diverse località della Carnia dai quali provengono gli esemplari confluiti nella raccolta civica frutto di ritrovamenti occasionali e di scavi sistematici. Ai primitivi popoli che abitarono la regione nel paleolitico risalgono alcuni manufatti in selce, oggetti in rame e bronzo, soprattutto armi da taglio rinvenute tra Ovaro, Arta, Bordano e Paularo e frammenti ceramici provenienti da Invillino. All’età del ferro sono databili i reperti emersi a Zuglio-Cianas, Misincinis di Paularo e Verzegnis.

Il percorso espositivo prosegue con la ricostruzione della necropoli di Misincinis di Paularo (VIII-IV secolo a. C.) con manufatti in bronzo, ferro, vetro e ambra facenti parte di corredi funerari, nonchè varie attestazioni della civiltà paleoveneta (come l’iscrizione in alfabeto venetico di Agrons di Ovaro ) e celtica (tra cui le armi di Lauco del II secolo a. C.).

Al primo piano sono esposti i reperti dell’area del Foro dell’antica Iulium Carnicum, la città più settentrionale dell’Italia romana, sulla via che da Aquileia e Concordia conduceva al Norico.

Tra il 1807 e il 1808 fu esplorata la basilica forense, dove si rinvennero due grandi clipei in bronzo oggi conservati nel Museo archeologico nazionale di Cividale. L’intero complesso monumentale del foro, con gli edifici pubblici e sacri è tuttora l’unica testimonianza visibile della città romana. Dalle terme romane provengono decorazioni a stucco e affresco, mentre da alcune domus private sono giunti fino a noi reperti tra cui una statuetta in bronzo raffigurante Dioniso infante.

 

 

Informazioni


Indirizzo: Via Giulio Cesare 19, Zuglio

Informazioni: www.comune.zuglio.ud.itwww.carniamusei.org – www.provincia.udine.it/musei

Orari di apertura: da giugno a settembre mercoledì e giovedì 9.00-12.00, venerdì, sabato e domenica 9.00-12.00 e 15.00-18.00;

da ottobre a febbraio, venerdì 9.00-12.00, domenica dalle 9.00-12.00 e 15.00-18.00;

da marzo a maggio, venerdì e sabato 9.00-12.00 e 15.00-18.00; su richiesta in altri giorni e orari

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00 (da 6 a 12 anni, oltre i 60 anni, diversamente abili, scolaresche, gruppi di almeno 10 persone); gratuito fino a 5 anni

visite guidate al Museo e al Foro romano € 31,00; per scolaresche fino a 10 alunni € 16,00

Tel.-Fax: 0433 92562

E-mail: museo.zuglio@libero.it – carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

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Siora Rosa

Nato ancor prima del 1921 con il nome di Bar Vittorio Veneto, era gestito dalla signora Rosa Cattaruzza, il cui ritratto campeggia sopra la cassa del locale.
Siora Rosa cucinava interi prosciutti che utilizzava per preparare deliziosi panini che la resero famosa in tutta Trieste soprattutto per la loro abbondanza.
All’origine il locale era più piccolo, ma sempre pieno di persone che venivano a mangiare jota, trippe, baccalà, porcina, cotechino, kaiserfleisch, luganighe di Vienna e luganighe di cragno entrambe servite con crauti, senape e kren.

Scomparsa la titolare, nel 1975 il locale è stato rinnovato e riaperto dalla Famiglia Facco. Da quasi quarant’anni, infatti, la signora Albina è la regina della cucina dove lavora ogni giorno con la figlia Monica per non far dimenticare a triestini e turisti la tradizione culinaria di Siora Rosa.

Ogni giorno, infatti, è possibile gustare il prosciutto cotto nel pane tanto apprezzato dalle vecchie e nuove generazioni; inoltre è sempre in funzione la caldaia che sforna porcina, cotechino, lingua, luganighe di Vienna e di cragno, che insieme ai crauti sono il piatto tipico triestino, accompagnato naturalmente da una buona birra artigianale.
Specialità della Casa sono anche il goulash, gli gnocchi di pane, di patate e di susine, e tanti altri piatti legati alle stagioni tra i quali ricordiamo il baccalà in bianco, il baccalà mantecato, le seppie in umido e i sardoni in savor.

Numerose sono le riviste specializzate e i giornali che hanno parlato del Buffet da Siora Rosa.
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Attilio Hortis, 3 – Trieste

Telefono: +39 040 301460

Email: buffetsiorarosa@gmail.com

Orari: Aperto dalle 8.00 alle 22.00

Chiusure: Chiuso la domenica e il lunedi

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Giardino del Parco di Villa de Claricini Dornpacher

Il complesso si trova ai margini dell’aggregato rurale di Bottenicco. Il nucleo più antico risale al secolo XVII ad opera della famiglia de Claricini. Alla medesima fase costruttiva potrebbe risalire anche l’impianto formale del giardino ripartito in quadranti con vialetti perpendicolari. Anche le dimensioni delle alberature del parco sembrerebbero attestare una sua origine tardo-settecentesca.

La realizzazione della corte d’onore con pozzo centrale dovrebbe, invece, risalire alla seconda metà dell’Ottocento o all’inizio del Novecento.

Tra il 1908 ed il 1909, durante i lavori di restauro della villa, il giardino fu ridefinito all’italiana con fontane e statue, scandito ai margini da vasi di limoni; e si realizzò, inoltre, la serra. Una balaustra separa il giardino dal parco formato formato da gruppi di essenze secolari come faggi, abeti, cedri e lecci. Gli elementi scultorei decorativi, prevalentemente in pietra artificiale, confermano la datazione. Ai rifacimenti in chiave eclettico-storicista non dovette essere estranea la cultura filologico-umanistica di Nicolò de Claricini Dornpacher, dantista ed erudito.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Boiani 4, Moimacco (Bottenicco)

Superficie totale: 0,90 ha

Impianto planimetrico: all’italiana (giardino, corte d’onore) e all’inglese (parco)

Condizione giuridica proprietà: privata, Fondazione de Claricini Dornpacher

Peculiarità scenografiche e compositive: fontana, serra, vasche circolari con grotaille, vialetti

Specie botaniche di rilievo: abete caucasico, bosso, faggio, leccio, tasso

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Castello_Fagagna

Castello di Fagagna

Il castello è menzionato nel 983 nelle donazioni dell’imperatore Ottone II al Patriarca Rodoaldo e fino alla dominazione veneta fu amministrato da nobili famiglie con il controllo patriarcale.

Il fortilizio fu spesso coinvolto in lotte feudali: nel 1250 fu assediato da Ezzelino da Romano, nel 1361 fu attaccato dai duchi d’Austria Rodolfo e Federico e nel 1411 fu saccheggiato da Sigismondo d’Ungheria.

Nel Cinquecento il complesso era già in rovina. Sono però ancora visibili alcuni tratti delle mura, le rovine di un torrione, la chiesetta castellana, la torre dell’orologio riadattata a campanile e un piccolo fabbricato con parti medievali adibito a ristorante.

Il borgo era cinto da una seconda cerchia muraria con tre porte fortificate a guisa di torri: la porta di Carnia che immetteva a settentrione nell’abitato di Paludo, quella di Riu rivolta a levante – entrambe dotate di ponte levatoio – e la porta di Sinagoga, l’unica ancora esistente, per la quale si scendeva all’abitato di Sacavan.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello, Fagagna

Stato di conservazione: ruderi

Visite: solo esterni

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CULTURA
BORGHI TIPICI CASTELLI EVENTI
    Museo_Diocesano_arte_sacra_Pordenone

    Museo diocesano d’arte sacra

    Le collezioni del Museo diocesano accolgono le più diverse manifestazioni artistiche e devozionali incentrate sul tema del sacro e comprendeno affreschi, dipinti su tavola e su tela, sculture lignee e in pietra, argenteria, disegni, stampe, bronzi, tessuti e monete di provenienza prevalentemente locale, databili dal VII al XX secolo.

    Tra gli scultori sono da ricordare Alvise Casella, Giovanni Martini e Orazio Marinali, mentre tra i pittori Pomponio Amalteo, Giovanni Maria Calderari, Palma il Giovane, Antonio Carneo, Andrea Celesti, Gaspare Diziani, Pietro Longhi, Francesco Guardi, Nicola Grassi e Michelangelo Grigoletti.

    Numerosi sono le sinopie e gli affreschi provenienti dal territorio, come due teste di ascendenza romanica già a San Pietro di Cordenons, i frammenti del trecentesco ciclo di Santa Dorotea del duomo di San Marco e l’affresco di Gianfrancesco da Tolmezzo di Castel d’Aviano.

     
     
     
     
     
     
     
     

    Informazioni


    Indirizzo: Via Revedole 1, Pordenone

    Informazioni: www.diocesi.concordia-pordenone.it

    Tel.: 0434 221275 / 0434 524340

    Fax: 0434 524340

    E-mail: museo@diocesiconcordiapordenone.it

    Orario di apertura: martedì 9.00-13.00, mercoledì 9.00-13.00 e 14.30-18.30 giovedì e venerdì 14.30-18.30, sabato 9.00-12.30

    Servizi: visite guidate, fototeca, archivio documentale; accessibile ai disabili

    Ingresso: gratuito

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    Lago_Sauris

    Lago di Sauris

    Questo lago artificiale detto anche lago della Màina si è formato con la costruzione della diga sul fiume Lumiei. Prima che la diga fermasse lo scorrere del torrente, nell’alveo si trovava il borgo di La Maina che dovette essere ricostruito a monte delle sponde. I ruderi delle case sommerse in fondo allo specchio d’acqua sono ancora visibili quando il livello della falda si abbassa.

    La conca dello specchio d’acqua è raccolta tra distese boschive e terrazzi alluvionali, dove crescono rigogliosi prati e pascoli che riflettono le loro intense sfumature di verde sulla superficie delle acque. Numerosi torrenti e rii arricchiscono il paesaggio montano prima di confluire nell’ampio lago.

    Sul lago è possibile praticare la pesca e sport acquatici. In zona è possibile intraprendere molte suggestive passeggiate e interessanti percorsi di varia difficoltà, per amanti del trekking e della mountain bike.
     
     
     
     
     
     
     

    Informazioni

    Dove: Località La Màina, Sauris di Sotto

    Informazioni: www.comune.sauris.ud.it – www.sauris.org o presso l’Ufficio turistico di Sauris di Sotto, Terminal 91 – tel: 0433 86076; e-mail: info.sauris@turismo.fvg.it

    Come arrivare: percorrendo la SP73 che porta da Ampezzo a Sauris, in località la Màina, dopo aver attraversato le tre gallerie scavate nella roccia

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    Parco Urbano Villa Giulia

    Il parco si estende su un’area collinare a est di Trieste dove si trovano alcuni rifugi militari scavati nella roccia nonchè un eccellente punto panoramico sul golfo. Estendendosi su due versanti con diversa esposizione, lungo i due pendii si è sviluppata una macchia diversa: una di conifere e l’altra di latifoglie.

    Fu inaugurato nell’aprile del 1934, a più di vent’anni dalle prime acquisizioni dei terreni di proprietà delle famiglie Rumer, Geiringer e Krausenek. Lasciato lungamente in abbandono, il parco è stato riaperto al pubblico nel 1984, dopo che l’area è stata riqualificata. Vi si può osservare la caratteristica vegetazione carsica: roverella, carpino nero, orniello e sommaco, che in autunno si tinge di rosso; ricca anche la fauna selvatica: capriolo, tasso, volpe e cinghiale e anche diverse specie di uccelli quali il picchio, la cinciallegra, la gazza e la ghiandaia. Sono stati, inoltre, creati due stagni artificiali, il maggiore dei quali – il “laghetto delle rane”, presso una cava dismessa – è attualmente curato dal Museo di storia naturale.

    Negli ultimi anni sono state organizzate diverse iniziative a tema naturalistico-ricreativo per valorizzare questo luogo e goderne l’atmosfera e sono sorti anche dei comitati cittadini per la salvaguardia del verde minacciato dall’incombente espansione edilizia.

    Si può raggiungere il parco con il caratteristico tram di Opicina.

     

    Informazioni


    Indirizzo: Strada nuova per Opicina, Trieste

    Superficie totale: 23,50 ha

    Impianto planimetrico: a bosco, irregolare

    Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

    Peculiarità scenografiche e compositive: arena, laghetto

    Specie botaniche di rilievo: acero campestre, acero trilobo, carpino nero, cipresso, ginestra, orniello, robinia, rovere, roverella

    Servizi: campo da calcio

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