Museo_Commerciale_Trieste

Museo Commerciale

Il museo ha sede al piano nobile di Palazzo Dreher, realizzato alla fine del primo decennio del Novecento dall’architetto viennese Emil Bressler e ristrutturato nel 1928 dal triestino Gustavo Pulitzer-Finaly per divenire sede della Borsa Nuova. Esso ripercorre la storia della Deputazione di Borsa, istituita nel 1755 da Maria Teresa d’Austria e, quindi, della Camera di Commercio, a partire dal 1850, facendo riaffiorare la centralità dell’ente camerale all’interno del tessuto socio-economico della comunità triestina e giuliana.

Tra i pezzi più importanti ci sono il primo sigillo dell’Uffizio di Borsa con l’effige dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa, una scheda elettorale che ricorda che i “Mercatores tergestini” eleggevano un deputato al Parlamento di Vienna e un prezioso volume del 1841 con il catasto di tutti gli edifici della Trieste ottocentesca ed una dettagliata carta topografica.

Il percorso presenta le componenti storiche della Camera: il commercio rappresentato dagli antichi strumenti di peso e misura; l’industria attraverso i marchi che ne furono protagonisti, come i liquori della Stock; l’artigianato, ricordato dalla sartoria Beltrame; e l’agricoltura a cui allude l’imponente “tappatrice”, emblema della produzione enologica del Carso.

Inoltre, sono esposte numerose marche ottocentesche e targhe che testimoniano le molteplici sfaccettature dell’economia triestina, una corbeille che l’architetto Pulitzer disegnò nel 1928 per la Borsa Nuova e la vetrinetta della tipografia del Lloyd Austriaco, nonché una serie di antichi strumenti in uso presso il Laboratorio chimico e l’Ufficio metrico.

Un’intera parete riproduce le coste del mare Adriatico sulle quali nella prima metà dell’800 erano operativi 13 fari progettati, costruiti e gestiti dalla Camera di Commercio; domina la sala il grande modello della Lanterna triestina realizzato nel 1821 dall’architetto Matteo Pertsch.

Non mancano numerosi reperti legati alla gestione del maggior porto dell’Impero austriaco e dell’azienda dei Magazzini Generali, un modello alto 5 metri dell’edificio della Borsa, che venne inaugurato nel 1806, progettato dal maceratese Antonio Mollari e decorato da Giuseppe Bernardino Bison, di cui è esposto un disegno acquarellato che celebra la visita dell’Imperatore Francesco I; nonchè la riproduzione della meridiana solare realizzata nel 1820 dal friulano Antonio Sebastianutti e uno dei vecchi meccanismi dell’orologio da torre creato da uno dei celebri Solari di Pesariis, collocato sul frontone del palazzo.

Fra i dipinti si conserva il ritratto che Leonor Fini realizzò nel 1956 al presidente della Camera di Commercio Antonio Cosulich e la galleria dei Deputati di Borsa, fra cui il ritratto del barone Pasquale Revoltella realizzato da Augusto Tominz, quello di Ciriaco Catraro, dipinto nel 1836 da Giuseppe Tominz e di Francesco Taddeo Reyer a opera di Placido Fabris.

 

Informazioni


Indirizzo: Palazzo Dreher (II piano), Via San Nicolò 7, Trieste

Informazioni: www.ts.camcom.it – proposte-del-territorio/proposte-del-territorio-museo-commerciale

Tel.: 040 6701234 / 040 6701229

Fax: 040 6701321

E-mail: museocommerciale@ts.camcom.it

Orari di apertura: visitabile su prenotazione da lunedì a venerdì 10.00-13.00; martedì e mercoledì 15.00-17.00

Servizi: visite guidate

Ingresso: gratuito

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Borgo_Andreuzza

Borgo rurale di Andreuzza

Il borgo del Comune di Buja, anticamente detto Polchiara, sorge isolato nei pressi del Canale Ledra. Andreuzza prende il dalla nobile famiglia degli Andreuzzi di San Daniele, proprietaria nel Seicento dei terreni circostanti. A quell’epoca risale il nucleo abitativo rurale: i canali, la Roggia Alta (Roe di Bernart) che alimentava il mulino e la ruota in ferro della “farie”, la fucina del battiferro, il Rio Fossalat, che lambisce i pressi della chiesetta della Madonna delle Acquee.

Il complesso rurale, come anche quelli in località Saletti e Ontagnano, è stato ristrutturato dopo il sisma del 1976 che lo aveva danneggiato.

 

Informazioni


Dove: Frazione Andreuzza, Buja, Provincia di Udine

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Castello_Cucagna_Faedis

Castello di Cucagna

Nel 1027 il Patriarca Popone concesse il permesso al nobile carinziano Odorico di Auspergh di costruire su una preesistente fortificazione tardoantica un castello a Faedis, sul colle Cucagna, dominante la valle del Grivò.

Il castello faceva parte di un sistema difensivo che partiva dalle pendici del monte, dove c’era un piccolo avamposto, passava attraverso i castelli di Zucco e Cucagna e terminava con un piccolo fortilizio in cima al colle Rodingerius.

Il castello fu abbandonato probabilmente già nel secolo XV e mantenne, pertanto, inalterato l’aspetto medievale: l’alta torre quadrangolare con pusterla sopraelevata, la domus fortificata e la chiesa castellana dedicata a San Giacomo risalente al XIV secolo.

Il complesso è attualmente in fase di recupero a cura dell’Istituto per la ricostruzione del Castello di Chucco Zucco.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Faedis

Visite: su prenotazione tramite il Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia – Tel.: 0432 288588; Fax: 0432 229790; E-mail: info@consorziocastelli.it

Come arrivare: a piedi per un sentiero che parte da Borgo Santa Anastasia

Informazioni: www.consorziocastelli.it; www.prolocofaedis.it

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Parco_della_Rimembranza_Trieste

Parco della Rimembranza

Il parco è situato nel centro storico di Trieste, sulle pendici del colle di San Giusto, tra il complesso della cattedrale e del castello e il teatro romano.

Si tratta di una superficie boschiva percorsa da tre strade asfaltate e da vialetti lastricati; una doppia scala, chiamata Scala dei giganti, lo attraversa dalla piazzetta della fontana fino a via del Monte.

I lavori iniziarono con la creazione di via Capitolina, una strada panoramica che sale gradualmente attorno al colle raggiungendo la cattedrale. Sul versante furono collocati i cippi di pietre carsiche con le iscrizioni dei nomi dei caduti in guerra.

Il parco fu inaugurato il 24 maggio 1926 con un maestoso corteo che mosse da piazza San Giovanni alla volta del colle di San Giusto, presso l’albero dedicato a Guglielmo Oberdan. Nel 1934 venne eretto l’imponente Monumento ai Caduti dello scultore Attilio Selva e nel 1938, in occasione della visita di Mussolini alla città di Trieste, fu collocata la fontana con l’obelisco posta all’ingresso del parco, progettata dagli architetti Ruggero e Arduino Berlam, in origine illuminata da luci tricolori. Uno spazio di devozione, ma allo stesso tempo di controllo sulla memoria legata principalmente al conflitto del 1915-1918 anche se oggi, al suo interno, è possibile trovare pietre che ricordano anche la guerra civile spagnola, le guerre d’Africa e la seconda guerra mondiale.

 

Informazioni


Indirizzo: Viale della Rimembranza, Trieste

Superficie totale: 3,40 ha

Impianto planimetrico: a bosco, forma irregolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: cippi con iscrizioni, doppia scalinata con vista, piazza con fontana

Specie botaniche di rilievo: abete, cedro, cipresso, pino

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Fiume_Isonzo

Fiume Isonzo

Il fiume Isonzo, che nasce a 1.100 metri d’altitudine in Val Trenta (Slovenia), nelle Alpi Giulie, ha tanti nomi quanti i popoli che ha incontrato: a partire probabilmente dal celtico “Eson”, poi il latino Aesontium, trasformato in Sontium (da cui il tedesco Sontig), lo sloveno Soča (femminile), le varianti friulane Lusinç (in friulano standard), Isuns, Lisuns, Lusinz, Lusins, fino al dialettale Lisonz in bisiaco.

L’Isonzo ha un regime essenzialmente alpino influenzato anche dalla notevole presenza di sorgive carsiche che lo alimentano costantemente.

In Slovenia il fiume, le cui acque hanno il colore dello smeraldo, scorre fra canyon e boschi, in un paesaggio incantevole: ogni tanto una passerella in legno ne attraversa il corso impetuoso. In Val Trenta suoi affluenti sono i torrenti Lepena, Coritenza e Uccea. A Tolmino (Tolmin) riceve le acque del Tolminka e a Santa Lucia d’Isonzo (Most na Soči) quelle del fiume Idria. Entrando in territorio italiano presso Gorizia riceve le acque del Vipacco, in territorio carsico, poi quelle del torrente Groina e del Piumizza e, più avanti, verso il mare, del Torre, per poi concludere il suo percorso di 136 km raggiungendo l’Adriatico fra Staranzano e Grado, a Punta Sdobba, caratterizzando con il suo corso quella parte di territorio chiamata Isontino.

L’Isonzo è importante non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche storico: teatro di battaglie fin dal 300 d. C. fra cristiani e pagani, viene storicamente associato alla prima guerra mondiale per le dodici battaglie che prendono il suo nome, nelle quali morirono oltre 300.000 soldati tra italiani e austroungarici.

Nell’alta Valle dell’Isonzo le sue acque limpide ospitano la trota marmorata, che però è ritenuta a rischio di estinzione, soprattutto a causa dell’introduzione della trota fario, con la quale si ibrida. Sulla foce del fiume, all’Isola della Cona, dal 1996 esiste un’area naturale protetta denominata Riserva naturale della Foce dell’Isonzo che si estende per oltre 3.600 ettari e ospita moltissime specie botaniche e faunistiche, fra cui i cavalli Camargue con cui è possibile fare delle escursioni. Molte le specie di uccelli migratori che si fermano alla foce, per la gioia degli appassionati di birdwatching che trovano apposite strutture dedicate all’osservazione.

 

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Castello di Colloredo di Monte Albano

Nel 1302 il barone Guglielmo di Waldsee, visconte di Mels, otteneva dal Patriarca la licenza di costruire una nuova dimora fortificata non distante dal castello di famiglia che sorgeva a Mels (i suoi discendenti assunsero in seguito il nome di Colloredo Mels Waldsee).

Il castello fu invaso nel 1315 dal conte di Gorizia, nel 1420 cadde nelle mani dei veneziani e nel 1511 subì il sacco del Giovedì grasso e il sisma che seguì lo stesso anno. Costruito in origine per necessità difensive, nel corso dei secoli cambiò lentamente le proprie funzioni divenendo sempre più spiccatamente residenziale.

Il mastio – un complesso di edifici disposti ad anello intorno al cortile – è situato nella parte più alta del colle, affiancato da due ali, la torre occidentale, il corpo di guardia, la torre porta con l’orologio e la trecentesca Casa Rossa. Tutti gli edifici erano racchiusi da cinte murarie in pietra e mattoni di notevole spessore.

Le volte di una saletta nella torre di ponente furono decorate da Giovanni da Udine con stucchi e scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio. Al Seicento risale invece la cappella dedicata a San Carlo Borromeo.

Qui vissero il poeta secentesco Ermes da Colloredo, Ippolito Nievo – che qui scrisse le Confessioni di un italiano – l’autore e viaggiatore Stanislao Nievo.

Del complesso, che necessiterebbe di una radicale ricostruzione dopo gli ingenti danni subiti nel terremoto del 1976, sono ora visibili la torre con l’orologio e l’ala ovest – restaurate – dove ha sede la Comunità Collinare del Friuli.

Informazioni


 

Indirizzo: Piazza Castello 1, Colloredo di Monte Albano

Visite: solo esterni

Informazioni: www.tourism.friulicollinare.it oppure presso il Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli venezia giulia – Tel.: 0432 288588; Fax: 0432 229790; E-mail: info@consorziocastelli.it ; www.consorziocastelli.it

Come arrivare: si può raggiungere in bicicletta attraverso i percorsi sterrati delle Ippovie, che collegano Udine a Buja (per informazioni www.vallecormor.com)

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Castello_de_Valentinis_Tricesimo

Castello De Valentinis

Il castello medievale fu costruito prima del XIII secolo su una collina morenica, protetto da torrioni circolari e torri di guardia. Il maniero fu abitato dai Tricesimo e dai della Torre e, in seguito alla conquista della Serenissima, il feudo fu amministrato da vari capitani: ai di Prampero subentrarono i di Montegnacco, che lo acquistarono nel 1531. Questi ultimi iniziarono a trasformarlo in una residenza di campagna ed edificarono la chiesa castellana che in seguito fu affrescata da Pomponio Amalteo (i dipinti oggi sono quasi invisibili).

Nel 1627 il castello passò ai conti Valentinis che diedero ad esso forme venezianeggianti, con finestre quadrate e una trifora centrale. Persa la sua funzione difensiva, l’edificio venne trasformato in villa conservando però il giro di mura dotate di feritoie e merli guelfi, ponti e sei torri circondanti il palazzo quadrato.

Nel XIX secolo Umberto Valentinis restaurò l’edificio secondo il corrente gusto romantico ricostruendone le fattezze medioevali. L’ultimo discendente dei conti Valentinis ha ceduto il castello alla Curia di Udine, la quale ha edificato un Santuario dedicato alla Madonna Missionaria.

In seguito al sisma del 1976 la Soprintendenza impose un restauro filologico che ridiede al castello le antiche linee architettoniche. Il complesso è retto dalle suore francescane che vi dimorano.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello 28, Tricesimo

Stato di conservazione: è in corso un processo di restauro e di conservazione

Visite: solo esterni e, previa richiesta alle suore francescane, le sale superiori

Prenotazioni: 0432 851117 / 0432 881227

Informazioni: Castello della Madonna Missionaria – Tel.: 0432 851245

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