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Area archeologica Iulium Carnicum

Iulium Camicum, la più settentrionale delle città dell’Italia romana, rivestì sempre un’importanza strategica per la sua posizione, anche prima dei romani, che la posero a guardia della via consolare che collegava l’Impero Romano con il Nord Europa. Nata probabilmente come insediamento militare, fu sempre ricostruita dopo ogni devastazione barbarica.

I resti archeologici oggi visibili sono di età augustea, anche se probabilmente molto è ancora sepolto. Il Foro venne ampliato con una Basilica civile costruita sul lato Sud: di tutto ciò restano la base del portico, coperto da un colonnato a capitelli tuscanici, una parte della platea lastricata con le basi di alcune statue, il podio del tempio e un vano seminterrato della Basilica (il criptoportico) con scalone di accesso al primo piano. Inoltre, in un angolo del Foro, protetto da una copertura, si può ammirare un pavimento a mosaico geometrico di una casa romana del I secolo a. C.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Civico Museo Archeologico Iulium Carnicum

Via Giulio Cesare, 19 – 33020 Zuglio (UD)

Tel.-fax: + 39 0433 92562

e-mail: museo.zuglio@libero.it

Sito: www.comune.zuglio.ud.it

 

Orario di apertura: l’area archeologica del Foro romano viene aperta su prenotazione per gruppi e scolaresche contattando il Civico Museo Archeologico Iulium Carnicum.

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Museo Civico di Storia Naturale Silvia Zenari

Nel cinquecentesco Palazzo Amalteo ha sede il museo intitolato a Silvia Zenari, illustre naturalista pordenonese. Le collezioni di vertebrati annoverano oltre 3.000 campioni, fra esse quella di quasi 500 esemplari di uccelli esotici risalente alla prima metà dell’Ottocento, lascito di Oddo Arrigoni degli Oddi, il cui figlio, Ettore, è considerato uno dei fondatori della moderna ornitologia.

La collezione di insetti presenta numerosissimi esemplari di coleotteri, lepidotteri e ortotteri, raccolti da appassionati locali e studiosi come Umberto Posarini, entomologo originario di Polcenigo. Estremamente ricche anche le raccolte di minerali, tra cui quella di Giorgio Rimoli, considerata la più completa dei minerali dell’Alpe Adria. Il museo conserva, inoltre, importanti collezioni paleontologiche, botaniche, di invertebrati e di organismi marini con svariate migliaia di campioni.

Il percorso prevede, poi, sale dedicate al Theatrum Naturae e alla Wunderkammer nella quale sono esposti esemplari rari o bizzarri di storia naturale; la sala di osteologia con numerosi scheletri articolati di uccelli e mammiferi; e, nella sezione preistorica, la ricostruzione di un mammut.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via della Motta 16, Pordenone

Servizi: visite guidate, laboratori, percorsi assistiti e attività didattiche; archivio documentale, bookshop; accessibile si disabili

Informazioni: www.comune.pordenone.it

Orari di apertura: da martedì a sabato 15.30-19.30; domenica 10.00-13.00 e 15.30-19.30; chiuso il lunedì

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 1,00

Tel.: 0434 392950

Fax: 0434 26396

E-mail: museo.storianaturale@comune.pordenone.it

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Castello di Castelnovo del Friuli

Il castello “de Castronovo” (Castrum Novum) fu probabilmente eretto attorno all’anno 920 contro la minaccia delle invasioni degli Ungari, forse ad opera di un signore bavarese vassallo della chiesa di Aquileia con il nome di “Nauhaus”.

Dopo essere passato sotto il dominio dei Conti di Gorizia, nel 1509, fu ceduto dalla Serenissima ai Savorgnan. Estinta la nobile casata, anche per il maniero iniziò un inesorabile declino fino a quando si ridusse in rovina. Nel 1887 le mura del castello furono demolite e le pietre utilizzate per edificare la vicina chiesa di San Nicolò. Dell’antica fortificazione oggi rimane solamente la torre – ricostruita dopo il terremoto del 1976 – adibita a campanile, nonché alcuni pezzi della cinta muraria.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Chiesa di San Nicolò,Località Vigna, Castelnovo del Friuli

Stato di conservazione: resti della torre, ora torre campanaria

Informazioni: www.comune.castelnovo-del-friuli.pn.it

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Castelliere_Elleri

Castelliere di Elleri

Dalla stradina sterrata che parte dietro la chiesetta di Santa Barbara, a Muggia, si giunge in cima al Monte Castellier, a 240 metri s.l.m., dove si trovano i resti del castelliere di Elleri, una costruzione tipica dell’area carsica, di natura difensiva: si trattava di una cinta di mura a secco, posta sulla sommità di un’altura, all’interno della quale si rifugiavano uomini e greggi.

L’eccezionalità del castelliere di Elleri è dovuta al fatto che fu abitato per un tempo particolarmente lungo, 2000 anni: costruito in epoca preistorica, circa nel 1600 a. C., fu abbandonato dopo il 350 d. C., in epoca romana. Il ritrovamento di alcuni frammenti di ceramiche risalenti al periodo medievale fanno supporre che il sito fosse frequentato magari saltuariamente anche fra il VI e il X secolo d. C., ma in questi secoli non si aggiunsero nuove costruzioni.

La lunga vita del castelliere è probabilmente dovuta a una serie di fattori ambientali (dalla presenza di un laghetto di acqua dolce all’abbondanza di pascolo e di terreni coltivabili) e strategici. La vicinanza al mare può essere stato un elemento chiave anche per il controllo del territorio e per la produzione del sale marino.

Del castelliere rimangono parti del muro di cinta esterno. I muri visibili sono per lo più romani, perché essendo stati costruiti per ultimi si sovrapponevano a quelli più antichi. I muri dei castellieri protostorici erano costruiti a secco, mentre i muri romani erano costruiti con malta e leganti.

La cinta muraria dei castellieri era costituita da due paramenti esterni costruiti con blocchi di grandi dimensioni, che venivano riempiti con terra e pietre. All’interno della cinta si trovavano le abitazioni e i ricoveri per gli animali. In epoca romana in base ai ritrovamenti archeologici si suppone ci fosse anche un’area cultuale.

Nel Civico Museo Archeologico di Muggia sono raccolti i reperti trovati nel sito. Oltre a una ricca collezione di ceramiche protostoriche troviamo una stele, databile al II secolo d. C., dedicata al dio Mitra, divinità adorata dalle truppe romane, il cui culto era attestato anche presso San Giovanni di Duino, vicino alle foci del Timavo. Su un lato della stele vi è una scena che raffigura l’uccisione rituale del toro, e sull’altro una scena del banchetto rituale.

Nella località di Santa Barbara, vicino al castelliere, è stata individuata anche una necropoli con 34 sepolture ad incinerazione databili tra il II e il I millennio: le tombe erano buche scavate nel terreno in cui si depositavano le ceneri dei defunti abitanti del castelliere.
 

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Castello di Gramogliano

Il castello, risalente al XIII secolo, appartenne ai signori di Gramogliano e quindi agli Herbenstein. Distrutto nel 1353 dal Patriarca, venne ricostruito dai conti di Gorizia nel 1424 e dopo essere stato occupato dalla Repubblica veneziana venne infeudato ai Conti Zucco-Cuccagna, originari di Faedis. Questo casato creò nuove opre munite e il castello resistette all’invasione degli Uscocchi tra il 1615 e il 1616.

Nell’Ottocento gli Zucco si trasferirono a Crauglio e Gramogliano andò progressivamente in rovina. Nel 1884 il castello fu acquistato dalla famiglia Visintini che ne fece una rinomata azienda vitivinicola.

Delle originarie cinque torri ne resta una soltanto, alta dodici metri e composta da ciottoli di fiume.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Gramogliano 27, Corno di Rosazzo

 

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Parco Farneto (Bosco al Cacciatore)

Situato sulle alture che circondano a est il centro storico, è il parco più esteso di Trieste e si sviluppa tra i rioni San Giovanni, San Luigi, Melara e il rio Farneto nella valle di Longera.

Il parco, il cui nome deriva da farnus, una specie di quercia, è documentato già nel 1533, quando i sovrani austriaci lo fecero recintare per garantirne la conservazione. Maria Teresa d’Austria, intorno al 1750, nominò un cacciatore guardiaboschi per il quale fece costruire due case, una a metà collina e l’altra sulla sommità, da cui il toponimo della zona, che viene detta “del Cacciatore”.

Nel 1785 si contavano più di trentamila querce che, oltre a purificare l’aria, riparavano Trieste dai forti venti di Bora.

Il Viale XX Settembre, passeggio alberato che collega il centro urbano con il Farneto, fu realizzato all’inizio dell’Ottocento dal letterato triestino Domenico Rossetti mentre verso la metà del secolo venne edificato il Ferdinandeo, edificio pubblico ottocentesco costruito in occasione della visita alla città di Ferdinando d’Asburgo.

Durante la Seconda guerra mondiale il parco fu danneggiato dall’abbattimento di molti alberi da parte della popolazione che aveva bisogno di legna da ardere per cucinare e riscaldarsi.

Parco Farneto è stato riaperto al pubblico nel 2000 dopo l’intervento di recupero dei sentieri storici che vennero lastricati. L’area dispone attualmente di un percorso naturalistico (che consente di osservare le famiglie di caprioli e altri animali), di un percorso vita (per attività ginniche) e di un’area giochi per bambini.

Il Parco è servito dai mezzi pubblici, ma è raggiungibile in auto con accesso da via Marchesetti, dove sono disponibili due zone di parcheggio.

 

Informazioni

Indirizzo: Via Carlo De Marchesetti, Trieste

Superficie totale: 91,54 ha

Impianto planimetrico: a bosco, irregolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: percorso naturalistico, sentieri storici

Specie botaniche di rilievo: acero campestre, carpino nero, olmo campestre,

orniello, pino nero, rovere, roverella

Orari di apertura: sempre aperto

Servizi: accesso ai disabili, area giochi con scivoli e arrampicate, percorso vita, tavolo da ping pong, boccette

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Antiquarium_Tesis

Antiquarium

Nell’antiquarium di Tesis sono conservati reperti archeologici provenienti dalla pianura e dalla pedemontana pordenonese databili dall’età del bronzo a quella romana e altomedioevale. I materiali sono stati reperiti dal Gruppo Archeologico “Cellina-Meduna Co. G. di Ragogna” durante la sua trentennale attività diretta dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia.

Si tratta di significative testimonianze delle popolazioni che si insediarono sul territorio dalla Protostoria al Medioevo. Molti gli oggetti relativi alla vita quotidiana, alle attività produttive, alle abitazioni e al culto dei morti: bronzetti, monete, oggetti ornamentali e amuleti in metallo; attrezzi agricoli, utensili in ferro e vasellame, che documentano l’agricoltura e l’artigianato negli insediamenti rustici romani; le urne funerarie di età imperiale e tardo antica.

L’antiquarium – nella restaurata sede della vecchia latteria di Tesis – fa parte dell’Ecomuseo Lis Aganis.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via dell’Oste 10, Tesis di Vivaro (Vivaro)

Servizi: visite guidate, bookshop, archivio documentale

Orari di apertura: su prenotazione – Tel.: 345 5005149

Ingresso: gratuito

Informazioni: Comune di Vivaro, Via Vivaro 1, Tesis di Vivaro; Tel.: 0427 97015; Fax: 0427 97510; www.comune.vivaro.pn.it oppure Ecomuseo Lis Aganis, Via Maestri del lavoro 1, Maniago – Tel.: 0427 764425; www.ecomuseolisaganis.it; E-mail: info@ecomuseolisaganis.it

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