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Torre di Mels

Edificato nella prima metà dell’XI secolo, il castello di Mels fu dato in feudo dal conte del Tirolo, per concessione dell’imperatore Corrado II, alla famiglia dei Waldsee, che ne assunse il predicato. Nel 1262 il castello fu bruciato e nel 1352 fu fatto demolire dal Patriarca Nicolò di Lussemburgo durante la repressione dei nobili congiurati nell’assassinio del suo predecessore, tra cui figuravano anche i Mels.

Il fortilizio doveva sorgere nella zona settentrionale del rilievo, difeso da una muraglia merlata, da una torre e tre terramenti dove ora si trovano alcune abitazioni trecentesche costruite a rinforzo della cortina. L’ultimo resto del castello è l’antica torre, detta Torate, a pianta quadrata, databile al XII secolo, restaurata dopo il 1976.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Torate, Mels (Colloredo di Monte Albano)

Ingresso: gratuito

Orario visite: sabato e domenica 9.30-17.00

E-mail: pievesanlorenzo@tin.it

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

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Provincia di Trieste

La provincia di Trieste si sviluppa in una sottile striscia di terra lunga circa 30 km, stretta tra il mare Adriatico e il Carso. Si affaccia sull’ampio golfo che accoglie la città di Trieste e un’alternanza di baie, porticcioli e scogliere mozzafiato con castelli a picco sul mare, come quelli di Miramare e di Duino. Alle spalle la protegge l’aspro paesaggio carsico, dove si possono ammirare grandiosi spettacoli naturali come la Grotta Gigante o la Dolina di Percedol, una valle ricca di rigogliosa vegetazione. Dall’altipiano carsico, con le sue grotte, alle suggestive foci del Timavo, alla riserva marina del Parco di Miramare; dalle falesie di Duino, vicino al Castello, alle riserve naturali del Monte Lanaro, del Monte Orsario e della Val Rosandra, la natura di questo lembo di terra è unica in ogni stagione.

Ma il fascino del territorio oltrepassa gli aspetti naturalistici: l’elegante città d’arte di Trieste, dov’è evidente l’eredità culturale asburgica, i paesini carsici con le loro tradizioni e perfino le piccole località turistiche costiere costituiscono grandi tesori custoditi in questo piccolo lembo di terra.

Trieste deve il suo fascino al suo essere città di frontiera e insieme porto di mare, che ha portato al sovrapporsi e incrociarsi di popoli e culture molto diversi: grazie alle sue eredità italiana, mediterranea, mitteleuropea e slava, Trieste ha una ricchezza culturale che si palesa immediatamente al visitatore tramite i suoi splendidi edifici che rispecchiano tutti gli stili delle varie epoche, dalla romana al neoclassico al razionalismo, e tramite le chiese appartenenti a tutte le religioni praticate dai diversi popoli che qui hanno trovato casa. Non bisogna poi tralasciare di visitare i suoi caffè storici, che han visto passare la storia di questa città e che sono ancora luogo d’incontro fondamentale, insieme ai buffet dove si gusta la tipica cucina locale.

Anche la cucina naturalmente è un incrocio di sapori, dalla Mitteleuropa al mare: di tradizione mitteleuropea sono la jota (minestra di fagioli, crauti e patate), i gnochi de pan e i gnochi de susini e i capuzzi (crauti). La cucina di pesce ha tradizioni tipicamente venete, come i sardoni in savor.

Anche i dolci sono per lo più di tradizione austroungarica e veneta: presnitz (dolce di sfoglia e frutta secca) e putizza (pasta morbida ripiena di frutta secca), strucolo de pomi (strudel di mele), strucolo cotto (strudel di noci), crostoli (chiacchiere veneziane), krapfen (bomboloni alla marmellata o alla crema), fritole (specie di piccola frittella) e pinza (un pane dolce).

Infine i vini: Terrano, Malvasia e Refosco, coltivati sul Carso, stanno diventando sempre più rinomati. È stata istituita pure la Strada del Terrano, che attraversa gran parte della provincia sull’altipiano carsico, da Opicina a Sistiana, portando nei luoghi della produzione vinicola. Le osmize (da “osem”, otto in sloveno), segnalate sul Carso da un ramo verde, risalgono ad un editto dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria che consentiva ai contadini la vendita diretta di vino e di altri prodotti agricoli di propria produzione per la durata di otto giorni. Vi si trovano prosciutto crudo e cotto, salame, il tipico formaggio Tabor, uova sode e, naturalmente, il vino.

 

 

 

CULTURA
BORGHI TIPICI CASTELLI EVENTI
    MONUMENTI E SITI STORICI MONUMENTI RELIGIOSI MOSTRE
      MUSEI SITI ARCHEOLOGICI VILLE E PALAZZI
      NATURA
      CASCATE ESCURSIONI FIUMI
      GIARDINI E PARCHI GROTTE LAGHI E LAGUNE
        MONTAGNA PARCHI E RISERVE SPIAGGE
          ENOGASTRONOMIA
          RISTORANTI AGRITURISMO PIZZERIE
            CANTINE PRODUTTORI
            OSPITALITÀ
            HOTEL BED & BREAKFAST AGRITURISMO
                CAMPEGGI AFFITTACAMERE APPARTAMENTI PER VACANZE
                  SPORT
                  TREKKING E PASSEGGIATE MOUNTAIN BIKE CAVALLO
                      SPORT ACQUATICI SPORT INVERNALI SPORT MONTAGNA
                          Lignano_Sabbiadoro

                          Lignano Sabbiadoro

                          Lignano Sabbiadoro è il nucleo storico della città. L’ampia spiaggia sabbiosa digradante verso il mare, che non è immediatamente profondo, è particolarmente adatta ai bambini. Gli uffici spiaggia noleggiano tutte le attrezzature balneari, e appositi percorsi facilitati li collegano al bagnasciuga per l’accesso dei disabili e dei passeggini. A disposizione degli ospiti naturalmente servizi igienici e docce (a gettone anche di acqua calda).

                          Molte le attività di animazione che vengono organizzate quotidianamente, sia per i bambini che per gli adulti: di giorno non c’è che l’imbarazzo della scelta fra le proposte del Beach Village Day e le attività sportive della Beach Arena Day, mentre di sera la Beach Arena Night offre spettacoli e concerti.

                          Dopo la spiaggia a Lignano Sabbiadoro si può passeggiare lungo il viale centrale, dove si trovano bei negozi, bar, ristoranti, gelaterie, boutique, sale giochi e locali notturni.

                          Tutta la spiaggia di Lignano Sabbiadoro è coperta dalla rete wi-fi.

                          Gli stabilimenti balneari sono aperti dal 24 aprile al 19 settembre.

                           

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                          Castello Morpurgo

                          La costruzione originale – un castello con scopi difensivi e di vedetta – sorse verso la fine del X secolo. I conti di Gorizia lo affidarono ai Signori di Buttrio. Nel 1306 fu espugnato e demolito dalle truppe patriarcali e, nuovamente, nel 1411 dalle truppe ungheresi. Nel 1415 i Signori di Buttrio ne vennero definitivamente spodestati.

                          La struttura attuale si deve ai de Portis, che lo acquisirono nel Seicento e lo trasformarono in villa, mantenendo le due antiche torri. Passò in seguito in proprietà alle famiglie Varmo, Morpurgo, Vidoni e infine, nel 1994, Felluga. Per il suo valore storico ed ambientale, è tutelato, insieme ai vigneti che lo circondano, dalla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia.

                          Il complesso (detto anche Villa Morpurgo) ha una facciata neoclassica preceduta da un giardino all’italiana. Nel lato est sono state incorporate una torre quadrangolare e una cilindrica; vicino sorge la duecentesca cappella dei Santi Gervasio e Protasio.

                          La villa è oggi è sede di un’azienda vitivinicola e di un agriturismo ricavato in un vecchio rustico.

                           

                          Informazioni


                          Indirizzo: Via Morpurgo 7, Buttrio

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                          colibi

                          Centro Colibrì

                          Il Centro per la salvaguardia dei colibrì è una Istituzione Scientifica senza fini di lucro riconosciuta dal Governo Italiano, Tedesco, Ecuadoriano e Peruviano e inoltre dal Decreto Ministeriale 165-A1/2005.

                          Il Centro Colibrì di Margherita Hack, è un centro di ricerca, rinato a dicembre 2013 con fondi interamente privati, in una nuova sede altamente tecnologica con laboratori, aule di ricerca e una vera e propria foresta tropicale completamente isolata dall’ambiente esterno ed è sito nel piano interrato del Città Fiera. Un percorso di 900 mq con 7 sale tematiche a contatto diretto con colibrì, farfalle, bradipi, pappagalli e formiche.
                          L’istituzione scientifica è ancora oggi una realtà unica in Europa e nasce con l’obiettivo  di studiare la vita, la riproduzione e le tecniche di salvaguardia dei colibrì. Su un’area di 900 mq i soci vengono immersi nella foresta tropicale dove possono ammirare dal vivo i colibrì ma anche una coppia di bradipi, i pappagalli e le farfalle. La visita del centro diventa quindi un’esperienza unica per vivere un contatto diretto con gli animali.
                          Un centro di ricerca dedicato alla tutela del colibrì ma altresì strumento importante per la diffusione del concetto di biodiversità.

                          L’ingresso avviene attraverso la sottoscrizione di una tessera associativa che ha validità annuale e consente di accedere anche successivamente ad un costo ridotto.

                          Informazioni


                          Indirizzo:
                          Centro Commerciale Città Fiera
                          Via Antonio Bardelli, 4
                          33035 – Torreano di Martignacco (UD)
                          PIANO -1

                          Telefono:0432/544315  – 0432/544665

                          Email: segreteria@centrocolibri.com

                          Sito: http://www.centrocolibri.com

                          Biglietti e visite:
                          L’ingresso avviene attraverso la sottoscrizione di una tessera associativa che ha validità annuale e consente di accedere anche successivamente ad un costo ridotto.
                          Per avere maggiori informazioni relative alle visite è possibile scrivere una mail a segreteria@centrocolibri.com o telefonare al numero 0432/544315 (lunedì – martedì – giovedì dalle 9 alle 13) oppure al numero 0432/544665 negli orari di apertura del Centro.

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                          Castello di Spilimbergo

                          Il castello a picco su una scarpata del Tagliamento deve il suo nome agli Spengenberg, nobili di origine carinziana giunti in Friuli tra il XII e il XIII secolo, membri del Parlamento del Friuli nonché “ministeriales” del Patriarcato di Aquileia.

                          Nel corso dei numerosi assedi e incendi fu più volte distrutto e ricostruito, andando a formare un variegato complesso di residenze signorili raccolte attorno alla corte centrale. Vi si accede attraverso il ponte sul fossato passando sotto la torre portaia.

                          Al suo interno si trovano Palazzo Tadea con un ricco salone ornato con stucchi cinquecenteschi e già sede del Municipio; Palazzo Ciriani-Furlan i cui stucchi sono attribuiti a Giovanni da Udine; Palazzo Troilo utilizzato nel Novecento come carcere e poi archivio comunale; il trecentesco Palazzo Dipinto con la facciata affrescata attribuita ad Andrea Bellunello (1469-1475) – raffigurante cavalli e palafrenieri, le virtù teologali e cardinali – sulla quasle si aprono due trifore e due balconi realizzati dal Pilacorte.

                          Nel 1865 vennero smantellati il ponte levatoio, le torri, le merlature, le terrazze e i giardini. Qui furono ospiti Carlo V, la regina di Polonia Bona Sforza ed Enrico III di Francia.

                          Attualmente il castello di Spilimbergo è in parte proprietà privata e in parte del Comune.

                           

                          Informazioni


                          Indirizzo: Piazza Castello, Spilimbergo

                          Informazioni: www.prospilimbergo.org – www.consorziocastelli.it

                          Eventi: in agosto ha luogo la Rievocazione storica cinquecentesca della Macia

                          Visite: il castello non è visitabile internamente

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                          ItinerariPacassi

                          Nicolò Pacassi: itinerari a Gorizia e dintorni

                          I Pacassi erano un’antichissima famiglia scalpellini di origine greca che sul finire del Cinquecento si trasferirono a Gorizia dove allora stavano sorgendo importanti cantieri come la chiesa di san Giovanni Battista (eretta a spese del barone Dornberg), il palazzo di Carlo Zengraf di Grafenberg e la chiesa dei padri cappuccini. Lungo tutto il Seicento questi maestri scalpellini lavorarono tra il santuario della Castagnevizza e il Seminario Werdenbergico, costruendo altari in marmi policromi per le chiese del Friuli e della Slovenia.

                          Giovanni III è l’ultimo dei Pacassi nato a Gorizia che nel primo decennio del Settecento si trasferì a Vienna per lavorare alla cripta dei Cappuccini. A Wiener Neustadt nacque il figlio Nicolò (1716-1790), da sempre ritenuto un goriziano per i meriti artistici che tributò alla città e che fu primo architetto di Corte di Maria Teresa d’Austria meritando anche il titolo di barone

                           

                           

                          Vedi
                          G. Ludovico e F. Castellan, Itinerari pacassiani a Gorizia e nel Friuli goriziano, Associazione Goriziana “Amici dei Musei”, Mariano del Friuli 1998

                          G. Ludovico e F. Castellan, Itinerari pacassiani II. Friuli, Carinzia e Slovenia, Associazione Goriziana “Amici dei Musei”, Mariano del Friuli 2000

                          G. Ludovico, F. Castellan e P. Tommasella, Itinerari pacassiani III. Gli Attems. La villa di Piedimonte, Associazione Goriziana “Amici dei Musei”, Gorizia 2004

                           

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                          PALAZZO ATTEMS SANTA CROCE
                          PIAZZA DEL MUNICIPIO
                          L’edificio fu realizzato attorno al 1740 per i conti Attems del ramo di Santa Croce. Nell’Ottocento il palazzo passò ai baroni Ritter von Zàhony che lo ristrutturarono. Durante l’occupazione francese del 1797 fu la residenza del generale Gioacchino Murat. Nel Novecento è divenuto la sede del Municipio. Al disegno di Nicolò Pacassi si riconosce il loggiato che dà sul parco, lo scalone monumentale che sale al piano nobile e il prospetto della facciata con le sei eleganti lesene concluse da capitelli ionici. Nel parco è stato creato un tempietto neoclassico con cupola a bulbo di ispirazione barocca.

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                          COLONNA DI SANT’IGNAZIO E FONTANA DEL NETTUNO
                          PIAZZA DELLA VITTORIA
                          La statua del santo fu realizzata nel 1687 da uno dei Pacassi, mentre la fontana (1756) è stata eseguita dallo scultore Marco Chiereghin su disegno di Nicolò Pacassi e collocata nel centro urbanistico da cui si dipartono le direttrici della viabilità cittadina.

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                          PALAZZO ATTEMS PETZENSTEIN
                          PIAZZA DE AMICIS
                          Questo capolavoro indiscusso dell’architetto degli Asburgo a Gorizia si deve alla volontà di Sigismondo d’Attems. Al di sopra del fastigio della serliana balconata è posto lo stemma comitale e la data: 1745. La facciata è scandita da sottili lesene che disegnano linee d’ombra delicate e da fasce orizzontali che animano i volumi con garbo. La balaustra sul cornicione sfuma verso il cielo con statue e volute a ricciolo. Le sculture e gli stucchi sono attribuiti a Giovanni Battista Mazzoleni, forse tratte da disegni di Nicolò. Nel cortile interno, al centro di un giardino all’italiana, è stata collocata la fontana con l’Ercole e l’Idra (1775), ultima opera di Pacassi, che in origine era stata posta nella piazza quasi a firmare la sua miglior creazione.

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                          PORTALE IN PIETRA, PARCO DELLA VILLA CORONINI CRONBERG
                          VIALE XX SETTEMBRE
                          Della sontuosa residenza di campagna degli Attems, distrutta dai bombardamenti della prima guerra mondiale, si salvò questo portale dalle sinuose volute che venne smontato e qui trasferito.

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                          RESTI DELLA VILLA ATTEMS
                          VIA IV NOVEMBRE, PIEDIMONTE
                          Resti della Villa Attems, Via IV Novembre, Piedimonte
                          Attraversando il Parco dei Principi si incontrano tre dei maestosi portali della villa terminata da Nicolò Pacassi nel 1748. La splendida residenza palladiana sorgeva sulle falde del monte Calvario e una distesa di giardini e frutteti digradava fino all’Isonzo. Del vasto complesso è rimasto il Ninfeo, una costruzione incassata nella collina e riccamente ornata, un tempo affrescata, che cela una nicchia in cui era posta una fontana.

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                          PALAZZO TACCÒ AITA
                          CORMÒNS
                          Gli stucchi al primo piano del palazzo sono attribuiti a Giovanni Battista Mazzoleni (1699-1769) scultore e decoratore che collaborò con Pacassi nel palazzo Attems di Gorizia. Si ritiene che i disegni preparatori siano perciò dell’architetto. Intrecci curvilinei con putti alati e mascheroni giocano a snodarsi tra i pieni e i vuoti dei soffitti e delle pareti e si abbarbicano attorno alle finestre.

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                          VILLA PACE
                          TAPOGLIANO
                          Questa villa fortificata, serrata tra quattro torri angolari è stata ingentilita in età settecentesca da teorie di candide lesene che fasciano gli spigoli delle torri e sbocciano in capitelli corinzi poco al di sotto dei cornicioni. Questi interventi non sono stati attribuiti a Pacassi in modo univoco sebbene l’effetto sia quello di un’innegabile grazia rococò e mitteleuropea.
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