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Parco del Castello di Miramare

Il parco, che digrada verso il mare, incorniciando con i suoi parterre le costruzioni architettoniche, si affaccia sul Golfo di Trieste coprendo il promontorio roccioso di Grignano con la sua macchia sempreverde. Fino alla metà del XIX secolo l’area, che aveva l’aspetto di una landa carsica quasi del tutto priva di vegetazione, era adibita a pascoli e vigne con un modesto querceto e la tipica flora del Carso.

Tra il 1855 e il 1856 l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, iniziò la costruzione della residenza e del parco. Secondo la volontà dell’arciduca, che ne seguì da vicino la creazione, il parco fu ispirato al romanticismo ottocentesco, combinando i criteri strutturali dei giardini nordici con la ricchezza botanica della flora mediterranea. Nell’intenzione dello sfortunato imperatore del Messico il parco si sarebbe dovuto configurare come stazione sperimentale di rimboschimento e di acclimatazione di specie botaniche rare, facendone un complesso insieme naturale e artificiale.

Per il progetto architettonico l’arciduca si avvalse dell’architetto viennese Carl Junker, mentre la realizzazione del parco fu affidata a Wilhelm Knechtel, già giardiniere nell’isola di Lacroma, che divenne residenza estiva dell’arciduca.

L’area orientata a est fu convertita in un bosco, che avrebbe dovuto difendere il giardino mediterraneo dai venti, scegliendo di assecondare l’orografia del luogo: gruppi arborei si alternano a radure, dove i sentieri si insinuano tra i gazebi e i laghetti, seguendo puntualmente i dettami del giardino paesistico inglese. Il giardino che sarebbe sorto in prossimità del castello si sarebbe contraddistinto per le specie rare ed esotiche.

I lavori iniziarono sotto la direzione del boemo Josef Laube, già aiuto giardiniere a Laxenburg e giardiniere di Villa Lazarovich, che tra il 1851 e il 1857 fu la residenza triestina di Massimiliano.

Dal 1859 al 1867 la responsabità dei lavori fu di Anton Jelinek, che pochi anni prima aveva partecipato alla spedizione della fregata Novara in qualità di assistente del dottor Eduard Schwarz, botanico e medico di bordo.

Il terreno fu preparato con alcuni sbancamenti e si fece importare il terriccio dalla Stiria e dalla Carinzia. Dopo che i viali carrozzabili e gli altri sentieri furono tracciati, si avviò la piantagione di pini, sementi e giovani piante provenienti da diverse località: da vivai e ville in Veneto tra cui Villa Reale di Stra, poi dai giardini di famiglia a Vienna, dalla fregata Novara, da Gibilterra, da Shangai, da altri giardini mediterranei e triestini. Gran parte delle essenze erano di origine extraeuropea e anche dopo la sua partenza per il Messico continuò a far importare nuove specie per il suo giardino.

Oltre al castello, si edificarono il ‘castelletto’ o Garten Haus, la Kaffee-Haus, la ‘casa svizzera’, due villette per la servitù, le scuderie e il portale con portineria sulla carrozzabile dalla città. Furono conservati i resti di una preesistente cappelletta e vennero realizzate una grotta artificiale, una palestra all’aperto, i parterres, le gradonate verso il porticciolo, una vasca nel bosco, un lago e collocate, inoltre, le voliere e le serre.

Un inventario del 1861 registra la presenza di 21.368 specie, tra erbacee, arbustive, arboree, in gran parte di provenienza alloctona.

Nel 1862 si fecero arrivare le sculture prodotte dalla fonderia Moritz Geiss di Berlino. Nel 1867, con la morte di Massimiliano, Jelinek lasciò il suo incarico all’assistente August Vogel.

Miramare diventò residenza periodica dei membri della famiglia imperiale fino allo scoppio della prima guerra mondiale; in seguito il castello restò disabitato fino al 1931, quando vi si stabilì il duca Amedeo di Savoia-Aosta.

Nel 1928 fu inaugurata la strada costiera che unisce Sistiana a Barcola e che divise in due il parco. Da allora, il pendio è attraversato trasversalmente da due gallerie e un tratto in trincea su cui fu aperto un nuovo portale monumentale di accesso. Da segnalare poi altri punti di interesse come il piccolo piazzale con i cannoni donati da Leopoldo I re dei Belgi e la cappella di San Canciano con un crocifisso scolpito con il legno della fregata Novara, dedicato nel 1900 a Massimiliano da suo fratello Ludovico Vittore.

 

Informazioni


Indirizzo: Viale Miramare, Trieste

Superficie totale: 22,00 ha

Impianto planimetrico: paesaggistico (arboretum e parco mediterraneo), formale (parterre)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Stato

Peculiarità scenografiche e compositive: belvedere, Kaffeehaus, ‘lago dei cigni’ con isolotto di roccia e chalet, parterre, pergolati in ferro, porticciolo con gradonate, scultura di Marcello Mascherini, statue

Specie botaniche di rilievo: abete del Caucaso, abete di Spagna, abete greco, araucaria, cipresso, cipresso di Monterey, corbezzolo, leccio, libocedro, pino d’Aleppo, pino di Sabine, pino nero, rovere, sequoia, sequoia gigante, tsuga

Servizi: ristoro, accesso disabili

Orari di apertura: da aprile ad agosto 8.00-19.00; accesso gratuito

Informazioni: info@castello-miramare.it

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Canovella de’ Zoppoli

Canovella de’ Zoppoli è un’ampia spiaggia adiacente al porticciolo di Aurisina. Il suo nome fa riferimento ad antiche imbarcazioni, gli zoppoli appunto, che venivano usate dai pescatori sloveni. Da Aurisina si può scendere al mare attraverso un ripido sentiero, detto dei Pescatori, che offre una vista stupenda sul golfo. Più comodamente si raggiunge dalla Strada Costiera, seguendo l’indicazione Marina di Aurisina e scendendo una lunga scalinata.

La spiaggia, di ciottoli, è bellissima: alle sue spalle macchia mediterranea e vigneti, e davanti il mare azzurro, straordinariamente trasparente. La spiaggia è libera e offre anche un chiosco-bar che in estate propone piatti di pesce fresco.

 

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Socchieve

Socchieve

Socchieve è una delle borgate più antiche della Carnia di cui si ha menzione fin dall’anno Mille. Il nome, dal latino “sub clivo”, si è trasformato nei secoli in “sot la cleva” e si riferisce alla posizione ai piedi del colle. Sull’altura si ergeva un tempo il castello dei signori di Socchieve e oggi sorge l’antica pieve di Santa Maria Assunta di Castoia.

Il comune, assai esteso, va dalle pendici del Col Gentile fino al passo Rest e include le frazioni di Nonta, Mediis, Priuso, Lungis, Viaso, Dilignidis e Feltrone, nonché le borgate Chiamesans e Siega, sulle sponde del torrente Lumiei, e numerosi casolari sparsi sulle alture attorno al Tagliamento fra i quali Spaia, Avaris, Dalchia, Val, Caprizzi, Cavallaria e Campo.

Nel centro di Socchieve la chiesa di San Martino conserva nel presbiterio un importante ciclo di affreschi del maggior pittore carnico del Rinascimento, Gianfrancesco da Tolmezzo.

Tra i percorsi naturalistici si possono includere la visita alle malghe Mediana, Chiansaveit, Valuta, Monteriù, Pezzeit e Chiarzò oppure al piccolo rifugio di Grasia.

A Socchieve fra luglio e agosto si tiene la Rassegna artigianale e artistica della Carnia, una vetrina del tradizionale artigianato locale: mobili, tessuti, abbigliamento, ceramica, orologeria, pelletteria, lavori di ricamo, legni intagliati.

L’ultimo sabato e domenica di luglio, a Mediis, c’è la famosa Sagra Das Cartufolas, che propone piatti tradizionali a base di patate.

 

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Monumento ai caduti del Monte Calvario

Il monte Podgora, situato a nord-ovest di Gorizia, è stato rinominato Calvario per ricordare le vittime della sanguinosa battaglia dell’Isonzo nella prima guerra mondiale: qui il 7 agosto 1916 le Brigate Cuneo, Casale e Pavia sfondarono le linee difensive austriache arrivando sulla sponda destra dell’Isonzo.

Molti cippi commemorativi sono stati eretti a commemorare i caduti di entrambi i fronti. Fra i tanti italiani che persero la vita sul Podgora ricordiamo il volontario triestino Scipio Slataper.

Sulla cima, da cui lo sguardo può spaziare sull’Isonzo e sui monti che coronano la piana di Gorizia (il Collio, il Monte Santo, il Monte San Gabriele e il Monte San Michele), c’è l’Obelisco, edificato nel 1920 su progetto dell’architetto de Grada, con epigrafi e lapidi poste in memoria dei caduti dei vari reparti che si succedettero nei tentativi di conquistare il monte. Ci sono anche tre grandi croci e cinque cippi dedicati ai volontari trentini, ai caduti delle Brigate Casale e Pavia, ai due battaglioni Carabinieri distintisi negli attacchi ed ai Volontari Giuliani caduti sul Carso.

Nelle vicinanze del museo all’aperto si trova anche l’Ossario di Oslavia, progettato nel 1938 dall’architetto Ghino Venturini.

Informazioni


Informazioni: Infopoint TurismoFVG di Gorizia, Corso Italia 9 – Tel.: +39 0481 535764; Fax: +39 0481 539294; E-mail: info.gorizia@turismo.fvg.it

Ufficio Informazioni U.R.P. Comune di Gorizia, Piazza Municipio – Tel.: +39 0481 383276

Associazione Culturale Isonzo. Gruppo di ricerca storica, Via del Collio 20/b,

Lucinico – E-mail: info@isonzo-gruppodiricercastorica.it

Come arrivare: l’itinerario, percorribile in auto, porta a visitare quei monumenti che ancor oggi sono presenti e ricordano le vicissitudini belliche della “piana di Gorizia”. Dal centro città, dove si trovano la Statua al Fante e la Statua di Enrico Toti, seguendo le indicazioni per Oslavia e superando il ponte del Torrione si raggiunge l’Ossario. Da qui, proseguendo in direzione del Viadotto Ragazzi del ’99 e, superato il sottopasso ferroviario che riporta un epigrafe commemorativa dedicata ad Aurelio Baruzzi, si imbocca via Sottomonte e poi via delle Chiese Antiche fino a raggiungere le pendici del Monte Calvario.

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Palma il Giovane, Dedizione di Udine a Venezia, inv. 91, dia 35566

Galleria d’Arte Antica

La Galleria d’arte antica, che ha sede al piano nobile del castello di Udine dal 1866, raccoglie materiale in larga parte proveniente dalle confische agli enti religiosi e successivamente arricchita con donazioni e acquisti che sono andati a comporre un articolato panorama della pittura friulano-veneta fra il XIV e il XIX secolo.

Nel percorso museale si inserisce anche il Salone del Parlamento, ove, nel Medioevo, si ritrovavano i rappresentanti della Patria del Friuli. Alle pareti, dipinte nella seconda metà del Cinquecento, sono raffigurati episodi di lotta contro i turchi, evocanti la coeva battaglia di Lepanto e scene della storia antica di Roma e di Aquileia.

L’itinerario espositivo propone in apertura la sezione di pittura friulana medievale: alcuni lacerti di affreschi risalenti alla metà del Trecento raffiguranti episodi della guerra di Troia e frammenti di decorazione murale con scene di caccia e di vita contadina provenienti da palazzo Antonini-Perusini.

Il Quattrocento è rappresentato da opere del Bellunello, di Domenico da Tolmezzo e di Vittore Carpaccio.

L’esposizione prosegue con i cinquecenteschi Pellegrino da San Daniele, Giovanni Antonio Pordenone e il suo allievo Pomponio Amalteo.

Nella sezione dedicata al Seicento si ammirano il telero di Palma il Giovane La dedizione di Udine a Venezia e un’Estasi di san Francesco attribuita al Caravaggio. Anche i due maestri friulani Antonio Carneo e Sebastiano Bombelli sono ampiamente rappresentati: del primo vanno ricordati Il giramondo, l’Autunno e l’Inverno, mentre del secondo sono esposti tre splendidi autoritratti. Il dipinto raffigurante la città di Udine verso la metà del Seicento è stato recentemente attribuito a Joseph Heinz il Giovane.

Il Settecento presenta opere di Giambattista Tiepolo e del figlio Giandomenico, come il Consilium in arena. In chiusura la sala dedicata al pittore carnico Nicola Grassi, attivo a Venezia e in Friuli, e quella dedicata all’Accademia in cui insegnò l’udinese Odorico Politi. Per quanto riguarda l’Ottocento, si ricordano la Scena stregonesca e un paesaggio di Giuseppe Bernardino Bison.

Informazioni

Indirizzo: Castello di Udine, via Lionello1, Udine

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, bookshop, biblioteca d’arte, archivio fotografico; accessibile ai disabili

Informazioni: www.udinecultura.it – www.provincia.udine.it/musei

Orari di aperutra: dal 1 maggio al 30 settembre, da martedì a domenica 10.30-19.00; dal 1 ottobre al 30 aprile, da martedì a domenica 10.30-17.00

Ingresso: con biglietto unico per i Civici Musei e Castello di Udine € 5,00; ridotto   2,50 €; gruppi scolastici scuola primaria e secondaria inferiore € 1,00; gratuito con FVG Card

Tel.: 0432 271591

Fax: 0432 271982

E-mail: civici.musei@comune.udine.it

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Castello di Manzano

Il castello, posto su una collina lungo il corso del Natisone, era feudo dei Signori di Manzano – che possedevano anche il maniero di Fagagna – almeno fin dal XIII secolo. Nel 1341 Taddeo di Manzano uccise la moglie adultera, Sofia di Buttrio, e i cividalesi indignati, con l’autorizzazione del Patriarca, scacciarono i nobili dal castello che, tuttavia, rimase ancora tra alterne vicende in mano al casato dei di Manzano.

Oppostisi nel 1431 alla Repubblica di Venezia, i Signori di Manzano riuscirono ad ottenerne l’indulgenza per l’intercessione della comunità di Cividale, ma la Serenissima decretò che il castello fosse raso al suolo. È ancora visibile un unico tratto di muraglia.

Il castello, di forma circolare, era munito verso ponente da spalti, mentre il versante sud era protetto dallo strapiombo sul Natisone. Durante gli scavi eseguiti nel 2001 sono state portate alla luce le fondamenta di una torre medievale.

Una leggenda popolare vuole che in una galleria sotterranea, che consentiva ai signori di scappare in caso di assedio, si trovasse una carrozza d’oro piena di preziosi.

 

Informazioni


Indirizzo: Manzano

Stato di conservazione: ruderi

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Abbazia benedettina di Santa Maria in Sylvis

L’Abbazia benedettina dedicata a Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena (per il fatto di trovarsi nel mezzo di una vasta selva), fondata tra il 730 ed il 735, è forse il più importante esempio di monastero fortificato del Friuli.

Distrutta dagli Ungari nel 899, venne ricostruita a partire dal 960 assumendo l’aspetto di un castello medievale tuttora conservato. L’abbazia accrebbe il suo potere, sia religioso che politico, fino al 1420, quando fu assoggettata al dominio della Serenissima e iniziò la sua decadenza.

Dell’antica Abbazia rimangono la torre d’ingresso della fine del ’400 (in origine erano sette), la basilica, la residenza dell’abate (sede del Municipio), la cancelleria e la canonica.

La Basilica, eretta nelle forme romanico-bizantine (tre navate, cripta interrata e presbiterio sopraelevato) è impreziosita da un ciclo di affreschi della scuola di Giotto (1316-1320). Nell’atrio romanico, che fungeva da portico della chiesa, si vede un’originale raffigurazione medioevale della morte assieme con le cosiddette “danze macabre“: l’incontro tra tre vivi e tre morti, opera della metà del secolo XIV. A destra del vestibolo c’è la Sala delle Udienze, l’antico refettorio degli abati decorato a figure grottesche, che è stata adibita a piccola pinacoteca. La cripta ospita una scultura della fine del Duecento, con soggetto l’Annunciazione, e una interessante Pietà quattrocentesca in pietra arenaria di autore nordico. Bellissima è l’urna di Sant’Anastasia, di epoca longobarda, con rilievi geometrici.

 

Informazioni


Abbazia benedettina Santa Maria in Sylvis

Piazza Castello, 3 – 33079 Sesto al Reghena (PN)

Tel.: +39 0434 699014

Fax: +39 0434 698849

abbaziasestopn@libero.it

www.abbaziasestoalreghena.it

 

Servizi: visite guidate su prenotazione, bookshop; parzialmente accessibile ai disabili

 

Orari di apertura: lunedì – venerdì: 9.00-12.00 e 15.00-18.00;sabato solo su prenotazione; domenica 9.00-10.15 e 11.30-12.00 – 15.00-18.00. Durante le funzioni liturgiche l’Abbazia non è visitabile.

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