Laghi_Fusine

Laghi di Fusine

I Laghi di Fusine, di origine glaciale, sono racchiusi all’interno di un’affascinante conca dominata dalla mole del monte Mangart e circondati da un fitto bosco di abete rosso. Situati al confine fra le Alpi Carniche e le Alpi Giulie, presso Tarvisio, sono formati da due laghi, il Lago Superiore e quello Inferiore, alimentato dal primo per via sotterranea; vicino al Lago Inferiore si trovano anche altri due minuscoli specchi d’acqua, i cosiddetti Laghi Piccoli.

La valle in cui sono inseriti, che corre parallela al confine italo-sloveno, nel 1971 è diventata area protetta, con il nome di Parco naturale dei Laghi di Fusine.

I due laghi sono forse tra i più belli specchi d’acqua della regione e la conca è uno dei luoghi di maggior valore naturalistico dell’intero arco alpino. Le foreste rigogliose e le imponenti montagne contribuiscono allo straordinario incanto del luogo. Nei boschi vivono cervi, camosci, caprioli e i rarissimi gallo cedrone, gallo forcello, francolino di monte e pernice bianca.

In inverno, la zona dei laghi di Fusine è uno dei posti più freddi di tutta la regione, e spesso vi si registrano le temperature minime d’Italia, a causa del sottosuolo carsico e della scarsa illuminazione invernale, tanto che i laghi sono normalmente ghiacciati da inizio dicembre fino a marzo.

 

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Museo Civico del Castello e Lapidario Tergestino

Il lapidario, ospitato nel cinquecentesco Bastione Lalio del Castello di San Giusto, espone 130 reperti lapidei romani, tra iscrizioni, monumenti funerari, bassorilievi, sculture e frammenti architettonici dell’antica Tergeste.

Il percorso conduce idealmente attraverso gli antichi edifici dell’area capitolina: il Foro, la Basilica e il Teatro; i luoghi del culto tra cui il tempio della Bona Dea e della Grande Madre e l’area sacra di Silvano; le fastose domus come la villa marittima di Barcola, le numerose necropoli e i sepolcreti lungo le strade per l’Istria e per Aquileia.

La prima sala raccoglie alcuni monumenti onorari, tra cui le iscrizioni affisse presso le porte urbiche che ricordano la costruzione delle mura e delle torri per volontà di Ottaviano nel 33-32 a. C. e l’ara raffigurante a bassorilievo i simboli delle tre principali divinità dell’Olimpo romano: l’aquila di Giove, il pavone di Giunone e due uccelli notturni, simboli di Minerva.

Nella sala successiva sono riunite le iscrizioni imperiali che ricordano l’intervento di Adriano, di Antonino Pio e di Marco Aurelio per la costruzione degli edifici pubblici nell’area del colle di San Giusto. Accanto, sono esposti i materiali provenienti dalla Basilica civile, un grande edificio colonnato i cui resti sono tuttora visibili nel piazzale ai piedi del Castello, di cui rimangono fregi a girali (metà I secolo d. C.), due monumentali volti di Giove e Medusa e un frammento della balaustra decorata con putti che reggono festoni (metà II secolo d. C.).

Nella terza sala si trovano i monumenti sepolcrali: are, stele, cippi, urne e sarcofagi. Segue il settore dedicato ai luoghi di culto e alle divinità, tra i rilievi, uno sembrerebbe rappresentare un Genio della città con il cesto ricolmo di frutta.

L’esposizione si conclude con la splendida serie di statue rinvenute nello scavo del Teatro Romano, raffigurazioni di divinità che decoravano il fronte della scena architettonica, mentre l’ultima sala espone i mosaici provenienti dalla lussuosa villa marittima rinvenuta presso Barcola ( fine I secolo a. C.-metà del I d. C.).

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Cattedrale 3, Trieste

Servizi: visite guidate, bookshop; accessibile ai disabili

Informazioni: www.museostoriaeartetrieste.it/lapidariotergestino – www.triestecultura.it

Orari di apertura: da aprile ad ottobre 09.00-19.00; da novembre a marzo 10.00-17.00; chiuso il 1° e 6 gennaio, 25 e 26 dicembre

Ingresso: compreso nel biglietto del Civico Museo del Castello di San Giusto € 6,00; servizio didattico e visite guidate € 2,70; in occasione di mostre intero € 5,00; ridotto € 3,50; camminamenti € 2,50

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it – www.serviziodidattico.it

Tel.: 040 309362

Fax: 040 6754065

E-mail: cmsa@comune.trieste.it

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Museo Lapidario di Sant’Eufemia Grado

Il lapidario della Basilica – fondata nel 579 dal vescovo Elia – raccoglie frammenti scultorei ed epigrafi rinvenuti nella città lagunare, risalenti per lo più al periodo paleocristiano e altomedioevale, ma anche qualche esemplare di scultura romana classica, are e sarcofagi.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Campo Patriarca Elia, Grado

Orari di apertura: da lunedì a domenica 8.00-18.00

Tel./Fax: 0431 80146

E-mail: parrocchia.grado@libero.it

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Fontana dei Quattro Continenti

Realizzata dallo scultore bergamasco Giovanni Battista Mazzoleni tra il 1751 e il 1754, rappresenta la città di Trieste che ottiene fortuna e ricchezze grazie all’istituzione del Porto franco e ai favori accordatigli da Maria Teresa. Vi sono rappresentati le figure allegoriche dei quattro continenti allora noti Europa, Asia, Africa e America, e quattro fiumi dai cui zampilla l’acqua. La Fama con le ali spiegate si erge a protezione della giovane figura di Trieste, circondata dai simboli del commercio, nell’atto di accogliere un mercante in abiti orientali.

Nel 1925 gli artisti triestini si schierarono per evitarne la demolizione e, l’anno seguente, fu restaurata dallo scultore Marcello Mascherini. Smontata nel 1938 per allestire il palco del Duce, i pezzi furono conservati nell’Orto Lapidario, finché nel 1970, grazie all’intervento del pittore Cesare Sofianopulo la fontana fu restituita alla piazza.

Si dice che nel 1769, per festeggiare l’inaugurazione del Lazzaretto Nuovo di Santa Teresa, dagli orci dei Fiumi sia stato fatto zampillare il vino anziché l’acqua e che, nel secolo successivo, tra le rocce sia cresciuto un albero di fico, finché nel 1891 l’albero venne estirpato, non senza il rammarico dei cittadini; venne persino composto qualche verso dai poeti locali in omaggio all’amico perduto.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza dell’Unità d’Italia, Trieste

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Castello_de_Valentinis_Tricesimo

Castello De Valentinis

Il castello medievale fu costruito prima del XIII secolo su una collina morenica, protetto da torrioni circolari e torri di guardia. Il maniero fu abitato dai Tricesimo e dai della Torre e, in seguito alla conquista della Serenissima, il feudo fu amministrato da vari capitani: ai di Prampero subentrarono i di Montegnacco, che lo acquistarono nel 1531. Questi ultimi iniziarono a trasformarlo in una residenza di campagna ed edificarono la chiesa castellana che in seguito fu affrescata da Pomponio Amalteo (i dipinti oggi sono quasi invisibili).

Nel 1627 il castello passò ai conti Valentinis che diedero ad esso forme venezianeggianti, con finestre quadrate e una trifora centrale. Persa la sua funzione difensiva, l’edificio venne trasformato in villa conservando però il giro di mura dotate di feritoie e merli guelfi, ponti e sei torri circondanti il palazzo quadrato.

Nel XIX secolo Umberto Valentinis restaurò l’edificio secondo il corrente gusto romantico ricostruendone le fattezze medioevali. L’ultimo discendente dei conti Valentinis ha ceduto il castello alla Curia di Udine, la quale ha edificato un Santuario dedicato alla Madonna Missionaria.

In seguito al sisma del 1976 la Soprintendenza impose un restauro filologico che ridiede al castello le antiche linee architettoniche. Il complesso è retto dalle suore francescane che vi dimorano.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello 28, Tricesimo

Stato di conservazione: è in corso un processo di restauro e di conservazione

Visite: solo esterni e, previa richiesta alle suore francescane, le sale superiori

Prenotazioni: 0432 851117 / 0432 881227

Informazioni: Castello della Madonna Missionaria – Tel.: 0432 851245

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Giardino Piazza Primo Maggio

Il giardino è posto al centro di piazza Primo Maggio, a oriente della collina su cui sorge il Castello. L’attuale Giardin Grande, anticamente compreso tra le due rogge urbane e il colle del Castello, era soggetto a frequenti allagamenti a causa della depressione del terreno, a cui si pose soluzione solo nel secondo Cinquecento con interventi di bonifica. Alla fine del Duecento l’area era denominata «Zardinum Domini Patriarchae» e rimase proprietà patriarcale fino all’arrivo dei veneziani; se ne attesta l’uso collettivo per le pubbliche fiere nel 1486. Negli stessi anni, il luogotenente Tommaso Lippomano introdusse la fiera di Santa Lucia.

In epoca austro-francese venne creato l’impianto tuttora esistente. Nel 1808 l’incarico fu affidato all’ingegner Antonio Lerner che disegnò la struttura ad ellisse con otto viali di passeggio radiali, convergenti verso la piazzola con l’aiuola ottagonale alberata. Lo storico ‘laghetto’ fu trasformato in una vasca d’acqua circolare circondato dalla «boschetta con dei viali disposti a capriccio».

La piazza è stata ristrutturata nel primo decennio del XXI secolo con il rifacimento dei vialetti e del manto erboso.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Primo Maggio, Udine

Superficie totale: 2,00 ha

Impianto planimetrico: formale con schema geometrico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Udine

Peculiarità scenografiche e compositive: peschiera, viale ellittico, viali

Specie botaniche di rilievo: platano, platano orientale

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Parco Ungaretti

Sorge nei luoghi che furono teatro delle prime battaglie sull’Isonzo ed è dedicato al poeta Giuseppe Ungaretti che, nelle trincee del Carso di Sagrado, scrisse Il porto sepolto. Alla fine dell’agosto 1916 il poeta, temendo di morire in guerra, consegnò al giovane tenente Ettore Serra il suo «tascapane spirituale», una raccolta di poesie scritte al fronte tra il San Michele e San Martino del Carso o nei brevi momenti di riposo nei vicini paesi di Versa e Mariano, su foglietti, cartoline, margini di vecchi giornali e lettere. Ettore Serra, anch’egli poeta, colpito dalla forza di quei versi scritti «come su foglie di Sibilla», decise di pubblicarli a proprie spese: la prima raccolta di Ungaretti, Il porto sepolto, uscì in 80 copie nel dicembre del 1916.

Il territorio che circonda la storica Villa di Castelnuovo e la tenuta di Castelvecchio recano ancora vivi i segni di quegli eventi e, all’interno della villa, che fu sede del comando militare italiano, sono stati rinvenuti i graffiti tracciati dai soldati al fronte.

Lungo il percorso si incontrano i primi celebri versi del poeta, scritti nel corso di un anno su lembi di fogli accartocciati e ora incisi nella pietra del Carso, attraverso i luoghi che furono devastati dal conflitto e ora restituiti a un contesto paesaggistico di rara bellezza. Il sentiero si snoda lungo il giardino della villa tra gli ulivi fino alle rovine del presidio militare ricordato dal poeta.

All’entrata del parco accoglie il visitatore la statua in bronzo a grandezza naturale del giovane poeta-soldato, opera dello scultore Paolo Annibali. Il tracciato prosegue fino alla Torre, situata a ridosso dell’antico muro di contenimento del giardino, a margine del campo militare, in posizione dominante sulla valle dell’Isonzo.

La struttura portante in tronchi di legno grezzo alta 10 metri sorregge una struttura cubica in acciaio con due lati in vetro su cui sono state incise le poesie di Ungaretti. Quindi, arrivati al Recinto Sacro, si può proseguire la lettura dei versi sulle lapidi di pietra poste su una piccola collina che racchiudono una stele incisa di acciaio arrugginito. Infine, il Sacrario, una sorta di labirinto di pali in legno grezzo, al centro del quale si trova una lastra di ottone con il ritratto del poeta realizzato da Franco Dugo e altre poesie tratte dalla Vita di un uomo di Giuseppe Ungaretti.

 

Informazioni


Indirizzo: Azienda agricola Castelvecchio, via Venezian, Sagrado

 

Informazioni: Associazione Amici di Castelnuovo, via Castelnuovo 2, Sagrado – Tel.: +39 0481 99742; www.amicidicastelnuovo.it; E-mail: info@amicidicastelnuovo.it

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