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Parco di Villa Manin

Nel 1578 Antonio Manin acquisì da Nicolò di Valvasone la Gastaldia di Sedegliano, comprensiva dello storico insediamento di Passariano, ma fu con Lodovico I Manin che ebbe inizio l’ampio programma di riassetto urbanistico ed edilizio del borgo e della campagna circostante, attraverso diverse bonifiche. Il progetto per la costruzione della nuova villa fu affidato a Giuseppe Benoni, già sovrintendente ai lavori della fortezza di Palma.

A questa fase risalgono il nucleo centrale, con i due casini di ispirazione palladiana. Tuttavia, l’assetto attuale risale al XVIII secolo, quando fu ideato anche il giardino formale, innervato di artifici tecnologici e allestimenti statuari che impressionarono anche Carlo Goldoni che lò definì «un soggiorno degno di re». Il progetto originario, noto da una serie di incisioni, presentava i tipici elementi della tipologia barocca, tratti dal repertorio francese e diffusi in tutta Europa.

Durante le occupazioni francesi il giardino fu lasciato in stato di degrado e le strutture architettoniche furono riformate secondo il gusto neoclassico. Agli inizi dell’Ottocento, Giannantonio Selva progettò un parco d’assetto geometrico che ridusse l’enfasi compositiva settecentesca. Infine, alla metà dell’Ottocento, il friulano Pietro Quaglia da Polcenigo ideò, in pieno clima risorgimentale, un impianto paesaggistico con parterre centrale, a forma di stivale italico, e delle zone boschive – con platani che superano i due metri di diametro e piante esotiche – attraversate da sentieri e da slarghi erbosi. Furono scavati due laghetti e venne spostato l’apparato lapideo per realizzare i numerosi percorsi lungo i quali sono stati sistemati gruppi statuari allegorico-mitologici che fanno rivivere l’età mitica dell’Arcadia.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Manin 10, Località Passariano (Codroipo)

Peculiarità scenografiche e compositive: gruppi statuari(Europa e Asia, Africa e America,Ratto di Proserpina, MonteParnaso con Apollo), tempietto belvedere,vasi lapidei su piedistallo

Specie botaniche di rilievo: aucuba del Giappone, bagolaro,barancio, bosso, calicanto d’inverno,catalpa, ontano cordato,paulonia, tasso

Superficie totale: 22 ha

Impianto planimetrico: all’inglese, con percorsi curvilinei (parte meridionale) e viali rettilinei (parte settentrionale)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Orari di apertura: estivo fino alle 18.00; invernale fino alle 17.00

Biglietto d’ingresso: 1,00 €

Tel.: +39 0432 821211

Fax: +39 0434 392925

Informazioni: Azienda Speciale Villa Manin

asvm@regione.fvg.it

aziendaspeciale.villamanin@certgov.fvg.it

www.artemodernapordenone.it

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Centro studi Pier Paolo Pasolini

Nella sede di Casa Colussi – dove il poeta, scrittore e regista ha trascorso la sua infanzia – è ospitata una mostra permanente dei Manifesti politici del 1949 e dei dipinti e disegni a china realizzati negli anni trascorsi a Casarsa. Sono esposte, inoltre, una raccolta di immagini fotografiche di Pasolini e della famiglia e una sezione dedicata all’attività pedagogica e letteraria degli anni friulani. Periodicamente sono allestite mostre temporanee di artisti internazionali che si sono confrontati con l’opera di Pasolini.

Il centro consente di percorrere virtualmente un itineriario che riscopre il legame dell’autore con il paesaggio della campagna friulana tra file di gelsi e vigne, vecchi casolari e chiesette antiche.

Nel complesso sono consultabili un archivio e una biblioteca specializzata. Molto importante la raccolta di manoscritti del periodo friulano, tra cui figurano i Quaderni rossi del 1946-1947; ci sono anche le prime edizioni delle opere a stampa e il repertorio cinematografico completo oltre che le opere di critica.

Il Centro Studi di Casarsa, in accordo con gli altri istituti italiani in cui è conservato il patrimonio pasoliniano (quali il Fondo Pasolini della Cineteca di Bologna e l’Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze) è impegnato nella realizzazione di un catalogo unificato di tutta l’opera di Pasolini.

 

Informazioni


Indirizzo: Via G. Pasolini 4, Casarsa della Delizia

Servizi: visite guidate su prenotazione, archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it

Orario di apertura: dallunedì al venerdì 15.00-18.30;sabato e domenica solo in occasione di mostre

Ingresso: gratuito

Tel.: 0434 870593

Fax: 0434 870593

E-mail: info@centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it

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Parco_Villa_Sartorio_Trieste

Parco Villa Sartorio

Il parco è situato nell’area suburbana del colle di Montebello che, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, era una delle aree più ricercate dalla emergente borghesia cittadina per le sue residenze di campagna.

Pietro Sartorio, commerciante di origine ligure, nel 1775, acquistò il podere Montebello e promosse interventi volti a farne assumere l’aspetto di un giardino veneto con un portale, una scala monumentale, statue e un padiglione per la musica.

Il figlio Giovanni Guglielmo Sartorio durante la prima metà dell’Ottocento ampliò l’estensione del giardino secondo il gusto romantico all’inglese inserendo molte specie provenienti dall’estero. La villa e il giardino ospitarono numerose feste e incontri mondani, frequentati dalle personalità politiche e culturali più in vista del tempo.

Nella seconda metà del secolo la proprietà fu ereditata da Pietro Sartorio che la cedette al Comune di Trieste all’inizio del Novecento.

Gli arredi scultorei del complesso furono collocati nella villa di città, oggi Civico Museo Sartorio ad eccezione dell’apparato legato al padiglione e alla gradinata.

Tra il 1924 e il 1935 la villa fu ampliata su progetto dell’architetto Lodovico Braidotti e convertita a dispensario antitubercolare per bambini.

Nella seconda metà del Novecento il parco, recintato su tutti i lati, è stato diviso in due aree: il pendio nord, con il padiglione, è rimasto legato alla struttura sanitaria, mentre il pendio sud – coperto da una macchia di sempreverdi – è stato invece utilizzato dalla municipalità come vivaio.

Recentemente ristrutturata, una parte del parco è stata riaperta al pubblico e dotata di zone di sosta e di un’area giochi.

La naturalistica alternanza tra spazi prativi e alberati, e i percorsi curvilinei creano dei piacevoli scorci prospettici sulle ben quaranta specie arboree di pregio che vi prosperano, tra cui querce e pini d’Aleppo. La serra storica può essere visitata su richiesta al personale.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada di Fiume 225, Trieste

Superficie totale: 4,50 ha

Impianto planimetrico: all’inglese

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: busto scultoreo di Pietro Sartorio, padiglione con gradinata, pozzo, serre, stagno naturale, statue

Specie botaniche di rilievo: bagolaro, borsolo, pino d’Aleppo, pino marittimo, pino nero, pioppo bianco, platano, quercia

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ALTRO IN ZONA
Filtri

Filtri

La spiaggia libera dei Filtri si raggiunge dalla Strada Costiera, imboccando la via Piccard che porta alla Trattoria Bellariva e al Laboratorio di Biologia Marina (OGS). Alla fine della strada, 64 gradini conducono alla spiaggia adiacente all’omonimo porticciolo.

Caratteristica particolare di questa spiaggia di ciottoli sono le sorgenti di acque dolci che sgorgano nel mare, con l’effetto di un idromassaggio assolutamente naturale. Di fronte alla spiaggia, nel mare pulito e trasparente, sono visibili le numerose “pedocere“ (allevamenti di cozze).

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Parco Coronini Cronberg

Il parco si sviluppa lungo la riva destra del torrente Corno, addossato all’agglomerato urbano di Borgo Piazzutta. Assieme alla vicina area verde della Valletta del Corno costituisce una cesura tra l’antico nucleo cittadino settecentesco e l’area di espansione urbana otto-novecentesca. Il parco si espande in macchie irrregolari che alternano radure prative a folti gruppi arborei.

La costruzione della villa venne iniziata nel 1593 da Carlo Zengraf, segretario della Camera arciducale di Graz, assunto da poco nel novero dei patrizi goriziani con l’autorità giurisdizionale del Borgo Piazzutta, nella zona denominata Grafenberg, ovvero Monte dei conti.

All’inizio del XVII secolo la proprietà passò agli Strassoldo che intorno alla metà del secolo eressero la cappella dedicata a Sant’Anna, collegata alla villa da una loggia a due ordini d’arcate.

Nel 1820 il conte Michele Coronini acquistò l’intera proprietà, che divenne ben presto frequente meta di soggiorno per l’aristocrazia internazionale (tra gli altri Carlo X di Francia e, nel 1853, l’arciduca Ludwig Viktor d’Asburgo).

Nel 1870 il conte Alfredo Coronini iniziò la trasformazione in parco dei suoi terreni, sulla scia di un ambizioso programma di riqualificazione urbana che mirava a fare di Gorizia una “città giardino”. Il vecchio giardino fu ampliato, il muro di cinta a sud venne incorporato in un’altura artificiale ornata da piante, nicchie, statue e una montagnola-belvedere; il lato sud-est divenne invece una terrazza panoramica. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il parco si arricchì di elementi scultorei provenienti dalle altre proprietà dei Coronini, come le settecentesche Statue allegoriche di Orazio Marinari o il ritratto di Giovanni Battista Coronini scolpito da Marco Chiereghin.

Il pendio verso la Valletta del Corno fu scelto per la creazione del ‘giardino delle rocce’. Successivamente, nell’area nord-ovest del parco, fu innalzata una collina artificiale – che richiese ben seimila carri di terra e pietre dalle pendici del Carso goriziano – per nascondere un serbatoio idrico, sulla sommità della quale fu collocato un tempietto monoptero sul modello della ‘montagna a chiocciola’. Dalla cisterna sottostante il tempietto un fitto reticolo di tubazioni raggiungeva ogni parte del giardino al fine di irrigare il parco, ma anche di creare suggestivi giochi d’acqua.

Da boschetti di sempreverdi emergono inattese scalinate, terrazze, pergolati, fontane e specchi d’acqua, sapientemente collocati per offrire una successione di scorci scenografici. Fra le essenze botaniche sono presenti una centenaria quercia da sughero, nespoli del Giappone e bamboo.

Durante il periodo dell’occupazione militare tedesca, la villa fu sottoposta ad alcuni lavori: sul piccolo terrazzamento antistante la facciata sud-est, fu realizzato uno spazio privato articolato attorno a una vasca, ornata da strutture d’arredo e rampicanti; il lato del parco lungo viale XX Settembre fu recintato e all’ingresso del vialone fu collocato uno dei quattro portali proveniente da Villa Attems a Piedimonte.

Nel 1954 fu collocata nel parco un’Ecate triformis, reperto del II secolo d.C. già presente nel giardino del castello di Moncorona, ora Kromberk (Slovenia).

Nel 1991 morì l’ultimo proprietario, il conte Guglielmo Coronini Cronberg, che lasciò la villa e il parco, assieme all’intero patrimonio artistico in essi contenuto, alla città di Gorizia costituendo la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg onlus.

 

Informazioni


Indirizzo: Viale XX Settembre 14, Gorizia

Superficie totale: 4,50 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema a percorsi curvilinei e forma irregolare

Peculiarità scenografiche e compositive: fontana, giardinodi rocce, gradinata, tempietto,pergolato, statue, terrazza conpiscina, terrazzamento belvedere,vialetti

Specie botaniche di rilievo: camelia, cedro del Libano,cedro dell’Atlante, corniolo sanguinello,ginkgo biloba, glicine,leccio, melograno, mirto, pinod’Aleppo, pittosporo, sughera,vinca, yucca

Condizione giuridica: proprietà privata, Fondazione Palazzo Coronini Cronberg

onlus

Orari di apertura: dalle ore 7.00 alle ore 21.00 (ingresso libero)

Visite: si effettuano visite guidate a pagamento per gruppi

Tel.: +39 0481 533485

Fax: +39 0481 547222

Informazioni:

www.coronini.it

info@coronini.it

prenotazioni@coronini.it

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ALTRO IN ZONA
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Tempio Ossario

L’Ossario di Timau fu costruito sui resti dell’antico Santuario del Santissimo Crocifisso, distrutto durante la prima guerra mondiale. Vi sono custodite le spoglie di oltre 1700 Caduti provenienti dal fronte dell’alto Bût sparse nei piccoli cimiteri di guerra della Carnia. Il progetto venne affidato a Giannino Castiglioni, già impegnato nei Sacrari di Redipuglia, Oslavia e Caporetto. All’interno si conservano la Madonna delle Nevi, dipinta nel 1916 da Pietro Fragiacomo, e un ciclo pittorico di Marino Sopracasa.

Dal Tempio il 1° novembre di ogni anno parte la fiaccola che arriva al Sacrario di Redipuglia per le celebrazioni del 4.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: via Nazionale 144, Frazione Timau, Paluzza

Informazioni: Museo della grande guerra di Timau, via Nazionale 90 – tel.: +39 0433 779168; www.museograndeguerratimau.it; e-mail: museotimau@alice.it

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ItJoyce

James Joyce: Itinerari Triestini

James Augustine Aloysius Joyce nasce nel 1882 da una famiglia della media borghesia cattolica dublinese. Dopo aver frequentato il Clongowes Wood College, gestito da gesuiti, si laurea in lingue straniere (francese e italiano) e si trasferisce a Parigi per studiare medicina ma – sia per la difficoltà delle lezioni in francese sia per problemi finanziari – non continua gli studi, ritornando a Dublino.

Del 1904 è il primo tentativo di pubblicare Ritratto di artista, il racconto che poi diventerà Stephen Hero e successivamente Ritratto dell’artista da giovane e le prime poesie della raccolta Musica da camera.

Insofferente al provincialismo bigotto di Dublino, Joyce lascia la città con Nora Barnacle conosciuta pochi mesi prima e che sposerà nel 1931. Informato che alla Berlitz School di Trieste si era reso disponibile un posto di insegnante di inglese, James assieme a Nora, raggiunge la città adriatica per scoprire che il posto non è libero. Viene quindi mandato alla filiale che l’istituto aveva aperto a Pola, in Istria, da dove però nel marzo 1905 tutti gli stranieri vengono espulsi per ragioni di controspionaggio. Tornato a Trieste, la Berlitz lo assume e inizia uno dei periodi più fecondi per la sua produzione letteraria.

Durante il suo soggiorno triestino Joyce completa la raccolta di racconti Gente di Dublino, pubblica una seconda stesura della raccolta di poesie Musica da camera, scrive il poema in prosa autobiografico Giacomo Joyce e inizia, oltre al dramma Esuli, il lavoro che gli darà fama internazionale: l’Ulisse.

Importantissima è la sua amicizia con Ettore Schmitz, alias Italo Svevo, “scrittore negletto” secondo le stesse parole di Joyce, che lo conosce nel I 907 quando Svevo deve imparare l’inglese per gestire la fabbrica di Londra della ditta di vernici Veneziani. Svevo è considerato uno dei modelli di Leopold Bloom, soprattutto negli aspetti più propriamente ebraici.

Durante la prima guerra mondiale Joyce si trasferisce a Zurigo dove finisce Esuli e continua il lavoro sull’Ulisse. Torna a Trieste nel 1919 ma, deluso dal nuovo clima della città passata all’amministrazione italiana, ci resta meno di nove mesi per poi partire per Parigi dove rimarrà per i successivi vent’anni.

Nel 1922 comincia Work in progress che rinominerà Finnegans Wake, lavoro che occuperà sedici anni della sua vita.

James Joyce è sepolto a Zurigo, dove morì nel 1941 dopo essere fuggito da Parigi nell’imminenza dell’arrivo delle truppe naziste.

 

Vedi James Joyce: Itinerari triestini / Triestine Itineraries, di Renzo S. Crivelli, MGS Press, Trieste 1996

 

Le abitazioni

 

A

VIA SAN NICOLÒ 30, secondo piano
1° maggio 1905 – 24 febbraio 1906
Qui il 27 luglio nacque il figlio Giorgio e James scrisse alcuni racconti dei Dubliners e Stephen Hero.

B

VIA SAN NICOLÒ 32, terzo piano
marzo – novembre 1907
Joyce torna a stabilirsi in via San Nicolò al suo rientro da Roma nel 1907. Il 7 marzo telegrafa al fratello da Firenze: “Arrivo 8 trova una stanza”. Ma Stanislaus non riuscirà a trovargli un alloggio, così ospiterà James, Nora e Giorgio a casa sua.

C

PIAZZA PONTE ROSSO 3, terzo piano
marzo – aprile 1905
Da questo appartamento si vede il mercato nella piazza sottostante e il canale, allora animato dalle barche a vela che portavano le merci dall’Istria e dal Veneto. A questo indirizzo lo scrittore è vissuto dopo il suo ritorno da Pola, dalla prima settimana di marzo fino agli inizi di aprile del 1905.

D

VIA S. CATERINA I, primo piano
1° dicembre 1907 – primi di marzo 1909
Durante il soggiorno in questo appartamento Nora perse il loro terzo figlio. È verosimile che la trasposizione letteraria di questo evento sia la morte prematura del figlio di Bloom nell’Ulisse.

E

VIA DELLA SANITÀ 2, terzo piano (oggi via Diaz 2)
metà ottobre 1919 – primi di luglio 1920
Questo fu l’indirizzo di Joyce dopo il suo ritorno da Zurigo e anche l’ultimo dei suoi indirizzi triestini. L’appartamento gli era stato dato in subaffitto da Frantisek Schaurek, impiegato di banca originario di Praga, che nell’aprile 1915 aveva sposato Eileen, sorella di Joyce. Oltre che con gli Schaurek e i loro due bambini, i Joyce condividevano l’appartamento con Stanislaus tornato dall’internamento in Austria durato quattro anni. Qui Joyce scrisse Nausicaa e Oxen of the Sun e cominciò a comporre Circe, episodi di Ulysses.

F

VIA DONATO BRAMANTE 4, secondo piano
15 settembre 1912 – 28 giugno 1915
Qui scrive Giacomo Joyce, conclude Ritratto d’artista e inizia la stesura del dramma Esuli e del suo capolavoro Ulisse. Nel periodo che Joyce trascorre in questa abitazione, viene finalmente pubblicato nel 1914, dopo una serie di infruttuosi tentativi, Gente di Dublino.

G

VIA DELLA BARRIERA VECCHIA 32, terzo piano
fine agosto 1910 – primi di settembre 1912
L’appartamento occupato dai Joyce appartiene all’imprenditore proprietario della sottostante farmacia Picciola, ancora esistente.

H

VIA VINCENZO SCUSSA 8, primo piano
6 marzo 1909 – 24 agosto 1910
Qui abitarono brevemente anche le sorelle di Joyce Eva e Eileen, che lo avevano accompagnato a Trieste al ritorno da due viaggi in Irlanda.

I

VIA GIOVANNI BOCCACCIO I, secondo piano
24 febbraio – 30 luglio 1906
La famiglia Joyce, incluso il fratello di James, Stanislaus, visse qui assieme al collega della Berlitz School Alessandro Francini Bruni, a sua moglie Clotilde e al loro figlio Daniele.

 

Altri luoghi joyciani

 

1

PIAZZA DELLA STAZIONE (ora Piazza Libertà)
Joyce e Nora arrivano a Trieste il 20 ottobre 1904, lui lascia la giovane compagna nel giardino della stazione per andare a cercare una sistemazione per la notte. Giunto in piazza Grande (oggi piazza dell’Unità d’Italia) si ritrova coinvolto in una rissa tra marinai inglesi ubriachi in un bar e all’arrivo della polizia viene arrestato assieme a loro. Sarà rilasciato alcune ore dopo grazie all’intervento del console inglese e potrà finalmente raggiungere Nora alla panchina della stazione.

2

HOTEL CENTRAL (Haberleitner)
Via San Nicolò 15
È il luogo dove James Joyce e Nora Barnacle passarono le prime notti a Trieste.

3

LA BERLITZ SCHOOL
Via San Nicolò 32, primo piano
La Berlitz School, forse il più famoso punto di riferimento joyciano a Trieste, fu fondata da Almidano Artifoni nel 1901. Qui Joyce insegna dopo il suo ritorno da Pola, dal marzo 1905 fino al settembre 1906, quando si trasferisce per un breve periodo a Roma, e poi di nuovo al suo ritorno, dal marzo 1907 fino all’autunno di quell’anno, quando abbandona bruscamente l’attività a causa di disaccordi finanziari con la direzione. Stanislaus continua a insegnare alla Berlitz anche dopo l’abbandono del fratello maggiore fino a diventarne vice direttore.

4

CAFFÈ STELLA POLARE
Via Sant’Antonio 14 (oggi via Dante Alighieri 14)
Il Caffè Stella Polare ai tempi di Joyce era frequentato dal personale della Berlitz. Tra il 1907 e il 1908 in questo caffè James legge al fratello i suoi racconti appena completati e i capitoli del Portrait.
I tradizionali caffè triestini ospitavano una parte significativa della vita intellettuale della città. In una delle sue prime lettere da Roma, Joyce nota che i caffè romani non reggono il confronto con quelli di Trieste.

5

CINEMA “AMERICANO”
Piazza della Borsa 15
È il primo cinema aperto a Trieste. Inaugura le rappresentazioni nel 1905 con il film Napoleone della durata di 15 minuti. Il proprietario è Giuseppe Caris che assieme a Giovanni Rebez, proprietario del cinema Edison, diviene socio di Joyce quando, nel 1909, lo scrittore ha l’idea di aprire una sala cinematografica a Dublino che allora ne era priva.

6

TEATRO COMUNALE GIUSEPPE VERDI
Piazza Verdi
Joyce assiste qui a molte rappresentazioni di opere liriche, di cui era appassionato, spesso beneficiando di biglietti gratuiti fornitigli dai suoi amici del quotidiano “Il Piccolo”. Negli anni triestini tentò anche di intraprendere una carriera da cantante lirico professionista.

7

CASA DI TOLLERANZA “IL METRO CUBO”
Via della Pescheria 7
In cittàvecchia si trovava anche la zona dei bordelli, divisa tra il ghetto ebraico e l’area vicina al mare conosciuta come Cavana. Vi operavano non meno di 40 bordelli regolarmente registrati in cui almeno 250-300 prostitute offrivano i loro servigi a qualsiasi ora. La minuscola casa di tolleranza chiamata “Il metro cubo” è forse adombrata in una lettera di Joyce a Svevo in cui lo scrittore irlandese ricorda “i postriboli di pubblica insicurezza” della zona.

8

PASTICCERIA PIRONA
Largo Barriera Vecchia 12
La pasticceria, tuttora esistente, si trova di fronte all’abitazione posta sopra alla farmacia Picciola in cui Joyce andò a vivere nel 1910. Lo scrittore la frequentava spesso.

9

IL PICCOLO – IL PICCOLO DELLA SERA
Piazza Goldoni 1
Joyce inizia a collaborare al giornale triestino grazie alla sua amicizia con il prodirettore di allora Roberto Prezioso. I suoi articoli, pubblicati anche nel Piccolo della Sera, erano in un ottimo italiano e trattavano di argomenti socio-politici irlandesi.

10

CHIESA GRECO ORTODOSSA
Riva 3 Novembre 7
La comunità greca di Trieste è estremamente ricca e influente ai tempi di Joyce e lo scrittore irlandese ha tra i suoi allievi alcuni tra i membri più importanti, inclusi il barone Ambrogio Ralli, il conte Sordina e la famiglia Galatti. Joyce frequenta le funzioni religiose greco-ortodosse e trae diletto nel paragonarle alle funzioni religiose latine, che ritiene superiori.

11

SCUOLA SUPERIORE DI COMMERCIO REVOLTELLA
Via Carducci 12
Qui, nell’ottobre 1913, grazie all’interessamento di Italo Svevo, Joyce ottiene l’incarico di insegnante di inglese e corrispondenza commerciale. Con l’inizio della prima guerra mondiale molti allievi e insegnanti vengono arruolati nell’esercito austriaco o abbandonano Trieste per riparare in territorio italiano e nel giugno del 1915 la scuola deve chiudere. Il 27 giugno di quell’anno anche Joyce lascia la città.

12

ARCO DI RICCARDO
Piazza Barbacan
Si dice che Joyce frequentasse “Il Trionfo”, la trattoria accanto all’Arco di Riccardo – monumento romano del I sec. D.C. – per bere il suo vino favorito, l’Opollo di Lissa. Ciò accade presumibilmente nel periodo in cui vive in via Bramante (1912-1915) e scende dal colle di San Giusto lungo la via San Michele per entrare in Cittavecchia.

13

STATUA
Via Roma I6
Realizzata dallo scultore triestino Nino Spagnoli fu collocata sul ponte nel 2004 per ricordare il centenario dell’arrivo di Joyce a Trieste.
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