Casa_Veneziana_Udine

Casa Veneziana

Originariamente il palazzo si trovava in via Rialto, dove, nel Quattrocento, numerose famiglie nobili edificarono le proprie dimore signorili, tra cui questo palazzetto che appartenne ai conti di Montegnacco.

Nel 1910, per evitarne la demolizione, la decorazione architettonica venne smontata e ricomposta, nel 1929, sul sito attuale. Il palazzetto, in stile gotico fiorito con un’alternanza di bifore, trifore e monofore di varie fogge, è un raro esempio di architettura dell’età della dominazione della Serenissima nel capoluogo della Patria del Friuli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza XX settembre, Udine

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Castello_Flagogna_Forgaria

Castello di Flagogna

Nel XII secolo il Castelvecchio di Flagogna era compreso nel Marchesato d’Attimis, in seguito si avvicendarono vari proprietari finchè alla metà del XIV secolo divenne proprietà dei Savorgnan. Nel 1348 l’edificio crollò per un forte terremoto e le sue pietre servirono a restaurare il Castelnuovo – detto di San Giovanni – antecedente al 1280, che sorgeva su un’altura a strapiomo ad est del vecchio castello.

Preso dalle milizie udinesi, fu dato in feudo ai nobili Valentinis che lo smantellarono prima di consegnarlo nel 1420 alla Serenissima. Tornato ai Savorgnan, venne danneggiato dalle truppe imperiali nel 1418 e ridotto definitivamente allo stato di rudere dal terremoto del 1511.

Sono ancora visibili i resti del portale e del muro difensivo munito di feritoie, parte del mastio e la piccola chiesa cinquecentesca di San Giovanni. Attualmente è in corso una ristrutturazione delle mura perimetrali.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Castello, Frazione Flagogna, Forgaria nel Friuli

Stato di conservazione: ruderi

Come arrivare: attraverso il sentiero naturalistico segnalato che parte presso la vecchia stazione ferroviaria lasciando l’auto nel piazzale dove ha inizio il Troi di Meni (Informazioni: www.sentierinatura.it)

Informazioni: Pro loco Forgaria – Tel.: 0427 809091

Visite: solo esterni

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Spilimbergo

Spilimbergo

La città prende il nome dai conti carinziani Spengenberg che vi si stabilirono nell’XI secolo. Il borgo conserva l’impianto urbano dell’epoca, con il nucleo trecentesco stretto intorno al castello, le tre cinte murarie, strade porticate, vicoli e piazzette.

Dalla Torre Orientale si accede, attraverso la prima cerchia, al Borgo di Mezzo e al Borgo Nuovo, tagliati trasversalmente dal Corso Roma che si apre su una scenografia di palazzi, portici e caratteristici vicoli disposti a pettine fino alla Torre Occidentale che segnava la terza cerchia di mura. Lungo questa via si affacciano le dimore signorili, edificate tra Cinque e Settecento, come il Palazzo Monaco dalla splendida facciata affrescata in cui si aprono le trifore gotiche, Palazzo Cisternini, di cui rimangono solo le colonne con fregi e decorazioni, il settecentesco Palazzo Marsoni Asquini e la Casa Dipinta, affrescata nel XVI secolo con scene della vita di Ercole.

Nei pressi di Piazza Garibaldi si trovano la Chiesa di San Giuseppe e Pantaleone, al cui interno è conservato il prezioso coro ligneo, e la Chiesa di San Giovanni. In piazza Duomo – dove tenevano banco i mercanti che arrivavano dalle città vicine risalendo il guado del Tagliamento – ci sono il duecentesco Palazzo del Daziaro e la Loggia della Macia, nonché il Duomo romanico di Santa Maria Maggiore risalente al XIII secolo.

Dalla piazza, attraverso un ponte sull’antico fossato, si entra nel Castello, costruito a ridosso del Tagliamento. Esistente fin dal XII secolo, fu distrutto da un incendio nel 1511 e ricostruito secondo l’antica struttura medioevale. Al suo interno si trovano il Palazzo Dipinto e il Palazzo Tadea. A nord del castello c’è il Palazzo di Sopra, attuale sede del Municipio, dal cui cortile si gode della vista sulla valle del Tagliamento.

Premiata come “Gioiello d’Italia”, Spilimbergo è anche conosciuta come “città del mosaico”, grazie alla Scuola Mosaicisti del Friuli, realtà di fama internazionale nel campo dell’arte musiva.

Ogni anno, in luglio, si svolgono le tre giornate di Folkest, il più grande festival folk del Sud Europa.

 

Informazioni


Dove: Spilimbergo sorge sulla riva destra del Tagliamento alla confluenza del torrente Cosa, in provincia di Pordenone

 

Informazioni:

Comune di Spilimbergo, Piazzetta Tiepolo 1 – www.comune.spilimbergo.pn.it – Tel.: +39 0427 591111; Fax: +39 0427 591112; E-mail: protocollo@comune.spilimbergo.pn.it

Pro Spilimbergo, Palazzo La Loggia, Piazza Duomo 1 – www.prospilimbergo.org – Tel.: +39 0427 2274; E-mail: info@prospilimbergo.org

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Giardino e Parco di Rocca Bernarda

Il complesso di Rocca Bernarda sorge sul colle Azzano, circondato dal parco segnato dall’alternarsi di boschetti e prati: vi trovano spazio bicentenari cedri del Libano, olivi, carpini e tuje che fanno da sfondo a statue settecentesche; il grande cipresso di oltre quattrocento anni a guardia dell’ingresso dell’edificio è stato dichiarato monumento storico.

Nel XV secolo il colle ed i territori circostanti furono donati dal Patriarcato al Comune di Cividale che, a sua volta, li cedette ai Capiferro, nobile famiglia di origine romana. L’ultima Capiferro portò in dote la rocca al marito Giacomo Antonio di Valvason Maniago. Al 1567 risale invece la costruzione delle fabbriche di villa, l’allestimento delle vigne e di spazi per la caccia volute da Giacomo e Bernardo Valvason Maniago. I progetti forse coinvolsero anche Giovanni da Udine e intesero adibire l’edificio ad “ornamento di que nostri colli, et per diletto et per commodo mio et de gli amici”.

L’edificio, perdendo la sua primitiva funzione di fortilizio difensivo, veniva usato dai fratelli Valvason Maniago per ospitare eventi mondani e convegni letterari.

I vini di Rocca Bernarda, quali il picolit e la ribolla, furono donati in più occasioni ai luogotenenti veneti e persino all’imperatore Carlo V.

Estinti i Valvasone, nel 1762 la proprietà passò ai Riccardi, che riformarono le strutture e gli impianti agrari, realizzarono migliorie nella rete viaria e, forse, l’impianto del parco all’inglese, con prevalente inserimento di conifere all’esterno alla rocca.

Successivamente il complesso cambiò più volte proprietà: prima gli Antonini, poi i Belgrado e infine Leonardo Mareschi che nel 1873 abbellì l’interno della dimora e migliorò il verde nelle sue adiacenze.

Nel 1914 il complesso fu acquistato dall’agronomo Giacomo Perusini che mise in atto nuove opere di bonifica e diede avvio al rilancio produttivo ed estetico poi promosso anche dal figlio Gaetano, agronomo ed antropologo. Alla sua morte, avvenuta nel 1977, il complesso fu ereditato dal Sovrano Militare Ordine di Malta.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Rocca Bernarda 27, Premariacco (Ipplis)

Superficie totale: 4,50 ha

Impianto planimetrico: all’italiana (giardino) e all’inglese (parco)

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, siepi, viali

Specie botaniche di rilievo: bosso, carpino, cipresso, glicine, pino nero, tasso, Thuja plicata

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Mostra della Miniera del Rio Resartico

Alle pendici del Monte Plauris l’estrazione mineraria è stata a lungo una delle principali attività economiche dell’intera comunità dell’alta valle del Rio Resartico. Dalla fine dell’Ottocento e fino a primi anni cinquanta nella miniera si estraevano gli scisti bituminosi da cui si ricavavano oli minerali pesanti e l’ittiolo, distillati nella vicina Resiutta. Grazie all’olio che proveniva dal Resartico fu realizzata la prima illuminazione pubblica della città di Udine.

Seguendo il sentiero battuto dai minatori che risalevano la valle è possibile effettuare l’escursione al Ricovero del Resartico e alla vecchia miniera (lungo il percorso è possibile osservare il “sasso del diavolo” entro cui si conservano fossili tipici della Dolomia Principale).

Nel vecchio Borgo Minerario, a quota 900 m, sorge un ricovero a disposizione degli escursionisti, mentre proseguendo ancora lungo il sentiero segnalato si raggiunge l’imbocco della galleria di carreggio: il tratto iniziale della cavità, messo in sicurezza dall’Ente Parco, è visitabile su prenotazione con l’accompagnamento di una guida.

La mostra della Miniera del Rio Resartico di Resiutta illustra con suggestive foto, pannelli didattici e postazioni multimediali le attività che si svolgevano in miniera e gli aspetti ambientali dell’area; sono qui raccolti campioni di rocce e le attrezzature utilizzate dai minatori. Un plastico della valle ricostruisce l’andamento degli strati minerari e delle gallerie.

 

Informazioni

Indirizzo: Via Roma 32, Resiutta

Tel.: 0433 550241

Informazioni: www.parcoprealpigiulie.it

E-mail: resiutta@parcoprealpigiulie.it

Orari di apertura: nei mesi invernali sabato e domenica 9.00-13.00 e 14.00-17.00; nei mesi estivi da martedì a domenica 9.00-13.00 e 14.00-17.00

Ingresso: gratuito

Come arrivare: alla miniera si arriva percorrendo il sentiero CAI n. 702, partendo dalla borgata di Povici di Sopra e proseguendo lungo il sentiero che costeggia il Rio Resartico

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Collezione archeologica

La raccolta archeologica annovera reperti raccolti durante le campagne di scavo condotte nel Goriziano e nella valle dell’Isonzo fra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento che documentano gli insediamenti umani sul territorio dall’età preistorica fino all’epoca medievale e rinascimentale.

Trovano spazio nell’esposizione i più antichi manufatti litici, provenienti da San Lorenzo Isontino, Capriva e Mossa appartenenti al tardo Paleolitico e Neolitico, nonchè reperti dell’età del Ferro con testimonianze di abitati e necropoli.

All’età protostorica risalgono, infatti, i castellieri, strutture difensive erette sulle alture del Carso, come quelli di Brestovec, San Polo e Castellazzo di Doberdò. Sono esposti anche una serie di reperti delle necropoli a cremazione di numerose località tra le quali Most na Soči (Slovenia), una delle più antiche necropoli dell’area padano-alpina orientale con oltre seimila tombe; Medea e Monte Calvario (Lucinico).

Si possono ammirare, inoltre, vari manufatti di età romana, attrezzi e utensili in ferro legati alla vita rurale; in vetro, provenienti soprattutto da Aquileia; ceramiche, anfore e lucerne, oltre ai manufatti rinvenuti nella villa rustica di Lucinico.

All’alto medioevo risalgono alcune armi in ferro e la bella crocetta longobarda della fine del VI secolo, in lamina d’oro, decorata con motivi a nastri intrecciati e dettagli zoomorfi. Di età medievale e rinascimentale sono i ritrovamenti provenienti dalla Rocca di Monfalcone, tra cui spiccano le ceramiche in maiolica dipinta.

 

Informazioni


Indirizzo: Casa Tasso, Borgo Castello 13, Gorizia

Servizi: visite guidate, bookshop, laboratori didattici, fototeca, archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni: www.provincia.gorizia.it

Orari di apertura: 9.00-19.00; chiuso il lunedì

Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2,50; visite guidate € 1,00; scolaresche € 1,00; gratuito per minori di 6 anni, over 65 e con FVG Card

Tel.: 0481 530382 – 533926

Fax: 0481 534878

E-mail: musei@provincia.gorizia.it

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Il castello di Gorizia

Il castello di Gorizia risale all’XI secolo anche se dell’antico mastio, abbattuto dai veneziani, restano oggi solo le fondamenta visibili all’interno della corte dei Lanzi. Situato sull’altura che sovrasta la città, entro le mura dell’antico borgo, il castello offre – percorrendo il cammino di Ronda – uno sguardo che abbraccia Gorizia e i territori della vicina Slovenia. Vi si accede attraverso la Porta Leopoldina, costruita nel 1660 in occasione della visita dell’imperatore Leopoldo d’Asburgo.

Nell’anno 1001 l’imperatore Ottone III donò metà del castello e del territorio di Salcano con la villa di Gorizia al patriarca Giovanni II e l’altra metà al conte Verihen del Friuli. Il primo conte di Gorizia, Marquardo III di Eppenstein, fece costruire un maniero e vi trasferì la sua residenza da Salcano, facendone un importante roccaforte in cui avevano luogo le attività amministrative e giuridiche della Contea di Gorizia.

L’aspetto attuale del maniero si deve ai successivi interventi tra i secoli XIII e XVI che aggiunsero nuovi corpi di fabbrica e fortificazioni. La parte più antica è costituita dal duecentesco palazzo dei Conti – ornato da bifore romaniche – cui si aggiunse, nel XV secolo, il palazzo degli Stati Provinciali e, tra il XVI e il XVII secolo, il cosiddetto Palazzetto Veneto.

Il castello passò alla fine del Quattrocento dalle mani dei conti di Gorizia – estintisi con Leonardo – agli Asburgo e nel 1508 ai veneziani che, capitanati da Bartolomeo d’Alviano, innalzarono nuove cinte murarie composte da bastioni e da torrioni e diedero una nuova configurazione agli interni.

Nel 1509 il castello ritornò tra i possedimenti della corona d’Austria e vi rimase per altri trecento anni, fino alla parentesi dell’occupazione francese del 1813-1814, in cui venne adibito a caserma. Nel XVIII secolo furono aggiunti nuovi bastioni e torri polveriere e il muralglione che si affaccia su Castagnevizza. Alcune opere difensive furono realizzate sotto la supervisione del matematico e astronomo Edmond Halley, scopritore dell’omonima cometa.

Il castello fu bombardato durante la prima guerra mondiale e ridotto in macerie. Il complesso restauro filologico, avviato negli Anni Trenta – a cura della famiglia Cossàr, sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Forlati per conto della Soprintendenza delle Belle Arti di Trieste – ha restituito all’edificio la pianta pentagonale e l’aspetto complessivo che lo caratterizzavano nel XVI secolo.

Al piano terra trovano posto la sala da pranzo e la cucina arredati con tavoli e credenze d’epoca completi di stoviglie tardomedievali; il Museo del Medioevo Goriziano all’interno della suggestiva sala dei Cavalieri ospita una collezione di armi bianche in uso nella Contea di Gorizia dall’XI al XVI secolo e riproduzioni di macchine da guerra come catapulte e “scorpioni” usate per gli assedi.

Al piano nobile si trovano la Sala del Conte (oggi adibita a convegni) e il Salone degli Stati Provinciali sul quale si affaccia un grazioso ballatoio in legno; questa sala, abbellita dall’originale soffitto a cassettoni, ospita ogni anno importanti mostre.

Al secondo piano del Palazzetto dei Conti, oltre alla cappella palatina dedicata a San Bartolomeo, nella quale sono conservate opere di scuola veneta, si trova il cosiddetto Granaio, una sala didattica corredata da una stazione multimediale, ove sono esposti i plastici che illustrano l’estensione e lo sviluppo della Contea di Gorizia; l’aspetto del castello intorno al 1300; la ricostruzione dell’assedio alla città da parte delle truppe del Patriarca Bertrando nel 1340.

Nei pressi del borgo si trovano altri importanti musei quali il Museo della Grande Guerra, il Museo della Moda e delle Arti Applicate, la Pinacoteca e la Collezione Archeologica.

 

Informazioni


Indirizzo: Borgo Castello 36, Gorizia

Visite: all’interno Museo del Medioevo Goriziano

Orari: damartedì a domenica 10.00-19.00; lunedì 9.30-11.30; chiusura cassa 18.30; i giorni 24 e 31 dicembre orario ridotto 9.30 – 16.00; chiuso i giorni 25, 26 dicembre e 1° gennaio.

Ingresso: intero € 3.00; ridotto ragazzi da 6 a 24 anni (escluse scolaresche), anziani di età superiore ai 65 anni, gruppi di almeno 10 persone € 1,50; scolareschedi ogni ordine e grado 1,00 euro; gratuito minori accompagnati di età inferiore ai 6 anni, insegnanti accompagnatori (fino a 2 per classe), accompagnatori turistici e guide muniti di regolare attestato, portatori di handicap ed eventuale accompagnatore, laboratori o iniziative promozionali nell’ambito della programazione annuale.

Informazioni: urp@comune.gorizia.it

Uffici: Borgo Castello 36

Tel./Fax: 0481 535146

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