Castello_Coia_Tarcento

Castello di Coia

Il castello di Coia o Inferiore sorge nell’omonima frazione di Tarcento che nel XII secolo era feudo dei signori di Machland che qui edificarono il più antico castello – eretto su fortificazioni tardo antiche – detto Superiore o di San Lorenzo. In seguito il feudo passò ai Grimonis di Tarcento, poi ai Signori di Caporiacco e nel 1281 ai di Castello o di Castel Porpetto (poi Frangipane). Attorno al 1314 venne costruito un secondo castello, detto Inferiore. Entrambi furono distrutti dalle truppe patriarcali nel 1352 per punire i congiurati che avevano assassinato il Patriarca Bertrando.

Ricostruito, fu definitivamente distrutto nel 1511, prima incendiato dalle rivolte contadine del Giovedì Grasso e poi colpito dal rovinoso terremoto che seguì nello anno stesso. Ancora oggi rimane integro il torrione, soprannominato in seguito dalla popolazione locale, il Cjiscjelat ovvero il “castellaccio”. I ruderi furono acquistati nel 1931 dal Comune.

Presso il castello di Coia ogni anno si allestisce il “pignarul grant”, il tradizionale fuoco epifanico che da oltre sette secoli si svolge al tramonto del 5 gennaio: un corteo con centinaia di figuranti in costume medievale e con le fiaccole accese attraversa le vie del centro storico fino a raggiungere i piedi del colle dove viene rievocata l’investitura feudale di Artico di Castello. Il fumo levatosi dalla pira premonirà, a seconda che si orienti a levante o a ponente, il buon o cattivo raccolto.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Coia, Tarcento

Stato di conservazione: ruderi

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Centro_Visite_Geoparco_Carnia

Centro Visite Geoparco della Carnia

Il centro, situato nei pressi dei laghetti di Timau, illustra le peculiarità geo-paleontologiche delle Alpi Carniche: i Geositi della Carnia, le specificità idrogeologiche della Valle del Bût e del Monte Cogliàns (una scogliera corallina risalente al Devoniano), i maestosi massicci calcarei della Creta della Chianevate, Chialderate e Monumenz, modellati dall’erosione dei ghiacciai quaternari e dai fenomeni carsici.

Una sezione è dedicata alle grotte di origine carsica che costellano i massicci calcarei nell’alta Val del Bût (che sono state utilizzate nel primo conflitto mondiale a scopo bellico) e alle cavità artificiali legate allo sfruttamento minerario e alle cave di “Grigio carnico” ancora attive.

I pannelli espositivi sono accompagnati, oltre che dalle suggestive immagini di paesaggi alpini, anche da uno spazio multimediale e interattivo con modelli in 3D di sezioni geologiche e aree per la didattica e la divulgazione scientifica. Il centro è, inoltre, un utile punto informativo per chi vuole esplorare il territorio con escursioni in quota.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: laghetti di Timau, Paluzza

Servizi: aree didattiche e multimediali; apparati informativi in inglese e tedesco; accessibile ai disabili

Orari di apertura: dal 18 luglio al 7 settembre da lunedì a giovedì 16.00-18.00;

venerdì, sabato e domenica 10.00-12.30 e 16.00-18.00; dall’8 al 30 settembre la

domenica 10.00-12.30 e 16.00-18.00; aperture straordinarie su prenotazione

Informazioni: contattare gli uffici CarniaMusei. Comunità Montana della Carnia,

Via Carnia Libera 1944 29, Tolmezzo – Tel. 0433 487779; www.carniamusei.org;

E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

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Centro_storiografico_museo_Sant_Osvaldo_Sauris

Centro storiografico museo di Sant’Osvaldo

Nel museo storiografico di Sauris, sito nella canonica, si conserva una raccolta di pergamene, ex voto, paramenti e oreficeria sacra rinvenuti nella chiesa di Sant’Osvaldo – re di Northumberland e patrono invocato contro la peste –preziosa testimonianza materiale del culto e della storia economica e sociale della comunità saurana.

Le pergamene del XV-XVI secolo documentano la consacrazione delle chiese di Sauris e la concessione di indulgenze ai pellegrini; alcune gigantografie riproducono mappe settecentesche del territorio, con particolare riguardo ai boschi, così importanti nell’economia della Repubblica Veneta.

Molti degli oggetti in argento sono ex voto, donati dai fedeli veneziani all’omonimo santuario: croci, calici e reliquiari documentano la devozione degli orafi veneziani, la cui corporazione aveva eletto Sant’Osvaldo come protettore.

Il Centro storiografico di Sauris fa parte della rete museale CarniaMusei.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Località Sauris di Sotto 2, Sauris

Servizi: visite guidate su richiesta

Tel.: 0433 86262

Informazioni: www.sauris.org; Carniamusei. Comunità montana della Carnia – Via Carnia Libera 1944 29, Tolmezzo; Tel.: 0433.487779; www.carniamusei.org; E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

Orari di apertura: martedì 9.00-13.00, mercoledì e sabato 15.00-17.00; su richiesta in altri giorni e orari; si consiglia di contattare l’Ufficio Turistico di Sauris – Tel.: 0433 86076 oppure il Comune – Tel.: 0433 86245

Ingresso: gratuito

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Piazza_Grande_o_Piazza_dArmi_Palmanova

Piazza grande o Piazza d’armi

II cuore esagonale di Palmanova, centro geometrico della fortezza stellata, è stato realizzato dai veneziani nel Seicento. È chiamata anche Piazza d’armi poiché il Provveditore della Serenissima vi radunava gli armigeri. Al centro c’è un imponente stendardo, simbolo della fortezza stessa, soprannominato “Mario” dagli abitanti.

Piazza Grande è circondata da palazzi storici d’epoca veneziana come la Loggia della Gran Guardia, il Palazzo dei Provveditori Generali, il Palazzo del Monte di Pietà e il Palazzo del Governatore delle Armi e il maestoso Duomo Dogale. All’imbocco di ogni via che si dirama da qui sono collocate le 11 statue che rappresentano i Provveditori Generali.

Ogni anno qui si tiene la Rievocazione storica durante il secondo week end del mese di luglio e, tra fine settembre e inizio ottobre, invece, in occasione della celebrazione del patrono Santa Giustina, la piazza si riempie di colorate giostre e baracconi.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Informazioni: Ufficio turistico di Palmanova, via Borgo Udine 4 – tel./ fax: +39 0432 924815; e-mail: palmanova.turismo@libero.it – Ufficio Cultura Comune di Palmanova, Piazza Grande 1 – tel.: +39 0432 922131; fax: +39 0432 922142; e-mail: cultura@comune.palmanova.ud.it

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Piazza Libertà

La piazza – la più antica della città, nonché una delle più belle in stile veneziano realizzate sulla terraferma – nel Medioevo veniva chiamata Piazza del Vino, poi Piazza del Comune, finché a partire dal 1550, sotto il dominio della Serenissima, venne chiamata Piazza Contarena in onore di uno dei luogotenenti veneti che ne promosse la monumentalizzazione. Fu solo dopo la seconda guerra mondiale che le venne assegnato il nome odierno.

Situata ai piedi del Castello di Udine, è chiusa da un complesso di edifici rinascimentali come la gotica Loggia del Lionello fasciata di marmi bianchi e rosa, il Loggiato e il Tempietto di San Giovanni, la Torre dell’Orologio, quest’ultima realizzata nel 1527 da Giovanni da Udine, sulla quale due mori scandiscono le ore, e l’Arco Bollani, disegnato dal Palladio, che immette alla salita al castello.

Su un lato della piazza troneggia dal 1819 il Monumento alla Pace che commemora la stipula del Trattato di Campoformido, mentre, all’altra estremità è collocata la splendida fontana rinascimentale di Giovanni Carrara. Dall’alto dei loro basamenti si impongono le due statue seicentesche di Ercole e Caco, chiamate amichevolmente dagli udinesi Florean e Venturin.

 

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Castello Canussio

Fin dal XII secolo la famiglia guelfa dei Canussio (da Canussio di Varmo nel Medio Friuli) fu investita dal governo patriarcale dell’antico castello – considerato il più ampio complesso architettonico civile di epoca tardo antica – sorto sulla cinta delle mura di Cividale. La famiglia Canussio ne detenne il possesso sino alla fine dell’Ottocento quando lo cedette al barone austriaco Dionigi Craigher che fece ricostruire l’edificio secondo un gusto neogotico, facendo realizzare torrette quadrate e rotonde e coronamenti con merli ghibellini.

Negli anni ’90 del secolo scorso il palazzo, riacquistato da Vittorio Canussio, discendente della nobile famiglia friulana, è stato sottoposto a un radicale intervento di recupero architettonico. E dallo scavo archeologico stratigrafico, voluto dalla Sovrintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia, sono emersi un tratto di muro della cerchia perimetrale di Forum Iulii risalenti al II-III secolo d. C. e due fortificazioni a torre di forma pentagonale nonché una grande varietà di reperti datati dall’epoca romana a quella rinascimentale.

Nel 1994 sono iniziati i lavori di ristrutturazione dell’edificio che hanno mantenuto a vista il muro latino e protetto da un piano calpestabile di lastre in cristallo le strutture di epoca romana. La zona archeologica è parte integrante del Museo Archeologico Nazionale di Cividale.

La torre esterna è affiancata da un gradevole prato all’inglese e sono state messe in sicurezza le strutture altomedievali e romaniche, e valorizzati gli elementi architettonici di epoca rinascimentale, dovuti alla scuola del Palladio. Dall’indagine archeologica e dal recupero architettonico di Casa Canussio sono così emersi molti secoli di storia urbana, tanto che nel 2000 sono state effettuate ulteriori ricognizioni che hanno consentito il ritrovamento di nuovi reperti di epoca romana (laterizi, ceramica comune e “terra sigillata”) e il significativo rinvenimento di una moneta dell’imperatore Onorio (393-418 d.C.) che ha permesso di datare la costruzione della torre all’età tardo-antica.

Casa Canussio è, inoltre, sede della Fondazione di studi storici e latini dedicata all’umanista e storico Niccolò Canussio, autore del De Restitutione Patriae.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Niccolò Canussio 4, Cividale del Friuli

Servizi: convegni, cene di gala, concerti, mostre

Informazioni: www.castellocanussio.it

Tel./Fax: 02 89015523

E-mail: castellocanussio@yahoo.it

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Fiume Fella

Il fiume Fella (Fele in friulano) nasce dal monte Mirnig (m. 1389) nelle Alpi Carniche, nei pressi di Malborghetto-Valbruna, dall’unione di alcuni torrenti minori, il più importante dei quali è il Saisera, e ha le caratteristiche di un tipico torrente alpino; attraversa la Val Canale ed il Canal del Ferro trasformandosi in fiume – pur mantenendo un carattere torrentizio – per confluire dopo 54 km nel Tagliamento nei pressi di Portis di Venzone. I suoi molti affluenti sono a sinistra i torrenti Dogna, Raccolana, Rèsia, il rio di Valbruna; a destra il rio Alba, i torrenti Aupa, Glagnò, Malborghetto, Pleccia, Pontebbana.

L’alveo del Fella è molto ampio, caratterizzato da un fondale di ciottoli medio-piccoli biancastri (rocce calcaree). Il bianco di questi ciottoli rende le acque del fiume particolarmente chiare, ed è da questa peculiarità che deriva il suo nome: dalla radice prelatina fel e dallo sloveno Bela (nel significato di bianco, limpido) derivano i termini antichi di Fellach (tedesco), Fele (friulano) poi divenuti Fela, Fella.

In caso di precipitazioni abbondanti, specialmente in primavera ed estate, piene improvvise possono mutarne la fisionomia, ampliando il suo letto e dividendone il corso in più rami.

Nel fiume Fella si trovano diversi tipi di pesce: dalla sorgente verso valle possiamo trovare prima la trota fario e iridea, poi la trota marmorata e infine il temolo.