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Lago di Cavazzo

Il Lago di Cavazzo, di origine glaciale, sorge a 195 m s. l. m. ai piedi del Monte Festa e del Monte San Simeone, nel territorio dei comuni di Cavazzo Carnico, Bordano e Trasaghis (da cui il suo altro nome, Lago dei Tre Comuni). Con il suo perimetro di circa 6.500 metri è il più vasto lago naturale del Friuli Venezia Giulia. È alimentato sia artificialmente sia da sorgenti naturali sotterranee. Le sue coste sono piuttosto scoscese.

Un vasto canneto occupa parte della riva meridionale del lago: un ambiente ideale per la riproduzione di diverse specie di pesci e volatili, soprattutto per le specie tipiche delle acque tiepide, che trovano il loro habitat ideale nell’acqua di temperatura più mite nel fitto canneto e nei bassi fondali stagnanti. Il resto del lago infatti è caratterizzato da temperature più fredde. La fauna ittica è composta da lucci, tinche, anguille, alborelle, cavedani, sanguinerole, spinarelli, agoni, trote fario, carpe, persici reali e trote iridea.

Lungo i sentieri che costeggiano le rive si trovano diverse postazioni dedicate al bird-watching, da cui poter ammirare l’avifauna lacustre: la gallinella d’acqua, la folaga, il martin pescatore. Nel canneto nidificano il tarabuso, il tarabusino e il germano reale. Il lago offre rifugio ad alzavole e marzaiole, all’oca granaiola, al mestolone e al codone. A volte è possibile osservare anche l’airone cenerino.

Sulle sponde del lago di Cavazzo è presente pure la vipera dal corno.

Il territorio è ricco di sentieri naturalistici e di percorsi ciclabili, oltre ad aree di sosta attrezzate. Sul lago si possono praticare sport acquatici come il canottaggio, il windsurf, la vela, la pesca sportiva. Le sue acque sono balneabili e c’è la possibilità di noleggiare pedalò e barche.
 

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Castello_Valvasone

Castello di Valvasone

Il sito, che reca tracce di fortificazioni di età tardo-antica, fu conteso da numerose casate feudali, finchè alla fine del Duecento divenne possesso stabile dei signori di Cucagna.

Il complesso, che ha perso gran parte degli apparati difensivi medievali, fu notevolmente trasformato nel Cinquecento con la realizzazione di una serie di edifici rinascimentali raccolti attorno al cortile.

Superato il profondo fossato, si accede al cortile attraverso l’unica porta che sostituisce l’antico ponte levatoio. Nel cortile interno è visibile la base del quattrocentesco mastio – in origine alto 18 metri, che fu demolito nel 1884 perché pericolante – e il porticato ad archi ribassati edificato alla fine del Settecento.

All’interno, in un salone decorato da un fregio pittorico del tardo Cinquecento, all’inizio dell’Ottocento è stato costruito un teatrino. Altra particolarità è rappresentata dalla “cavana” che si apre sotto gli edifici, ossia un vano a fior d’acqua utilizzato per l’approdo delle imbarcazioni; infatti, probabilmente Valvasone era anticamente circondata da due rami del Tagliamento.

Il castello ospitò Gregorio XII, Pio VI e Napoleone.

Nell’attuale piazza castello c’è ancora la torre delle ore ed edifici con stemmi dipinti sulla facciata. Il borgo comprende i portici medievali e il duomo con all’interno le portelle dell’organo dipinte da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone e da Pomponio Amalteo, una pala di Giulio Quaglio e il paliotto marmoreo del Cabianca.

 

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Castello, Valvasone

Eventi: in settembre Rievocazione storica medievale

Visite: in occasione di eventi o su prenotazione contattando la Pro Loco di Valvasone – Tel.: 0434 898898; E-mail:info.valvasone@gmail.com

Informazioni: www.provalvasone.it; www.consorziocastelli.it

Segreteria del Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia, tel.: 0432 288588; fax: 0432 229790; E-mail: info@consorziocastelli.it

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ForraCellina

Riserva Naturale Forra del Cellina

La riserva circonda la Stretta del Cellina, una grande incisione valliva, tra i paesi di Andreis, Barcis e Montereale Valcellina, scavata dalle acque cristalline di questo torrente nei calcari di età cretacica. Lo spettacolare canyon verticale frutto di un imponente fenomeno di erosione fluviale è una intricata rete di forre confluenti create dai corsi dei torrenti Alba, Molassa e Cellina. L’area comprende il monte Fara e il monte I Cameroni, vetta più alta della Crode del Pic.

La maggior parte del territorio della riserva è costituito da rocce carbonatiche che hanno dato luogo a morfologie di tipo carsico (doline, scannellature, campi solcati e vaschette di corrosione) e a formazioni ipogee (pozzi, grotte, gallerie) come le Grotte Vecchia Diga dove si possono osservare stalattiti, stalagmiti e altre curiose formazioni concrezionali. L’azione erosiva ha dato luogo a strette gole e orridi in cui non mancano strutture derivate di grande bellezza, quali le Marmitte dei giganti, visibili presso il bivio Molassa, sottoescavazioni, rocce levigate e meandri, miriadi di sculture naturali prodotte nel corso dei millenni.

Le boscaglie di forra sono a prevalenza di carpino nero e tasso, tra cui fioriscono il giglio dorato e la spirea tormentosa. Il rigido microclima locale consente di trovare, anche alla base dei versanti, cespugli di erica e rododendro che crescono a quote molto più elevate. I ghiaioni sono colonizzati dal geranio crestato, la sassifraga gialla e la felce del calcare. Le rocce a strapiombo della forra sono ornate dai cespi violacei della campanula carnica e dal particolarissimo raponzolo di roccia.

Tra la fauna vanno ricordati il camoscio, che si può vedere sulla Croda del Pic, oltre al capriolo e il cervo, diffusi anche il tasso, la volpe, lo scoiattolo e il ghiro e, ancora, il falco pellegrino, l’aquila reale e il gufo reale.

La Vecchia strada con il suo suggestivo tracciato attraversa l’intera riserva permettendo di osservare le spettacolari forme di erosione che il torrente ha lentamente modellato incidendo la stretta forra tra il monte Fara e la Pala d’Altei.

 

Informazioni


Estensione: 304 ettari

Ubicazione: la riserva comprende i comuni di Andreis, Barcis, Montereale Valcellina e i torrenti Cellina, Molassa e Alba

Informazioni: www.riservaforracellina.it – Ente parco dolomiti friulane, via Roma 4, Cimolais – tel.: 042787333; fax 0427877900; e-mail: info@parcodolomitifriulane.it

Servizi: foresteria di Andreis e Cimolais; bar, ristorante, punti ristoro, aree pic-nic, punto fuoco, area giochi per bambini, area camper, noleggio biciclette, campeggio

Attività: visite guidate, mostra permanente

Centro visite: Località Ponte Antoi, Barcis

Orari di apertura: la vecchia strada della Valcellina è accessibile da maggio a ottobre le domeniche e i festivi, agosto tutti i giorni 10.00-18.00

Ingresso: € 2,00

Come arrivare: daSud percorrendo la strada statale 251 della Valcellina e Val di Zoldo, oltrepassato Montereale Valcellina, prima della galleria che attraversa il monte Fara a sinistra si diparte la vecchia strada che percorre la forra e quindi porta nella Riserva. Con la strada statale 251 si può proseguire fino all’uscita di Andreis e raggiungere la Riserva dirigendosi verso la località Molassa. Da Nord, prendendo la strada statale 251 all’altezza di Longarone, si prosegue in direzione di Barcis; oltrepassato l’abitato si svolta a destra verso la diga di Ponte Antoi nei pressi della quale si accede alla Riserva

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Farie de Checo

La Farie di Cercivento è un’opificio con meccanismi idraulici risalente al 1426, completamente ristrutturato a cura della Comunità montana della Carnia e perfettamente funzionante. La visita nell’antica fucina riscopre il processo di lavorazione del ferro attraverso gli attrezzi del fabbro quali il mantice, il maglio e la mola corredati da materiali didattici ed illustrativi. Tutti i meccanismi sono azionati con l’energia prodotta dalla forza dell’acqua della roggia che, scorrendo attraverso scivoli apribili dall’interno, piomba all’occorrenza sulle pale delle ruote motrici conferendo movimento agli alberi motori collegati agli attrezzi da lavoro ancora esistenti e perfettamente funzionanti. All’esterno una serie di congegni regola il flusso dell’acqua delle rogge e le pale in legno mentre nella bottega sono esposti una serie di oggetti realizzabili in una fucina.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Località Plan de Fàrie, Cercivento (Ud)

Servizi: visite guidate

Informazioni: www.carniamusei.org – carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

Orari di apertura: aperture su richiesta contattando l’ufficio CarniaMusei – Tel.: 0433487779 – e-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

Ingresso: gratuito

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Siora Rosa

Nato ancor prima del 1921 con il nome di Bar Vittorio Veneto, era gestito dalla signora Rosa Cattaruzza, il cui ritratto campeggia sopra la cassa del locale.
Siora Rosa cucinava interi prosciutti che utilizzava per preparare deliziosi panini che la resero famosa in tutta Trieste soprattutto per la loro abbondanza.
All’origine il locale era più piccolo, ma sempre pieno di persone che venivano a mangiare jota, trippe, baccalà, porcina, cotechino, kaiserfleisch, luganighe di Vienna e luganighe di cragno entrambe servite con crauti, senape e kren.

Scomparsa la titolare, nel 1975 il locale è stato rinnovato e riaperto dalla Famiglia Facco. Da quasi quarant’anni, infatti, la signora Albina è la regina della cucina dove lavora ogni giorno con la figlia Monica per non far dimenticare a triestini e turisti la tradizione culinaria di Siora Rosa.

Ogni giorno, infatti, è possibile gustare il prosciutto cotto nel pane tanto apprezzato dalle vecchie e nuove generazioni; inoltre è sempre in funzione la caldaia che sforna porcina, cotechino, lingua, luganighe di Vienna e di cragno, che insieme ai crauti sono il piatto tipico triestino, accompagnato naturalmente da una buona birra artigianale.
Specialità della Casa sono anche il goulash, gli gnocchi di pane, di patate e di susine, e tanti altri piatti legati alle stagioni tra i quali ricordiamo il baccalà in bianco, il baccalà mantecato, le seppie in umido e i sardoni in savor.

Numerose sono le riviste specializzate e i giornali che hanno parlato del Buffet da Siora Rosa.
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Attilio Hortis, 3 – Trieste

Telefono: +39 040 301460

Email: buffetsiorarosa@gmail.com

Orari: Aperto dalle 8.00 alle 22.00

Chiusure: Chiuso la domenica e il lunedi

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Parco di Villa Varda

Villa Morpurgo, acquisita e ristrutturata nel 1868 dalla facoltosa famiglia triestina dei Morpurgo de Nilma, è immersa nel suggestivo parco che si affaccia su un’ampia ansa del fiume Livenza. La residenza padronale, originaria del XV secolo, apparteneva in origine alla nobile famiglia bergamasca dei Mazzoleni.

Nei pressi delle costruzioni architettoniche di ispirazione rinascimentale si incontrano piccoli parterre, aiuole e rigogliosi cedri, mentre, inoltrandosi nel parco, i vasti prati incorniciati da lunghi viali di tigli.

La serra ad arcate ospitava le essenze esotiche che erano il vanto della famiglia, forse a memoria dei viaggi in Egitto con cui Carlo Marco Morpurgo aveva avviato la sua fortuna economica. Di particolare bellezza l’aranciera, con terrazza e balaustra in pietra che si affaccia sul fondale ombroso del bosco, interrotto da un varco che lascia spaziare lo sguardo sulle placide acque del fiume.

Entro la metà del Novecento fu costruito anche un mausoleo in forme neoclassiche, dove vennero tumulati gli ultimi discendenti e, nel 1926, l’architetto Domenico Rupolo restaurò la cappella gentilizia eretta nel 1670 da Fabio Mazzoleni. Nel 1932, sopra una vecchia ghiacciaia, fu costruita una torre merlata contenente un serbatoio per l’irrigazione e i giochi d’acqua. Recentemente sono stati restaurati anche l’edificio agricolo detto Canevon e l’annesso ‘giardino delle rose’.

Il parco, inoltre, è ricco di varietà arboree autoctone come cedri, salici, pini, carpini, olmi, aceri, noccioli, gelsi e ciliegi; vanta, inoltre, essenze diffuse in Europa solo a partire dall’Ottocento come il librocedro, la fotinia, la sofora e il ginepro della Virginia.

Nel 1943 Mario Morpurgo, ultimo esponente della casata, lasciò la proprietà al Seminario arcivescovile di Pordenone, che, tuttavia, lasciò il complesso in stato di abbandono, finchè, nel 1975, lo cedette alla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia che, a sua volta lo affidò al Comune di Brugnera.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Villa Varda di San Cassiano 7, Villa Varda (Brugnera)

Superficie totale: 18,00 ha

Impianto planimetrico: geometrico (giardino a parterre), naturalistico informale (parco)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Brugnera

Peculiarità scenografiche e compositive: affacci sul fiume Livenza, aiuole, cappella, mausoleo, serra, torre, vialetti

Specie botaniche di rilievo: fotinia, libocedro, sophora

Orari di apertura: estivo 8.00-20.00; invernale 8.00-16.00

Informazioni: www.comune.brugnera.pn.it; www.villevenete.org

E-mail: segreteria@com-brugnera.regione.fvg.it; cultura@comune.brugnera.pn.it

Tel.: Ufficio Cultura – +39 0434 616738

Fax.: +39 0434 624559

Servizi: Bookshop

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Lago di Bordaglia

Il Lago di Bordaglia si trova nel Comune di Forni Avoltri, all’interno dell’Oasi faunistica di Bordaglia-Flèons, istituita nel 1968, la più vasta oasi di rifugio faunistico del Friuli Venezia Giulia, compresa nel Parco del Monte Coglians. Considerato tra i più bei laghi della Carnia, sta sul fondo di una conca di origine glaciale, in mezzo ai pascoli sottostanti il versante del monte Volaia, circondato da grandi larici, pini, da boscaglie di pino mugo e ontano e da una flora estremamente variegata, che comprende specie protette come le genziane e una preziosa varietà di orchidee.

Nell’oasi troviamo camosci, cervi, caprioli e quasi tutti i carnivori regionali, dalla volpe all’ermellino, dalla marmotta alla faina. Fra la vegetazione arbustiva trovano riparo il picchio nero, il merlo dal collare e gruppi di crocieri. Ma tra gli uccelli ci sono anche esemplari più rari come il gallo cedrone, il gallo forcello, il francolino di monte, la pernice bianca, l’aquila reale e la coturnice.

La zona comprende anche alcuni siti di notevole interesse paleontolitico.

Per raggiungere il lago di Bordaglia si può percorrere un affascinante sentiero tra torrenti, cave, casere e postazioni difensive della prima guerra mondiale. Durante il percorso verso il lago si giunge alla sorgente dell’acqua minerale Goccia di Carnia.

Informazioni


Comune di Forni Avoltri
www.comune.forni-avoltri.ud.it

Ufficio turistico di Forni Avoltri
33020 Forni Avoltri (UD)
Corso Italia, 24
Tel: +39 0433 72202
info.forniavoltri@turismo.fvg.it

Ufficio turistico di Ravascletto
Piazzale Divisione Julia
33020 Ravascletto (UD)
Tel. +39 0433 66477 Fax. +39 0433 616921
info.ravascletto@turismo.fvg.it

Ufficio turistico di Arta Terme
Via Umberti I, 15
33022 Arta Terme (UD)
Tel. +39 0433 929290 Fax +39 0433 92104
info.artaterme@turismo.fvg.it

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