Molo_Audace_Trieste

Molo Audace

Il molo che avanza nel mare davanti a Piazza dell’Unità d’Italia fu inizialmente chiamato San Carlo, perché costruito sul relitto dell’omonima nave affondata nel porto nel 1740, finché il 3 novembre 1918, alla fine della prima guerra mondiale, il cacciatorpediniere Audace fu la prima nave della Marina italiana ad attraccarvi. Per ricordare questo momento storico sull’ultimo lembo di terraferma proteso sul mare è stata collocata una rosa dei venti in bronzo.

La lunga passeggiata di pietra bianca si anima nelle giornate della Barcolana quando le acque del golfo si colorano delle vele issate dai regatanti.

Sulla Riva Caduti per l’italianità di Trieste sono collocate due statue di Fiorenzo Bacci: il bersagliere che sale le scale della banchina e Le Ragazze di Trieste, due figure femminili intente a cucire il tricolore.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Porto di Trieste

Informazioni: Trieste Infopoint, via dell’Orologio, 1 (angolo Piazza Unità d’Italia) – tel.: +39 040 3478312; fax: +39 040 3478320; e-mail: info.trieste@turismofvg.it

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Castello_Coia_Tarcento

Castello di Coia

Il castello di Coia o Inferiore sorge nell’omonima frazione di Tarcento che nel XII secolo era feudo dei signori di Machland che qui edificarono il più antico castello – eretto su fortificazioni tardo antiche – detto Superiore o di San Lorenzo. In seguito il feudo passò ai Grimonis di Tarcento, poi ai Signori di Caporiacco e nel 1281 ai di Castello o di Castel Porpetto (poi Frangipane). Attorno al 1314 venne costruito un secondo castello, detto Inferiore. Entrambi furono distrutti dalle truppe patriarcali nel 1352 per punire i congiurati che avevano assassinato il Patriarca Bertrando.

Ricostruito, fu definitivamente distrutto nel 1511, prima incendiato dalle rivolte contadine del Giovedì Grasso e poi colpito dal rovinoso terremoto che seguì nello anno stesso. Ancora oggi rimane integro il torrione, soprannominato in seguito dalla popolazione locale, il Cjiscjelat ovvero il “castellaccio”. I ruderi furono acquistati nel 1931 dal Comune.

Presso il castello di Coia ogni anno si allestisce il “pignarul grant”, il tradizionale fuoco epifanico che da oltre sette secoli si svolge al tramonto del 5 gennaio: un corteo con centinaia di figuranti in costume medievale e con le fiaccole accese attraversa le vie del centro storico fino a raggiungere i piedi del colle dove viene rievocata l’investitura feudale di Artico di Castello. Il fumo levatosi dalla pira premonirà, a seconda che si orienti a levante o a ponente, il buon o cattivo raccolto.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Coia, Tarcento

Stato di conservazione: ruderi

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Castello_Gemona

Castello di Gemona

Nel 611, durante le incursioni degli Avari, i longobardi fortificarono il “castrum Glemonae”, probabilmente sui resti di una vedetta o di un piccolo castellum, risalenti all’età romana, ma di cui non si è trovata traccia.

Nell’XI secolo venne edificato un maniero a opera dei Signori di “Clemona” e nel Duecento si ricordano due costruzioni contigue, di cui una doveva appartenere al Patriarca. Cessata la giurisdizione feudale dei Signori (che acquisirono il castello e il predicato di Prampero) la rocca di Gemona divenne proprietà del Comune. Nel XVI secolo il castello fu lasciato in abbandono e spoliato per edificare altre costruzioni.

Dai fianchi della rocca partivano tre cerchie di mura: la prima, costruita probabilmente prima del 1000, si appoggiava al dirupo sopra l’Altaneto, raggiungeva il duomo ed abbracciava l’antico nucleo abitato intorno a Portuzza; la seconda, voluta dal Patriarca Bertrando, cingeva l’abitato fino alla Piazza Nuova (ora Piazza Garibaldi) e alla Porta del Giunamo; la terza, infine, comprendeva la Zuccola, il borgo di Villa e il convento di Santa Chiara.

Fino al terremoto del 1976 erano visibili: la torre centrale (detta campanaria o dell’orologio), gli avanzi delle strutture murarie perimetrali dell’antico castello medioevale racchiudenti due cortili, il portale d’ingresso ad arco acuto del Trecento, la torre di levante (usata come prigione fino al 1967) e la torre di ponente, detta la “torate”.

Attualmente è in corso un imponente progetto di recupero architettonico. Sono aperti al pubblico i giardini del castello.

 

Informazioni


Indirizzo: Gemona del Friuli

Informazioni: www.ilcastellodigemona.it

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Castello_San_Floraiano_Collio

Castello Formentini

Il castello, edificato a difesa della località di San Floriano, già presidio di epoca romana, entrò in possesso del Patriarcato nell’XI secolo. In seguito divenne feudo degli Ungrispach e quindi passò ai Formentini, antica casata originaria di Cividale che nel 1357 ricevette dall’imperatore Carlo IV il titolo di Nobili del Sacro Romano Impero. Il diploma, firmato a Melnick, è tuttora conservato nell’archivio di famiglia.

Il ramo dei Formentini fondato da Vinciguerra nel 1634 ricevette il maniero in eredità dai baroni di Dornberg. All’inizio del Seicento fu uno dei baluardi imperiali contro la Serenissima nelle sanguinose guerre gradiscane durante le quali cadde sotto l’assedio veneziano.

Giuseppe Floriano (1832-1894), storico e scrittore, restaurò il castello e costruì una sontuosa villa a Gorizia. Nel 1857 ebbe dall’imperatore Francesco Giuseppe conferma del titolo di Conte veneto.

Durante la prima guerra mondiale il castello fu gravemente danneggiato; delle antiche mura rimangono, infatti, solo pochi tratti e le due torri. In seguito i Conti Formentini ripristinarono il maniero nel rispetto del restauro filologico:nella torre di guardia è ancora visibile un grande caminetto e al pianterreno, ora adibito a ristorante, trovavano un tempo posto le cantine.

Attualmente la famiglia possiede, oltre al castello di San Floriano – centro di attività agrituristiche – la prestigiosa villa palladiana di Saciletto di Ruda e il grande complesso del Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale ad Aiello del Friuli.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Libertà 3, San Floriano del Collio

Servizi: albergo, ristorante, enoteca; campo da golf, piscina; Museo del Vino, biblioteca di viticoltura ed enologia

Visite: Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia www.consorziocastelli.it; tel: 0432 288588; e-mail: visite@consorziocastelli.it

Tel.: 0481884274

Cell.: 3457630006

Informazioni: www.castelloformentini.com

E-mail:info@castelloformentini.com

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Parco di Villa Chiozza

Villa Chiozza si trova nella piana rurale di Scodovacca non distante dalla zona abitata. Il primitivo insediamento della villa, forse settecentesco, subì un ammodernamento secondo il gusto storicista, realizzato nel 1904 dall’architetto triestino Giorgio Polli.

Nel 1820 il complesso apparteneva a una famiglia di latifondisti locali, i Modena; a metà del secolo l’insieme fu acquistato dai Chiozza, famiglia d’imprenditori triestini. Fu Luigi Chiozza, chimico-agronomo, a riformare la villa, realizzare il parco e ampliare il giardino originario. La villa ospitò l’illustre chimico Louis Pasteur, conosciuto dal proprietario durante i suoi studi all’Ecole de Chimie Pratique di Parigi.

Negli anni Sessanta, a pochi chilometri dalla villa, Luigi costruì un laboratorio, detto ‘amideria’ per l’estrazione dell’amido dal frumento, secondo un procedimento da lui stesso sperimentato.

La composizione del parco fu influenzata dalla maniera paesaggistico-pittoresca allora in voga, e lo splendore botanico dell’impianto a verde sono legati agli interessi scientifici di Chiozza: è il caso del gelseto, creato per i suoi studi sul baco da seta.

Durante la Seconda guerra mondiale la villa fu sede del Comando Gruppo Armate dell’Est e attualmente ospita l’Agenzia Turismo Friuli Venezia Giulia.

L’impianto è all’inglese, con radure erbose alternate da macchie verdi. L’impatto coloristico è stato attentamente studiato nel susseguirsi delle stagioni per meglio esaltare le tonalità con soluzioni scenografiche d’effetto.

L’ingresso alla villa è costituito da un vialetto affiancato da lecci e bagolari di enormi dimensioni. Rilevante per dimensione è anche un esemplare di bosso che viene lasciato crescere in forma naturale.

I sentieri, attraverso viottoli e ponticelli, conducono il visitatore tra carpini bianchi, tigli, aceri, cedri deodara, liriodendri, zelkova, farnie, pioppi cipressini, tassi, palme e abeti. Sparsi in altre zone del parco si trovano anche specie a fiore e vari esemplari di agrifogli, salici, cipresso calvo, bambù, gynkgo biloba; di un certo interesse è anche la crescita spontanea di numeose varietà di funghi.

Notevole è anche la presenza di un gruppo di cervi inseriti nell’ambiente a cura dell’Ersa. Infine è presente anche una storica vigna di Refosco.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Carso 3, Scodovacca (Cervignano del Friuli)

Superficie totale: 18,00 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema asimmetrico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Regione Autonoma Friuli Venezia

Giulia

Peculiarità scenografiche e compositive: percorsi d’acqua, viali

Specie botaniche di rilievo: carpino, cedro del Libano, cipresso calvo, farnia, pioppo bianco

Orari di apertura: da lunedì a venerdì 8.00-18.30 (estate); da lunedì a venerdì 8.00-16.30 (inverno)

Visite: lungo i sentieri tracciati Viale dei carpini (400 m, 15 minuti); percorso dei canneti (1.100 m, 30 minuti); percorso lungo il fiume (2.000 m, 45 minuti, sterrato)

Prenotazioni viste guidate per gruppi, Numero verde: 800 016 044

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Torre millenaria

La fortezza di Marano subì i continui attacchi dei veneziani finchè nel 1420 passò con tutto il Friuli sotto il dominio della Serenissima; dal 1513 per trent’anni fu conquistata dagli imperiali e nel 1543 tornò fra i possedimenti di Venezia; perse la sua importanza strategica con la costruzione della fortezza di Palmanova.

Attualmente sono visibili alcuni resti dei bastioni (sui quali è stato costruito un opificio) e la torre maestra al centro del paese. Popolarmente è detta “Millenaria”, qualcuno infatti l’attribuisce a Popone che l’avrebbe fatta edificare subito dopo il 1031. Dalle fonti risulta che la prima funzione della torre fosse liturgica e che per questo fosse nata come anche ad Aquileia e a Grado. Infatti a fianco della torre esisteva una chiesa, chiamata di Santa Maria, e una dimora dei patriarchi.

In seguito la torre fu usata come vedetta della fortezza di Marano. Ad ornamento vi sono stati posti i busti dei provveditori che hanno governato la fortezza ed altre vestigia, epigrafi e bassorilievi.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Provveditori, Marano Lagunare

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Porte_monumentali_Palmanova

Porte monumentali di Palmanova

Tre sono le porte di accesso alla fortezza di Palmanova: attribuibili all’architetto Vincenzo Scamozzi, si aprono sui tre assi urbani che conducono in linea retta alla Piazza Grande. La prima ad essere stata edificata, nel 1598, fu Porta Aquileia, rivestita in pietra d’Istria e incorniciata da due volute barocche, che al tempo della Serenissima fungeva da ingresso di rappresentanza per gli ospiti illustri e per i Provveditori Generali. La Porta Udine, riconoscibile dai due pinnacoli, è stata realizzata all’inizio del Seicento e conserva ancora le due grandi ruote che sollevavano il ponte levatoio. Coeva è anche la Porta Cividale, rivestita in bugnato rustico con le garitte collegate da un’elegante balaustra, che è sede del Museo Storico Militare. Due pesanti cancelli in ferro e quattro battenti in larice con borchie metalliche impedivano l’accesso al nemico. Sul fronte di ognuna delle porte era stato collocato un Leone Marciano, abbattuto dalle truppe francesi durante l’occupazione.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Borgo Aquileia, Borgo Udine, Borgo Cividale

Informazioni: Ufficio turistico di Palmanova, via Borgo Udine 4 – tel./fax: +39 0432 924815; e-mail: palmanova.turismo@libero.it

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